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Autore: Severa Crouch    17/05/2022    3 recensioni
Nella vita, Rodolphus ne aveva passate tante, la guerra, Azkaban, il matrimonio con Bellatrix e mai aveva pensato di ritrovarsi in una bettola puzzolente, trascinato dalla sua nuova impeccabile moglie.
“Cosa ti porto?”
“Hai dell’Odgen Stravecchio?”
“Solo Firewhisky della casa.”
“È forte?”
“Brucia come il cazzo di Ardemonio.”
“Allora, ne prendo uno. Doppio. Credo che sarà lunga.”

Questa storia è frutto di un’ispirazione improvvisa ed è un regalo per il compleanno di CatherineC94. Tantissimi auguri!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Inaspettate similitudini
 

a CatherineC94, che ha inventato i Siberforth, buon compleanno, cara, spero che ti regali una risata!
 
 

Nella vita, Rodolphus ne aveva passate tante (la guerra, Azkaban, il matrimonio con Bellatrix), ma mai aveva pensato di ritrovarsi in una bettola puzzolente, trascinato dalla sua nuova e impeccabile moglie. 

La Testa di Porco era il pub più fetido del mondo magico. Rodolphus non ne era certo, perché i ricordi di quel periodo erano sfumati, ma aveva il fondato sospetto che, togliendo l’effetto che i Dissennatori producevano sulla mente umana, Azkaban fosse persino più pulita di quel postaccio.

Era un posto intriso di dolori del suo passato: le speranze di quando era un giovane Purosangue ambizioso, i primi racconti su Voldemort, gli incontri clandestini con il vecchio Rosier che voleva reclutare giovani che tenessero alla Causa. In quel postaccio c'era stata anche la presa di consapevolezza che Bellatrix amasse Lord Voldemort e che lui sarebbe venuto sempre dopo, fino a sparire. Rimetterci piede dopo due guerre magiche, un procedimento di amnistia e la prospettiva di un nuovo inizio, era un po’ come compiere un passo indietro, ma Alexandra aveva insistito, e di fronte alla prospettiva di lasciarle mettere piede in quella bettola da sola, aveva finito per cedere e accompagnarla maledicendo la sua educazione da gentiluomo.

Si ritrovò seduto a un bancone appiccicaticcio, sporco di alcol rappreso, grasso e polvere, di fronte il vecchio gestore che fingeva di pulirlo con uno straccio unto e consunto.

“Perché non usi la magia per pulire questa bettola?”

“Perché non ti fai gli affaracci tuoi, Lestrange?”

“Vedo che ti ricordi di me.”

“Difficile dimenticare i pazzi criminali come te,” indicò con lo sguardo un punto alle spalle di Rodolphus. “Solo una svitata può scegliere di stare con uno svitato.”

“Parli di mia moglie o della tua?” domandò Rodolphus ricevendo in tutta risposta un grugnito.

“Cosa ti porto?”

“Hai dell’Odgen Stravecchio?”

“Solo Firewhisky della casa.”

“È forte?”

“Brucia come il cazzo di Ardemonio.”

“Allora, ne prendo uno. Doppio. Credo che sarà lunga.”

Aberforth alzò lo sguardo e sospirò: “Quelle due svitate mi faranno svuotare il locale se iniziano a vedersi e parlare di quelle loro cose da ciarlatane.”

“Non credi nella Divinazione?” domandò incuriosito.

“Sono tutte cazzate.”

“Le previsioni di Alexandra si sono avverate tutte, però. Solo che lei non le sa decifrare.”

“Sì, sì, sempre la solita storia di quella dannata Vista annebbiata…” Rodolphus osservò il vecchio gestore versarsi del Firewhisky, evidentemente doveva aver toccato un tasto dolente. “Senti, per come la vedo io, sono tutte fregnacce. È normale che prima o poi capiterà una sventura, la vita è una merda e non accade mai nulla di buono.”

“È molto amara come visione della vita,” osservò Rodolphus. Si voltò verso Alexandra e la vide seduta al tavolino di quel pub, nel suo impeccabile abito in tweed verde e i suoi boccoli ordinati, a discutere animatamente con Sibilla Cooman che le rispondeva con il volto scavato, gli occhiali spessi come il fondo del bicchiere che stava bevendo e l’aria spiritata. In qualche modo, quelle due sembravano capirsi. 

