Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    08/05/2022    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso: Minacce di stupro. Tenete a mente…il principe Jaime peggiorerà prima di migliorare. E, ovviamente, linguaggio scurrile canonico.
 
 
 
 

 
 
 
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Tyrion riempie Jaime e l’autista del taxi—Jaime crede che il suo nome sia Jorah—col più pregiato whiskey del Nord, e ascolta la storia di Jaime. Non è fino al loro quinto drink che Jaime dice, con del sospetto da ubriaco, “Non sei sorpreso. Lo sapevi?”
 
Tyrion sospira e gli rivolge uno sguardo fermo. “Lo sospettavo.”
 
“Perché non mi avevi detto niente?”
 
“Mi avresti creduto? Taena ti aveva fatto restare cieco per tutto il tempo che siete stati insieme. Dubito che i miei sospetti—e nessuna prova—lo avrebbe cambiato.”
 
Jaime scuote la testa. “Suppongo di no,” lui dice sbiascicando, e prende un altro drink.
 
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Ad un certo punto, Jorah e Tyrion iniziano a condividere storie sulle donne che hanno amato e che hanno perso, e l’ultimo ricordo che Jaime ha di quella nottata è l’aver ascoltato Jorah spiegare come e perché sia finito in prigione. L’ultimo pensiero di Jaime è che ha davvero bisogno di fare più domande ai suoi tassisti prima di invitarli a bere con lui.
 
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Il mattino dopo, col russare ubriaco di Tyrion e Jorah che gli perforano le orecchie, Jaime scruta il suo cellulare con degli occhi a malapena funzionali, e invia un messaggio a Brienne dicendole che lui andrà alle Isole dell’Estate per un paio di giorni, e poi si riaccomoda nel suo posto sul jet privato Lannister e prega che atterrino prima che lui debba vomitare.
 
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Brienne non è sorpresa quando Jaime sparisce tempestivamente con Taena verso le Isole dell’Estate per diversi giorni. Ad essere onesti, è un po' un sollievo. Lei usa quel tempo libero per rassicurare Pod—un piccolo cane dall’incerto pedigree che un giorno l’aveva seguita a casa—che lei è tornata e sarà così per un po' di tempo. Continua anche ad analizzare i dati che hanno raccolto, perfezionando le loro nuove equazioni, e mandando delle e-mail a tutti i colleghi che conosce che potrebbero aver prenotato del tempo alla Barriera, cercando di chiedere dei favori e facendo dei magheggi in vecchio stile, per fare in modo che loro ottengano più tempo alla Barriera il più presto possibile.
 
Di sera, lei pensa con dell’invidia malinconica a Jaime e Taena che si rilassano sulle spiagge delle Isole dell’Estate. Ogni notte si permette un momento per desiderare di essere lei quella insieme a Jaime, e se ne permette un altro per desiderare di essere bella quanto Taena, prima di scrollarsi di dosso la sua malinconia. Essere gelosa di Taena è come essere gelosa della luna, e desiderare Jaime è anche più inutile. Lei sospira, accarezzando distrattamente Pod, e inizia a lavorare alla sua prossima e-mail.
 
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“Mi hai convocata, oh, padrone,” Brienne dice sarcasticamente mentre entra nell’ufficio di Jaime, un paio di giorni più tardi.
 
Lui le getta un’occhiata e lei sbatte leggermente le palpebre quando nota la totale mancanza d’umorismo negli occhi di Jaime. Lei guarda con più attenzione e vede che anche se è abbronzato, lui sembra stanco e teso.
 
“Ho fatto un po’ di calcoli,” Jaime dice, togliendosi gli occhiali da lettura e strofinando la parte superiore del naso. “Possiamo saltare da un universo all’altro cambiando, contemporaneamente, tutte le corde di frequenza necessarie, invece di doverli ravvivare, diciamo così. Se facessimo in quel modo, potremo raggiungere ogni universo immediatamente. Potrebbe anche dare come risultato una connessione più lunga a quell’universo, se riuscissimo a mantenere la combinazione di frequenze.”
 
