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Autore: Aagainst    15/05/2022    1 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15.

 

And I feel like nothing can save me,
It's something I just can't undo,
Cause I can't not love you
(Every Avenue-I Can’t Not Love You)

 

 

 

 

Lexa aprì lentamente gli occhi, cercando a poco a poco di abituarsi alla luce che filtrava dalle tende. Guardò l’ora e sobbalzò. Non si era svegliata in tempo per dare da mangiare ad Ethan. Già, Ethan. Dov’era Ethan? Decise di alzarsi dal letto, sempre più confusa. Uscì dalla stanza e subito un invitante profumo di pancake le solleticò le narici. Quando arrivò in cucina, trovò Clarke intenta a servire la colazione ad Aden e Adria, mentre Ethan si divertiva a battere le mani, seduto sul seggiolone.

“Ben svegliata.“ la bionda la salutò, sorridendole. Lexa si morse il labbro e piegò la testa di lato, senza rispondere. Clarke le allungò un piatto pieno di pancake e la invitò ad accomodarsi, per poi sedersi di fronte a lei. 

“Madi?” chiese la mora, pregando con tutto il cuore che fosse ancora in casa. Clarke le fece segno di guardare fuori dalla finestra. Madi era in giardino, in compagnia di Octavia e Lincoln. 

“Cosa ci fanno loro due qui?” domandò Lexa, confusa. 

“O mi ha scritto chiedendomi se potevano passare.” spiegò Clarke. 

“E tu hai detto di sì?”. La bionda chinò il capo. L’aveva combinata grossa. Quella non era casa sua, lei e Lexa non stavano insieme e lei non aveva di certo il diritto di prendere certe decisioni.

“Io… Scusami, hai ragione. Avrei dovuto chiedertelo, non so nemmeno io perché… È che stavi dormendo e sembravi davvero esausta, non ho avuto il cuore di sv-…”

“Clarke, stop.” Lexa la interruppe. “Non è un problema. Anzi, sono felice che siano qui.”. Clarke realizzò solo in quel momento di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo. Tirò un sospiro di sollievo e si concentrò sui suoi pancake. Accanto a lei, Adria stava disegnando, concentratissima. Aden, invece, stava finendo di mangiare la sua colazione, silenzioso. Sembrava piuttosto turbato e Lexa e Clarke potevano facilmente immaginare perché. Aden non era uno sciocco, aveva capito benissimo cosa fosse successo a Madi. Lexa gli carezzò la mano e gli sorrise. Il ragazzino scrollò le spalle e si alzò da tavola. 

“Aden.” lo chiamò Lexa. “Resta qui.”

“Sto bene, mi sono solo ricordato che devo fare i compiti.”

“Aden.” insistette Lexa. Il ragazzino sbuffò. Si voltò. Clarke gli fece segno col capo di ascoltare Lexa e sedersi nuovamente a tavola. Aden obbedì, suo malgrado. 

“Mi dà solo fastidio che ora farete finta di nulla.” spiegò. “Perché è così, fai sempre finta di nulla. È da settimane che Anya ti chiede di aiutare Madi.”. Lexa guardò il ragazzino, colta alla sprovvista da quel discorso. “Sì, ogni tanto vi ho sentite discutere.”. Lexa si morse l’interno guancia. Guardò Clarke, in cerca di aiuto.

“Aden…” sospirò quest’ultima, carezzandogli il braccio. “Lexa tiene a Madi.”

“Beh, allora lo dimostra male.” asserì il ragazzino, con una durezza che a Lexa parve più dolorosa di un pugno allo stomaco. “Tanto alla fine a nessuno importa qualcosa di lei. Nemmeno a mio padre. Volevo dire, nostro padre.”. la verità colpì Lexa e Clarke come una pugnalata. Roan, ecco qual era il vero problema di Aden. Perché aveva abbandonato Madi? Che cosa lo aveva spinto a fare una cosa del genere? E perché, invece, con lui, Ethan ed Adria era stato diverso? Cosa avevano più di Madi? Lexa non sapeva rispondergli. Probabilmente, non ne sarebbe mai stata in grado. Gli sorrise, con tenerezza. 

“Madi non è sola, Aden. C’è a chi importa di lei.” gli disse, circondandogli le mani con le sue. Il ragazzino annuì, poco convinto. Lexa sospirò. Si voltò. Madi e Lincoln stavano giocando a basket. Chinò il capo, ma Clarke la obbligò a rialzarlo. I suoi occhi azzurri la invitarono a stare tranquilla, in una muta promessa di un futuro carico di bene. Sì, Clarke le voleva bene. Gliene aveva sempre voluto. E forse era giunto il momento per Lexa di smettere di fingere che la cosa non la toccasse minimamente.

 

________________

 

“Ci sai fare, ragazzina.” si complimentò Lincoln. 

“Grazie, anche tu non sei male.” rispose Madi. “Per essere un vecchietto, ovviamente.”. Lincoln si finse offeso e si voltò verso Octavia, che li osservava seduta per terra. 

