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Autore: Crepuscolina13    16/05/2022    3 recensioni
Raccolta di storie indipendenti tra di loro con i Merthur come unico filo conduttore. Le ambientazioni possono muoversi tra le varie stagioni arrivando anche al futuro moderno e alle AU.
Cap.1: Il rituale delle cicatrici
"Per loro due non ci sarebbe stato nessun lieto fine e per questo cercavano di godersi e rendere prezioso ogni singolo istante che passavano insieme."
Cap.2: La vita di un Re vale molto più di quella di un servo
Merlin continua a voler sacrificare la propria vita per il suo Re e ad Arthur questa cosa proprio non piace.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Rating: Verde

Genere: Malinconico, Romantico

Contesto: Quarta Stagione

 

 

                                  SOGNAMI

 

Quell’ennesima missione era stata stancante e difficile un po’ per tutti ma particolarmente per Arthur.

Erano parecchi giorni che non dormiva, e quando lo faceva era circondato da incubi a causa di tutte le preoccupazioni che portava sulle proprie spalle.

Proteggere il regno da tutti i suoi nemici, soprattutto da morgana.

Quel pensiero lo tormentava.

Era Re solo da qualche mese e ancora non era abituato a gestire tutte quelle enormi responsabilità ed ansie continue.

Per cui, quando i cavalieri trovarono una radura abbastanza ampia da poterli ospitare, Arthur poggiò il mantello a terra e stendendosi provò a dormire sapendo che i suoi uomini avrebbero pensato all’allestimento del campo.

I guerrieri di Camelot, anche dalle profonde occhiaie che segnavano il volto del loro Re, avevano ben capito quanto fosse stanco, per cui prestarono particolare attenzione nel non fare troppo rumore.

Ben presto accesero un bel fuoco ristoratore così da permettere a Merlin di cucinare loro una bella cena che riempisse i loro stomaci brontolanti.

Ovviamente il servitore avrebbe lasciato da parte una porzione così che anche il Re potesse mangiare una volta risvegliato.

Durante il pasto i valorosi uomini iniziarono a parlare del più e del meno.

Per lo più discorsi che riguardavano la caccia, la guerra e il sesso.

Merlin, unito insieme a loro nel cerchio attorno al fuoco, li ascoltava in silenzio e ogni tanto rideva alle loro battute.

Alcune volte Arthur, distante da loro solo qualche metro, interrompeva le loro conversazioni con qualche gemito di sofferenza. Si capiva che probabilmente stava avendo l’ennesimo incubo.

-Mi dispiace vederlo così, è diverso dall’Arthur che ho conosciuto la prima volta che sono venuto a Camelot- commentò Gwaine a un certo punto con tristezza.

-È comprensibile, è diventato Re da poco, suo padre è morto in modo tragico, ed è in guerra con la sua sorellastra- commentò Percival dopo aver inghiottito il suo boccone di zuppa.

-Tu che ne pensi Merlin? Passi con lui più tempo di noi…. Pensi che riuscirà a tornare l’Arthur spensierato di una volta? - gli domandò poi Leon e tutti gli occhi dei cavalieri si catapultarono sul giovane ragazzo, in attesa di una risposta.

-Si…penso di sì, sono sicuro che una volta che avremo fermato Morgana e la pace sarà ristabilita ritornerà a sorridere come suo solito-.

Gli uomini soppesarono le sue parole da cui si lasciarono convincere facilmente e annuirono essendo d’accordo con lui.

Una volta chiarite le loro preoccupazioni tornarono a conversare amichevolmente anche perché i sospiri di Arthur si erano fermati.

Poi nel silenzio della notte il biondo sussurrò il suo nome.

-Merlin…-.

-Uh si è svegliato…meglio che gli porti la cena...- borbottò il giovane, pronto ad alzarsi in piedi.

-In realtà credo che stia ancora dormendo- osservò Elyan, visto che il Re sembrava essere rimasto immobile.

-Oh…- così Merlin si risedette al suo posto vicino a Gwaine, ma Arthur lo chiamò di nuovo.

-Merlin….- e questa volta la voce sussurrata era strana, non lo stava semplicemente chiamando, stava…. Gemendo il suo nome.

