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Autore: lolloshima    15/05/2022    0 recensioni
"So bene come appaio. E sono consapevole dell'effetto che faccio sulle persone. Ragazze, ma anche ragazzi. Anche uomini. O allenatori.
Ne sono consapevole e me ne compiaccio.
E' la mia piccola rivincita in questo mondo popolato da mostri talentuosi che non devono spaccarsi la schiena per emergere".
Ispirandomi ad alcune scene del manga, con questa storia ho voluto far emergere la parte più intima ed interiore dell'aitante capitano Oikawa Toruu, che siamo abituati a vedere come una persona sempre affascinante e sicura di sè.
Un lato introspettivo che fa emergere tutti i problemi di una personalità complessa, ambiziosa a sola. E che, forse, si potrà salvare solo grazie all'amicizia. O sarà amore?
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Nuovo personaggio, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Da tre settimane Hajime non riesce a parlare con Oikawa.

Ogni giorno esce da scuola cercandolo con lo sguardo, ma lui ha preso l’abitudine di correre via alla fine delle lezioni, per andare a rifugiarsi chissà dove, rendendosi irreperibile.

Ormai non ci spera neanche più di trovarlo da qualche parte e di potersi confrontare con lui.

E’ solo per abitudine che, prima di andare a casa, ogni giorno ripercorre tutti i posti che frequentavano insieme. Quelli che loro definivano “nostri”. Con la moto è addirittura andato fino al mare, nella vana speranza di trovarlo sul pontile dove andavano a chiarisi quando litigavano.

Per fortuna riesce a vederlo agli allenamenti. In palestra Oikawa è sempre il solito fenomeno. Le sue alzate sono perfette, e l’impegno che ci mette coinvolge tutta la squadra. Ma è evidente che Toru fa di tutto per non rimanere da solo con lui, e quando gli rivolge la parola lo fa solo per commenti tecnici, valutazioni sportive, nient’altro.

Degli sguardi di intesa, della comunicazione silenziosa e profonda che c’era tra loro due non è rimasto più nulla. Solo qualche “bene così”, “un po’ più alto”, “avanti il prossimo”.

In classe, durante le lezioni, è ancora peggio.

Oikawa non parla con nessuno, ad ogni intervallo si rifugia chissà dove, e dopo il suono dell’ultima campanella, semplicemente sparisce.

Ovviamente, ha provato a chiamarlo, mandargli messaggi, contattarlo sui social, ma Oikawa ha bloccato il suo numero ovunque.

Incredibilmente, ha addirittura interrotto gli allenamenti supplementari. Non cerca più il sistema di intrufolarsi in palestra durante la pausa pranzo, e non si ferma più oltre orario, quando tutti gli altri se ne sono andati.

All’inizio Iwaizumi dopo gli allenamenti era ritornato in palestra, giorno dopo giorno, nella speranza di sentire il suono delle sue schiacciate rimbombare nella grande sala deserta, o di vedere il suo corpo perfetto riflesso nello specchio dello spogliatoio, ma niente.

Oikawa non si era più visto.

Era andato anche a casa sua.

Neppure i suoi avevano idea di dove si trattenesse tutti i pomeriggi. Rientrava sempre tardissimo e durante il giorno non si faceva vedere né sentire. Sua mamma non sembrava affatto preoccupata. “Conoscendo mio figlio, sono sicura che avrà trovato una palestra prestigiosa, che lui ritiene degna del suo talento, dove potersi allenare. Se avesse bisogno di qualcosa, certamente chiamerebbe...”.

Per qualche giorno lo aveva aspettato a casa sua, e una volta era stato addirittura invitato a guardare una noiosissima partita di baseball alla televisione insieme a suo padre, ma alla fine si era sentito di troppo, e non aveva più voluto disturbare la sua famiglia.

Il coach Nobuteru Irihata non sembra preoccupato di questo improvviso distacco del suo capitano.

Lui è sempre riuscito a vedere le capacità di Toru al di là dell’apparente mancanza di talento naturale, e più di tutti conosce quanto gli allenamenti intensivi possano essere nocivi per il fisico di Oikawa. Probabilmente, ha addirittura preso con sollievo l’allentamento degli sforzi da parte del suo numero uno.

Iwaizumi invece non si dà pace.

Non è più riuscito a placare il senso di vuoto dopo quello che era accaduto tre settimane prima in palestra.

Quando Oikawa si era alzato per andarsene, lui aveva cercato di trattenerlo. Lo aveva afferrato per un braccio e lo aveva pregato di restare. Oikawa si era divincolato e aveva cercato di proseguire. Iwaizumi lo aveva preso per i fianchi, si era avvinghiato alla sua maglietta, appoggiandogli la testa sulla schiena.