Brienne alza un sopracciglio, si sfila la borsa, per poi ricadere sulla sedia davanti la scrivania di Jaime. “Quanto più lunga?”
 
“Di almeno cinque secondi.”
 
Lei spalanca gli occhi. “Quello spingerebbe i limiti della Barriera e della sua barriera elettromagnetica in modo estremo,” lei dice.
 
Jaime le fa segno di unirsi a lui dietro la sua scrivania. Lui si rimette gli occhiali sul naso, mentre lei si sporge oltre la sua spalla, sbirciando le equazioni sullo schermo del suo computer.
 
“Mantenere le frequenze per cinque secondi è spingere al massimo le capacità della Barriera, concordo, ma possiamo connetterci a diversi universi—o allo stesso universo per diverse volte—in una sola notte.”
 
“Faremo esplodere i generatori! O la barriera elettromagnetica!”
 
“Non se lasciamo come minimo mezz’ora di inattività tra...gli impulsi, suppongo che possiamo chiamarli così.”
 
Lei si acciglia mentre sbircia le equazioni, le labbra le si muovono leggermente nella sua concentrazione. Lei scuote la testa mentre si raddrizza, la mano le si poggia sul retro della sedia d’ufficio di Jaime. “E’ pericoloso,” lei dice.
 
“Non più pericoloso del ciclo originale di esperimenti, e adesso che sappiamo che possiamo connetterci ad altri universi—adesso che sappiamo che possiamo vederli—dobbiamo spingere i limiti per imparare tutto il possibile.”
 
Brienne scuote la testa. “E’ pericoloso,” lei ripete testardamente, “e possibilmente sconsiderato.”
 
“Sconsiderato,” lui sbuffa col naso. “Ho controllato le equazioni per tre volte e ho già eseguito due simulazioni. La Barriera e la barriera elettromagnetica sono ancora in piedi dopo entrambe le simulazioni. Non c’è nulla di sconsiderato a riguardo.”
 
“Bè, controllerò le formule per quattro volte consecutive ed eseguirò delle mie simulazioni, ti ringrazio tanto.”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Ovviamente,” lui replica in modo secco.
 
“Di certo non possiamo fare niente riguardo all’eseguire dei nuovi test tanto presto,” lei afferma, e adesso la sua bocca si piega verso il basso quasi in un broncio. “Ho implorato, contrattato e minacciato chiunque io conosca. Nessuno è disposto a muoversi. Non potremo avere del tempo alla Barriera per mesi.”
 
“Ah, quello.”
 
Lei restringe lo sguardo. “Non dirmi che hai saltato di nuovo la fila.”
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “Non preoccuparti, Junior—puoi ancora dormire sonni tranquilli la notte. Non abbiamo di nuovo saltato la fila. Tuttavia, il prossimo mese ci sono dei giorni dove la struttura non ha degli esperimenti in programma di sera e durante la notte. Possiamo usarla allora.”
 
Lei si acciglia. “I generatori—”
 
“Saranno già a una potenza parziale, o quasi una potenza massima, prima della fine della giornata di esperimenti. Anche se fossero solo a metà potenza verso le sei del pomeriggio, ciò significherebbe che potremo lo stesso eseguire i nostri esperimenti a mezzanotte. Con una mezz’ora di tempo tra gli impulsi, potremo visitare tutti i cinque universi ogni notte che saremo lì. A meno che per te non sia troppo sconsiderato, ovviamente.”
 
Brienne lo osserva con un cipiglio sospettoso. “Controllerò le equazioni ed eseguirò delle mie simulazioni,” lei ripete.
 
“Non mi aspetterei niente di meno.”
 
“E voglio parlare col direttore della Barriera io stessa.”
 
Jaime emette un profondo sospiro ironico e scuote la testa. “Dobbiamo davvero lavorare sui tuoi problemi di fiducia—”
 
“Chiudi il becco,” lei sbotta, arrossendo di un rosso scuro, anche se gli schiaffeggia la spalla.
 
