Rating:
Verde
Genere:
Malinconico,
Romantico
Contesto:
Quarta
Stagione
SOGNAMI
Quell’ennesima
missione era stata stancante e difficile un
po’ per tutti ma particolarmente per Arthur.
Erano parecchi
giorni che non dormiva, e quando lo faceva era
circondato da incubi a causa di tutte le preoccupazioni che portava
sulle proprie
spalle.
Proteggere il
regno da tutti i suoi nemici, soprattutto da
morgana.
Quel pensiero lo
tormentava.
Era Re solo da
qualche mese e ancora non era abituato a
gestire tutte quelle enormi responsabilità ed ansie continue.
Per cui, quando
i cavalieri trovarono una radura abbastanza
ampia da poterli ospitare, Arthur poggiò il mantello a terra
e stendendosi
provò a dormire sapendo che i suoi uomini avrebbero pensato
all’allestimento
del campo.
I guerrieri di
Camelot, anche dalle profonde occhiaie che
segnavano il volto del loro Re, avevano ben capito quanto fosse stanco,
per cui
prestarono particolare attenzione nel non fare troppo rumore.
Ben presto
accesero un bel fuoco ristoratore così da
permettere a Merlin di cucinare loro una bella cena che riempisse i
loro
stomaci brontolanti.
Ovviamente il
servitore avrebbe lasciato da parte una
porzione così che anche il Re potesse mangiare una volta
risvegliato.
Durante il pasto
i valorosi uomini iniziarono a parlare del
più e del meno.
Per lo
più discorsi che riguardavano la caccia, la guerra e
il sesso.
Merlin, unito
insieme a loro nel cerchio attorno al fuoco, li
ascoltava in silenzio e ogni tanto rideva alle loro battute.
Alcune volte
Arthur, distante da loro solo qualche metro,
interrompeva le loro conversazioni con qualche gemito di sofferenza. Si
capiva
che probabilmente stava avendo l’ennesimo incubo.
-Mi dispiace
vederlo così, è diverso dall’Arthur che
ho
conosciuto la prima volta che sono venuto a Camelot-
commentò Gwaine a un certo
punto con tristezza.
-È
comprensibile, è diventato Re da poco, suo padre
è morto
in modo tragico, ed è in guerra con la sua sorellastra-
commentò Percival dopo
aver inghiottito il suo boccone di zuppa.
-Tu che ne pensi
Merlin? Passi con lui più tempo di noi….
Pensi che riuscirà a tornare l’Arthur spensierato
di una volta? - gli domandò
poi Leon e tutti gli occhi dei cavalieri si catapultarono sul giovane
ragazzo,
in attesa di una risposta.
-Si…penso
di sì, sono sicuro che una volta che avremo fermato
Morgana e la pace sarà ristabilita ritornerà a
sorridere come suo solito-.
Gli uomini
soppesarono le sue parole da cui si lasciarono
convincere facilmente e annuirono essendo d’accordo con lui.
Una volta
chiarite le loro preoccupazioni tornarono a
conversare amichevolmente anche perché i sospiri di Arthur
si erano fermati.
Poi nel silenzio
della notte il biondo sussurrò il suo nome.
-Merlin…-.
-Uh si
è svegliato…meglio che gli porti la cena...-
borbottò
il giovane, pronto ad alzarsi in piedi.
-In
realtà credo che stia ancora dormendo- osservò
Elyan,
visto che il Re sembrava essere rimasto immobile.
-Oh…-
così Merlin si risedette al suo posto vicino a Gwaine,
ma Arthur lo chiamò di nuovo.
-Merlin….-
e questa volta la voce sussurrata era strana, non
lo stava semplicemente chiamando, stava…. Gemendo il suo
nome.
Il giovane mago
incredulo lanciò un‘altra occhiata al biondo
ma poi nel rivolgersi di nuovo verso il fuoco trovò i
cavalieri che di nuovo lo
stavano fissando.
-Che
c’è? - balbettò a disagio nel
ritrovarsi al centro dell’attenzione
di tutti.
-Il Re ti
chiama- ridacchiò Percival a quel punto mentre gli
altri ridendo sotto i baffi ripreso a mangiare la calda zuppa.
-Già
l’ho sentito- balbettò il corvino non capendo
perché si
sentisse così in imbarazzo.