Il giovane mago incredulo lanciò un‘altra occhiata al biondo ma poi nel rivolgersi di nuovo verso il fuoco trovò i cavalieri che di nuovo lo stavano fissando.

-Che c’è? - balbettò a disagio nel ritrovarsi al centro dell’attenzione di tutti.

-Il Re ti chiama- ridacchiò Percival a quel punto mentre gli altri ridendo sotto i baffi ripreso a mangiare la calda zuppa.

-Già l’ho sentito- balbettò il corvino non capendo perché si sentisse così in imbarazzo.

-Ahhhh…Merlin..mhhh-.

E questa volta il servitore diventò totalmente paonazzo mentre tra i cavalieri iniziarono ad alzarsi altre piccole risatine.

-Mi sa che il Re questa volta sta facendo bei sogni- disse Gwaine dando una spintonata a Merlin che sembrava volersi scavare una fossa sottoterra.

-Già ma non su tua sorella Elyan- ridacchiò Percival.

-Eddai!- gli rispose quello lanciandogli la ciotola di legno, ormai vuota, in testa.

-Ahia!- si lamentò l’armadio di muscoli.

Probabilmente quello stava per diventare uno dei momenti più imbarazzanti di tutta la sua vita e lui neanche ne aveva colpa.

Dentro di sé, sentire Arthur che gemeva il suo nome nel modo in cui, in teoria, un uomo avrebbe dovuto fare solamente tra le calde braccia di una bella donna, lo faceva impazzire di gioia.

Era innamorato del biondo da praticamente …beh dalla prima volta che lo aveva visto.

Ma da quel momento aveva sempre tenuto ben a mente che una relazione che andasse al di là dell’amicizia tra di loro era impossibile, ma di certo non si aspettava che il loro rapporto sarebbe cresciuto in quel modo.

All’inizio, i primi anni di servizio per Arthur erano stati normali, con lui che gli salvava la vita in gran segreto senza ricevere neanche un grazie, e poi tutto ricominciava da capo.

Ma poi erano incredibilmente diventati migliori amici e adesso la loro amicizia era cresciuta fino ad un tale livello per cui non stavano mai separati per più di qualche ora. Arthur richiedeva il suo parere su tutto, e quello lo faceva sentire voluto, apprezzato e rispettato ma allo stesso tempo gli distruggeva l’anima.

Il loro rapporto era strano e complicato e quando Merlin ci pensava finiva sempre per farsi venire un gran mal di testa.

-Mer…lin..- e che cavolo ma quell’asino reale non riusciva a stare con la bocca chiusa neanche mentre dormiva??

I cavalieri continuarono a ridere e la cosa lo metteva sempre più a disagio.

Sotto sotto sapeva che tutti loro si erano resi conto dei sentimenti che nutriva verso il Re ma per fortuna nessuno aveva mai voluto parlarne.

Fino a quella sera a quanto pare.

-Merlin dai diccelo… tu e Arthur avete mai..?- insinuò Gwaine inserendo l’indice sinistro all’interno di un cerchio creato dall’indice e dal pollice destro, mimando così un rapporto sessuale.

-Che cosa?!! No no assolutamente no- si sentiva le guance andare a fuoco.

-Però ti piacerebbe- chiese Elyan curioso.

-Ma cosa… no certo che no come vi viene in mente una cosa del genere- balbettò il ragazzo col cuore a mille e la pelle ricoperta dalla peluria eretta a causa dell’emozione.

-Guarda che non devi vergognartene, alla fine sono gusti… una volta ho visto Lord Cambridge infilare la lingua nella bocca del suo servitore, per cui non sareste di certo i primi e sicuramente non gli ultimi- mormorò Leon.

-Una volta ho baciato un uomo- sbottò di botto Gwaine -Ma non so se lo rifarei, quella sera ero parecchio ubriaco e sono sicuro di preferire ancora le dolci e calde fanciulle-.

-Sul serio?! Prima o poi finirai per morire per il troppo idromele- esclamò leggermente scioccato Elyan.

-Pagherei per morire in quel modo- commentò pronto il diretto interessato, e tutti scoppiarono in una grassa risata.

-Alla fine è solo sesso, se tu e Arthur volete spassarvela in attesa che lui si sposi …- continuò Percival – Chi siamo noi per giudicare? - finì Leon.

