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Autore: Aivlis296    13/05/2022    0 recensioni
Titans, i personaggi sono quelli dei fumetti (fino al 2012 principalmente), quella è la loro storia passata, si concentrerà principalmente su Raven (Rachel Roth, in italiano Corvina).
Dopo anni e anni dove ha dovuto reprimere se stessa per non mettere in pericolo le persone che ama, Rachel è in un momento felice della sua vita e forse la sta vivendo veramente appieno, eppure c'è qualcosa che le sta dando il tormento. Qualcosa non torna, un nuovo dolore la sta spingendo via da tutto quello che era riuscita a costruire.
Mi sono ispirata a una serie che ho visto, e non ho potuto non notare quanto, in qualche modo, questi due personaggi siano più vicini di quanto sembrino. Spero vi piaccia!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Si pensa che la morte si viva solo una volta e che non ci sia niente di più doloroso di questa, lo pensavo anche io, prima di viverlo più e più volte.

Eppure non ho mai avuto il lusso di morire in un letto circondata dai miei cari con un senso di pace, so che non tutti possono avere questa fortuna, ma essere disintegrata per mano dei propri amici per evitare che tu stessa possa distruggere il mondo intero non rientra nelle possibilità di solito. Non mi spaventa in sé la morte, ma più quello che potrei causare prima di arrivare a quel punto, non potrei perdonarmi di fare del male alle persone che ho in torno. Non di nuovo.

-Ti prego, lasciami morire, non voglio tornare.

-Mi pare un po’ drammatica come risposta, so che è domenica mattina, ma rimane una risposta esagerata.

-Cosa?

Rachel si mise seduta sul letto massaggiandosi le tempie, le sembrava di essere stata investita da un camion e allo stesso tempo che la sua testa fosse stata messa in una morsa.

Più prendeva coscienza di sé, più il dolore aumentava.

Tutto ciò che la circondava appariva sfuocato, appena cercava di mettere a fuoco qualcosa le partiva un fischio stridulo nella testa che arrivava ad irrigidirle tutto il corpo, così forte che non riusciva a emettere nemmeno un suono dal dolore, per urlare o per chiedere aiuto. Ad un tratto captò qualcosa nelle sue vicinanze, qualcosa che la sua anima bramava, di cui voleva  cibarsene a tutti i costi, si protese verso la fonte e la strinse a sé.

Non capii subito cosa potesse essere e non si fece troppi problemi a cercarla di assorbirla, il male era troppo intenso per qualsiasi altro pensiero che non fosse “assorbilo”.

Caldo, luminoso, intenso.

La bruciava, ma quel bruciore che puoi sentire con il primo vero raggio di sole dopo un lungo inverno, ti scotta, ma è così invitante che ti lasci avvolgere.

Il dolore si acquetò abbastanza, per cui Rachel riuscì a iniziare a visualizzare ciò che la circondava più chiaramente.

Percepiva il bianco delle pareti, la morbidezza del materasso sopra dove si trovava, la coperta che le si era tutta attorcigliata intorno alla gamba e un odore così familiare.

Quel calore che stava assorbendo si stava sempre di più raffreddando. Era un profumo fresco, silvestre, che avrebbe riconosciuto ovunque tra mille e fu lì che riprese coscienza della realtà.

Tra le mani sorreggeva la testa di Garfield in totale catalessi, il suo viso appariva sciupato con gli occhi totalmente bianchi, mentre boccheggiava con le labbra screpolate cercava, con dei piccoli spasmi, di raggiungere le mani di Rachel per liberarsi, inutilmente.

Davanti a questo orrore, Rachel, lasciò andare il capo di Garfield e invertì il flusso di assorbimento dell’energia.

Una parte di lei si rivoltava per quello che stava facendo, non le era naturale lasciar andare via così quell’energia, un tale spreco.

Il dolore iniziò ad aumentare di nuovo mentre Garfield riacquisiva un aspetto sano e il suo solito colorito verde. Appena aprì gli occhi e riuscì a tirarsi sù con le proprie forze, Rachel smise di disperdere le energie rubate, sapeva che non poteva lasciargliele riavere tutte indietro.

Non poteva riprovare quel dolore, non voleva sentirlo di nuovo.

-Cristo Rae, che diavolo ti è preso?Ho perso conoscenza a un certo punto. Mi sento realmente uno schifo. Peggio di quella volta che sono rimasto troppo a lungo in una forma, e non è una bella cosa Rae-Rae, te l’assicuro.

