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Autore: Francyzago77    12/05/2022    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Perché proprio Daisy? –  Sophie era fredda, gelida e allo stesso tempo amareggiata rivolgendosi a suo marito appena ritornato a casa.

Era buio, Lewis dormiva nella sua camera, nel salone soltanto Percy e Sophie entrambi seri e cupi.

-Rispondimi! – lo esortava la giovane – Dammi almeno una spiegazione.

-Te lo ha detto lei? – domandò Percy impassibile.

-L’ho scoperto da sola – fu la laconica risposta di Sophie.

-Sei perspicace – ridacchiò lui girandole intorno.

-Ho trovato questa nel letto! – esclamò Sophie mostrandogli con rabbia la perlina – Era un regalo di Eric, ricordo benissimo quel giorno. Tra mille e mille donne proprio lei, mi dici il perché?

-Cosa cambia per te? – ora era il solito Percy, viscido e odioso.

-A me non importa, sono consapevole che non mi sarai mai fedele – continuò Sophie con foga – ma è per Eric che mi dispero! Io e te non siamo più una coppia da tempo, ormai è finita ed è inutile io mi illuda, vado avanti solo per Lewis. Ho tentato di perdonarti ma è stato tutto inutile, la nostra è un’unione finta, il nostro matrimonio è distrutto da anni.

-Stai esagerando! – sorrise lui beffardo – Abbiamo ancora i nostri momenti di passione!

-Non me ne faccio nulla! – gridò Sophie alterata e scossa – Il tuo non è amore ma , ti ripeto, non m’importa più di noi. È per Eric che soffro! Se lo verrà a sapere potrebbe uccidersi.

-Oppure uccidere me? O sua moglie? – e rise nuovamente aggiungendo – Da parte di Daisy non noto tutto questo trasporto verso di lui se così facilmente è caduta fra le mie braccia.

Sophie disgustata si voltò per dirigersi verso le scale.

-Non rivolgermi più la parola – tuonò  a suo marito con rabbia. 

Andò in camera e si chiuse a chiave.

Era preoccupata per Eric, non voleva soffrisse, non lo meritava. 

Ed era delusa da Daisy. 

Percy era squallido e lo sapeva ma Daisy aveva ingannato Eric e questo per Sophie era stato come una coltellata al cuore.
 

Passarono i giorni ma non disse nulla.

Evitò di andare dal cugino, era tutto preso con gli esami e quella rivelazione avrebbe compromesso l’esito del colloquio.

Era tentata però di andare da Daisy e confessarle che aveva scoperto la sua tresca.

Era veramente tentata.

 

Quel pomeriggio stava a dipingere a casa della signora Vienny mentre Lewis era in giardino a giocare con il nipotino della donna.

-Si incontreranno ora? – era la domanda che si poneva Sophie poggiando la punta del pennello sulla tela.

Stava raffigurando il volto di una ragazza che, appoggiata al davanzale, guardava lontano. D’istinto tracciò una lacrima sulla gota della giovane, scese con l’azzurro mescolato un po’ al bianco e rese triste e malinconico quel dipinto.
 

Daisy si asciugò con la mano la guancia bagnata dal pianto.

Era nuovamente in quella stanza, su quel letto, attendendo quell’uomo che in poco tempo l’aveva fatta ritornare a vivere un passato squallido e senza amore.

Si voltò sentendo la porta aprirsi, Percy entrava spavaldo e guardandola disse:

-Ti sei già spogliata? Hai fatto bene!

Sedendosi sul letto si avvicinò a lei per portare le sue labbra sulla sua bocca ma la ragazza si girò di scatto rifiutandolo.

-Cosa devo fare per elemosinare un bacio da te? – le chiese Percy infastidito.

-Mai un bacio – continuò a dirle – mi hai dato tutto con quella bocca ma mai un bacio.

Daisy non rispose e lo ignorò guardando dall’altra parte.

No, non avrebbe mai potuto dargli un bacio perché un bacio era un gesto d’amore e d’affetto, era sentimento, era affidarsi all’altro e scambiarsi fiducia.

Tutto questo era per lei un bacio.

Un bacio era soltanto per Eric.

Per Eric.

Un’altra lacrima.

Scendeva.

E ora qualcuno bussava.

-Ecco la sorpresa che ti avevo promesso – affermò Percy che, tornato ilare, si apprestava ad aprire la porta.

Daisy spaventata si coprì con il lenzuolo mentre vide un uomo varcare la soglia della camera.

-Carissimo – esordì Percy chiudendo a chiave – sei il benvenuto!  

Quello volse subito lo sguardo verso il letto dove Daisy tentava di coprirsi sempre di più, attonita e sconvolta.

-Lui è Stuart – disse Percy sorridendo – un amico. 

L’uomo, alto e abbastanza piacente, iniziò a togliersi la giacca fissando la ragazza e dicendo ad alta voce:

-E’molto bella, avevi ragione!

Daisy spaventata tentò di scendere dal letto ma Percy la fermò sussurrandole:

-Non dirmi che non hai mai provato un gioco a tre?
 

Passarono due giorni, quella mattina Eric era in ospedale per il colloquio con il direttore.

Attendeva di essere chiamato e intanto si sistemava accuratamente la giacca che Georgie gli aveva cucito per l’occasione.

Pensava ai tanti progetti che avrebbe voluto e potuto realizzare se avesse superato quella prova e ottenuto quel posto tanto ambito.

-Prego, entri pure – un’infermiera lo fece accomodare nello studio del direttore.

Lui attese che quella uscisse e con passo lento ma deciso si avvicinò alla scrivania dove l’uomo lo aspettava seduto.

-Buttman – scandì bene il direttore – Eric Buttman. È un immenso piacere fare la tua conoscenza.

Il ragazzo fu sorpreso dal tono confidenziale e dalla accoglienza così calorosa da parte di una persona tanto importante.

-Buongiorno – disse quasi balbettando mentre quello lo invitava a sedersi di fronte a lui.

Sulla scrivania vi erano carte, fogli, relazioni. Eric, con curiosità, cercava di capire se vi fossero anche i suoi compiti scritti. Era desideroso di parlarne con il direttore, voleva argomentare e spiegare le sue tesi, era ansioso di iniziare il colloquio.

-Ammiro quelli come te! – esordì il direttore.

-Bene – pensò Eric – sarà rimasto soddisfatto del mio lavoro.

-Vi ringrazio – disse all’uomo ad alta voce.

-Diamoci del tu – affermò il direttore con enorme stupore di Eric.

-No, mi sembra una mancanza di rispetto nei vostri confronti – asserì il giovane educatamente.

-E invece devi chiamarmi con il mio nome, niente formalismi tra noi! – esclamò aggiungendo – Non voglio sentirti dire, signor direttore ma Stuart. Il mio nome è Stuart.

 

  

   
 
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