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Autore: Aagainst    09/05/2022    1 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14.

 

Is everybody lonely?
[…]
If I looked you in the eye
And showed the broken things inside
Would you run away?
(Nathan Wagner-Lonely)

 

 

 

 

Quella mattina, Madi si svegliò con le urla di sua madre e di Gloomy. Sbuffò. Non ne poteva più. Provò a nascondere la testa sotto al cuscino, ma fu tutto inutile. Si girò su un fianco e afferrò il cellulare sul comodino. Era sabato e quel giorno non doveva andare a scuola, ma era così stanca di quella situazione che si sarebbe sorbita volentieri sei ore di matematica piuttosto che restare a casa. Sbloccò il cellulare e scrollò la rubrica. La tentazione di scrivere a Lexa e chiederle di andarla a prendere era fortissima. Scosse il capo. No, non poteva, ne era consapevole. Appoggiò il telefono sul letto e si rituffò sul cuscino, pregando che quello strazio finisse al più presto. Si infilò le cuffie nelle orecchie e si immerse totalmente nella musica, la sua unica vera compagna di vita insieme al basket. Il volume al massimo le permise di coprire le grida che permeavano quell’assurda discussione fra sua madre e Malachi. Stavano litigando di nuovo per soldi e Madi si chiese cosa spingesse quei due a stare ancora assieme. Era evidente che non erano fatti l’una per l’altra, anzi. Che l’uomo stesse sfruttando Ontari per avvicinarsi a Nia? E che la donna stesse sfruttando lui per avere più lavori, più sostanze e un sostegno economico? Ciò che Madi trovava esilarante era che entrambi in realtà non potevano assicurare l’una all’altro quello di cui avevano bisogno. E, così, l’unica alternativa che rimaneva loro era condurre un’esistenza fatta di miserabile nulla, vuota e senza alcuno scopo. Malachi aprì la porta con violenza, riportando Madi alla realtà. Dallo spavento, per poco la ragazzina non cadde dal letto. Alzò lo sguardo. Malachi la fissava, lo sguardo iniettato di sangue. Varcò la soglia, senza farsi troppi problemi. Madi era paralizzata dalla paura. 

“Sei ancora a letto, eh? Cosa credi, di essere in un albergo?” le urlò contro. 

“I-io non…” balbettò Madi, indietreggiando fino a schiacciarsi contro la parete. L’uomo l’afferrò per un polso e la scaraventò sul pavimento. Madi avrebbe voluto urlare e chiamare sua madre, ma sapeva che sarebbe stato completamente inutile. Probabilmente era seduta sul divano, sotto l’effetto di chissà cosa.

“Dov’eri ieri, eh? A che ora sei tornata?” chiese minaccioso Malachi.

“I-io ero da Trish, ma non sono tornata tardi, lo giuro.”

“Ti insegno io come si sta al mondo!” urlò l’uomo, slacciandosi la cintura. Madi chiuse gli occhi, pronta a ricevere un colpo che, però, non arrivò mai. Il campanello. Qualcuno aveva suonato al campanello.

“Sei fortunata.” sibilò Malachi. Si riallacciò la cintura e uscì, lasciando Madi sola, nel panico. La ragazzina si rialzò in piedi a fatica e si sedette sul letto. Si concentrò sul respiro, cercando di calmarsi il più possibile. Ricacciò indietro le lacrime e decise di provare a vestirsi. Con un po’ di fortuna, sarebbe riuscita ad andare via di casa. Si preparò lo zaino per uscire, sperando con tutto il cuore di non essere vista da Malachi. Entrò in soggiorno, la testa china per evitare di incrociare lo sguardo di sua madre. Fu allora che la sentì. Quella voce. Non era possibile. Alzò lo sguardo. Lexa era lì, alla porta, in compagnia di Clarke. 

“Madi, ehi.” la salutò, sorridendole. La ragazzina ricambiò, facendo un cenno con la mano. Appoggiato al muro, Malachi fissava le due donne in silenzio, mentre Ontari le guardava con aria sospettosa, quasi infastidita.

“Che volete?” chiese in malo modo, accendendosi una sigaretta.

“Uh, noi… Insomma, abbiamo organizzato una giornata al Runyon Canion Park e ci chiedevamo se, per caso, Madi volesse venire. Oh, ovviamente l’invito è esteso anche a voi du-…”. Lexa non riuscì a finire la frase. Ontari era scoppiata a ridere sguaiatamente, seguita a ruota da Gloomy. Madi avrebbe voluto sparire. Era sull’orlo di una crisi di panico e Clarke parve accorgersene, perché le fece segno di stare tranquilla. Ontari si alzò in piedi e avanzò barcollante verso le due attrici. Il suo sguardo glaciale incontrò quello stoico e impassibile di Lexa, che non si lasciò intimorire dalla donna. 