Qualcosa batté contro la sua gamba. Rodolphus abbassò lo sguardo e si sorprese: “Credo che questa capra abbia scambiato il tuo pub per una stalla…” commentò in direzione di quel vecchio dalla barba piena di unto e l’espressione irritata dal mondo intero.

“Non lo ha scambiato, Milly è la mia capra, e faresti bene a portarle rispetto se non vuoi che ti prenda a morsi il deretano e ti sbatta fuori di qua. Lei non ha mai amato la gentaglia come te.”

“E fa bene. Di solito le capre finiscono al forno nella mia proprietà,” scherzò Rodolphus. Non seppe come accadde ma si ritrovò scaraventato per terra dallo sgabello su cui era seduto, con Milly che lo osservava minaccioso e quel dannato di Aberforth che rideva a crepapelle. “Te la sei cercata! Milly, è tutto tuo!” esclamò.

Rodolphus afferrò la bacchetta ed evocò un incantesimo scudo. La capra, però, sembrava non voler desistere, grattava lo zoccolo per terra, prendeva la rincorsa e provava ad attaccare. 

“Aberforth!” 

La voce di Sibilla Cooman si alzò sopra il caos di zoccoli e legno e zittì le risate di quel dannato bifolco di un oste. “Che c’è?” grugnì. “Prenditela con Milly.”

“La Vista richiede calma e concentrazione, come possiamo dipanare i misteri del futuro se voi fate questo baccano?”

“Rod, anche tu, per cortesia, dammi qualche minuto, siamo quasi venute a capo del significato delle mie visioni!”

“Io mi sto difendendo da una capra, non so se ti sei resa conto della situazione… Non tolgo lo scudo finché questo zotico non la porta fuori.”

“Sentito, Ab? Porta fuori Milly!”

Aberforth si tirò lo straccio sulla spalla, emise un grugnito e aprì la porta sul retro facendo cenno alla capra di seguirlo. Non appena la capra scomparve dalla vista di Rodolphus, con un gesto della bacchetta rimise in ordine le sedie e prese posto sul suo sgabello tornando a bere il peggior Firewhisky gli avessero mai servito.

Sentì chiaramente il gestore riempire di complimenti quella dannata capra e gli sembrò anche che le consigliasse di mordere la mano che regge la bacchetta in modo da rendere il mago inoffensivo. 

Rodolphus scosse la testa, incredulo, non vedeva l’ora che Alexandra finisse di consultare quell’altra Veggente e si domandò perché mai una professoressa di Hogwarts ricevesse gli appuntamenti in un posto tanto disdicevole. Madama Rosmerta e Madama Piediburro erano posti decisamente più appropriati per leggere il tè e discutere con calma di Divinazione. Era immerso in quei pensieri quando Alexandra si alzò dal tavolo ringraziando Sibilla Cooman e lo raggiunse.

“Com’è?” domandò alludendo al Firewhisky.

“Terribile. Torniamo a casa.”

Lei gli sorrise in un modo che sembrava intendere che non avesse proprio voglia di tornare a casa. “Ti va di fare una passeggiata per Hogsmeade?”

“Cosa?”

“Beh, una specie di appuntamento.”

“I nostri figli fanno le uscite a Hogsmeade con le ragazze, noi siamo un po’ fuori età.”

“Eddai, Rod! L’ultima volta che sono uscita per queste vie ero fidanzata con Barty.”

“Dannazione, Alex, va bene. L’importante è uscire da questa topaia.” Rodolphus cedette il passo a sua moglie e mentre si lasciava quel pub alle spalle, vide la Cooman raggiungere il gestore e accarezzargli teneramente il braccio e ringraziarlo per il buon comportamento. Aberforth le rispose con un grugnito, ma poi borbottò: “Dannazione, strega, tu mi farai impazzire!” La strinse a sé e le diede un bacio appassionato che fece alzare un sopracciglio a Rodolphus. Alexandra, accanto a lui, commentò: “A modo loro, sono carini.”

“Per favore, Alex, andiamo!” sbottò in un modo che gli ricordò un po’ troppo la reazione stizzita dell’oste. In qualche assurdo modo, quell'oste era un monito su come avrebbe potuto diventare e il solo pensiero lo fece inorridire. Sospirò e preferì concentrarsi sul sorriso di sua moglie e l'espressione di gioia che mostrò davanti le tazze di Madama Piediburro o le Piume di Scrivenshaft.
 

 
   
 
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