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Tornano con facilità alla loro solita routine: incontrarsi quasi tutte le mattine per allenarsi prima di andare nei loro uffici o nel loro laboratorio per continuare ad analizzare i dati, bisticciare riguardo le loro teorie e le loro equazioni, e discutere riguardo il modo migliore di identificare l’esatta combinazione di corde di frequenze per ogni universo che hanno trovato.
 
“So che ne abbiamo pensato come a una combinazione di una cassaforte,” Jaime dice un tardo pomeriggio, “ma forse invece dovremmo chiamarlo indirizzo.”
 
“Bè,” Brienne replica distrattamente, aggrottando la fronte verso il proprio laptop, “se le frequenze sono giuste, allora suppongo che sia davvero un indirizzo.”
 
“E se le frequenze fossero sbagliate?”
 
Lei alza lo sguardo e gli rivolge un mezzo sorriso, “Allora suppongo che in quel caso troveremmo un universo differente.”
 
Lui ridacchia un po’ sentendo quello, voltandosi di nuovo verso il proprio laptop. Jaime è ben consapevole che i deliziosi occhi di Brienne hanno un barlume di preoccupazione mentre lei lo guarda. Ha beccato della confusione perplessa sul viso di Brienne sin da quando lui è tornato dalle Isole dell’Estate. Jaime sa che dovrebbe dirle di Taena, prima che lei lo scopra da qualcun altro—quasi sicuramente da Tyrion, perché suo fratello di solito tiene un segreto solo per il tempo esatto che gli ci vuole per digitare il numero di un cellulare. Il fatto che Tyrion non abbia ancora detto nulla a Brienne è un piccolo miracolo, per quanto riguarda Jaime.
 
Lui emette un sospiro silenzioso. Sa perché non vuole dirlo a Brienne: perché quello che è successo con Taena è troppo simile a ciò che è successo al Jaime dell’universo che Brienne non ha ancora visto. La fine della sua relazione con Taena, qui nell’universo Principale, lo fa sentire...a disagio, anche se il modo esatto e il motivo esatto non è un qualcosa che ha ancora capito. O che vuole esprimere a parole.
 
Lancia un’occhiata a Brienne, che si sta di nuovo accigliando verso il suo laptop.
 
Prima loro riusciranno a tornare alla Barriera per continuare i loro esperimenti, meglio è.
 
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Tre settimane dopo che avevano lasciato Castello Nero, loro due si incontrano sull’aereo privato Lannister per tornare alla Barriera. Brienne si sente in colpa per aver riportato Pod di nuovo alla pensione per cani così presto, anche se sa che lì si occupano bene di lui. Comunque, l’espressione dagli occhi tristi sul suo viso peloso, quella mattina, persiste fino a quando Jaime alla fine dice, “Dovresti portarlo la prossima volta.”
 
Brienne trasalisce e sbatte le palpebre guardandolo. “Che cosa?”
 
“Quel tuo bastardino che sembra un ratto. Portalo la prossima volta. Stiamo volando su un aereo privato, e possiamo farlo correre per la Barriera mentre stiamo lavorando.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Non sembra un ratto, e quello sbilancerebbe gli esperimenti.”
 
Jaime sorride in modo ampio, il primo vero sorriso che lei crede di aver visto da quando erano tornati ad Approdo del Re quasi un mese prima.
 
“Sempre una scienziata,” lui mormora. “Okay, allora può correre per la mia suite d’albergo mentre stiamo lavorando.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Sta bene,” lei borbotta, sentendosi un po’ ridicola per il fatto che lui riesce a vedere che lei sente nostalgia del proprio cane e non, per dire, di un fidanzato. Dovrebbe davvero provare ad uscire di nuovo con dei ragazzi.
 
Forse.
 
“Bè,” Jaime dice, “l’opzione c’è.”
 
“Bè...grazie,” lei replica, per poi rivolgergli un sorriso quasi timido. “Seriamente. Grazie. Se dovremo fare avanti e indietro più spesso, allora potrei accettare quell’offerta. Ma fino a quel momento, Pod sta bene nella pensione per cani.”
 