“Lascia che ti dica una cosa, Woods. Madi è mia figlia.” esordì Ontari, con fare minaccioso.

“Lo so.” disse Lexa. “Non ho intenzione di prendere il tuo posto, la sto solo invitando ad uscire con noi.”

“Madi ha da fare.” dichiarò Gloomy. 

“Davvero? E cosa?” Clarke chiese, nervosa. Non era stupida, era evidente che Madi non avesse programmi per quel giorno, se non uscire di casa. Non ne era sicura, ma sospettava che il motivo fosse proprio l’uomo che si trovava davanti a lei.

“Mi scusi, lei sarebbe?” domandò lui, con fare strafottente. Sapeva benissimo chi fosse Clarke, era evidente. L’attrice strinse i pugni, cercando di mantenere il controllo. 

“Clarke Griffin, attrice.”. Gloomy sogghignò. 

“Beh, come diceva Malachi, Madi ha da fare. Mi deve aiutare a sistemare delle cose per lavoro.” asserì Ontari. Madi si sentì morire. I suoi occhi incrociarono quelli di Clarke prima e di Lexa poi. Quest’ultima scosse il capo. Non l’avrebbe lasciata lì, non in quello stato e con Ontari in quelle condizioni. 

“Madi, a te cosa piacerebbe fare?”. La ragazzina era paralizzata. Tutti la fissavano, in attesa di una risposta. Chinò il capo. Si sentiva soffocare. E se quello che le sarebbe piaciuto fare non fosse stato quello che avrebbe potuto fare? Guardò sua madre. Ontari la fissava con aria di sfida. Madi capì. Se fosse uscita da quella porta l’avrebbe persa per sempre. Si morse il labbro. Ripensò a quella mattina, a tutte le mattine che aveva vissuto da quando Gloomy era entrato nella sua vita. Pensi davvero che alle persone come lei interessi di una come te?, di nuovo le parole di quell’uomo le attraversarono la mente. , rispose fra sé e sé.

“Mi dispiace.” mormorò. Ontari si appoggiò al muro. La guardò con disgusto e, per un attimo, Madi si chiese se la donna davanti a sé fosse davvero sua madre. Ontari sospirò. Stava accettando la sconfitta. 

“Vai.” le disse, infine. 

“Ontari, non credo che…” protestò Gloomy, ma la donna le fece capire che era meglio non intromettersi. L’uomo cedette. Non poteva correre rischi, non di fronte a Clarke e Lexa. 

“Va bene.” disse. “Madi, seguimi. Ti do dei soldi.”

“Non serve, li ho io.” spiegò Lexa.

“Oh, andiamo. Non siamo dei morti di fame, signorina Woods.”. Madi deglutì. Aveva così paura. Lei e Gloomy si recarono in cucina, in silenzio. L’uomo prese il portafogli e le porse una banconota da cinquanta dollari. Quando Madi allungò la mano per prenderla, Gloomy l’afferrò per il polso.

“Lasciami!” protestò la ragazzina, ma l’uomo le fece segno di tacere. Madi realizzò solo in quel momento di stare tremando.

“Prova a parlare a quelle due di quanto successo stamattina e sarò costretto a prendermela con tua madre. Ci siamo capiti?”. Madi non poté fare altro che annuire. 

“S-sissignore.” mormorò. Poi, radunate le sue cose, scappò via, senza nemmeno voltarsi.

 

________________

 

“Ecco fatto, signorina. Ti piace?”. Clarke aveva intrecciato dei fiori fra i capelli di Adria e le stava mostrando il risultato del suo lavoro, aiutandosi con la fotocamera del cellulare. La bambina annuì entusiasta e le si gettò al collo, cogliendola di sorpresa.

“Grazie!” esclamò poi, schioccandole un bacio sulla guancia. Clarke alzò lo sguardo imbarazzata e i suoi occhi incrociarono quelli di Lexa. La mora le sorrise, intenerita da quella scena. Adria corse via e raggiunse Aden e Madi, che stavano chiacchierando seduti sull’erba. In un angolino, Ethan dormiva beato nella sua culla, un lettino portatile che Lexa aveva comprato per l’occasione. Avevano deciso di fare un picnic poco impegnativo e l’idea si era rivelata vincente. Lexa soprattutto aveva proprio bisogno di passare un giorno all’aria aperta, lontana da qualunque preoccupazione. Non era riuscita a chiudere occhio quella notte, angosciata dall’ultimatum datole da Becca Franko. Si voltò verso i ragazzi. Ripensò alle condizioni in cui aveva trovato Madi quella mattina. No, non poteva andarsene, non con la ragazzina in quella situazione. Allo stesso tempo, però, aveva bisogno di lavorare. Sospirò. Non sapeva proprio cosa fare.

