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Autore: eddiefrancesco    11/05/2022    0 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Perdonatemi, Sir Myron, per avere parlato con tanta veemenza» disse Verity alzandosi a sua volta da tavola. «Dopo tutto questa e' un'occasione mondana, non un dibattito parlamentare.» Dopo che le signore furono uscite in un fruscio di sete e velluto, Blackstone sospiro' con aria di condiscendenza e si rivolse al suo ospite. «Le donne! Vorrebbero che il mondo fosse simile a un giardino di rose e non si rendono conto che per farle crescere e' necessario potare e concimare.» «E alcuni di noi hanno maggiore familiarita' di altri con il letame» osservo' Galen. «Non possiamo essere tutti aristocratici. Qualcuno deve pur sporcarsi le mani con il commercio» disse Blackstone continuando a sorridere con le labbra. Tuttavia l'animosita' era evidente in fondo ai suoi occhi e Galen provo' quasi pieta' per lui. Se voleva avere successo nel mondo degli affari doveva imparare a controllare meglio le sue emozioni. Non che volesse che Blackstone e altri come lui si facessero davvero strada, non quando questo significava sfruttare I lavoratori. Se non fosse stato per le restrizioni che gli aveva imposto Verity circa I loro rapporti sarebbe stato felice di dire al cognato che cosa pensava di lui e del suo sistematico abuso sui piu' deboli. Anzi, sarebbe stato davvero contento di vedere fallire un uomo avido come quello e non solo a causa del modo in cui conduceva I suoi affari. Era sempre piu' evidente che I sentimenti di Clive Blackstone per la cognata erano tutt'altro che fraterni. Solo per quel motivo Galen lo avrebbe volentieri confinato nelle regioni piu' impervie della terra. Sfortunatamente era anche convinto che Verity fosse troppo ingenua per rendersene conto. Lui invece aveva trascorso molto tempo con canaglie del genere e ormai sapeva riconoscere a prima vista la natura della luce lussuriosa negli occhi piccoli di Clive. Tenuto a freno dal timore di Verity per uno scandalo, non poteva fare altro che limitarsi a osservare l'uomo e rimanere in silenzio, oltre che a fare la corte a Lady Mary come ci si attendeva da un suo pretendente. In ogni caso, era grato a Blackstone per una cosa. Gli aveva rivelato l'ombra nel passato di Verity, quella macchia che le faceva temere lo scandalo e la vergogna. Anche se il mercato degli schiavi era ancora fiorente, erano ormai molti anni che la gente lo considerava un modo disgustoso di accumulare denaro. «Se si vogliono fare degli ottimi guadagni in questi giorni, non c'e' modo migliore che investire nelle fabbriche tessili» continuo' Blackstone. «Dopo tutto, niente vale di piu' della ricchezza. Non siete d'accordo, Vostra Grazia? E voi, Sir Myron?» «No, suppongo di no» borbotto' incerto quest'ultimo alzandosi. «Ancora brandy?» Blackstone annui' e si allontano' dal tavolo. «Qualche volta e' meglio essere poveri che guadagnare denaro in modo disonorevole» disse Galen unendosi a loro vicino alla caraffa. Le labbra di Blackstone si piegarono in un sorriso ironico. «Un concetto davvero interessante, considerando che viene dal rappresentante piu' titolato di una di quelle famiglie che ottenne I suoi immensi possedimenti ai tempi di Enrico VIII, grazie alla confisca dei beni della chiesa cattolica.» «Questo accadeva in un periodo molto lontano da me» replico' il Duca per niente impressionato che Blackstone fosse a conoscenza di quelle vicende. Il passato del suo casato non era un segreto e molte famiglie nobili dovevano le loro ricchezze alla dissoluzione di monasteri, abbazie e conventi cattolici. «E infatti voi siete un perfetto esempio di onore aristocratico.» Myron si frappose tra I due sollevando due bicchieri pieni che luccicarono alla luce delle candele. «Il vostro brandy, signori.» «Grazie» borbotto' Clive mentre Galen lo accetto' con un cenno del capo. «Credo che sia ora di raggiungere le signore» suggeri' il padrone di casa dopo avere vuotato il suo bicchiere con un unico sorso. «Non sei d'accordo, Galen?» «Nel