“Ah, sarei un vecchietto? E dimmi, i vecchietti sanno fare questo?” ribatté poi, rubando improvvisamente il pallone dalle mani di Madi e andando a schiacciare a canestro. La ragazzina applaudì, più per ironia che per complimentarsi effettivamente con lui. 

“Oh, andiamo!” protestò Lincoln. Madi scoppiò a ridere e si sedette accanto ad Octavia, per riprendere fiato.

“A parte gli scherzi, hai potenziale. Per quale scuola giochi?” chiese l’uomo. Madi si massaggiò il collo, imbarazzata. 

“Oh, io… Beh, non gioco per nessuna scuola. Già, in realtà io non… Io non gioco. Mia madre non vuole.” spiegò. 

“Come mai? Se posso chiedere. Insomma, non ne capirò quanto Lincoln, ma mi sembra evidente che tu abbia talento e che ti piaccia giocare.”. La domanda di Octavia aveva senso, ma Madi non ebbe il coraggio di rispondere. Cosa avrebbe potuto dire? Che sua madre non voleva giocasse perché lo considerava una perdita di tempo e che non voleva si illudesse di poter avere una via di uscita da Polis? Come avrebbero mai potuto Octavia e Lincoln capire? Si limitò a scrollare le spalle, per poi mettersi a giochicchiare con l’erba del giardino. 

“Beh, è un peccato. Hai un buon range di tiro e ti muovi in modo perfetto con la palla. Se frequentassi la scuola dove lavoro, farei carte false pur di averti in squadra.” asserì Lincoln.

“Esageri.” replicò la ragazzina. “Piuttosto, mi potete togliere una curiosità? Che cosa c’è fra Lexa e Clarke? Voglio dire, so che hanno lavorato insieme e che alcuni hanno perfino ipotizzato una loro relazione, ma…”. Octavia le fece cenno di non proseguire oltre. Sospirò. Sapeva che prima o poi qualcuno dei ragazzi avrebbe cominciato a fare domande, Clarke le aveva raccontato del dialogo che aveva avuto con Aden ed era naturale che anche Madi avrebbe iniziato a sviluppare qualche curiosità in merito. Octavia aveva avuto modo di conoscere meglio la ragazzina nei giorni in cui Lexa l’aveva ospitata a casa sua durante l’assenza di Ontari ed era consapevole di quanto fosse una buona osservatrice, molto più sveglia e intelligente di quanto volesse apparire. Non che Lexa e Clarke fossero poi molto d’aiuto. Le due attrici erano palesemente cotte l’una dell’altra. Clarke ormai viveva da Lexa, Octavia nemmeno passava più a trovarla a casa sua. Sarebbe stato inutile. Clarke e Lexa si erano riavvicinate in modo completamente spontaneo e, per quanto ci fossero ancora troppi non detti fra loro, soprattutto inerenti al passato, Era evidente come la sola idea di passare una giornata senza vedersi fosse insostenibile per entrambe. A dire la verità, Octavia era un po’ preoccupata da quella situazione. Temeva altamente che le due potessero uscirne nuovamente distrutte, Clarke in particolare. In fondo, Lexa non aveva mai lasciato Costia e voleva evitare che la sua migliore amica si costruisse degli scenari immaginari che non corrispondevano alla realtà. Allo stesso tempo, avrebbe dato qualsiasi cosa per far sì che Lexa aprisse gli occhi. Aveva anche provato a parlarne con Anya, ma i risultati erano stati decisamente scarsi. Per qualche misterioso e assurdo motivo, Lexa non riusciva proprio ad allontanarsi da Costia, quasi come se avesse avuto paura di scoprire di meritare di più. Octavia scosse il capo. Entrambe meritavano di più.

“Sai Madi, a dire il vero non lo so nemmeno io.” disse infine l’attrice, sospirando. “So solo che non voglio si facciano di nuovo del male.”. Madi ascoltava Octavia confusa, con sempre più domande che non osava, però, porre. Pensò alla sera precedente, a come aveva mentito per proteggere sua madre e a come Clarke e Lexa si erano prese cura di lei. Erano diventate così importanti per lei e la cosa la terrorizzava alquanto. Non si era mai fidata di nessuno, ma sentiva che loro per lei ci sarebbero sempre state. O, forse, la sua era solo una semplice speranza, non ne aveva idea. L’unica sua certezza era che con loro si sentiva al sicuro, parte di qualcosa. E, in quel momento, non poté non chiedersi se anche per loro valeva lo stesso.

 

________________

 

“Non ascoltatela ragazzi, non ho mai partecipato a una cosa simile.” protestò Lexa.

“Ma se era stata tua l’idea di fare una guerra di gavettoni.” obiettò Octavia. 

“Sì, ma non pensavo mi avreste presa sul serio!”

“Aspettate, vorreste dirmi che c’è stato un tempo in cui Lexa era simpatica?” 

“Madi, ehi! Io sono simpatica!” protestò l’attrice del Massachusetts. “Non mi piace questa situazione, non sarò una vostra vittima.”

