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Autore: anaaa4radaelli2007    14/05/2022    0 recensioni
Tratto dalla storia:
"Tocca come sono ruvido
Pelle, mente, cuore
Tocca come sono ruvido"
Serie di one-shot di tutto ciò che non è stato detto.
Se lontano dagli occhi, non è poi lontano anche dal cuore?
Tratto dalla storia:
"Guardami bruciare mentre appicchi il fuoco. Ascoltati urlare e sentimi ringraziare".
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Note:
E' raccomandato l'ascolto della canzone segnalata. Anzi, è d'obbligo.


(Voilà, Barbara Pravi) 

 

Guardava giù dalla finestra, una mano davanti alla bocca, per trattenersi. Gli dava le spalle, e cercava di non ascoltarlo. 

<< Albus, è ciò che va fatto >> 

Non voleva ascoltarlo. 

<< Vedrai, andrà tutto bene. Non devi temere nulla, se saremo assieme, niente potrà accaderci >>. 

Non voleva guardarlo. 

<< È per qualcosa di più grande di noi, di tutti. È per un bene maggiore, è per qualcosa che deve essere fatto >>. 

Perché se lo avesse ascoltato, se lo avesse guardato... 

<< Albus! Devi darmi ascolto. È la cosa migliore Albus, per tutti, tutti! >> 

… Non sarebbe più potuto tornare indietro. 

<< ASCOLTAMI >> 

Grindelwald si avvicinò prendendolo per una spalla e facendo si che si fronteggiassero. Lo tenne saldo per le spalle, come se sapesse che sarebbe potuto scappare da un momento all’altro. 

Albus però, non ne avrebbe avuto comunque le forze. 

<< Io, il mezzo pazzo >>. Grindelwald rise senza divertimento e Albus tenne gli occhi puntati sul pavimento in legno. 

<< Voglio che parlino di me. Ai loro amanti, ai loro amici. Che raccontino di quel ragazzo dagli occhi neri e del suo sogno folle. Voglio scrivere storie che li raggiungano, che arrivino a tutti loro, fino ai figli dei loro nipoti e più in là ancora. È tutto >>. 

Gli prese il viso e gli accarezzò una gota delicatamente con il dorso della mano mentre l’altra lo teneva ancora saldamente per una spalla. 

Albus tentò di liberarsi ma senza sforzarsi un minimo, e con lo sguardo basso e incerto, sussurrò: 

<< Sei uno stupido, se credi di poter riuscire nel tuo obiettivo. E sei un codardo, se hai in mente di usare la scusa di un bene superiore per nasconderti. E tu non sei niente di tutto ciò >>.  

<< È così, è così, è così, è così che sono. Sono qui anche se ho paura, sì. Sono qui nel rumore e nel silenzio. Chi è il codardo tra noi? >> 

Albus voltò la faccia dall’altra parte, cercando di sottrarsi a quello sguardo inclemente. 

<< Guardami, o almeno quello che resta di me >>. Lo riprese invece Gellert, ma l’altro non cedette. 

<< Guardami, Albus, prima che io mi odi >>. 

E quando mai Albus Silente era riuscito a dire di no ad un Gellert Grindelwald vulnerabile? 

Fissò i suoi occhi nei suoi, e tentò di trasmettergli tutta la disperazione che lo stava divorando dall’interno. Lo supplicava con lo sguardo di fermarsi, di baciarlo e fingere che tutto ciò non fosse mai accaduto, che il momento in cui le loro idee si sarebbero messe in contrapposizione non fosse mai arrivato.  

Lo pregò con gli occhi di cessare il suo sproloquio, prima che si ritrovasse ad unirsi a quel farneticare. 

Ma Gellert Grindelwald era noto per non saper percepire un limite, quando ne riscontrava uno.  

<< Non dirò cose che le mie labbra non vogliono dire. Non fingerò per persone che non fingerebbero per me. Non eviterò di far male a persone che non alzerebbero un dito per difendermi. Farò ciò che serve, ma non mi dispiacerò per quello che ciò comporterà. È così impossibile da comprendere, per te? Così impossibile da accettare? >> 

Gli sembrava di non conoscerlo più ma, dopotutto, lo aveva mai fatto? 

<< Dove sei, Gellert? Quanto lontano sei andato? >> 

<< Qui, qui, qui! Ecco chi sono, è questo, ciò che sono! >> 

Grindelwald gli si avvicinò ancora maggiormente e i loro nasi si sfiorarono quasi. I respiri una sola nuvoletta di fumo, i loro profumi mescolati in uno solo, il colore dei loro occhi un’unica sfumatura, i loro cuori battenti all’unisono, e le loro menti, erano sulla stessa linea, le loro menti? Entrambe sulla stessa rotta pronte a schiantarsi se necessario, entrambe sulla stessa nota melodica assordando gli ascoltatori?  

<< È la mia bocca, è il mio grido, sono io. Qui, qui, qui, qui sono proprio qui. E questo è il mio sogno, il mio desiderio. Senti come rido, come vivo! >> 

Quel bagliore negli occhi, quel qualcosa oltre alla semplice ambizione, sicurezza e astuzia. Oltre la crudeltà, l’intelligenza, l’aspettativa. Oltre l’amore, la follia. 

<< Sento come stai per morire, Gellert, seguendo il tuo sogno, il tuo desiderio >>.  

Le braccia inermi lungo i fianchi, il viso circondato dalle mani calde dell’altro. Tutto in lui voleva solo arrendersi e seguirlo, ma non c’era forse qualcosa di sbagliato, nel farlo?  

Qualcosa di ingiusto, da cui non si tornava più indietro. Qualcosa, qualcosa... 

<< Non andartene, ti prego di restare. A lungo, forse per sempre >>. 

<< Non sarà questo a salvarti >>. 

Oh, quanto avrebbe voluto lo fosse. 

<< Potrebbe non salvarmi, no, ma non so come fare senza di te >>. 

Grindelwald esposto era la debolezza di Silente. 

Silente fragile era la vittoria di Grindelwald. 

<< Non sono sicuro di cosa fare. Voglio che tu mi ami perché non so come amare i miei contorni, ma non so cosa fare >>. Ammise Albus e appoggiò la fronte su quella di Gellert, arrendendosi e abbandonandosi a lui. 

<< Ma io sono qua, e ti amo, e so che cosa fare >>. Gli accarezzò le guance e sorrise. 

<< Guardami finalmente, sono io, e i miei occhi e le mie mani. Tutto quello che ho è qui, è la mia bocca è il mio urlo, e ti do tutto. Ti chiedo solo di seguirmi. Perché io sono qui, proprio qui. >> 

Gellert gli baciò un angolo della bocca, poi l’altro, poi il naso, e poi le labbra.  

E le lingue erano una sola, la bocca una soltanto, le menti sulla stessa linea, rotta, e nota musicale.  

E lo sguardo era ambizioso, sicuro, furbo. Era crudele, intelligente, impaziente. Era innamorato. Era folle. 

<< Qui, qui, qui, qui, qui >>. Sussurrò Albus ininterrotto baciandolo con vigore, e si chiese perché combattere, quando poteva piegarsi e non dover rinunciare a quegli occhi e a quella bocca e a quelle mani. 

Quel qualcosa che lo frenava dall’accettare qualsiasi futuro Gellert gli stesse offrendo, diventò inconsistente come la distanza che li separava.  

Tutto ciò di cui si interessava era tra le sue braccia in quel momento, e gli bastava. Ecco qui. 

 

 

 

   
 
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