-Ahhhh…Merlin..mhhh-.
E questa volta
il servitore diventò totalmente paonazzo
mentre tra i cavalieri iniziarono ad alzarsi altre piccole risatine.
-Mi sa che il Re
questa volta sta facendo bei sogni- disse
Gwaine dando una spintonata a Merlin che sembrava volersi scavare una
fossa
sottoterra.
-Già
ma non su tua sorella Elyan- ridacchiò Percival.
-Eddai!- gli
rispose quello lanciandogli la ciotola di legno,
ormai vuota, in testa.
-Ahia!- si
lamentò l’armadio di muscoli.
Probabilmente
quello stava per diventare uno dei momenti più
imbarazzanti di tutta la sua vita e lui neanche ne aveva colpa.
Dentro di
sé, sentire Arthur che gemeva il suo nome nel modo
in cui, in teoria, un uomo avrebbe dovuto fare solamente tra le calde
braccia
di una bella donna, lo faceva impazzire di gioia.
Era innamorato
del biondo da praticamente …beh dalla prima
volta che lo aveva visto.
Ma da quel
momento aveva sempre tenuto ben a mente che una
relazione che andasse al di là dell’amicizia tra
di loro era impossibile, ma di
certo non si aspettava che il loro rapporto sarebbe cresciuto in quel
modo.
All’inizio,
i primi anni di servizio per Arthur erano stati
normali, con lui che gli salvava la vita in gran segreto senza ricevere
neanche
un grazie, e poi tutto ricominciava da capo.
Ma poi erano
incredibilmente diventati migliori amici e
adesso la loro amicizia era cresciuta fino ad un tale livello per cui
non
stavano mai separati per più di qualche ora. Arthur
richiedeva il suo parere su
tutto, e quello lo faceva sentire voluto, apprezzato e rispettato ma
allo
stesso tempo gli distruggeva l’anima.
Il loro rapporto
era strano e complicato e quando Merlin ci
pensava finiva sempre per farsi venire un gran mal di testa.
-Mer…lin..-
e che cavolo ma quell’asino reale non riusciva a
stare con la bocca chiusa neanche mentre dormiva??
I cavalieri
continuarono a ridere e la cosa lo metteva sempre
più a disagio.
Sotto sotto
sapeva che tutti loro si erano resi conto dei
sentimenti che nutriva verso il Re ma per fortuna nessuno aveva mai
voluto
parlarne.
Fino a quella
sera a quanto pare.
-Merlin dai
diccelo… tu e Arthur avete mai..?- insinuò Gwaine
inserendo l’indice sinistro all’interno di un
cerchio creato dall’indice e dal
pollice destro, mimando così un rapporto sessuale.
-Che cosa?!! No
no assolutamente no- si sentiva le guance
andare a fuoco.
-Però
ti piacerebbe- chiese Elyan curioso.
-Ma
cosa… no certo che no come vi viene in mente una cosa del
genere- balbettò il ragazzo col cuore a mille e la pelle
ricoperta dalla
peluria eretta a causa dell’emozione.
-Guarda che non
devi vergognartene, alla fine sono gusti… una
volta ho visto Lord Cambridge infilare la lingua nella bocca del suo
servitore,
per cui non sareste di certo i primi e sicuramente non gli ultimi-
mormorò Leon.
-Una volta ho
baciato un uomo- sbottò di botto Gwaine -Ma non
so se lo rifarei, quella sera ero parecchio ubriaco e sono sicuro di
preferire
ancora le dolci e calde fanciulle-.
-Sul serio?!
Prima o poi finirai per morire per il troppo idromele-
esclamò leggermente scioccato Elyan.
-Pagherei per
morire in quel modo- commentò pronto il diretto
interessato, e tutti scoppiarono in una grassa risata.
-Alla fine
è solo sesso, se tu e Arthur volete spassarvela in
attesa che lui si sposi …- continuò Percival
– Chi siamo noi per giudicare? -
finì Leon.
-….ahh…Mer…lin-
-Oddio ti prego
fallo smettere- esclamò Elyan alzandosi in
piedi.
-Meglio andare a
controllare il perimetro- concordò Leon e tutti
i cavalieri si alzarono per poi sparire velocemente nelle tenebre della
notte.
Merlin non aveva
più parlato ma i commenti dei suoi amici
continuavano a ripetersi in continuazione nella sua mente.