“Ma tu stai bene col fatto che lui sta nella pensione per cani? Non voglio che la tua preoccupazione per il tuo bastardino che sembra un ratto interferisca col nostro lavoro.”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Non sembra un ratto, e smettila di fare il coglione.”
 
Jaime ride e le fa l’occhiolino. “Ti ho tirato su di morale però, non è così?”
 
Lei alza di nuovo gli occhi al cielo, ma è segretamente compiaciuta del fatto che lui finalmente sembri più felice rispetto all’ultimo paio di settimane, anche se è a scapito suo. “Possiamo lavorare, per favore?”
 
“Certamente, mia lady,” lui dice, derisorio, aprendo il suo laptop.
 
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Gli altri fisici rivolgono loro degli sguardi di valutazione, mentre lasciano la sala di controllo della Barriera. Jaime si limita a sogghignare verso di loro, per poi controllare tutti i video di sicurezza per assicurarsi che lui e Brienne siano davvero da soli nella struttura. Nessuno di loro due è disposto a esporre agli esperimenti una persona ignara—e non vogliono imbattersi inavvertitamente in un altro universo. Non ancora, comunque.
 
I generatori sono quasi alla massima potenza quando arrivano, e quindi i generatori sono pronti quando finiscono di caricare il loro programma sui computer della Barriera.
 
Scansionano la struttura e i terreni intorno, un’ultima volta, e dopo Jaime sistema una sedia accanto a Brienne e le rivolge un sorriso peccaminoso.
 
“Sei pronta, Junior?” lui chiede.
 
Lei alza gli occhi al cielo.
 
“Pronta,” lei risponde, e preme invio.
 
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Brienne si agita a disagio, questo vestito le sta anche peggio addosso del suo cosiddetto abito da sposa del giorno prima. Lei si blocca immediatamente quando scorge il cipiglio d’avvertimento sul viso di suo padre, anche se si sente ancora più goffa e sgraziata mentre se ne sta in piedi accanto alla sua bellissima cognata, stando di fronte al suo—dèi—ugualmente bellissimo marito, il principe Jaime, mentre fanno da testimoni al matrimonio della principessa Cersei col re Eddard Stark del Nord. Quando re Ned appoggia il suo mantello sopra le spalle di Cersei, l’ultimo elemento della tregua che i re avevano negoziato è completo.
 
Brienne prende il braccio del principe Jaime e segue la coppia appena sposata fuori dal Grande Tempio, provando a non pensare a dove il suo nuovo marito era stato la notte prima—e provando a non notare il dolore e la rabbia che lottano per il predominio nello sguardo di lui, mentre lui guarda sua sorella.
 
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Il banchetto del matrimonio è abbastanza piacevole, Brienne pensa, sorseggiando delicatamente il proprio vino. Si sforza a non incurvare le spalle, ricordando il precetto di Septa Roelle di stare seduta dritta e composta, nonostante lei fosse una bambina inguardabile. Ma sono gli anni che ha passato come Lord Comandante sui campi di battaglia che le raddrizzano le spalle e le fanno alzare il mento, nonostante il suo viso sfregiato e nonostante quanto lei sembri ridicola in questo maledetto vestito. Brienne aveva dovuto guadagnarsi il comando del campo di battaglia, lei ricorda a se stessa, contro quelli che non detenevano alcun amore per lei, né allora né adesso. Ma ora lei è abituata a comandare, è abituata a tenere le vite degli uomini nelle sue mani, è abituata all’essere cercata per ordini e per una guida, e questo, lei dice a se stessa fermamente, non è diverso.
 
Nessuno le parla. Il principe Jaime siede alla sua destra, e alla destra di lui c’è la sua cara sorella, che è seduta di fianco al suo nuovo marito. Non c’è nessuno alla sinistra di Brienne, e suo padre, re Selwyn, è seduto alla destra di re Tywin, mentre re Eddard è alla sinistra di re Tywin. C’è un’incantevole giovane ragazza alla destra di re Selwyn, e Brienne sa che se la giovane donna sarà disposta, suo padre non avrà tempo per nessun altro nei prossimi giorni.
 
