Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Kikiletoway    12/05/2022    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avviso dell'autrice: Um…descrizioni non-grafiche di conseguenze di una lotta, quindi ci saranno menzioni di sangue e lividi. Tutto qui, tranne forse per delle parolacce.
 
 
 
 






*/*/*/*/*
 
Jaime si aspettava lo strillo d’indignazione di Brienne e lei che sfrecciava fuori dalla sala di controllo infuriata. Ma almeno quello gli permette di avere del tempo e della privacy per potersi sistemare nei suoi jeans improvvisamente troppo stretti.
 
Questi non sono i suoi ricordi, lui lo sa, e quello che il principe Jaime ha fatto alla principessa Brienne è—all’apparenza—riprovevole. Ma lui non riesce a togliersi dalla testa la visione di tutta quella pelle vellutata. Una pelle piena di lentiggini, sì, ma le lentiggini sono come delle stelle nere contro un cielo pallido e—
 
Si ferma bruscamente e grugnisce, poggiando la testa tra le mani.
 
Quelli sono i ricordi del principe Jaime, lui si dice, sono i pensieri del principe Jaime, sono le reazioni del principe Jaime, non sono le sue. Lui aveva Taena e la ama, e l’oscura bellezza di Taena è distante anni luce dalle spalle ampie di Brienne, dalla sua pelle chiara e da tutte quelle dannate lentiggini.
 
Si passa le mani sul viso e scuote la testa.
 
Forse continuare questi esperimenti non è la grande idea che sembrava ad Approdo del Re.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne ritorna, ancora arrabbiata e imbarazzata, ma più composta.
 
Lei si siede sulla propria sedia e lancia un’occhiata all’orologio. “E’ passata mezz’ora,” lei dice, senza incontrare per davvero lo sguardo di Jaime.
 
Lui annuisce, anche lui evita il contatto visivo diretto, e si schiarisce la gola. “Vuoi connetterti di nuovo allo stesso universo, o vuoi provare qualcuno degli altri?”
 
Lei arrossisce. “Credo che dovremmo assicurarci di avere gli ‘indirizzi’ esatti per tutti gli universi,” lei mormora, osservando le proprie mani ferme sulla tastiera. “Possiamo parlare degli universi con cui vogliamo riconnetterci domani. Abbiamo ancora altre due notti.”
 
“Giusto,” Jaime replica, sollevato. “Giusto.” Anche lui lancia uno sguardo all’orologio. “Pronta?”
 
Lei lo guarda con la coda dell’occhio. “Pronta,” lei dice, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Restano seduti sull’altalena in un silenzio tranquillo, e Brienne, in quei momenti di serenità, si sente di essere tornata indietro nel tempo, e che adesso il tempo sia sospeso. È come se Jaime non se ne sia mai andato e, forse, se lei guardasse abbastanza a lungo verso l’orizzonte, vedrebbe suo padre tornare a casa per cena.
 
Lei sbatte le palpebre scacciando via quel pensiero nostalgico, mentre le ragazze corrono verso il portico, portando con loro i tesori del giardino per farglieli ispezionare. Ci sono delle piccole patate novelle, delle cipolle, dei ravanelli e abbastanza lattuga da riempire anche lo stomaco senza fondo di Jaime, anche se Brienne non dovesse trovare altro da servirgli.
 
Jaime sorride alle ragazze. “Ottimo lavoro, signorinelle,” lui dice, e Alysanne arrossisce. Brienne trattiene un sorriso e un sospiro. Alysanne ha quattordici anni, è bella quanto la loro madre, ma è timida quanto Brienne, e Brienne spera con tutto il cuore di essere in grado di guidare le sue sorelle attraverso i pericoli riguardo i ragazzi e l’amore, e spera che loro siano molto più fortunate di quanto non lo sia stata lei.
 
Le ragazze portano le verdure in cucina, e Brienne pensa pigramente che ha bisogno di vedere che tipo di pasto può creare che non faccia insospettire Jaime. C’è ancora della carne nel congelatore, da quando avevano macellato lo scorso autunno; quello, insieme alle verdure—
 
“Vieni al matrimonio con me,” Jaime dice di colpo, facendola trasalire.
 
Lei boccheggia e poi ride. “Sei matto. Se vuoi davvero far vedere a tuo padre quanto successo stai avendo, dovresti portare al matrimonio una qualche bellissima donna famosa. Devi averne conosciuta qualcuna nei tuoi viaggi degli ultimi anni.”
 
Jaime geme infastidito. “Potrei, ma in quel caso dovrebbe essere una paparazzata organizzata—è così che funzionano quelle ‘uscite’, sai.”
 
“Bè, lo sai che evito le telecamere,” Brienne replica seccamente.
 
“Lo ricordo. Dai su. Non farò finta che sarà divertente, ma potremo ubriacarci insieme, e forse potremo anche ballare un po’.”
 
Brienne arrossisce. L’ultima volta che lei era stata a una festa, era stata trattata come la reginetta del ballo, fino a quando non aveva scoperto che tutti gli uomini che la stavano implorando di ballare e che le stavano offrendo da bere, avevano scommesso dei soldi per vedere chi di loro sarebbe riuscito a convincerla ad andare in macchina con loro per poter fare sesso con lei. Da allora, è stata raramente in paese, e di sicuro non andrà mai più a una festa.
 
“Io—io non voglio ballare,” lei borbotta.
 
“Ah, quindi verrai con me?” il sorriso di Jaime è troppo sicuro di sé.
 
“No—”
 
“Dai! Non puoi sul serio volere che io soffra da solo!”
 
“Non ho nulla da mettermi!” E quella, almeno, è la nuda e cruda verità. Non era stata in grado di comprare dei vestiti nuovi dalla morte di suo padre, e anche se è discretamente abile con ago e filo, tutti i suoi sforzi erano andati a fare in modo che le sue sorelle potessero indossare dei bei vestiti, e nel mantenere i propri pantaloni e le proprie maglie rammendate.
 
“Senti,” Jaime dice, “visto che ti sto chiedendo di farlo come favore verso di me, sarei onorato se tu mi permettessi di comprarti un vestito.” Lui alza una mano quando lei apre la bocca per protestare oltraggiata. “Puoi donarlo in beneficienza il giorno dopo il matrimonio, o puoi trasformarlo in fodere per cuscini, o in tende, o in qualcos’altro. Non mi importa. Non te lo sto offrendo come carità; è una cosa puramente egoista. Non voglio guardare Cersei sposare quel buffone senza un’amica al mio fianco e...” Lui sospira. “Ammettiamolo: una donna famosa random non capirebbe mai.”
 