Da quando
avevano una mentalità così aperta? Aveva sempre
pensato
che lo avrebbero picchiato e ridicolizzato e invece…. Invece
lo avevano
addirittura motivato a farsi avanti??
Sicuramente si
era congelato l’inferno.
L’ennesimo
gemito di Arthur lo riportò al presente.
Doveva
decisamente farlo smettere, ne andava anche della sua
sanità mentale.
-Sire? Sire
svegliatevi… è pronta la cena- furono quelle tre
ultime parole finali a facilitargli il compito, altrimenti col cavolo
che
sarebbe riuscito a fargli aprire gli occhi.
-Mhh? Quanto ho
dormito? - chiese con la voce assonnata tirandosi
a sedere, Merlin si allontanò immediatamente per poi
porgergli la ciotola piena
di zuppa.
-30 Minuti? -
ipotizzò non essendone molto sicuro.
-30 minuti? E
per quale diavolo di motivo mi hai svegliato? E
i cavalieri dove sono? - tipico di Arthur lamentarsi da appena sveglio.
-Non volevo vi
si freddasse la zuppa… sono andati a controllare
il perimetro-
-Tutti e cinque?
-.
Merlin rispose
con un’alzata di spalle.
-Va tutto bene?
Sembri strano-.
Accidenti ad
Arthur e al suo formidabile intuito, riusciva
sempre a leggergli attraverso gli occhi, tranne per quando si trattava
della magia,
anzi a volte Merlin sospettava che avesse già capito tutto e
semplicemente
facesse finta di nulla.
-Si tutto bene,
ma se ne sono andati perché stavate russando
e li disturbavate- rispose allora con la prima bugia che gli venne in
mente.
-Cosa?? Io non
russo mErlin-.
Alzò
automaticamente gli occhi al cielo, malediceva ogni
volta l’orgoglio dei Pendragon.
-Beh, allora non
era proprio un russare… più un parlare ecco-
si corresse quindi per evitare di farlo alterare.
-Parlavo nel
sonno? Cavolo devo essere proprio distrutto
allora, di solito mi succede quando sono esausto- lui annuì
ed esaurita tutta
la sua curiosità, Arthur optò per riempirsi la
bocca con il cibo ormai tiepido.
Passarono
qualche minuto nel silenzio, e quando la zuppa fu
finita, e quindi la sua lingua smise di essere impegnata, Arthur
riprese con l’interrogatorio.
-Che cosa ho
detto? -.
Merlin
trasalì e il cuore prese a battergli fortissimo.
Avrebbe potuto
mentire, avrebbe potuto dire che aveva mormorato
il nome di Ginevra e Arthur sarebbe ritornato a dormire con la pancia
piena.
Ma le parole dei
cavalieri gli risuonavano nella mente, forse
anche lui era di quell’opinione? E poi per quale diavolo di
motivo aveva gemuto
il suo nome?
Anche lui lo
desiderava? No, impossibile, impossibile.
Eppure…
-Chiamavate il
mio nome- e si morse immediatamente le labbra
per evitare di aggiungere qualcos’altro di compromettente.
Con la coda
dell’occhio vide Arthur trattenere il respiro
sorpreso, per poi abbassare gli occhi.
-Allora stavo
sicuramente avendo un incubo, sei così
fastidioso che mi tormenti anche la notte-.
Arthur la mise
sullo scherzo e Merlin si lasciò andare subito
ad una risatina per interrompere l’imbarazzo momentaneo che
si era creato.
-Ma la vostra
voce era dolce per cui non penso fosse un incubo-.
Dolce! Aveva
appena riassunto i gemiti del Re come dolce. Che
idiota.
-Pff stento a
crederlo- rispose convintissimo il biondo, poi però
il dubbio lo attanagliò.
-Dolce in che
senso? - a quel punto Merlin arrossì e la vista
d’aquila di Arthur se ne accorse subito, e
quell’osservazione cominciò a fargli
muovere qualche ingranaggio nel cervello.
-Merlin
rispondimi- dovette richiamarlo con voce autoritaria
dopo un minuto di silenzio.
-Ansimavate- la
sua voce fu come un sussurro, ma di nuovo l’udito
da cacciatore del biondo non ebbe difficoltà a sentirlo.