“Troppo tardi.” disse Clarke, scoppiando poi a ridere. Lexa alzò gli occhi al cielo, fingendo di essere offesa. Octavia e Lincoln si erano fermati per cena e ora si trovavano tutti seduti in soggiorno, a chiacchierare. Era da tanto tempo che Lexa non sperimentava una tale serenità. Si voltò. Ethan si era addormentato e Adria stava lentamente cedendo allo stesso destino. 

“Forse è meglio che io metta a letto i bambini.” realizzò. 

“Faccio io.” si offrì Clarke. “Madi, Aden, datemi una mano.”. I due ragazzini annuirono e seguirono la bionda, lasciando Lexa sola con Octavia e Lincoln.

“Clarke ci sa proprio fare con loro.” commentò quest’ultimo.

“Già. Sono fortunata, non è tenuta ad aiutarmi. Non dopo tutto quello che le ho fatto.”. Octavia le posò una mano su una gamba, per tranquillizzarla.

“Lex, lo sai che Clarke farebbe carte false per te. Ti vuole bene.” le disse.

“Lo so. È solo che vorrei fosse andato tutto diversamente.”. Octavia le sorrise, cercando di rassicurarla. 

“Cambiando discorso, hai deciso cosa fare?” chiese Lincoln.

“Rispetto al contratto? No, non ancora. Vorrei rinnovare, ma i ragazzi hanno bisogno di me e non mi sentirei tranquilla a lasciare Madi da sola. Spero solo di fare la scelta giusta.” rispose Lexa.

“Prenditi il tuo tempo. Per qualsiasi cosa, noi siamo qui.” le promise Octavia. Lexa fece per dire altro, ma l’arrivo di Clarke glielo impedì. Lincoln e Octavia decisero di tornare a casa, lasciando le due attrici da sole. Clarke aiutò Lexa a sparecchiare e poi si mise a lavare i piatti e sistemare la cucina.

“Non devi.” 

“Ma voglio aiutarti, Lex.” la rassicurò Clarke. Lexa non poté far altro che cedere ed accettare di essere aiutata, per l’ennesima volta. Scosse il capo. Si voltò a guardare Clarke. Non riusciva a capire cosa la spingesse a stare con lei, ad aiutarla, a non abbandonarla come invece aveva fatto lei tre anni prima. 

“Lex, tutto bene?” le chiese Clarke, riportandola alla realtà.

“Uh io… Ecco…” Lexa balbettò. “Clarke, perché?”. La bionda aggrottò la fronte, confusa. 

“Perché cosa?”

“Perché sei qui? Perché non ti vendichi, Clarke? Perché non te ne vai?”. Clarke deglutì. Posò nel lavabo la spugna che aveva in mano e avanzò verso Lexa, lentamente. La mora aveva le lacrime agli occhi e a Clarke si strinse il cuore. Odiava vederla così. Odiava vederla soffrire.

“Lex…”

“No Clarke. Io… Io non capisco. Tre anni fa io ti ho abbandonata nel modo più terribile possibile. Tu dovresti odiarmi.”

“Non potrei mai farlo!“ la smentì Clarke. “Non potrei mai farlo.” ripeté, questa volta a voce più bassa. Solo in quel momento realizzò quanto fossero vicine. Alzò lo sguardo. I suoi occhi blu si persero in quelli verdi di Lexa, due finestre spalancate su un mondo che Clarke avrebbe voluto conoscere nella sua totalità. Le sue dita ancora umide si posarono con delicatezza sulla guancia della mora. Lexa non aveva mai sperimentato una carezza più dolce di quella. 

“Perché?” trovò la forza di chiedere ancora, con un filo di voce. 

“Lex…”

“Perché?” insistette Lexa, che ormai non riusciva più a controllare le lacrime. Perché ti amo, avrebbe voluto confessare Clarke. Ma non poteva. La verità avrebbe distrutto tutto, ne era sicura. Non voleva perdere Lexa, non di nuovo. Eppure, non ne poteva più di nascondersi. Era al limite, ne era consapevole. Ed era chiaro che anche Lexa provasse lo stesso. Si sentiva così stupida. Probabilmente lo era. Forse Lexa aveva ragione, forse la cosa più logica per lei sarebbe stata vendicarsi e abbandonarla. Clarke si morse il labbro. No, non ne sarebbe mai stata in grado. Sentiva il cuore martellarle il petto. Che senso aveva continuare a nascondere l’evidenza?

“Io…”. Il rumore improvviso della porta che si aprì le fece sobbalzare entrambe. Clarke saltò all’indietro, come se si fosse scottata. Avrebbe voluto urlare. Si voltò verso Lexa. Era pallida, come se avesse appena visto un fantasma. E, in fin dei conti, un po’ era così.

“Costia?”.







Angolo dell'autrice 

Eccoci qua con un nuovo capitolo. Sì, lo so, non è esattamente questo il finale che vi aspettavate, ma prima o poi Costia doveva ritornare. Allo stesso tempo, però, direi che ormai è sempre più palese che sia Clarke, sia Lexa provino qualcosa l'una per l'altra. E, prima o poi, (ma vi prometto che sarà più prima che poi) dovranno accettarlo.
Grazie a chiunque legga e recensisca.
Alla prossima!
   
 
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