“Ehi, tutto bene?” le chiese Clarke, riportandola alla realtà. 

“Uh, io… Sì, stavo solo pensando.” rispose Lexa.

“A cosa?”. Lexa si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Chinò il capo. Accanto a lei, Ethan continuava a dormire, i pugni chiusi a lato del viso. Lexa si morse il labbro, senza parlare. Clarke decise di rischiare e le si avvicinò piano, per poi posarle una mano sulla spalla. 

“Lex, posso solo immaginare quanta pressione tu stia sentendo in questo momento, ma voglio che tu sappia che non sei sola. Qualunque decisione tu prenda, io, Anya e, ne sono convinta, anche Octavia saremo pronte a darti una mano. Per non parlare di Costia, sono sicura che…”

“Non prendiamoci in giro, Clarke.” la interruppe Lexa. “Costia non mi aiuterà mai. E forse è ora che io lo accetti una volta per tutte.”. Clarke non rispose. In cuor suo, il sapere che Lexa stava anche solo rivalutando la sua relazione con Costia la rallegrava e si sentiva un verme per questo. Non voleva vederla soffrire, non di nuovo.

“A volte mi chiedo perché Roan e Luna abbiano scelto me e non Anya.” disse Lexa, senza staccare gli occhi da Ethan. “Insomma, guardami. Sono un totale disastro, non so nemmeno decidere se restare o andarmene, non riesco a trovare qualcuno che…”

“Lexa, stop.” Clarke la fermò. “Questi ragazzini ti amano ed è innegabile.”. E anche io, avrebbe voluto aggiungere, ma non erano né il luogo, né il momento. “E sono pienamente convinta che Roan e Luna sapessero quanto tu ami loro.”. Lexa distolse lo sguardo. 

“E se l’amore fosse solo una debolezza? Se fosse solo una distrazione?”. Clarke sentì un nodo in gola. 

“Te l’ha detto Titus?” domandò. 

“No, beh… Non esplicitamente, però…”

“Lex…” Clarke sospirò, prendendole le mani. “L’amore che provi per quei ragazzini non sarà mai una debolezza. Al contrario, amare ci dà la forza di affrontare ogni giornata. Non siamo fatti per stare da soli, Lexa. Nemmeno tu.”. Lexa chiuse gli occhi. Ricacciò indietro le lacrime. Non voleva mostrarsi debole. Essere persone di successo significa essere soli, le aveva detto Titus. E mai come in quel momento quelle parole le sembrarono così false.

 

________________

 

“Madi, avvisa tua madre che ti accompagniamo a casa tra poco.” disse Lexa. Dopo la giornata trascorsa al Runyon Canion Park, avevano deciso di tornare a casa e ordinare della pizza. Nonostante fosse sabato, Madi aveva rifiutato l’invito di Trish per l’ennesima festa e aveva, invece, scelto di trascorrere la serata a casa di Lexa. Non aveva proprio voglia di tornare a Polis, quella era la verità.

“Madi, mi hai sentita?” insistette l’attrice, notando che la ragazzina non aveva risposto. “Madi?”.

“Sì, non ti preoccupare.”. Lexa non era tranquilla. C’era qualcosa negli occhi di Madi, qualcosa che non la convinceva per niente.

“Stai bene?” chiese Clarke, notando anche lei lo strano atteggiamento della ragazzina. Madi annuì, senza dire niente. Si infilò la giacca e, preso lo zaino, si diresse alla porta. Clarke le accarezzò la schiena e fu allora che il panico si impadronì totalmente delle due attrici. Madi si lasciò sfuggire un gemito di dolore e due grosse lacrime le incorniciarono le guance. 

“Madi, che succede?” domandò Clarke, preoccupata.

“Niente.” rispose la ragazzina, ma era palese che la realtà fosse un’altra.