Mentre lei sì, Brienne pensa, rassegnata. Dopo tutto, lei era cresciuta con Jaime e Cersei, i Dorati Gemelli Lannister, e lei conosce tutti i segreti di Jaime. Sa che il suo rapporto con la sorella è stretto ma teso, ed estremamente competitivo. Sono gemelli, sì, e si vogliono bene, ma Jaime è così diverso da Cersei, che Brienne non riesce a capire come abbiano potuto condividere un utero. E poi c’è loro padre...
 
Brienne nasconde un sospiro.
 
Lei perderà in questa discussione con Jaime, proprio come aveva perso in ogni discussione che aveva mai avuto con quell’uomo dannato, dal momento in cui Jaime le aveva rivolto una singola occhiata il loro primo giorno di scuola e l’aveva prontamente dichiarata la sua migliore amica. Migliori amici, ed era stato glorioso e irritante, e lei aveva vent’anni prima che lui si rendesse davvero conto—solo per una volta—che lei fosse una ragazza. Sfortunatamente, era anche il giorno che lui aveva scoperto che Brienne si struggeva per Renly Baratheon, e in cui lui l’aveva fatta risvegliare dai suoi sogni ad occhi aperti ridendo sguaiatamente per la completa cecità di Brienne riguardo la sessualità di Renly. Si erano scambiati delle parole dure e arrabbiate, e lei era andata via infuriata, con le lacrime agli occhi, ma non era stato davvero molto peggio degli altri litigi che avevano avuto nel corso degli anni...solo che questa volta, una settimana più tardi, lui se n’era andato senza nemmeno parlarle di nuovo.
 
E sei mesi dopo quello, lei aveva perso suo padre, e qualsiasi idea stupida lei poteva aver avuto riguardo il seguire Jaime ad Approdo del Re, esigendo una spiegazione, erano andate perse insieme a lui.
 
Lei sbatte le palpebre, scacciando quei ricordi, e guarda Jaime. “Saremo fortunati a trovare un vestito che mi entri,” lei dice. “Il matrimonio è questo fine settimana, non è così?”
 
Jaime sogghigna mentre sorseggia il suo tè ghiacciato, i suoi occhi verdi luccicano. “Non fare troppe domande, Spilungona, e lascia fare tutto a me.”
 
Per un momento lei lo guarda male, irritata dall’atteggiamento sprezzante di Jaime, e sentendo come se improvvisamente ci sia un abisso grosso quanto il Mare Stretto tra di loro. Non importa se le sembra di averlo visto solo ieri, lui se n’era andato senza nemmeno dirle addio, sono passati cinque anni, e ora lui è una stella nascente mentre lei sta cercando di tenere insieme le cose con la punta delle sue unghie, passando troppe notti insonni a preoccuparsi che le ragazze le verranno portate via, se le cose peggioreranno ancora di più.
 
Scaccia via quei pensieri. Jaime la sta guardando con un’espressione vispa e in attesa, e lei pensa che qualsiasi cosa lui comprerà, ovunque la comprerà, lei sarà in grado di riutilizzarlo per le ragazze, in qualche modo.
 
Brienne sospira e annuisce, accigliandosi di fronte al sorriso trionfante di lui.
 
*/*/*/*/*
 
“Bè,” Jaime dice con del sollievo, “non è stato così male.”
 
Brienne scuote la testa. “Hai lo stesso una sorella pazza.”
 
“Hey, dai!” Lui sorride in modo ampio, e poi ride. “Inoltre, lei non è mia sorella! Grazie agli dèi,” lui mormora, frugando tra i ricordi del Jaime cantante del sud, e facendo una smorfia a quello che trova.
 
Brienne geme irritata. “Devo davvero ricordarmi in che universo mi trovo.”
 
“Credo che ci abitueremo. Eventualmente.”
 
Brienne annuisce, accigliandosi in modo pensieroso. “Hai notato qualcosa di strano?”
 
“Oltre a tutti questi altri ricordi nella mia testa?”
 
Lei alza gli occhi al cielo. “Sono seria. Hai notato che in entrambi gli universi, abbiamo ripreso da dove avevamo interrotto?”
 
Jaime aggrotta le sopracciglia. “Ora che lo menzioni...”
 
“Questi universi procedono solo quando ci connettiamo con loro?”
 
“Ne dubito,” Jaime dice lentamente.
 
“L’osservazione determina il risultato—”
 
Jaime alza le mani e la ferma. “Abbiamo visto solo due universi su cinque. Aspettiamo e vediamo che ci mostreranno gli altri prima di iniziare a ipotizzare. Forse il tempo si muove semplicemente in maniera diversa in ogni universo.”
 
“Quindi anche se sono passate tre settimane qui, non è passato alcun tempo in quegli universi?” La voce di Brienne è estremamente scettica.
 
Jaime scrolla le spalle. “Possibile.” Getta un’occhiata all’orologio e si alza. “Vado a fare quattro passi. Vuoi del caffè o qualcos’altro?”
 
“Oh. Certo,” lei risponde, distratta. Lei sta già scarabocchiando sul suo quaderno prima che lui lasci la stanza.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime torna con due caffè e si posiziona accanto a lei. Lui alza un sopracciglio verso le pagine di equazioni e di teoremi.
 
“Non risolvere i problemi degli universi senza di me,” lui dice con un sorriso da presa in giro. “Voglio un pezzo di quel premio Samwell, sai.”
 
“Mi assicurerò di ringraziarti nel mio discorso d’accettazione del premio,” Brienne ribatte, continuando a scrivere senza sosta.
 
“Lo apprezzerei molto,” lui dice con una risata, “specialmente perché è già passata mezz’ora.”
 
A quello, lei alza lo sguardo, sbattendo le palpebre verso l’orologio come un gufo. “Oh,” lei esclama.
 
“Prima prenditi un sorso di caffè,” Jaime dice.
 
Brienne gli rivolge un sorriso di gratitudine, sorseggia il suo caffè e poi lo mette da parte. Lei gli rivolge uno sguardo d’aspettativa, con le sopracciglia alzate. Jaime sorseggia il proprio caffè, per poi riappoggiarlo sul tavolo, e poi annuisce.
 
Lei preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne si ferma fuori dalla porta della cella, dicendo una breve preghiera alla Madre, implorandola di darle forza.
 
Ieri era toccato a tre uomini, lei pensa, disperata, e oggi è già toccato ad altri tre. Per la prima volta nei suoi anni passati alla prigione, ci sono solo quattro uomini ad attendere l’esecuzione. Tre di loro verranno impiccati domani, e il giorno dopo, toccherà all’uomo sconcertante che la attende all’altro lato di questa porta, e poi non resteranno più uomini in queste celle nere.
 
Lei dovrebbe essere grata per quel riposo, tranne per il fatto che sa che non durerà a lungo. Le era stato detto che il giudice Randyll Tarly aveva sospeso la corte di giustizia su ordine del re; lei è vagamente sorpresa che il Giudice Impiccatore si sia scomodato ad obbedire anche solo per un giorno.
 