-Non posso
controllare cosa sognare e a volte la mente ci fa
immaginare cose strane, una volta ho sognato un gatto con quattro occhi
e …..-
-Sire non dovete
giustificarvi- lo interruppe Merlin cercando
di tenere a bada l’ansia.
-Potete sognare
quello che volete ed inoltre…- codardo, codardo,
codardo -Inoltre anche io vi sogno- lo aveva detto, lo aveva detto sul
serio.
Nel silenzio
della notte, tutto quello che Merlin riusciva a
udire era il comprimersi ed estendersi del suo organo pompante.
Arthur si
alzò in piedi e venne a sedersi vicino a lui,
lasciando comunque un metro abbondante di distanza.
-Mi sogni
all’interno di un incubo? - domandò con voce
delicata il Re.
I due non
osavano guardarsi.
-No, non potrei
mai, siete sempre nei miei sogni più belli- e
a quel punto Merlin non poteva proprio mentire, si rifiutava.
Ed inoltre un
momento simile non sarebbe mai più ricapitato;
certo, tante volte restavano da soli nella foresta ma mai
così, immersi in
quell’atmosfera assolutamente liberatoria ed emozionante.
La mano di
Arthur si spostò pericolosamente vicino alla sua
come se volesse stringerlo, ma poi si ritirò con uno scatto.
Il Re non
accennava a voler continuare la conversazione e lui
non poteva permettere che tutto finisse così, in un limbo
sospeso.
-Pensate che sia
strano? Che io vi sogni? - la sua voce era
tremolante eppure straordinariamente decisa allo stesso tempo.
-Assolutamente
no, penso che sia bello…. Quando io ti sogno
sto bene, mi tieni compagnia anche mentre dormo- e Merlin sarebbe
potuto morire
in quell’esatto momento ma sarebbe morto con un sorriso sulle
labbra.
Sentiva le
orecchie andare a fuoco così come le guance ed uno
strano movimento strizzargli lo stomaco.
-Inoltre…
chiamami egoista ma se potessi esprimere un
desiderio sarebbe quello di farti sognare solo me e me soltanto-.
-Testa
d’asino presuntuosa- disse Merlin ridendo ed anche
Arthur si abbandonò ad una lieve risata.
Poi
involontariamente i loro occhi si incontrarono.
Entrambi erano
stati molto bravi a non farlo accadere,
evitando i propri sguardi come se potessero pietrificare come quelli di
Medusa,
poi si erano distratti e adesso…
L’azzurro
di Arthur era assoluto, dolcemente avvolgente, ed
adesso si stava anche dilatando, inglobando la pupilla del Re come a
volerla
sommergere.
Le sue labbra,
morbide e rose, erano piegate all’insù.
I suoi capelli
biondi luccicavano alla luce del fuoco trasformandosi
nell’oro dei propri occhi magici.
-Non vorrei mai
sognare nessun’altro all’infuori di voi
Arthur, io sono il vostro servo, il vostro amico, il vostro confidente;
sarò
qualsiasi cosa voi vogliate che io sia e vi sarò fedele
finché non esalerò il
mio ultimo respiro-.
Vide chiaramente
il pomo d’Adamo del Re sobbalzare mentre i suoi
polmoni smettevano per qualche istante di ingrandirsi e rimpicciolirsi.
-Qualsiasi cosa
io voglia? - domandò Arthur dopo aver ripreso
a respirare.
-Qualsiasi-
ribatté Merlin senza ombra di dubbio e senza la
minima esitazione.
-E se io ti
baciassi, tu cosa faresti? -.
Il cuore di
Merlin, battente come le ali di un colibrì, gli diede
le forza necessaria per non svenire di botto.
-Ricambierei-
-E ne saresti
felice?-
-Si-
-Bene-.
Tutto qui?
Arthur sembrò come ritirarsi. Non sapeva come
faceva a saperlo, ma sapeva che per Arthur la conversazione era finita
qui. Ma per
Merlin era inaccettabile. Ci erano voluti decenni solo per scambiare
quelle
semplici parole, con la testardaggine che entrambi condividevano ci
sarebbe
voluto un altro decennio prima di poterne riparlare.
Nel mentre il
biondo si era alzato in piedi e Merlin scattò
in posizione eretta imitandolo, in preda ad un attacco di pura follia.