Lei si intrattiene osservando le famiglie nobili nella Sala Grande, ricordando a se stessa le loro alleanze e l’ampiezza delle armate che possono ancora mettere sul campo di battaglia, anche dopo tutti questi anni di guerra. Lei è vagamente consapevole del fatto che il principe Jaime sta sussurrando delle cose a sua sorella, il tono dei loro sussurri sta diventando progressivamente più animato. Brienne lancia loro uno sguardo e nota Cersei mettere il broncio mentre si volta verso re Eddard, mentre Jaime si gira per fulminare con lo sguardo Brienne. Brienne si acciglia, chiedendosi cosa lei possa aver mai fatto per far sì che lui la guardasse male in quel modo.
 
Jaime sembra in procinto di parlarle per la prima volta da quando si sono seduti al tavolo, ma re Tywin lo batte sul tempo.
 
“Re Eddard,” re Tywin inizia, mandando via il giovane messaggero che gli aveva sussurrato nell’orecchio, “ho appena ricevuto notizie che fuori ha iniziato ad imperversare una tempesta di fine inverno. Anche se so che non sei estraneo a questo tipo di intemperia, la mia dolce figliola è molto più delicata. Chiedo che tu e la tua nuova sposa rimaniate ad Approdo del Re fino a quando la tempesta non sarà passata.”
 
Brienne sente Jaime trattenere il respiro in modo brusco, mentre sente il proprio sangue lascarle il viso.
 
Re Eddard si alza e si inchina. “Accetto il tuo invito, vostra grazia,” lui dice, i suoi occhi grigi sono solenni. “E’ anche un bene; improvvisamente, non mi sento molto bene, e vorrei chiedere il tuo permesso per ritirarmi con la mia nuova sposa nei nostri appartamenti.”
 
La folla presente lancia dei fischi di incitamento a quelle parole, ma Brienne vede il colorito verdognolo della pelle di re Eddard. Lei si rende conto che lui non ha detto altro se non la verità, e che non sta semplicemente accelerando l’arrivo di se stesso e di sua moglie nel letto matrimoniale. Forse lui è contento di essere sposato con la principessa Cersei tanto quanto lei, Brienne, è contenta di essere sposata col principe Jaime.
 
E Cersei rimarrà ad Approdo del Re per diversi giorni in più.
 
Brienne afferra la sua coppa di vino e prende un sorso profondo.
 
“Che stai facendo?”
 
Lei trasalisce, facendosi colare del vino lungo il mento e spruzzandone un po’ sulla manica del suo vestito. “Io-io-io-io sto bevendo del vino,” lei balbetta, sentendosi subito un’idiota.
 
Lui le afferra la coppa da mano. “Quanto ne hai bevuto?”
 
“Non sono ubriaca, vostra grazia, e mi infastidisce che tu pensi che lo sia,” lei sibila, guardandosi intorno per vedere se qualcuno sta prestando attenzione, ma sono tutti concentrati su re Eddard e Cersei, ora diventata regina, mentre escono dalla Sala Grande. Brienne si volta di nuovo verso Jaime e barcolla, improvvisamente frastornata.
 
Il sorriso di Jaime è crudele mentre chiama delle serve. “Aiutatemi con la principessa,” lui ordina.
 
“Non ho bisogno—” Brienne dice, e il mondo diventa nero.
 
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Brienne prova a muoversi e scopre che le sue braccia e le sue gambe sono bloccate. Lei va nel panico, ricordando uno squarcio al suo viso, il cavallo che cadeva in basso e sopra di lei, il peso della bestia su di sé, intrappolandola con lei che non era in grado di muoversi. Non c’è alcun dolore, quindi non deve essersi rotta niente, ma non è in grado di alzarsi, di alzare le braccia per difendersi nel campo di battaglia—
 
Brienne apre gli occhi con un grido ed è confusa nel vedere un soffitto fatto di pietra sopra di sé. Lei ha freddo, lei pensa, e non riesce a muoversi e, per un momento angosciante, si chiede se il cavallo le abbia spezzato la spina dorsale. Grida di nuovo e prova a mettersi a sedere, e solo allora si rende conto di non essere paralizzata, ma di essere legata a un letto, nuda e a gambe divaricate.
 