Ma quello non è affar suo. La sua priorità ora è l’uomo dall’altra parte della porta, e quale conforto lei potrà fornirgli nei suoi ultimi due giorni di vita.
 
*/*/*/*/*
 
“Credi in un qualche dio, signor Lannister?”
 
Il sorriso di lui è come un coltello.
 
“Credo in molti dèi, septa, e in nessuno. Ho visto troppe cose, ho fatto troppe cose per poter credere che ci sia un qualche dio che veglia su tutti noi, guidando le nostre azioni, proteggendoci dal pericolo. Se quello fosse vero, mi troverei mai in questa cella di prigione?”
 
“Hai ucciso un uomo, signor Lannister. Se desideri salvare la tua anima immortale, devi ammettere la tua colpa e implorare perdono a qualsiasi dio tu segua.”
 
“Quale vorresti che io rivendicassi, septa? La Fede dei Sette? O forse preferiresti che ti dicessi che seguo il Dio dai Mille Volti; quello sarebbe meglio? Non credo che il Dio dai Mille Volti mi giudicherebbe nello stesso modo severo del Giudice Impiccatore. O forse dovrei rivendicare un’adorazione al Dio Abissale, se quel fiume là fuori fosse dell’acqua salata invece che dolce, per poter pregare che anch’io possa tornare in vita più duro e più forte. O forse dovrei convertirmi alla Snowianità, chiederti di battezzarmi in quello stesso fiume, anche solo così che io possa andare al patibolo con lo sporco di questa cella lavato via dalla mia pelle.”
 
Brienne non si permette di reagire alle sue parole. Aveva sentito di peggio durante i suoi anni qui, supportando gli uomini condannati nei loro ultimi giorni o nelle loro ultime ore, prima che venissero guidati verso il patibolo.
 
Si accorge che il signor Lannister la sta guardando con degli occhi verdi intensamente curiosi.
 
“Hai sentito di peggio?” lui chiede e lei sbatte le palpebre. Lui sorride. “Non giocare mai a poker, septa, perderesti la tua tunica da septa in soli due turni.” Il suo sorriso si affievolisce. “Niente più preghiere. Niente più discorsi sugli dèi e la loro misericordia inesistente. Parla con me invece. Hai sentito di peggio?”
 
Lui vuole parlare, lei pensa, sentendosi appesantita a causa del peso dei sei uomini che sono morti questa settimana. Lei quello lo può fare, e forse parlando, riuscirà a guidarlo verso una salvezza che possa andargli bene.
 
“Sì, signor Lannister, ho sentito di peggio.”
 
“E hai vissuto di peggio?” Lei si acciglia e lui la indica con la testa. “Il tuo naso. Suppongo che te lo sia rotto qui?”
 
Lei arrossisce mentre la mano le vola a coprirle il naso storto dallo sguardo di lui. “Non era stata la prima volta,” lei ammette con riluttanza.
 
Lui alza un sopracciglio. “Dimmi di più,” lui dice in modo accattivante.
 
Lei combatte contro l’impulso di fuggire via dalla cella, di lasciare quell’uomo sciagurato a bruciare nei sette inferi, ma lei non è una codarda. Ha fatto giuramento di fornirgli assistenza e di accompagnarlo al patibolo quando sarà il momento, e lei deve guidarlo verso il perdono divino, per quanto la sua miserabile vita e la sua anima lo permettano.
 
“Se condivido questa storia, mi risponderai onestamente riguardo quale dio segui?”
 
Lui la valuta con attenzione e poi scrolla le spalle, le catene gli tintinnano. “Sì, septa, ti risponderò onestamente. Ma voglio sentire tutte le storie di come ha fatto il tuo naso ad avere una forma così deliziosa.”
 
Lei stringe i denti, e poi ricorda a se stessa che è una donna dei Sette e che il giudizio degli uomini non ha alcun significato per lei, e si costringe a rilassarsi.
 
“Le storie non sono molto interessanti,” lei dice, “ma te le racconterò.” Lei si sistema meglio sulla sua sedia, cercando di mettersi più comoda. “Mio fratello Galladon mi ha rotto il naso quando eravamo bambini. Stavamo lottando e ci eravamo dimenticati che stavamo solo giocando. Ci siamo entrambi arrabbiati, e lui mi ha rotto il naso con un colpo troppo forte.”
 
Il signor Lannister sorride leggermente. “E tu che gli hai rotto di suo?”
 
Lei abbassa lo sguardo verso il pavimento della cella. “Gli ho rotto un dito...eravamo entrambi molto arrabbiati.”
 
“Hai mai lottato ancora contro di lui?”
 
“Oh, sì,” lei risponde con un sorriso affettuoso. “Lui è l’unico maschio di quattro figli, ed io sono quasi alta e massiccia quanto lui, e quindi sono abbastanza forte da potermi battere con lui come si deve. Le nostre sorelle hanno preso da nostra madre—sono graziose e delicate, la loro forza è nascosta dentro di loro.”
 
“A differenza tua? Dove la tua forza è tutta all’esterno sotto gli occhi del mondo intero?”
 
Brienne gli rivolge uno sguardo calmo. “Gli dèi ci creano così come siamo per una ragione,” lei replica. “Suppongo che una delle mie ragioni fosse per fare in modo che mio fratello non diventasse così troppo sicuro di sé, altrimenti si sarebbe sempre comportato come uno stronzo.”
 
Quello fa sì che l’uomo sporco, ma tuttavia bellissimo, rimanga a bocca aperta, per poi scoppiare a ridere. “Ah, septa! Sei umana dopo tutto!”
 
Il sorriso di lei è sottile.
 
“Quante volte ti sei rotta il naso?” lui domanda.
 
“Tre,” lei risponde.
 
“Ah. Quindi, la seconda volta?”
 
“Qui, in questa prigione,” lei spiega. “Il primo uomo che ho scortato al patibolo non voleva andarci. Pensava di potermi prendere in ostaggio.”
 
Il signor Lannister alza un sopracciglio. “Te? Deve essere stato un gigante!”
 
“Lo era—ed era brutale. Non ho dubbi che la mia fine sarebbe stata...spiacevole.”
 
“Le altre guardie ti hanno salvata?”
 
“Mi sono salvata da sola,” Brienne replica con un debole sorriso. “Tenere in riga un fratello testardo mi ha fatto apprendere alcuni...trucchetti interessanti riguardo a quando si viene attaccati. Quell’uomo mi ha rotto il naso, ma io gli ho rotto una gamba. È stato impiccato il giorno dopo.”
 
C’è un rinnovato rispetto negli occhi del signor Lannister. “E la terza volta?”
 