“Toru, per favore, parliamone”.

“Non c’è niente da dire, Hajime. E’ evidente che adesso hai una ragazza, quindi non capisco cosa vuoi da me!”

“Lo sai benissimo, Scemokawa, non c’è nessuna ragazza. Non c’è mai stata. E tu lo hai sempre saputo”.

“In ogni caso i tuoi problemi sentimentali non mi riguardano. Certo, a meno che non influiscano sulle tue prestazioni sportive, in quel caso potrei anche chiedere al coach di sostituirti come titolare. E adesso lasciami, ho da fare”.

Il tono duro e tagliente di Oikawa era penetrato come una lama affilata nell’animo sconvolto di Iwaizumi. Non gli era sfuggito il tremolio nella voce dell’amico mentre diceva quelle parole, ma la loro durezza gli aveva impedito di insistere.

Aveva allentato la presa sui fianchi di Oikawa e aveva tirato su la testa, gli occhi rossi e le lacrime sul punto di esplodere.

Oikawa non si era neppure voltato mentre usciva dalla palestra, dalla scuola e dalla sua vita.

 

Da quel giorno il dolore di Iwaizumi è aumentato, fino a diventare insopportabile.

Non riesce a pensare di dover rinunciare a Toru, dopo una vita passata insieme.

Ogni piccolo dettaglio gli richiama alla mente tutto quello che hanno condiviso fin da bambini e che ha contribuito a cementare la loro unione.

L’erba alta dei prati, che tante volte da bambini hanno attraversato correndo, cercando di resistere al solletico degli steli sulla pancia, o dove si sono nascosti per sfuggire ai ragazzi più grandi e prepotenti.

Le lucertole, che Oiwaka lo sfidava a catturare e che poi liberava accusandolo di crudeltà verso gli animali.

I film horror visti alla televisione, o almeno che lui guardava mentre Toru, terrorizzato, per tutto il tempo teneva la faccia schiacciata contro il suo petto.

Le stelle, che ammiravano distesi a pancia all’aria, ripromettendosi di parlare di ragazze e poi finendo sempre a parlare di pallavolo.

Le sue magliette, che spesso e volentieri erano sporche delle lacrime e del moccio di Oikawa, quando doveva consolarlo per qualcosa.

Le macchie di altra natura, quando aveva cominciato a scoprire quanto fossero eccitanti il profumo della pelle, il capelli morbidi, il corpo nudo del suo amico…

Iwaizumi lo vede ovunque. Non solo a scuola, dove la situazione è addirittura straziante, ma anche fuori da quel contesto.

Lo vede tra la folla che attraversa la strada, nel profilo di certi modelli nei cartelloni pubblicitari, nelle immagini delle opere d’arte raffigurate nei libri di scuola. Lo vede nei suoi pensieri. Nei suoi sogni.

A volte, durante le lezioni, gli capita di dover uscire dalla classe e correre in bagno per non farsi vedere da nessuno mentre gli viene da piangere.

Adesso è lì, davanti al lavandino del bagno della scuola, si guarda allo specchio, ha gli occhi ancora gonfi. Apre l’acqua per lavarsi la faccia e in quel momento la porta si apre e due ragazzi entrano chiacchierando allegramente. Non appena vedono la faccia di Hajime riflessa nello specchio si bloccano.

Hajime si volta verso di loro, gli occhi che sembrano iniettati di sangue, lo sguardo truce. Emette un ringhio pauroso.

“Scu… scusa il disturbo” borbotta uno di loro, facendo dietrofront.

Rimasto di nuovo solo, Iwaizumi torna a riflettere. E’ disperato, non può continuare così.

Quasi non mangia più, e non riesce a dormire.

Dopo la scuola, deve riuscire a parlare con Oikawa, ne ha bisogno.

Qualunque cosa succederà, almeno deve fare l’ultimo tentativo. Dentro di sé è sicuro che anche Oikawa stia soffrendo, che si sia messo in testa di sacrificarsi per uno strano senso di colpa, che lui non è riuscito a capire.

E’ sicuro che anche quel giorno Toru scapperà via dopo l’allenamento. Ma questa volta lui andrà a cercarlo, lo troverà e lo costringerà a parlargli.

 

Come previsto, non appena finiti gli esercizi di stretching, Oikawa vola in spogliatoio, si rinfresca velocemente e, ancora in tuta da ginnastica, esce di corsa, salutando a malapena.