-….ahh…Mer…lin-

-Oddio ti prego fallo smettere- esclamò Elyan alzandosi in piedi.

-Meglio andare a controllare il perimetro- concordò Leon e tutti i cavalieri si alzarono per poi sparire velocemente nelle tenebre della notte.

Merlin non aveva più parlato ma i commenti dei suoi amici continuavano a ripetersi in continuazione nella sua mente.

Da quando avevano una mentalità così aperta? Aveva sempre pensato che lo avrebbero picchiato e ridicolizzato e invece…. Invece lo avevano addirittura motivato a farsi avanti??

Sicuramente si era congelato l’inferno.

L’ennesimo gemito di Arthur lo riportò al presente.

Doveva decisamente farlo smettere, ne andava anche della sua sanità mentale.

-Sire? Sire svegliatevi… è pronta la cena- furono quelle tre ultime parole finali a facilitargli il compito, altrimenti col cavolo che sarebbe riuscito a fargli aprire gli occhi.

-Mhh? Quanto ho dormito? - chiese con la voce assonnata tirandosi a sedere, Merlin si allontanò immediatamente per poi porgergli la ciotola piena di zuppa.

-30 Minuti? - ipotizzò non essendone molto sicuro.

-30 minuti? E per quale diavolo di motivo mi hai svegliato? E i cavalieri dove sono? - tipico di Arthur lamentarsi da appena sveglio.

-Non volevo vi si freddasse la zuppa… sono andati a controllare il perimetro-

-Tutti e cinque? -.

Merlin rispose con un’alzata di spalle.

-Va tutto bene? Sembri strano-.

Accidenti ad Arthur e al suo formidabile intuito, riusciva sempre a leggergli attraverso gli occhi, tranne per quando si trattava della magia, anzi a volte Merlin sospettava che avesse già capito tutto e semplicemente facesse finta di nulla.

-Si tutto bene, ma se ne sono andati perché stavate russando e li disturbavate- rispose allora con la prima bugia che gli venne in mente.

-Cosa?? Io non russo mErlin-.

Alzò automaticamente gli occhi al cielo, malediceva ogni volta l’orgoglio dei Pendragon.

-Beh, allora non era proprio un russare… più un parlare ecco- si corresse quindi per evitare di farlo alterare.

-Parlavo nel sonno? Cavolo devo essere proprio distrutto allora, di solito mi succede quando sono esausto- lui annuì ed esaurita tutta la sua curiosità, Arthur optò per riempirsi la bocca con il cibo ormai tiepido.

Passarono qualche minuto nel silenzio, e quando la zuppa fu finita, e quindi la sua lingua smise di essere impegnata, Arthur riprese con l’interrogatorio.

-Che cosa ho detto? -.

Merlin trasalì e il cuore prese a battergli fortissimo.

Avrebbe potuto mentire, avrebbe potuto dire che aveva mormorato il nome di Ginevra e Arthur sarebbe ritornato a dormire con la pancia piena.

Ma le parole dei cavalieri gli risuonavano nella mente, forse anche lui era di quell’opinione? E poi per quale diavolo di motivo aveva gemuto il suo nome?

Anche lui lo desiderava? No, impossibile, impossibile.

Eppure…

-Chiamavate il mio nome- e si morse immediatamente le labbra per evitare di aggiungere qualcos’altro di compromettente.

Con la coda dell’occhio vide Arthur trattenere il respiro sorpreso, per poi abbassare gli occhi.

-Allora stavo sicuramente avendo un incubo, sei così fastidioso che mi tormenti anche la notte-.

Arthur la mise sullo scherzo e Merlin si lasciò andare subito ad una risatina per interrompere l’imbarazzo momentaneo che si era creato.

-Ma la vostra voce era dolce per cui non penso fosse un incubo-.

Dolce! Aveva appena riassunto i gemiti del Re come dolce. Che idiota.

-Pff stento a crederlo- rispose convintissimo il biondo, poi però il dubbio lo attanagliò.

-Dolce in che senso? - a quel punto Merlin arrossì e la vista d’aquila di Arthur se ne accorse subito, e quell’osservazione cominciò a fargli muovere qualche ingranaggio nel cervello.