Lei si tocca il naso, per poi passarsi le dita lungo la pelle contorta della sua guancia. “Un altro prigioniero, uno che era più animale che uomo. Ero malata, indebolita dalla febbre, ma tuttavia ero determinata a fare il mio dovere. Mi faceva pena e non desideravo che lui affrontasse il cammino verso il patibolo da solo.” Lei rabbrividisce. “È stato...orribile.”
 
Lui assottiglia gli occhi. “La tua guancia. I suoi denti?”
 
Lei annuisce. “Il suo ultimo pasto è stata la mia carne.” Lei trema. “Una giovane guardia, Gendry Waters, lo ha ucciso. Gli ha sparato in testa mentre lui mi teneva bloccata per terra e—” Lei si ferma di colpo, scacciando via i ricordi dalla mente.
 
Restano seduti in silenzio per un lungo momento, e poi il signor Lannister dice, “Non seguo alcun dio.”
 
Lei sbatte le palpebre e aggrotta la fronte.
 
“Non ho mai seguito nessun dio. Non sono mai stato battezzato in una fede, né ho mai ricevuto la benedizione di un qualche dio.” Il suo sorriso è triste. “Dovrai pregare più ardentemente di quanto tu non abbia mai pregato prima d’ora, septa, se vuoi sperare di ottenere della misericordia per la mia anima.”
 
*/*/*/*/*
 
Gli occhi di Brienne sono pieni di lacrime quando guarda Jaime.
 
“Non credo di poter tornare in quell’universo,” lei dice.
 
Jaime alza un sopracciglio. “Perché no?”
 
Lei arrossisce. “Non voglio vedere il Jaime prigioniero venire impiccato.”
 
La mano di Jaime trema mentre prende un sorso di caffè. “Nemmeno io voglio vedere il Jaime prigioniero venire impiccato,” lui ribatte, “soprattutto perché ho paura di scoprire cosa accadrebbe se la mia controparte morisse mentre siamo connessi.”
 
Brienne spalanca gli occhi. “Oh, dèi,” lei dice senza fiato, “non ci avevo pensato.”
 
“Non credo che potrei fisicamente morire, visto che dubito che siamo in grado di poter fisicamente influire sulle nostre controparti—”
 
“Ma se potessimo influenzare le loro menti?”
 
Lui fa una pausa e sbatte le palpebre. “Che cosa?”
 
“Mentre ero connessa alla Brienne dell’universo Mad Jon, quando aveva visto il suo Jaime per la prima volta, lei aveva provato un attimo di riconoscimento. E se quello fosse successo perché c’ero io con lei?”
 
Jaime si appoggia all’indietro contro la sua sedia, cullando il suo caffè. “Stai suggerendo che dovremmo provare ad influenzare le nostre controparti? Vedere se riusciamo a piantare dei pensieri nelle loro menti?”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Io...no. Quello non è etico.”
 
“Bè, non sono sicuro che ciò che stiamo facendo al momento sia etico, invece.”
 
Lei tamburella le dita sulla scrivania in modo irrequieto. “Ma dobbiamo fare del nostro meglio per non influenzarli.”
 
“Concordo,” Jaime dice, “ed è per questo che non ho intenzione di dirti cosa sta frullando nella testa del Jaime prigioniero, al momento.”
 
Lei sbatte le palpebre, e poi i suoi occhi si restringono. “Che sta pianificando?” lei domanda in modo minaccioso.
 
Jaime ride. “Non provare ad influenzare Septa Brienne!”
 
“Non lo farò...ma lui che sta pianificando?”
 
Lui sorride in modo ampio e prende un altro sorso di caffè.
 
*/*/*/*/*
 
Escono per andare a sgranchirsi le gambe, per usare i bagni, e anche solo per uscire dalla sala di controllo per un paio di minuti.
 
“Adesso dove andiamo?” Jaime chiede mentre tornano e si sistemano sulle loro sedie.
 
“Da Jaime versione Megastar?” Brienne replica. Lei si morde il labbro. “Più a lungo potremo evitare l’universo Mad Jon, meglio è.”
 
Jaime la studia con attenzione. “Va bene,” lui dice, la sua voce è gentile. “Pronta?”
 
Lei annuisce, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne guarda male Nymeria Sand, che è in pessimo stato dopo essere stata risvegliata da dove stava dormendo in mezzo a due uomini incredibilmente attraenti che Brienne è sicura abbiano più plastica nelle loro facce di una bambola Sansa. È impossibile che possano sembrare così perfetti senza un aiutino del chirurgo.
 
“Stavo lavorando,” Nymeria grugnisce, passandosi le mani sul viso.
 
“Uh-huh. Non so che tipo d’attività pensi che io stia gestendo qui—”
 
“Senti, stavo facendo ciò che mi avevi chiesto. Ho organizzato una festa, ho fatto radunare lì tutte le persone che dovevamo vedere insieme, e ho lasciato che la natura facesse il suo corso. È solo che...mi è sfuggita un po’ di mano.”
 
“Almeno hai scattato le foto di cui avevamo bisogno?”
 
“Avevo piazzato delle videocamere ovunque, Brienne. Sono sicura che abbiamo ottenuto qualcosa.”
 
Brienne si pizzica la parte superiore del naso. “Sai, normalmente ci limitiamo a seguire le persone in giro fino a quando non li becchiamo coi pantaloni calati per scattare la nostra foto vincente. Di solito non li invitiamo ad un’orgia!”
 
Nymeria scrolla le spalle. “Senti, li avevamo seguiti in giro per delle intere settimane, e niente. Sapevano che c’era qualcosa sotto—e non sto facendo alcun doppio senso! Se finalmente si sono abbassati i pantaloni qui, allora abbiamo lo scatto vincente che stavamo aspettando. E se non l’hanno fatto, bè...” Il sorriso di Nymeria è maliziosamente soddisfatto. “È stato comunque molto divertente.”
 
Brienne combatte contro l’impulso di urlare e di scoppiare a piangere. “Ed è per questo che non otteniamo mai casi che non siano queste foto sconce e viscide!” lei invece replica, facendo una smorfia al tono piagnucoloso nella sua voce.
 
Nymeria fa spallucce. “Hey, non posso farci niente se non vuoi divertirti un po’ con questo tipo di cose. Voglio dire, guardiamo in faccia la realtà, Brienne: non sei così brava come detective. Questi sono gli unici tipi di casi che otterrai mai, almeno potresti trarne un po' di divertimento.”
 
Brienne stringe i denti, desiderando più di ogni altra cosa di poter dire a Nymeria che è licenziata, ma non può. Anche se detesta ammetterlo, lei ha ragione: Brienne sta ancora cercando di far decollare la sua agenzia investigativa, e questi sono gli unici casi che otterrà al momento…ma Brienne ancora non digerisce di dover seguire della gente in giro aspettando di beccarli con i pantaloni abbassati...o con le gonne alzate.
 