Lei fa girare il suo sguardo in preda al panico per la stanza, fino a quando non si posa su Jaime, che è seduto sopra una sedia di fianco a un tavolo, con una coppa di vino accanto a sé, i suoi occhi verdi sono freddi mentre la guarda senza espressione.
 
Le ci vuole un momento per capire ciò che sta succedendo, e dopo lei grugnisce mentre riabbassa la testa sul letto e chiude gli occhi. Ha un altro momento di puro terrore dove teme che Jaime si sia semplicemente preso quello di cui ha bisogno dal suo corpo, ma lei si costringe a calmarsi abbastanza da fare un’analisi del proprio corpo. Non c’è alcun dolore lancinante in mezzo alle sue gambe, il dolore che Septa Roelle le aveva assicurato essere il peggior dolore all’infuori di quello del parto, per una donna innaturale come lei. La realizzazione che Jaime non l’ha ancora violentata le fa sciogliere di sollievo tutti gli arti.
 
Lei deglutisce e solo a quel punto si accorge di essere assetata.
 
Brienne apre di nuovo gli occhi e, con tutta la calma di cui è capace, rivolge lo sguardo all’uomo seduto, che la sta guardando con un’espressione impossibile da decifrare.
 
Lei deglutisce di nuovo e dice, “Vino?”
 
Lui si alza senza dire una parola e le fa gocciolare del vino in bocca. Lei lo manda giù e tossisce, e dopo se lo lecca da labbra, lui si volta bruscamente, il mantello gli vortica, per poi riappoggiare la coppa sul tavolo accanto a sé. Lui riprende posto con grazia, e Brienne ha il desiderio infantile che la sedia gli si rompa da sotto il sedere per farlo cadere per terra senza tante cerimonie. Ma la sedia regge e, dopo un momento, lui rialza lo sguardo fino a quello di Brienne.
 
“Il banchetto del matrimonio?” lei dice con voce roca. “Hai drogato il vino?”
 
Lui scrolla le spalle con fare disinvolto.
 
Si fissano per un altro lungo momento taciturno, e Brienne realizza con sorpresa di non essere nemmeno arrabbiata. Lei aveva ferito il suo orgoglio, aveva minacciato di cornificarlo e di mettere i figli di un altro uomo sul trono del Sud. Nessun uomo potrebbe ascoltare quel genere di minacce, fare niente, e continuare a chiamarsi uomo. Figuriamoci il Principe del Reame, l’erede al trono. Quello che lui fa con sua sorella potrà anche essere un abominio agli occhi degli dèi, ma lui sarà comunque Re un giorno, con tutto l’orgoglio e l’arroganza che quel tipo di futuro alimenta in un uomo.
 
“Perché non mi hai ancora stuprata?” lei domanda.
 
Lui alza un sopracciglio. “Chi ti dice che io non l’abbia fatto?” lui replica in modo fintamente dolce.
 
Brienne spalanca gli occhi e la paura impenna di nuovo in lei—ma no. Continua a non esserci alcuna traccia di quell’infinito dolore che la sua septa le aveva descritto.
 
“Ma...non mi fa male,” lei sbotta, e ora sono gli occhi di lui che si spalancano.
 
“Bè,” lui dice lentamente, “il dolore è momentaneo, così mi è stato detto. Non che importi. Hai ragione, vostra grazia: non ti ho stuprata mentre dormivi. Questa—” lui sventola una mano elegante, indicando il corpo nudo di Brienne sdraiato impudicamente sul letto, e lei arrossisce “—è una semplice dimostrazione di quanto potere tu abbia esattamente in questo matrimonio.”
 