-Merlin rispondimi- dovette richiamarlo con voce autoritaria dopo un minuto di silenzio.

-Ansimavate- la sua voce fu come un sussurro, ma di nuovo l’udito da cacciatore del biondo non ebbe difficoltà a sentirlo.

-Non posso controllare cosa sognare e a volte la mente ci fa immaginare cose strane, una volta ho sognato un gatto con quattro occhi e …..-

-Sire non dovete giustificarvi- lo interruppe Merlin cercando di tenere a bada l’ansia.

-Potete sognare quello che volete ed inoltre…- codardo, codardo, codardo -Inoltre anche io vi sogno- lo aveva detto, lo aveva detto sul serio.

Nel silenzio della notte, tutto quello che Merlin riusciva a udire era il comprimersi ed estendersi del suo organo pompante.

Arthur si alzò in piedi e venne a sedersi vicino a lui, lasciando comunque un metro abbondante di distanza.

-Mi sogni all’interno di un incubo? - domandò con voce delicata il Re.

I due non osavano guardarsi.

-No, non potrei mai, siete sempre nei miei sogni più belli- e a quel punto Merlin non poteva proprio mentire, si rifiutava.

Ed inoltre un momento simile non sarebbe mai più ricapitato; certo, tante volte restavano da soli nella foresta ma mai così, immersi in quell’atmosfera assolutamente liberatoria ed emozionante.

La mano di Arthur si spostò pericolosamente vicino alla sua come se volesse stringerlo, ma poi si ritirò con uno scatto.

Il Re non accennava a voler continuare la conversazione e lui non poteva permettere che tutto finisse così, in un limbo sospeso.

-Pensate che sia strano? Che io vi sogni? - la sua voce era tremolante eppure straordinariamente decisa allo stesso tempo.

-Assolutamente no, penso che sia bello…. Quando io ti sogno sto bene, mi tieni compagnia anche mentre dormo- e Merlin sarebbe potuto morire in quell’esatto momento ma sarebbe morto con un sorriso sulle labbra.

Sentiva le orecchie andare a fuoco così come le guance ed uno strano movimento strizzargli lo stomaco.

-Inoltre… chiamami egoista ma se potessi esprimere un desiderio sarebbe quello di farti sognare solo me e me soltanto-.

-Testa d’asino presuntuosa- disse Merlin ridendo ed anche Arthur si abbandonò ad una lieve risata.

Poi involontariamente i loro occhi si incontrarono.

Entrambi erano stati molto bravi a non farlo accadere, evitando i propri sguardi come se potessero pietrificare come quelli di Medusa, poi si erano distratti e adesso…

L’azzurro di Arthur era assoluto, dolcemente avvolgente, ed adesso si stava anche dilatando, inglobando la pupilla del Re come a volerla sommergere.

Le sue labbra, morbide e rose, erano piegate all’insù.

I suoi capelli biondi luccicavano alla luce del fuoco trasformandosi nell’oro dei propri occhi magici.

-Non vorrei mai sognare nessun’altro all’infuori di voi Arthur, io sono il vostro servo, il vostro amico, il vostro confidente; sarò qualsiasi cosa voi vogliate che io sia e vi sarò fedele finché non esalerò il mio ultimo respiro-.

Vide chiaramente il pomo d’Adamo del Re sobbalzare mentre i suoi polmoni smettevano per qualche istante di ingrandirsi e rimpicciolirsi.

-Qualsiasi cosa io voglia? - domandò Arthur dopo aver ripreso a respirare.

-Qualsiasi- ribatté Merlin senza ombra di dubbio e senza la minima esitazione.

-E se io ti baciassi, tu cosa faresti? -.

Il cuore di Merlin, battente come le ali di un colibrì, gli diede le forza necessaria per non svenire di botto.

-Ricambierei-

-E ne saresti felice?-

-Si-

-Bene-.

Tutto qui? Arthur sembrò come ritirarsi. Non sapeva come faceva a saperlo, ma sapeva che per Arthur la conversazione era finita qui. Ma per Merlin era inaccettabile. Ci erano voluti decenni solo per scambiare quelle semplici parole, con la testardaggine che entrambi condividevano ci sarebbe voluto un altro decennio prima di poterne riparlare.