“Ma delle orge, Nym,” Brienne geme infastidita, “e proprio quando il padrone di casa è tornato?”
 
Nymeria si raddrizza di scatto. “Jaime Lannister è qui?”
 
Brienne grugnisce e si copre gli occhi. “Puoi almeno lasciare che si svegli prima di scopartelo?”
 
*/*/*/*/*
 
Quella sera, Brienne guarda Jaime respingere i determinati tentativi di flirt di Nymeria con dell’esperta disinvoltura, e deve ammettere a malincuore di essere impressionata. D’altro canto, lui è Jaime Lannister; probabilmente deve respingere le avance di venti persone al giorno.
 
Lei gli rivolge un’altra occhiata, ricordandosi di che aspetto avesse con niente addosso a parte un asciugamano.
 
Facciamo trenta persone al giorno.
 
Almeno è grata del fatto che Nymeria stia mantenendo la loro storia di copertura di essere delle fornitrici di catering—e lei in realtà lo è, almeno fino a quando la sua agenzia investigativa non sarà decollata, ma non sa se entrambi i suoi lavori andranno meglio o peggio una volta che le storie riguardo l’orgia inizieranno a circolare.
 
Si accorge che Jaime le ha chiesto qualcosa.
 
“Scusami,” lei dice, arrossendo, “ero distratta. Che cos’hai detto?”
 
“Ho detto, ce l’avete un altro posto dove vivere, vero?” Jaime domanda.
 
“Certo,” Brienne replica di scatto, un po’ troppo velocemente, e Jaime restringe lo sguardo.
 
“Sei una pessima bugiarda,” lui ribatte, e sospira, massaggiandosi la tempia. “Senti, come ho già detto prima, non sono davvero un cattivo ragazzo una volta che mi si conosce, e so com’è trovarsi in una situazione disperata. Inoltre Nan è stata davvero la mia salvezza questa mattina. Questa casa è enorme, e non ho mica ventisette figli che hanno bisogno di letti. Voglio dire, potrei avere ventisette figli, ma nessuno di loro si è ancora fatto vivo richiedendo un test di paternità. Quindi potete restare fino a quando non avrete trovato un altro posto dove vivere.”
 
Brienne restringe lo sguardo. “Perché?” lei brontola, per poi lanciare un’occhiata alla sua socia d’affari e assottigliare le labbra. “Oh, dèi, ero uscita dalla stanza solo per dieci minuti! Non dirmi che tu—”
 
Nymeria la guarda male di rimando. “Io la do in giro per la semplice gioia di farlo, Brienne, non perché sto cercando di ottenere qualcosa in cambio.” Lei rivolge a Jaime uno sguardo di valutazione. “A parte il piacere, ovviamente,” lei dice in modo seducente.
 
Lui alza un sopracciglio. “Devo chiudere a chiave la porta della mia stanza?” lui chiede, e Nymeria scrolla le spalle.
 
“Non vado dove non sono voluta,” lei risponde.
 
“Al momento stai vivendo a casa mia senza permesso,” Jaime dice seccamente. “Direi che la tua affermazione non è esattamente corretta.”
 
“Ti ringrazio,” Brienne si intromette subito, afferrando il braccio di Nymeria e trascinandola verso la porta. “Apprezziamo la tua generosità, e inizieremo a cercare fin da subito un posto dove vivere.”
 
Lei lo ascolta ridacchiare, mentre sbatte la porta del soggiorno alle loro spalle.
 
*/*/*/*/*
 
“Le cose si stavano facendo interessanti!” Nym protesta mentre Brienne la trascina di nuovo verso le stanze che stanno usando.
 
“Per amore degli dèi, Nymeria! Siamo fortunate che non abbia chiamato la polizia contro di noi! Limitati solo a...comportarti come si deve fino a quando non avremo trovato un altro posto dove vivere!”
 
“Non ho intenzione di andare di nuovo a vivere con te, Brienne. Smorzi sempre tutto il divertimento.”
 
“Non ti stavo invitando a vivere con me, Nymeria! Una volta sola è stata decisamente, decisamente, decisamente più che abbastanza!”
 
Nym sbuffa col naso. “Sei fortunata che ti voglio bene.”
 
Brienne alza gli occhi al cielo. “Sei riuscita a recuperare tutte le videocamere?”
 
“Lavoro, lavoro, lavoro,” Nym ribatte, “e sì. Sono in camera tua.”
 
Brienne fa una smorfia. “Grazie,” lei borbotta. “Avrò bisogno di farmi una doccia dopo aver guardato i video.”
 
“Non cancellare niente,” Nym dice mentre Brienne cammina verso la porta. “Se non altro, potremmo avere del materiale da ricatto lì. Ieri notte, c’erano dei nomi grossi alla festa; ci saresti davvero dovuta essere.”
 
“Dèi,” Brienne mormora, pregando di avere la forza.
 
*/*/*/*/*
 
Il mattino dopo, Jaime si sente fortunatamente più umano, anche se è ancora fottuto tanto quanto prima che iniziasse a sbronzarsi. Addam e Tyrion stanno arrivando con altre cattive notizie, ne è sicuro, ma la polizia arriva prima di loro.
 
Lui sospira mentre i due uomini entrano nel suo soggiorno e gli rivolgono degli sguardi freddi e trivellanti da poliziotti esperti, non facilmente in soggezione di fronte a una star.
 
“Si tratta della suite nell’attico?” Jaime chiede. “Credevo che l’albergo fosse d’accordo nel non voler sporgere denuncia.” Era stato l’unico pezzo di buone notizie che Tyrion gli aveva messaggiato la notte prima.
 
I poliziotti alzano le sopracciglia e si scambiano un’occhiata.  “No, signor Lannister,” quello più anziano dice. La sua voce è profonda, rilassante e baritonale, e Jaime si chiede pigramente se quell’uomo facesse delle narrazioni per i documentari sulla fauna selvatica nel suo tempo libero. “Questo riguarda Pia Peckledon. Meglio nota come Jazz.”
 
Jaime aggrotta la fronte e poi scrolla le spalle. “Quel nome non mi fa venire nessuno in mente,” lui replica lentamente. “Che aspetto ha questa donna?”
 
“È strano che tu non la ricordi, signor Lannister, considerando che ti eri rintanato con lei per quasi quattro giorni in quella suite che hai distrutto.”
 
La realizzazione lo colpisce. “Lei ha tipo venti—venticinque anni? Con grandi occhi marroni, lunghi capelli biondi? Con tette e culo da urlo?” I poliziotti lo fissano in modo impassibile. “Il suo nome è Jazz? Huh. Pensereste che me lo sarei ricordato un nome così.” Un leggero brivido gli scende lungo la schiena quando i due agenti di polizia continuano ad osservarlo in silenzio. “Oh, dèi,” lui dice, “lei ha almeno vent’anni, vero? Vi prego ditemi che è maggiorenne!” Dèi, quanto tempo dovrà scontare in galera?
 