“Madi, vogliamo solo aiutarti.” cercò di rassicurarla Lexa. “Fammi vedere.” le disse poi, sfilandole la giacca. Quando provò ad alzarle la maglia, però, Madi cominciò ad agitarsi sempre di più. Non voleva che Clarke e Lexa scoprissero la verità. Non voleva mettere in pericolo sua madre. Si accasciò a terra, le gambe strette contro il petto. Affondò il volto fra le ginocchia e scoppiò a piangere, sotto lo sguardo attonito delle due attrici. Lexa si sedette di fronte a lei, mentre Clarke si apprestò ad accompagnare Aden ed Adria in camera. Tornò poco dopo e si sedette accanto a Lexa. Madi singhiozzava disperatamente, tremando come una foglia. La mora la strinse a sé e, questa volta, la ragazzina non ebbe la forza di scostarsi. 

“Posso?” chiese l’attrice, tirando i lembi della maglia. 

“È stato un incidente.” mormorò la ragazzina. Lexa sentiva il cuore martellarle nel petto. Alzò la maglia e sobbalzò. Madi aveva un enorme livido che le copriva la schiena e parte del costato. Lexa sentì la rabbia montarle in corpo. Chiunque fosse stato, meritava il peggio. Clarke le posò una mano sulla spalla, chiedendole con lo sguardo di tranquillizzarsi. Lexa capì. Stava solo spaventando Madi ancora di più. Clarke le sorrise e accarezzò la ragazzina con dolcezza, per poi baciarle il capo. 

“Ti va di dirci chi è stato?” chiese, anche se immaginava già chi fosse l’autore di quei lividi. 

“Io… È stato un incidente.” ripetè Madi, chinando il capo. Lexa le appoggiò due dita sotto al mento, obbligandola a rialzarlo. 

“Madi, siamo qui. Puoi parlarci.” insistette. No, non poteva. Non se voleva proteggere sua madre.

“Ieri sera ero da Trish e sono caduta. È stato un incidente.” mentì. Lexa si alzò in piedi, affidando Madi alle cure di Clarke. 

“Chiamo la Sidney.” disse.

“No!” urlò la ragazzina. “È stato un incidente.”. Lexa e Clarke avrebbero voluto crederci. Eppure, entrambe sapevano che la causa di quei lividi era un essere umano in carne e ossa, non un mero incidente ad una festa. Lexa si voltò lentamente. Madi era fra le braccia di Clarke, in lacrime. 

“È stato Gloomy?” Lexa chiese a bruciapelo. Madi avrebbe voluto urlare la verità. Sì, l’avrebbe voluto così tanto.

“È stato un incidente. Lui non c’entra.”. Lexa si sedette per terra, sconfitta. Guardò Clarke. La verità era così chiara e, allo stesso tempo, così sfuggente. Si avvicinò alla ragazzina e le carezzò una guancia.

“Ti vogliamo bene.” sussurrò. “Ti vogliamo bene.”.

 

________________

 

Lexa chiuse la porta piano, attenta a non svegliare Madi. La ragazzina si era addormentata, stremata. L’attrice era riuscita a convincere Ontari a lasciarla dormire da lei quella notte. La donna aveva mostrato un’iniziale resistenza, ma dopo poco aveva ceduto. Lexa sospettava che, in realtà, fosse sollevata dal non avere Madi tra i piedi. 

“Cosa facciamo?” chiese, senza staccare gli occhi dalla porta. 

“Non abbiamo prove che sia stato lui.” asserì Clarke. Lexa si voltò di scatto.

“Dici sul serio? Clarke, li hai visti quei lividi?”

“Lex, sono pienamente convinta anche io che sia stato quell’uomo a ridurla così, ma con Madi che nega è la sua parola contro la nostra.”. Lexa sapeva che Clarke aveva ragione e la cosa rendeva il tutto ancora più doloroso. “Se chiamiamo ora la polizia e i servizi sociali, rischiamo solo di peggiorare la situazione. Dobbiamo aspettare e cercare di tenerla al sicuro il più possibile.”. Lexa annuì. Strinse i pugni. 

“La pagherà cara.” disse. Clarke le circondò il volto con le mani. Lexa si perse in quel blu così accogliente, così rassicurante.

“Andrà tutto bene.” sussurrò la bionda. “Non sei sola, Lex. È una promessa.”. Lexa si abbandonò fra le braccia di Clarke. E, mentre quest’ultima la cullava dolcemente, ripensò al dialogo che avevano avuto quel pomeriggio. Non era fatta per stare sola. E, ormai, ne aveva la certezza.






Angolo dell'autrice

Capitolo che non è stato facile scrivere. La situazione di Madi è sempre più complicata e Lexa sta lentamente comprendendo che da sole nessuna delle due può farcela. La buona notizia è che Clarke è lì per entrambe, nonostante tutto. 
Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo. Secondo voi il rating giallo va bene o devo mettere l'arancione? 
Grazie mille a chi legge e per le recensioni.
Alla prossima!
   
 
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