Nel mentre il biondo si era alzato in piedi e Merlin scattò in posizione eretta imitandolo, in preda ad un attacco di pura follia.

-Arthur baciatemi! -

Il diretto interessato si girò a guardarlo come se fosse stato una creatura innaturale.

-Non posso-.

La sua voce era chiara e decisa, senza indecisione.

Lo stomaco lo stava uccidendo dall’interno e il cuore sembrava voler scoppiare contro il costato.

Aveva dovuto chiederlo, aveva dovuto farlo.

Sapeva che era sbagliato, irrispettoso, stupido, egoistico e senza senso, eppure non poteva rinunciarci. Non aveva ispirazioni nella vita, se non quella di restare al fianco di Arthur per sempre e magari, un giorno, di poterlo baciare. Solo una volta. Almeno una.

-Vi prego…io..- si sentiva pronto, pronto a rivelargli ciò che provava nei suoi confronti. L’adrenalina che scorreva nel suo sangue gli stava dando il coraggio necessario per farlo, e l’avrebbe fatto se Arthur non lo avesse bloccato.

-Non posso, non chiedermelo mai più-.

Quel rifiuto gli fece abbassare gli occhi che subito iniziarono a pizzicare. Faceva male, faceva maledettamente male. Non sapeva che fare. Non sapeva più che dire. Adesso Arthur non l’avrebbe più voluto. L’avrebbe esiliato. Non l’avrebbe mai più visto. Stare lontano da lui avrebbe finito per ucciderlo.

-Maledizione Merlin! - il grido rabbioso di Arthur lo scosse e lo convinse a rialzare gli occhi. Le mani del biondo erano strette a pugno.

-Ho detto che non posso, ma pensi che io non voglia?? Lo vorrei con tutto me stesso ma non posso! - il cuore di Merlin era ormai allo stremo, come se fosse stato picchiato e malmenato per ore e ore.

Arthur fece due passi verso di lui. Adesso erano pericolosamente vicini.

-Io ti sogno, ti sogno ogni maledetta notte, tormenti il mio sonno da anni. Mi chiami, mi preghi, mi baci e mi tocchi. Ed è tutto così bello che mi sento completo, felice, me stesso, ma poi mi sveglio e so che tutto questo non sarà mai possibile. Ed ogni notte ricomincia tutto da capo. Mi stai rovinando la vita lo capisci? Sei la rovina della mia esistenza e a volte ti odio così tanto per questo. Ti odio perché sei così fottutamente bello ed eccitante che a volte la voglia di farti mio è così forte che sono costretto a nascondermi da qualche parte per potermi masturbare.

Ti odio perché ogni volta che andiamo in battaglia vorrei rinchiuderti nella torre più alta di tutta Camelot così che nessuno possa nemmeno osare sfiorarti.

Il pensiero di perderti mi terrorizza, a volte è così forte e paralizzante che non riesco a pensare ad altro.

Adesso lo capisci quello che mi fai? E non posso baciarti, perché se lo facessi non riuscirei a fermarmi, nessuno ci riuscirebbe, ucciderei chiunque provasse ad allontanarmi da te, lascerei addirittura il trono per te, ma so che sarebbe sbagliato e io non sono così, non voglio essere così-.

Merlin non aveva idea di come rispondere, era umanamente impossibile avere una risposta adeguata ad una dichiarazione simile.

Merlin sapeva solo di essere la persona più felice e allo stesso tempo quella più distrutta del loro mondo.

-Grazie…grazie per avermelo detto-.

Mai, mai, mai avrebbe mai potuto immaginare non solo che Arthur ricambiasse i suoi sentimenti ma anche che lo desiderasse con tale ardore.

E il fatto che non sarebbe mai potuto succedere niente tra di loro gli andava bene.

Certo lo faceva arrabbiare, e gli faceva venire voglia di incendiare il mondo, ma lo capiva, lo rispettava e lo approvava.

Il destino di Albion e di Arthur erano molto più importanti dei loro sentimenti.

A Merlin bastava sapere di essere stato, almeno in parte, desiderato dal suo tanto amato Re.

-E tu? Non mi dici nulla? - Merlin sorrise.