“La sua età è l’ultima delle tue preoccupazioni,” dice il più giovane dei due, alto e con degli occhi color nocciola. “Siamo dei detective della squadra omicidi. Pia Peckledon è stata ritrovata morta ieri pomeriggio.”
 
*/*/*/*/*
 
Jaime incontra gli occhi accusatori di Brienne.
 
“Che c’è?” lui domanda.
 
“Non mi hai mai detto in che tipo di festa il Jaime versione Megastar era capitato!”
 
Lui sogghigna. “Le tue sensibilità da lady sono state oltraggiate, Junior?”
 
Lei arrossisce e si copre il viso con le mani. “Dèi,” lei geme infastidita. “Le cose continuano solo a peggiorare e peggiorare.”
 
“Credi che sia brutto per te—io sono appena diventato un sospettato in un caso d’omicidio!”
 
Brienne lo guarda male da sopra la punta delle sue dita. “Capisci che intendo?”
 
Jaime ride. “Sì, capisco che intendi. Comunque...Nymeria Sand mi sembra uno spasso.”
 
Lei grugnisce e si copre di nuovo il viso.
 
*/*/*/*/*
 
Passano i successivi trenta minuti scrivendo le loro osservazioni, evitando scrupolosamente di guardarsi negli occhi.
 
Alla fine, Jaime riappoggia la penna, spinge via il suo quaderno e sospira. “Non so te, ma avrò bisogno di un drink quando avremo finito qui.”
 
“Sia tu che io,” Brienne mormora, riabbassando la propria penna. Lei appoggia la mano alla tastiera ed esita.
 
“Non dobbiamo farlo per forza,” Jaime dice, appoggiando la mano sopra quella di Brienne. “Se non desideri riconnetterti con questo universo, possiamo semplicemente abbandonarlo.”
 
Lei deglutisce pesantemente. “No,” lei replica. “non voglio alterare i dati.” Lei gli rivolge un sorriso teso. “O andare a cercare un altro universo che potrebbe rivelarsi anche peggiore di questo qui.”
 
La presa di Jaime sulle sue dita si fa più stretta. “Sei sicura? Posso anche farlo da solo. Puoi tornare a Castello Nero—”
 
Brienne scuote la testa furiosamente. “No. Sto bene.” Lei prende un profondo respiro. “Non sono davvero io. Devo solo ricordarmi quello.”
 
Lui la scruta intensamente negli occhi, per poi annuire. “Va bene.”
 
Brienne gli rivolge un lieve sorriso, muove la mano così da potergli stringere le dita come segno di gratitudine, e preme invio.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne fissa Jaime con degli occhi spalancati, anche se il sangue continua a scorrerle dal naso rotto.
 
“Tu sei quel Jaime Lannister?” lei chiede flebilmente, per poi finalmente alzare una mano al viso per arrestare il sangue.
 
Il sorriso di lui è sottile. “Un tempo lo ero,” lui risponde. “Solo gli dèi sanno cosa sono adesso.” Lui aggrotta la fronte. “Che ci fai qui?”
 
“Sono qui per i libri,” lei replica, per poi raschiare e sputare il sangue che le aveva riempito la bocca.
 
Jaime getta un’occhiata dietro di lei, verso ciò che un tempo erano i bassifondi della Fortezza Rossa. “Libri?”
 
“Nello specifico i libri del gran maestro.” La voce di Brienne è nasale e pesante, il viso le si sta gonfiando e si sta riempiendo di lividi a causa del pestaggio che ha subito per mano dei tre uomini che adesso giacciono morti ai suoi piedi. “Specialmente i libri che hanno a che fare col costruire delle cose.”
 
Jaime la fissa incredulo. “Costruire delle cose? Pensi di poter ricostruire qualcosa con una qualche probabilità di successo in questo mondo dimenticato dagli dèi?”
 
Brienne sputa di nuovo. Il sangue sta finalmente rallentando. “Quali altre scelte abbiamo?” lei domanda. Brienne si volta per guardare il percorso bloccato dei bassifondi, e poi si rigira per guardare lui, attraverso degli occhi lividi e gonfi. “Hai intenzione di aiutare oppure no?”
 
 
*/*/*/*/*
 
Questa donna è matta, Jaime pensa mentre la aiuta a liberare un passaggio verso i bassifondi, per poi seguirla dentro. E’ matta, ma determinata. Lui decide che è più sicuro aiutarla rispetto al cercare di impedirglielo.
 
Inoltre...non è che lui ha qualcos’altro da fare.
 
*/*/*/*/*
 
Hyle Hunt e i suoi tre amici sono affidabili tanto quanto lui, e Jaime non sa a cosa Brienne—è riuscito a farsi dire il suo nome quando stavano rovistando nella biblioteca del gran maestro—sta pensando, quando lei gli fa sapere che ha intenzione di portare gli uomini con sé nel suo accampamento nella foresta, alle periferie della città.
 
Lui decide che la lascerà al suo destino domattina. L’ha già salvata una volta dallo stupro; se lei è abbastanza stupida da andare da qualche parte con quegli uomini, bè...lui è meravigliato che sia sopravvissuta così a lungo se questo è un esempio delle sue brillanti decisioni.
 
Lui la guarda barricarsi in un piccolo anfratto, con la pistola a portata di mano, e poi lui ci stende davanti il proprio sacco a pelo. Si avvolge nella sua coperta logora, voltando la schiena ai suoi accompagnatori, anche lui con la pistola a portata di mano, e ascolta i quattro uomini parlare a voce bassa.
 
“Lei ha detto di essere l’unica adulta,” ascolta uno di loro dire. “Non abbiamo bisogno di accollarci addosso un mucchio di mocciosi del cazzo!”
 
“Sì, ma lei ha detto che ci sono una ventina di loro. Devono esserci delle ragazze lì—e dei bambini già cresciuti.”
 
Bambini? Jaime pensa. Venti di loro? Dèi, quella donna è stupida tanto quanto è brutta. Lui fa nota mentale di andarsene prima del sorgere del sole, e si rilassa in un leggero dormiveglia che non è un vero e proprio sonno.
 
*/*/*/*/*
 
Lasciano la citta il giorno dopo, Hunt e i suoi amici trascinano delle slitte piene di qualsiasi cosa siano riusciti a recuperare, inclusi i libri che Jaime ha aiutato Brienne a portare via dalla Fortezza Rossa. Loro camminano in avanti, mentre Brienne e Jaime restano in coda, con Brienne che abbaia delle indicazioni quando necessario.
 