Iniziò a lamentarsi Garfield guardandola mentre si stava massaggiando il collo. Rachel, visibilmente ancora scossa, si fece piccola piccola in un lato del letto stringendosi le mani sullo sterno, cercando di placare l’agitazione.

-Dovevo farlo, non potevo sentire tutto quel male, non di nuovo.

Poi cambiò il tono della voce, come se fosse un animale all’angolo, e trasalì :Non è stata colpa mia! Qualcosa mi stava facendo del male- -Cercava di Uccidermi!

Garfield, visivamente confuso di questo cambio di tono le si avvicinò per cercare di tranquillizzarla

-Rae, mi spiace, va tutt- Non riuscì a finire la frase che Rachel si alzò in piedi per non farsi avvicinare -Non mi toccare! Tu, hai paura di me! Pensi che io- io sia di nuovo impazzita, non è vero?! Che sia di nuovo cattiva!

Garfield ancora seduto sul letto, cercando di tenere un tono calmo provò a tranquillizzarla -Cosa stai dicendo? Per favore Rae, ragiona un attimo e torna in te.

cercò subito dopo di prenderle la mano, che lei ritrasse all’istante, non voleva che la toccasse

-Lo sento Garfield, sento le tue emozioni. Mi nutro di esse, mi chiamano così tanto, le bramo e lo sento che hai paura. 

Dopo questa frase, delle lacrime iniziarono a scendere dal suo viso- Hai paura di me.

Si portò le mani sul viso per cercare di asciugarsele mentre si sentiva terribilmente in colpa, non poteva avere paura di lei, non lui. Tutti la temevano chi in maniera più plateale e chi invece lo nascondeva inutilmente, lei lo poteva percepire. Lui però, forse per una sua ingenuità, non l’aveva mai fatto da quando era tornata in vita. Era stato dalla sua parte anche dopo le varie volte che aveva perso il controllo. L’aveva aiutata così tanto, nonostante lei avesse provato ad allontanarsi da lui, alla fine non ci riusciva mai del tutto.

Ne sentiva il bisogno, le sue emozioni tendenzialmente felici e allegre l’aiutavano a stare meglio, era la cosa più vicina alla pace che potesse sentire al di fuori della meditazione, eppure una parte di lei lo voleva farlo soffrire intensamente. Ma ogni volta che la sua mente accarezzava quell’idea, nonostante fosse tratta da ciò, rabbrividiva e se ne allontanava il più possibile.

Garfield si alzò dal letto, e con una leggera esitazione, riprovò ad avvicinarsi e a prenderle la mano. Questa volta Rachel si lasciò prendere

-Rae, ho paura… Rachel trattenne il fiato e lo guardò negli occhi, in attesa di una sua qualsiasi reazione, cercando di essere pronta a qualsiasi risposta  -… Ma perché non so cosa ti sta succedendo. Per favore, non cercare di scappare come fai sempre. A quel punto Rachel si avvicinò e si strinse a lui e con un filo di voce disse- Non ne ho idea Gar, non so cosa sta cercando di farmi del male. Sento questo rumore nella mia testa, questo dolore e non so perché mi fa così tanta… paura.

-Vedrai che ne verremo a capo, te lo prometto, come abbiamo sempre fatto e come sempre faremo.

Il battito del cuore di Garfield, il suo profumo, la tranquillità e il calore che emanava la fecero calmare.

Alzò lo sguardo e lo guardò, lui ricambiò ed abbozzò un sorriso.

Notò che il ciuffo che portava aveva bisogno di un’accorciata, gli andava sugli occhi, così come le basette erano troppo lunghe.

Però, nonostante fosse partita malissimo la mattina, sembrava pronto per uno shooting fotografico. Era un bel ragazzo, con la pelle verde, certo, ma rimaneva un bel ragazzo.

Rachel a volte si chiedeva, se le cose fossero andate diversamente, se loro due fossero stati “normali”, si sarebbero trovati e innamorati comunque?

Rachel rispose al sorriso sorridendo a sua volta, indipendentemente da quello che pensava, per loro non sarebbe mai stato nulla di normale. Non in questa vita. Mentre navigava con la mente per stupidi pensieri, notò qualcosa di diverso intorno a lei, ora che aveva acquisito nuovamente la calma.

-Garfield, dove ci troviamo? Questa non è la Titans Tower.

  
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