Brienne lo fulmina con lo sguardo, mentre gli ultimi rimasugli della droga le si diradano dalla mente. “Potrai anche avere una piccola dose di potere fisico su di me, vostra grazia, ma quello non è l’unico potere che c’è in questo matrimonio.”
 
“Se proverai a far passare il figlio di un altro uomo come mio, ti farò tagliare la testa,” Jaime dice dolcemente, il che rende solo la minaccia più terrificante.
 
“Se continuerai a scoparti tua sorella, io farò tagliare la tua di testa—e non intendo quella sulle tue spalle.”
 
Quello lo prende alla sprovvista, e le labbra di lui si contraggono verso un sorriso, prima che lui se ne renda conto e si trattenga. “Quindi qualcosa riguardo l’anatomia maschile la conosci,” lui le dice stuzzicandola.
 
“Ero un Lord Comandante alla guida di un esercito,” lei grugnisce come risposta. “Ovviamente conosco qualcosa dell’anatomia maschile.”
 
“Ma apparentemente non sai nulla di quella femminile,” lui replica pensieroso, e gli occhi gli luccicano.
 
Lui si alza e passeggia verso di lei, e Brienne si costringe a non raggomitolarsi lontano da lui. Però lei si tira indietro quando lui allunga una mano, ma lui si limita solo a liberare una delle mani di lei, e ad allontanarsi dal letto. Lui ritorna sulla sua sedia, mentre lei si slega velocemente, avvolgendo la coperta intorno al suo corpo nudo.
 
Lui dice, “Non ho alcun desiderio di scopare una donna svenuta, sia che lei abbia minacciato di cornificarmi e di castrarmi o no. Ma voglio che arriviamo ad un qualche tipo di tregua.”
 
“Tregua?” lei praticamente sputa fuori. “Mi hai drogata, mi hai strappato i vestiti di dosso, mi hai legata al mio letto, hai minacciato di stuprarmi!”
 
“E tu hai minacciato di cancellare la mia stirpe dall’esistenza!” Lui si sporge in avanti, i suoi occhi verdi brillano. “Avresti dovuto imparare una cosa dall’avermi affrontato sul campo di battaglia, vostra grazia: sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di vincere.”
 
Brienne rotola giù dal letto, avvolta nella coperta. Lei cammina fino al tavolo e fulmina con lo sguardo l’uomo irritante e bellissimo.
 
“Anch’io,” lei ringhia, indicando il vino. “Anche quello è drogato? O è qualcosa con cui posso dissetarmi?”
 
Lui sogghigna mentre versa un po’ di vino e lo beve. “Soddisfatta?”
 
“Per adesso,” lei ribatte, versandosi una piccola quantità di vino e bevendolo velocemente, per poi versarsene un po' di più, mentre studia Jaime con attenzione. “Una tregua,” lei dice.
 
“Che ci piaccia o meno, adesso siamo marito e moglie, e quando sarà il momento, dovremo essere il re e la regina di Westeros. I nostri padri hanno combinato questo matrimonio così che il reame potesse avere pace. Desideri davvero farlo a pezzi ancora di più?”
 
“Se io avessi voluto continuare la guerra, avrei rifiutato il matrimonio,” Brienne replica.
 
Jaime annuisce. “Avrei fatto lo stesso. Ho accettato perché il popolo ha bisogno di pace. Hanno bisogno di un re e di una regina che come minimo lavorino insieme, se non altro.”
 
Brienne prende un sorso quasi delicato dal proprio vino. “Una tregua,” lei ripete, pensierosa. “Forse sono disposta a trovare un accordo.”
 
Lui alza un sopracciglio e, anche lui, si versa un altro bicchiere di vino e lo sorseggia. “Un accordo.”
 
“Ti darò gli eredi di cui hai bisogno, vostra grazia, per il bene del reame. Due figli maschi.”
 
Lui sogghigna. “E non la smetterai di provare fino a quando non mi avrai dato due figli maschi, è questo l’accordo?”
 