Arthur era in cerca di rassicurazioni e lui gliele avrebbe date con grande piacere.

-Vorreste che vi dicessi che vi amo? - Arthur singhiozzò preso di sorpresa.

-Mi sembrava superfluo dirvelo perché vi amo da anni e ve lo dimostro ogni singolo giorno Arthur. Morirei per voi e lo dico sul serio, anzi ve l’ho già dimostrato numerose volte. Senza di voi la mia vita è priva di scopo e felicità. Voi siete la ragione per cui mi alzo dal letto la mattina, voi siete la prima persona a cui penso una volta aperti gli occhi, e l’ultima prima di chiuderli la notte. Capisco le vostre ragioni e le condivido, continuerò ad essere il vostro servo fedele e non dovremo mai più riparlarne. Accetterò tutto quello che deciderete eccetto lasciarvi. Non intendo abbandonarvi e …-.

Fu un attimo.

Arthur ringhiò precipitandoglisi contro e poi le loro labbra si incontrarono.

Quelle del Re l’aggredirono, le forzarono ad aprirsi e gli rubarono il fiato.

Merlin, a causa dello stupore, ci mise qualche secondo in più ad elaborare il tutto ma poi le sue mani non esitarono ad immergersi nella giungla selvaggia dei suoi capelli dorati, se lo tirò contro facendo cozzare i loro corpi e le mani di Arthur, che prima gli stavano accarezzando dolcemente il volto passarono a strizzargli le natiche e Merlin si ritrovò a gemere estasiato.

I suoi baci erano impossibili, illegali, bellissimi.

Merlin aveva il terrore che presto avrebbe aperto gli occhi per poi scoprire che niente di tutto quello era mai successo. Quello l’avrebbe devastato. Avrebbe preferito morire sulla picca piuttosto che sapere di aver sognato tutte le dolci e romantiche parole che il biondo gli aveva rivolto.

Nella foga del bacio i denti di Merlin morsero il labbro inferiore del Re tanto forte da ferirlo e farlo sanguinare.

Il dolore e il sapore del sangue fece riprendere lucidità all’uomo che lo allontanò di scatto.

Nella sua smorfia di sofferenza intravide un sorriso di gioia e poi di devastante terrore.

-Non succederà di nuovo, non ne riparleremo mai più-.

E così fu.

Era doloroso ma Merlin sapeva che era la scelta migliore. Rispettò il suo silenzio e si separarono proprio poco prima che i cavalieri ritornassero dal loro giro di ispezione. Capirono subito che qualcosa non andava ma non osarono fare domande.

Quella notte, tremante a causa del freddo, Merlin pianse.

Pianse perché era umano, ed era arrabbiato con il destino che gli aveva fatto conoscere l’amore della sua vita per poi dirgli che non poteva averlo.

Ma nonostante tutte quelle lacrime, lui sorrise.

Aveva sempre saputo di non poter mai essere suo, ma mai avrebbe immaginato di poter avere l’onore di baciare Arthur Pendragon.

Avrebbe conservato quel ricordo con cura, orgoglio e gelosia.

Sarebbe stato il suo miglior amico, lo avrebbe aiutato a diventare il Re in passato e il Re in futuro, e la notte si sarebbe ricompensato sognando e rivivendo quel magico momento che avevano avuto l’opportunità di condividere.

Aveva avuto un bacio e Merlin se lo sarebbe fatto bastare.

Perché se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché poi finisce.*

 

 

*citazione da Twilight

 

Allora…avevo questa storia lasciata a metà praticamente da mesi e oggi mi sono ritrovata a concluderla, così, di botto. E proprio oggi ho scoperto che è il compleanno di un’italiana super talentuosa e super attiva nel fandom, che ogni giorno ci regala delle bellissime fan art Merthur senza mai chiedere niente in cambio. Per cui ho pensato che per ringraziarla potrei dedicargli questa storia (che spero sia uscita decentemente).

Scusate ma i finali malinconici e devastanti mi escono proprio naturali.

E niente “@Papysanzo”, questa storia è per te.

Buon compleanno! (anche se per quando pubblicherò la storia probabilmente sarà già passata la mezzanotte).

 

 

  
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