modo piu' assoluto» replico' lui bagnandosi le labbra. Non voleva bere troppo. Non osava perche' era sicuro che in quel caso avrebbe detto a quel maledetto Blackstone che osava mettere gli occhi su Verity, quello che pensava di lui e poi lo avrebbe sfidato a duello. Uscendo dalla sala da pranzo Myron li precedette in salotto senza esitare. Clive si affretto' a seguirlo, mentre Galen si prese qualche momento per riguadagnare calma e autocontrollo. Quando arrivo' nella stanza, istintivamente cerco' Verity. La scorse seduta al pianoforte di Myron, un pezzo di arredamento del tutto incongruente con il suo casino di caccia. Lui sospettava che fosse li' da parecchio tempo e che non veniva suonato da anni perche' aveva con tutta evidenza bisogno di essere accordato. Nondimeno trovo' piacevole guardare Verity mentre suonava, anche se pote' farlo solo per un breve momento. Il suo viso era illuminato da un candelabro e la luce soffusa la faceva sembrare simile a una Madonna. Muoveva le dita con grazia e agilita' mentre eseguiva un aria allegra senza nessuno spartito che la guidasse. Avrebbe potuto restare ad ammirarla per ore, in attesa di vedere le occasionali piccole rughe di concentrazione che le comparivano tra le sopracciglia delicate o le ombre che la fiamma fluttuante delle candele disegnava sulle sue guance incantevoli. Reprimendo un sospiro, Galen si diresse verso Il gruppo delle altre signore. Fanny Blackstone sedeva rigida come se avesse un attizzatoio infilato nel corpetto. Clive si aggirava li' vicino e Myron era appoggiato al camino come se non fosse sicuro di cosa fare, anche se quella era la sua casa. Eloise era adagiata sul divano e giocava con un nastro del suo abito mentre Lady Mary si era accomodata su una sedia vicina e sorrideva timidamente. Lei sorrideva sempre timidamente. «Non ho mai avuto il piacere di ascoltare la signora Davis-Jones suonare a Potterton Abbey» osservo' Galen. Lo sguardo di Clive si fisso' sulla cognata. «Non mi avete mai detto che il Duca si trovava a Potterton.» Verity sollevo' la testa. «No?» «Le viene chiesto regolarmente di riferirvi tutto quello che fa e chi incontra durante I suoi viaggi?» «No, naturalmente no.» «Mi scuso, ma cosi mi sembrava di avere capito.» «Incantevole, proprio incantevole!» esclamo' Eloise mentre la musica terminava. «A George dispiacera' di non averla potuta ascoltare.» «C'e' qualcun altro che come me trova l'aria di questa stanza piuttosto consumata?» chiese Galen. «Lady Mary?» «Si» azzardo' lei con le guance in fiamme. Eloise lancio' al cugino un'occhiata compiaciuta che gli fece venire voglia di digrignare I denti. Invece si diresse verso la portafinestra che dava sulla terrazza e che si trovava proprio dietro il pianoforte. «Myron, perche' non parli alle signore della tua coltivazione di ananas?» suggeri'. «Ma certo!» esclamo' felice l'amico. E quindi si lancio' nel suo argomento preferito dopo la caccia, la pesca, I cani, I cavalli e le armi. Mentre Galen si avvicinava le dita di Verity armeggiarono confuse sui tasti, ma nessun altro sembro' notarlo. Anche lui sentiva uno strano disagio. Esserle cosi vicino e non poterla toccare era una tortura. Dopo avere socchiuso la porta che dava sul terrazzo si volto' e il suo sguardo si poso' sull'esile linea della nuca di Verity. In quel momento provo' la sorprendente e improvvisa tentazione di baciarle il collo. Forse era stato un errore arrivarle cosi vicino e tuttavia quella poteva essere l'unica occasione che aveva per parlarle da solo. Dopo essersi assicurato che Myron avesse ancora l'attenzione degli altri con il suo racconto sulla coltivazione degli ananas, fece un altro passo verso di lei. Tuttavia prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo fece Verity. «Devo parlarvi, Vostra Grazia» sussuro'. «In privato. Domani, se possibile.» «Naturalmente.» Anche se era proprio l'obiettivo che aveva sperato di raggiungere quella sera, Galen provo' un brivido di timore al suo tono solenne.
   
 
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