Jaime le lancia un’occhiata e alza un sopracciglio.
 
“Pensi davvero che darei le spalle a questa gente?” lei borbotta, e per la prima volta dall’Evento, Jaime ride.
 
*/*/*/*/*
 
L’accampamento è sorprendentemente ben nascosto, considerando che si trova in un’ampia radura e che include un buon numero di baracche e un enorme orto. Ma è virtualmente impossibile da vedere mentre si vaga in mezzo alla fitta foresta non lontana da Approdo del Re, e visto che non c’è stato alcun traffico aereo sin dall’Evento, è più sicuro di quanto Jaime avrebbe osato sperare.
 
Vengono inoltre accolti, a circa mezzo miglio di distanza dall’entrata dell’accampamento, da quattro adolescenti: Robb e Jon, Dany e Margaery, che puntano delle pistole contro di loro fino a quando Brienne non li convince di non essere stata fatta prigioniera, e che stava davvero guidando cinque uomini adulti nel loro rifugio sicuro.
 
Lui si volta indietro, ispezionando il piccolo insediamento, mentre Jon rilascia un fischio perforante. Sente il frusciare mentre i bambini strisciano fuori, con cautela, dai loro nascondigli, iniziando a camminare verso di loro. Si volta di nuovo per guardare i bambini, sia maschi che femmine che variano d’età dall’essere degli adolescenti fino a quasi dei bebè, alcuni di loro sono chiaramente fratelli e—
 
Il suo cuore perde un colpo mentre fissa i tre bambini dai capelli dorati che lo stanno fissando con dei cipigli sconcertati.
 
“Dèi,” lui dice senza voce. “Joff? Myrcella? Tommen?”
 
“Papà?” Myrcella replica. “Papà!”
 
E dopo, lui è in ginocchio davanti a loro, tirandoseli addosso, stringendoli a sé più forte che può, non riuscendo a credere che siano tra le sue braccia.
 
E per la prima volta dall’Evento, Jaime Lannister piange.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime lascia i suoi figli a dormire serenamente nella loro baracca e va a trovare Brienne. Lei è seduta accanto a un piccolo falò, da sola. Ad Hyle e gli altri è stata data una baracca tutta per loro, e ai bambini più grandi è stato dato il compito di tenerli d’occhio.
 
“Non avresti dovuto portarli qui,” lui mormora mentre si accomoda dall’altra parte del fuoco.
 
“Quanti altri sopravvissuti hai trovato, Jaime? Non siamo stupidi. Siamo prudenti; siamo già stati traditi in passato e abbiamo imparato da quello.” Lei sospira. “Avrei preferito lasciarli a marcire ad Approdo del Re, ma non sono rimaste così tante persone a Westeros da permetterci di abbandonarci a vicenda.”
 
“E’ così che sei finita qui? Un’unica donna adulta e venti bambini nascosti in una foresta?”
 
Lei si agita un po’ sotto lo sguardo freddo di Jaime, ma non distoglie il suo sguardo. “Quali altre scelte abbiamo se vogliamo sopravvivere?” Lei scuote leggermente la testa. “Comunque, immagino che Robb, Margaery, Jon, Dany e Jeyne Westerling non apprezzerebbero venire chiamati dei bambini, specialmente dopo gli ultimi due anni.”
 
“Forse no,” lui ribatte. Jaime passa lo sguardo sulla radura. “Te la sei cavata meglio di quanto avrei potuto aspettarmi,” lui ammette a malincuore, “ma siete ancora vulnerabili.”
 
“Guarda le città,” lei replica in modo piatto. “Anche loro si sono rivelate vulnerabili.”
 
La bocca incupita di Jaime si rilassa quasi in un sorriso. “Vero,” lui concede. “E adesso hai anche cinque uomini adulti, e alcuni di loro non vedevano una donna o una ragazza da due anni.”
 
Lo sguardo di Brienne non vacilla. “Già,” lei dice, “e castrerò il primo uomo che sfiorerà anche solo con un dito una delle bambine.”
 
“Ma non te?”
 
Il sorriso di lei è freddo. “Se non darò il mio consenso, allora sì.”
 
“Ah,” lui espira, e il sorriso di Jaime è crudele. “Stai sperando di avere una possibilità con uno di loro, ora che sei una delle poche donne adulte rimaste a Westeros?”
 
Lei si alza di scatto, il viso le brucia di rabbia. “Fottiti,” lei ringhia. “Dovresti essere grato che non ti abbiamo ammazzato per le tue armi.”
 
La leggera risatina di Jaime la segue mentre lei si dirige a grandi passi verso la propria baracca.
 
*/*/*/*/*
 
Lui non sa perché la sta punzecchiando così tanto, tranne per il fatto che lei finirà per morire, Jaime pensa cupamente, dopo che Brienne scompare nella sua baracca.
 
Si allontana dal fuoco per camminare lungo il perimetro della radura. Lei finirà per morire, e porterà con sé tutti questi bambini. Lei è troppo fiduciosa, e quello è fatale in questa nuova Westeros. Oh, Prima dell’Evento, Hyle Hunt e i suoi compari erano probabilmente delle persone abbastanza decenti, ma quello era più di due anni fa. Due anni di lotte per la sopravvivenza dopo l’Evento, due anni del dover accettare il fatto che tutte le persone che amavi non ci sono più e sei da solo.
 
Lui si ferma sui suoi passi e chiude gli occhi, faticando a respirare sotto il peso del dolore che non sembra mai alleggerirsi.
 
Suo padre, sua madre. Tyrion.
 
Cersei.
 
La dolce Cersei, vulnerabile e fragile. La vita insieme a lei non era mai stata facile, ma lui l’aveva amata comunque. Era la sua cugina di secondo grado, erano cresciuti insieme, uniti quasi come fratello e sorella, e lui aveva sempre saputo com’era fatta. Non si sarebbero mai dovuti innamorare; non si sarebbero mai dovuti sposare; non avrebbero mai dovuto avere dei figli, ma era stato solo dopo la nascita di Tommen che Jaime si era reso conto di quanto mentalmente instabile e fragile lei fosse in realtà. Lui è certo che lei non abbia mai davvero compreso cosa aveva tentato di fare ai bambini.
 
Ma dèi—una parte di lui l’aveva amata ancora, anche dopo il loro divorzio. E quando lei prendeva le sue medicine, stava...bene. Non era la sua imprevedibile Cersei, che tanto lo eccitatava, no, ma era una Cersei meno pericolosa—meno pericolosa per se stessa e per i loro figli.
 
E poi l’Evento gliel’aveva portata via, e—lui aveva creduto—gli aveva portato via anche i loro bambini.
 