-Arthur
baciatemi! -
Il diretto
interessato si girò a guardarlo come se fosse
stato una creatura innaturale.
-Non posso-.
La sua voce era
chiara e decisa, senza indecisione.
Lo stomaco lo
stava uccidendo dall’interno e il cuore
sembrava voler scoppiare contro il costato.
Aveva dovuto
chiederlo, aveva dovuto farlo.
Sapeva che era
sbagliato, irrispettoso, stupido, egoistico e
senza senso, eppure non poteva rinunciarci. Non aveva ispirazioni nella
vita,
se non quella di restare al fianco di Arthur per sempre e magari, un
giorno, di
poterlo baciare. Solo una volta. Almeno una.
-Vi
prego…io..- si sentiva pronto, pronto a rivelargli
ciò
che provava nei suoi confronti. L’adrenalina che scorreva nel
suo sangue gli
stava dando il coraggio necessario per farlo, e l’avrebbe
fatto se Arthur non
lo avesse bloccato.
-Non posso, non
chiedermelo mai più-.
Quel rifiuto gli
fece abbassare gli occhi che subito iniziarono
a pizzicare. Faceva male, faceva maledettamente male. Non sapeva che
fare. Non sapeva
più che dire. Adesso Arthur non l’avrebbe
più voluto. L’avrebbe esiliato. Non
l’avrebbe
mai più visto. Stare lontano da lui avrebbe finito per
ucciderlo.
-Maledizione
Merlin! - il grido rabbioso di Arthur lo scosse
e lo convinse a rialzare gli occhi. Le mani del biondo erano strette a
pugno.
-Ho detto che
non posso, ma pensi che io non voglia?? Lo vorrei
con tutto me stesso ma non posso! - il cuore di Merlin era ormai allo
stremo,
come se fosse stato picchiato e malmenato per ore e ore.
Arthur fece due
passi verso di lui. Adesso erano pericolosamente
vicini.
-Io ti sogno, ti
sogno ogni maledetta notte, tormenti il mio
sonno da anni. Mi chiami, mi preghi, mi baci e mi tocchi. Ed
è tutto così bello
che mi sento completo, felice, me stesso, ma poi mi sveglio e so che
tutto
questo non sarà mai possibile. Ed ogni notte ricomincia
tutto da capo. Mi stai
rovinando la vita lo capisci? Sei la rovina della mia esistenza e a
volte ti odio
così tanto per questo. Ti odio perché sei
così fottutamente bello ed eccitante
che a volte la voglia di farti mio è così forte
che sono costretto a
nascondermi da qualche parte per potermi masturbare.
Ti odio
perché ogni volta che andiamo in battaglia vorrei
rinchiuderti nella torre più alta di tutta Camelot
così che nessuno possa
nemmeno osare sfiorarti.
Il pensiero di
perderti mi terrorizza, a volte è così forte e
paralizzante che non riesco a pensare ad altro.
Adesso lo
capisci quello che mi fai? E non posso baciarti, perché
se lo facessi non riuscirei a fermarmi, nessuno ci riuscirebbe,
ucciderei
chiunque provasse ad allontanarmi da te, lascerei addirittura il trono
per te,
ma so che sarebbe sbagliato e io non sono così, non voglio
essere così-.
Merlin non aveva
idea di come rispondere, era umanamente
impossibile avere una risposta adeguata ad una dichiarazione simile.
Merlin sapeva
solo di essere la persona più felice e allo
stesso tempo quella più distrutta del loro mondo.
-Grazie…grazie
per avermelo detto-.
Mai, mai, mai
avrebbe mai potuto immaginare non solo che
Arthur ricambiasse i suoi sentimenti ma anche che lo desiderasse con
tale ardore.
E il fatto che
non sarebbe mai potuto succedere niente tra di
loro gli andava bene.
Certo lo faceva
arrabbiare, e gli faceva venire voglia di
incendiare il mondo, ma lo capiva, lo rispettava e lo approvava.
Il destino di
Albion e di Arthur erano molto più importanti dei
loro sentimenti.
A Merlin bastava
sapere di essere stato, almeno in parte, desiderato
dal suo tanto amato Re.
-E tu? Non mi
dici nulla? - Merlin sorrise.
Arthur era in
cerca di rassicurazioni e lui gliele avrebbe date
con grande piacere.