Iwaizumi è già pronto a seguirlo. Forse ha capito dove potrebbe trovarsi.

Gli è venuta in mente una frase detta da sua madre “...avrà certamente trovato una qualche palestra prestigiosa che lui considera degna del suo talento”.

Oltre all’Aoba Josai, c’è un’unica scuola che Oikawa può ritenere degna del suo talento. Un’unica persona che lui ammira sopra ogni altra. Iwaizumi è sicuro: Oikawa è andato alla Shiratorizawa, da Ushijima Wakatoshi.

Intende raggiungerlo, affrontarlo e, se necessario, strapparlo dalle braccia di Ushiwaka!

Corre a casa e prende le chiavi della moto, vuole fare in fretta. Non dimentica di prendere un secondo casco, che offrirà a Toru quando lo porterà via con sè.

Corre più veloce che può verso la scuola delle aquile. Come si aspettava, i cancelli sono aperti e anche da fuori si vedono le luci delle palestre accese.

Senza pensarci imbocca rombando il viale principale dell’istituto, finché arriva nella zona degli impianti sportivi. Parcheggia davanti all'edificio destinato alla pallavolo ed entra.

Il boato della palla scaraventata a terra è impressionante. Ushijima ha appena effettuato un servizio potentissimo e per un attimo Iwaizumi è rimasto folgorato, dimenticando i suoi pensieri.

Tendo Satori, sotto rete porta le lunghe braccia sopra la testa, allunga gli indici affusolati e saltella di gioia.

Chi è il più potente asso del genere umano? Ma che domande, è il nostro capitano!” canticchia.

Sono soli nella grande palestra. Di Oikawa non c’è traccia. Non appena si accorgono di lui, Ushijima si blocca e Tendo gli si avvicina sgranando gli occhi e piegando la testa di lato.

“Nemico in perlustrazione?” dice con la sua vocina stridula.

“Scusate l’interruzione. Sono venuto a cercare Oikawa Toru. E’ qui, per caso?”

“Senti senti, abbiamo perso un capitano eh…” continua a cantilenare il rosso. “Cosa ti fa pensare che sia qui?”

Iwaizumi guarda seriamente Ushijima, che abbassa gli occhi. Questo basta per capire.

“E’ stato qui qualche settimana fa. Ma da quanto ne so il basket femminile non gli interessa più e quindi non viene più a seguire gli allenamenti…” questa metafora dev’essere costata un enorme sforzo al razionale Wakatoshi, che infatti è arrossito vistosamente.

Tendo ha tutta l’aria di non capire di cosa stia parlando, ma non chiede spiegazioni.

Iwaizumi raccoglie le forze per tentare un’ultima domanda, mandando giù un grumo di orgoglio.

“Non è che… non è che sapresti, per caso, dove potrei trovarlo…”

“Mi dispiace, no. Ma se fossi in te non lo lascerei andare. Se qualcuno arriva al punto di non volere nessuno intorno, o ha raggiunto lo stato di grazia, o è disperato. E in entrambi i casi è utile che sappia di avere vicino una persona che tiene a lui”.

Tendo sorride e guarda ammirato il suo capitano, mentre gli si avvicina.

Iwaizumi sente il solito groppo in gola e in silenzio esce dalla palestra. In ogni caso, si era sentito improvvisamente di troppo.

Ma dove diavolo, dove accidenti può essere Toru? Sente le lacrime salirgli agli occhi e i singhiozzi scoppiargli nel petto.

Non può più stare senza di lui.

Andrà a casa sua, lo aspetterà tutta la notte se necessario, ma non se ne andrà finché non gli avrà parlato.

In fretta prende la moto, infila il casco e parte a tutta velocità imboccando il viale principale della scuola verso il cancello d’uscita.

Non riesce a trattenere le lacrime, che gli scendono calde sulle guance e finiscono per appannare la visiera del casco. Come se non bastasse, ha appena cominciato a piovigginare.

Iwaizumi non vede quasi niente, ma il cancello è vicino. Non si accorge del bambino in calzoncini corti e la cartella sulle spalle che esce correndo da un vialetto laterale.

“Ma che diavolo…”

Sterza all’ultimo momento e la moto sbanda, lui cerca di rimetterla dritta, ma ormai è tardi, è troppo pesante, il viale è viscido a causa della pioggia, il mezzo ormai è fuori controllo. L’ultima cosa che vede è un grosso albero sulla sua traiettoria, poi… più niente.

Non sente neppure il boato devastante provocato dallo schianto.

Buio e silenzio lo avvolgono. Intorno a lui, il nulla.

 

   
 
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