Lui si trovava a Meereen quando era accaduto l’Evento, stava combattendo in un conflitto causato da dei motivi che lui nemmeno si ricorda. I bambini erano ad Approdo del Re insieme ai suoi genitori, frequentavano la scuola privata, mentre Cersei...bè, Cersei si trovava di nuovo nell’ospedale psichiatrico di Maegor, dopo che aveva smesso di prendere le sue medicine quando lui era partito per la guerra. Tyrion si trovava nelle Isole dell’Estate, e Jaime aveva sempre sperato che Tyrion fosse in un qualche bordello a cielo aperto, venerando il dio delle tette e del vino, quando l’Evento era avvenuto.
 
Jaime prega che siano tutti morti velocemente, soprattutto Cersei. Il pensiero di lei che vagava in questo mondo devastato, fragile e bellissima...
 
Lui rabbrividisce scacciando quel pensiero.
 
Gli ci erano voluti due anni, ma alla fine aveva lasciato Meereen per tornare ad Approdo del Re. Non perché avesse una qualche speranza di trovare qualcuno vivo, tanto meno la sua famiglia, ma perché non aveva nessun altro posto dove andare. I peccati del passato possono gettare delle lunghe ombre, anche dopo la fine del mondo.
 
Jaime si era diretto verso Approdo del Re con una qualche vaga idea di trovare la casa di suo padre e forse suicidarsi lì, su quelle rotte fondamenta. Ma alla fine, non ci era riuscito. Forse una parte di sé sentiva che lui non meritasse una fine così veloce e indolore, quando lui non sapeva come Cersei fosse morta, o i suoi bambini, o il resto della sua famiglia.
 
E adesso eccolo lì: in un insediamento nascosto, gestito da una goffa donzella enorme, un insediamento nascosto pieno di bambini...inclusi i propri.
 
Lui sospira mentre torna verso le baracche e verso il fuoco.
 
Non lo sa cos’ha fatto per essere così fortunato da meritarsi di essere riunito ai suoi figli, ma adesso lui è qui, con loro, e ovunque loro siano, ci sarà anche lui.
 
qualcuno deve aiutare quella donna fin troppo fiduciosa a proteggere tutti questi bambini da quelle vipere che lei ha appena fatto entrare dalla porta.
 
*/*/*/*/*
 
Jaime sbatte le palpebre verso Brienne, e si accorge di star ancora stringendo la mano di lei.
 
“Dèi,” lui grugnisce.
 
Lei è pallida, le sue lentiggini sono in risalto sul suo volto pallido. “Te l’avevo detto che era brutale,” lei dice.
 
Lui scuote la testa e si appoggia contro lo schienale della sua sedia. “Dèi,” lui ripete, passandosi una mano tra i capelli. “Iniziamo a spegnere i generatori e la barriera elettromagnetica,” lui dice, la sua voce è severa. “Ne ho avuto più che abbastanza per stanotte.”
 
Brienne si limita ad annuire.
 
*/*/*/*/*
 
 
 
 
 
 
 
 





- Il fatto che i vari Jaime che incontriamo abbiano tutti un soprannome bello pronto per la loro Brienne, deriva dal fatto che il primo a trovare soprannomi buffi alla sua Brienne è il Jaime originario vero, ovvero quello di GRRM, lol, come l’iconico “donzella/wench”. E forse avrei dovuto anche puntualizzarvi prima che tutti gli Jaime che vedrete avranno tutte e due le mani. In questa fanfiction Jaime ha avuto fortuna, lol.
 
- La Snowianità è una religione d’invenzione dell’autrice, che si ispira alla cristianità del nostro mondo reale. Nell’universo della Septa e del Prigioniero, Jon Snow è morto e resuscitato per salvare il mondo dagli Estranei, e quindi ha ispirato una nuova religione che venera la sua figura. Adoro l’autrice.
 
- La bambola “Sansa” accennata nell’universo di Jaime versione Megastar e Brienne versione investigatrice privata/fornitrice di catering, è ovviamente la loro versione della bambola di “Barbie” del nostro universo reale, lol. Adoro l’autrice, parte 2.
 
- Non so se magari a qualcuno/a di voi manchino le mie “curiosità” strambe o i miei scleri di fine capitolo, che ero solita mettere sotto le mie passate traduzioni. In futuro vi scriverò alcune di quelle note più spesso, senz’altro, ma nel frattempo, vi lascio un “anticipo”, una chicca.
 
Io ho sempre sospettato fortemente che D&D non abbiano mai letto la saga di libri di GRRM, non per intero comunque, e che avessero un qualche team che leggesse i libri e che desse loro dei “riassunti”, a cui quei due si ispiravano vagamente per le sceneggiature di GOT. Una conferma di ciò l’ho avuta nel 2015, quando durante un’intervista dove erano presenti anche gli attori che interpretavano Jon Snow e Samwell Tarly (che poverini erano super cringiatissimi), D&D avevano dimostrato di non avere la più minima idea del fatto che nei libri di GRRM, Sam avesse dei capitoli POV…non sapevano dell’esistenza dei capitoli di Sam…
 
Nonostante nei capitoli di Sam accadano cose molto importanti, come intere lotte contro gli Estranei, il piano di Sam di far eleggere Jon Snow come Lord Comandante dei Guardiani della Notte (ben diverso nei libri rispetto alla serie tv), e addirittura Sam che mi si imbatte in Arya a Braavos. Se degli sceneggiatori pagati non so quanti milioni di dollari per “adattare” dei libri, non conoscono nemmeno una cosa del genere riguardo i libri su cui, si suppone, stessero lavorando…capite che eravamo spacciati sin dall’inizio.
 
E poi ci meravigliamo che quei due non avessero capito niente dei personaggi di Jaime e Brienne dei libri originali…
 
Ecco a voi il video di quel meraviglioso e indimenticabile momento cringe, dove i “cari” D&D sfoderano tutta la loro ignoranza sui libri del povero GRRM: https://melrosing.tumblr.com/post/659513597409542144/salttothesea-main-david-benioff-march-2015
 
In breve, in quell’intervista, si vede una fan chiedere a quei due imbecilli “Quale personaggio che nei libri di GRRM non ha dei capitoli POV, voi avreste voluto che invece avesse dei capitoli come POV?” E D&D rispondono che avrebbero dato dei POV a Sam…e l’attore che interpretava Sam fa invece gentilmente notare che il suo personaggio ce li ha eccome i capitoli POV nei libri, cosa che anche Kit Harington sapeva. Avrebbero potuto dire qualsiasi altro nome, davvero…avrebbero potuto dire Robb Stark, Ditocorto, Stannis, che sono tutti personaggi senza POV…ma no, dovevano far vedere a tutti di essere dei pigri incompetenti. Avrebbero dovuto conoscere i libri che stavano adattando come se fossero stati scritti da loro stessi, e invece…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Kikiletoway