Il sogghigno di risposta di Brienne è quasi cinico quanto quello di lui. “Ciò dipende da quanto a lungo desidererai rispettare la tua parte dell’accordo.”
 
“E quale sarebbe la mia parte dell’accordo?”
 
Brienne si sporge verso di lui, sapendo che la sua stazza e le cicatrici sul proprio viso sono abbastanza da intimidire anche il principe Jaime—anche se, bisogna dargliene atto, lui non si muove.
 
“Fino a quando ti scoperai me, non ti scoperai né tua sorella né nessun’altra donna. Tu non hai intenzione di sopportare di essere tenuto per le palle e di essere cornificato; quindi perché dovresti pensare che io invece abbia intenzione di sopportarlo?”
 
Jaime sbuffa leggermente col naso. “Adesso ti ho vista nuda, principessa. Non sei un uomo. Non puoi essere tenuta per le palle.”
 
“Non farò finta di chiudere un occhio e guardare altrove riguardo le tue scappatelle, vostra grazia,” lei sbotta. “Vuoi degli eredi che siano di sangue tuo? Quello è il mio accordo. Fai il tuo dovere, e restami fedele fino a quando ci saranno abbastanza eredi per il trono del Sud, e potrai stare sicuro che i bambini saranno tuoi.”
 
“Mi chiedi di rinunciare a mia sorella per te?” Jaime la sbeffeggia.
 
“Ti chiedo di ritardare la soddisfazione dei tuoi desideri egoisti per il bene del reame,” lei ringhia. “Con un po’ di fortuna, dovrei rimanere incinta molto presto e darti due figli maschi entro due anni. E a quel punto, vostra grazia, saremo entrambi liberi di perseguire la nostra felicità.”
 
Jaime la valuta con attenzione. “Sono d’accordo,” lui dice lentamente.
 
Lei si raddrizza. “Mi dai la tua parola?”
 
“Giuro che da questo momento, fino a quando non mi avrai dato due figli maschi, onorerò i nostri voti matrimoniali e ti resterò fedele.”
 
Lei annuisce. “Accetto il tuo giuramento. Ovviamente sarà più facile per te mantenerlo, una volta che la tua cara sorella sarà al Nord.”
 
“La tempesta sta già scemando,” lui dice con leggerezza. “Lei e il suo nuovo marito probabilmente partiranno domattina.”
 
Brienne annuisce di nuovo. “Bene.”
 
Jaime ghigna e alza un sopracciglio, i suoi occhi vagano in basso lungo tutta la lunghezza del corpo di Brienne, e poi risalgono fino ad incontrare il suo sguardo. “Dovremmo farlo adesso il nostro dovere?”
 
Lei lo fulmina con lo sguardo, le sue guance si stanno surriscaldando. “Vattene.”
 
Lui ride e se ne va.
 
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Brienne sta bruciando di rabbia e d'umiliazione. Si volta verso Jaime, che la sta fissando con gli occhi spalancati.
 
“Sei un fottuto bastardo,” Brienne sibila.
 
Jaime sbatte le palpebre e alza le mani in un gesto placante. “Non ho fatto niente,” lui dice.
 
“Mi hai drogata! Mi hai strappato i vestiti di dosso! Mi hai legata al letto!” Lei sta strillando verso la fine del suo sfogo, e Jaime fa una smorfia e si agita a disagio.
 
“Sì, bè, in caso tu l’abbia dimenticato: quella non eri tu proprio come quello non ero io. Devi ricordarti in quale universo ti trovi, Brienne.”
 
Brienne si ferma, sbattendo le palpebre come un gufo. Lei si costringe ad accettare la verità di ciò che lui sta dicendo.
 
“Io...sì. Hai ragione.” Lei prende un profondo respiro, cercando di calmarsi.
 
Si quietano in un silenzio imbarazzato, e a quel punto Jaime dice, “Quindi...ce l’hai davvero quel gruppetto di lentiggini a forma di leone sul tuo fianco destro?”
 
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