-Vorreste che vi
dicessi che vi amo? - Arthur singhiozzò
preso di sorpresa.
-Mi sembrava
superfluo dirvelo perché vi amo da anni e ve lo
dimostro ogni singolo giorno Arthur. Morirei per voi e lo dico sul
serio, anzi
ve l’ho già dimostrato numerose volte. Senza di
voi la mia vita è priva di
scopo e felicità. Voi siete la ragione per cui mi alzo dal
letto la mattina,
voi siete la prima persona a cui penso una volta aperti gli occhi, e
l’ultima
prima di chiuderli la notte. Capisco le vostre ragioni e le condivido,
continuerò ad essere il vostro servo fedele e non dovremo
mai più riparlarne. Accetterò
tutto quello che deciderete eccetto lasciarvi. Non intendo abbandonarvi
e …-.
Fu un attimo.
Arthur
ringhiò precipitandoglisi contro e poi le loro labbra
si incontrarono.
Quelle del Re
l’aggredirono, le forzarono ad aprirsi e gli
rubarono il fiato.
Merlin, a causa
dello stupore, ci mise qualche secondo in più
ad elaborare il tutto ma poi le sue mani non esitarono ad immergersi
nella giungla
selvaggia dei suoi capelli dorati, se lo tirò contro facendo
cozzare i loro corpi
e le mani di Arthur, che prima gli stavano accarezzando dolcemente il
volto
passarono a strizzargli le natiche e Merlin si ritrovò a
gemere estasiato.
I suoi baci
erano impossibili, illegali, bellissimi.
Merlin aveva il
terrore che presto avrebbe aperto gli occhi per
poi scoprire che niente di tutto quello era mai successo. Quello
l’avrebbe
devastato. Avrebbe preferito morire sulla picca piuttosto che sapere di
aver
sognato tutte le dolci e romantiche parole che il biondo gli aveva
rivolto.
Nella foga del
bacio i denti di Merlin morsero il labbro
inferiore del Re tanto forte da ferirlo e farlo sanguinare.
Il dolore e il
sapore del sangue fece riprendere lucidità
all’uomo
che lo allontanò di scatto.
Nella sua
smorfia di sofferenza intravide un sorriso di gioia
e poi di devastante terrore.
-Non
succederà di nuovo, non ne riparleremo mai più-.
E
così fu.
Era doloroso ma
Merlin sapeva che era la scelta migliore. Rispettò
il suo silenzio e si separarono proprio poco prima che i cavalieri
ritornassero
dal loro giro di ispezione. Capirono subito che qualcosa non andava ma
non
osarono fare domande.
Quella notte,
tremante a causa del freddo, Merlin pianse.
Pianse
perché era umano, ed era arrabbiato con il destino che
gli aveva fatto conoscere l’amore della sua vita per poi
dirgli che non poteva
averlo.
Ma nonostante
tutte quelle lacrime, lui sorrise.
Aveva sempre
saputo di non poter mai essere suo, ma mai
avrebbe immaginato di poter avere l’onore di baciare Arthur
Pendragon.
Avrebbe
conservato quel ricordo con cura, orgoglio e gelosia.
Sarebbe stato il
suo miglior amico, lo avrebbe aiutato a
diventare il Re in passato e il Re in futuro, e la notte si sarebbe
ricompensato sognando e rivivendo quel magico momento che avevano avuto
l’opportunità
di condividere.
Aveva avuto un
bacio e Merlin se lo sarebbe fatto bastare.
Perché
se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa,
non è giusto lamentarsi perché poi finisce.*
*citazione da
Twilight
Allora…avevo
questa storia lasciata a metà praticamente da
mesi e oggi mi sono ritrovata a concluderla, così, di botto.
E proprio oggi ho
scoperto che è il compleanno di un’italiana super
talentuosa e super attiva nel
fandom, che ogni giorno ci regala delle bellissime fan art Merthur
senza mai chiedere
niente in cambio. Per cui ho pensato che per ringraziarla potrei
dedicargli
questa storia (che spero sia uscita decentemente).
Scusate ma i
finali malinconici e devastanti mi escono
proprio naturali.
E niente
“@Papysanzo”, questa storia è per te.
Buon compleanno!
(anche se per quando pubblicherò la storia probabilmente
sarà già passata la mezzanotte).