Angoli
nascosti
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Capitolo 20
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Erano trascorse circa quattro settimane da quando quel ragazzo misterioso venuto
dal futuro aveva annunciato a tutti l’arrivo di quei micidiali cyborg, con la
speranza che quando sarebbe accaduto, i guerrieri che avrebbero preso parte
alla battaglia li accogliessero come meglio meritavano.
Ci sarebbe stato anche lui ad aiutarli, se mai fosse sopravvissuto in
quegli anni.
Tutti avevano iniziato immediatamente degli assidui allenamenti e Bulma aveva chiesto ad ognuno di essi se avessero bisogno
di qualche attrezzatura in particolare che li aiutasse a migliorarsi. Tutti
tranne Tensing, l’unico che non era riuscita a
contattare e che con alta probabilità si era rintanato nei meandri più
reconditi ed ostili del pianeta insieme al suo fidato amico Riff.
Nessuno comunque aveva accettato per non disturbare troppo l’amica, eccetto
Vegeta ovviamente, il quale richiedeva agli scienziati della Capsule
Corporation macchinari sempre più all’avanguardia per i suoi esercizi
impossibili. Forse dimenticandosi che non si trovava più alla base di Freezer e
che non poteva pretendere di comandare tutti a bacchetta o che tutti si
prostrassero ai suoi piedi senza battere ciglio.
Poco importava, veniva sempre accontentato in tutto come un bambino
capriccioso purché se ne rimanesse zitto, buono e non creasse problemi.
Il dottor Brief e Bulma avevano da poco ultimato
una camera gravitazionale identica a quella che Goku aveva utilizzato per
viaggiare nello spazio e allenarsi prima di atterrare sul pianeta Namecc, solo più potente, come richiesto dallo stesso
Vegeta.
Se voleva raggiungere lo stadio di Super Saiyan
nel più breve lasso di tempo possibile, doveva seguire lo stesso allenamento di
Goku e per superarlo, invece, doveva utilizzare una gravità superiore. Questa
era la sua strategia.
Bulma percorse il vialetto di ciottoli di casa sua con due enormi buste della
spesa in mano, quando vide Yamcha seduto sulla
panchina a dondolo con sguardo perso e preoccupato.
Le portò velocemente in casa lasciandole sulla tavola, le avrebbe sistemate
più tardi, e poi se ne uscì nuovamente con l’intento di raggiungere il
fidanzato.
“Stai facendo una pausa?” Gli chiese accomodandosi accanto a lui. Lo sdraio
dondolò appena lei poggiò i glutei sul morbido cuscino.
“Mmm…” Si torturò i pollici “… non ho intenzioni
di allenarmi oggi.”
“Perché?” Bulma ne fu sorpresa, nei giorni scorsi
sembrava che Yamcha avesse preso molto seriamente
questa nuova minaccia che incombeva, iniziando anche a frequentare molto
assiduamente la palestra della casa, utilizzando gli attrezzi che il principe
dei saiyan aveva scartato e per poco scagliati fuori
dalla finestra perché li riteneva inutili. Eppure quegli strumenti comparivano
nella più importanti palestre della città e non solo, definiti dai preparatori
come macchinari all’avanguardia.
“Non credo di poter competere con i cyborg, nemmeno se mi allenassi per tutto
il giorno e sette giorni su sette.”
Bulma scosse la testa.
“Non sono del tuo stesse parere… insomma, guardati… sei un ragazzo
eccezionalmente forte, non vedo perché tu ti debba buttare giù in questa
maniera.”
Yamcha si portò le mani all’interno dei capelli corvini.
“Siamo seri, Bulma. Se non è riuscito nemmeno
Vegeta a sconfiggerli, perché dovrei riuscirci io?”
“Puoi sempre dare una mano, non ti sei mai e poi mai tirato indietro. Hai
affrontato anche il fratello di Goku in passato, nonostante sapessi già di non
essere alla sua altezza…”
“Già… e guarda che fine avevo fatto!”
“Questa volta sarà diverso, non morirà nessuno. Quel ragazzo è venuto ad
avvertirci del pericolo, avete tempo per prepararvi… e poi ci sarà Goku, lo ha
salvato.”
Yamcha si passò la mano velocemente sulla faccia per poi grattarsi la testa “E
chi ti dice che non abbia mentito?”
“MA BASTA!” Bulma si alzò stizzita facendo
sobbalzare lo sdraio e anche Yamcha che per poco non
cadde in avanti a causa della spinta. “Non penso che quel ragazzo abbia
mentito, lo hai visto no? Era spaventato, chissà che cosa è stato costretto a
subire nel corso di questi anni. E tu?” Si voltò verso di lui puntando l’indice
conficcandogli l’unghia laccata di rosa nella carne “… e tu hai paura ad
affrontare un ammasso di circuiti?”
“I-io non ho pa-paura” Balbettò buttando giù
della saliva. La sua ragazza aveva ragione, lui temeva la potenza di quegli
androidi e di perdere la vita per mano loro. Yamcha
era ancora giovane e tutta un’intera esistenza davanti, e poi se per caso Bulma rimanesse incinta ed acconsentirebbe a sposarlo, chi
avrebbe badato a lei se lui dovesse perire? E il bambino? Rimarrebbe senza
padre.
Forse sarebbe stato meglio a rimandare il tutto e vedere il susseguirsi
degli eventi.
“E allora perché non vuoi combattere?” L’azzurra si portò le mani chiuse a
pugno sui fianchi indurendo lo sguardo.
Yamcha si sentì improvvisamente un codardo ed un vile, aveva fatto una pessima figura
con la sua compagna, dimostrando ancora una volta di non essere degno di lei.
Doveva assolutamente cambiare atteggiamento, anche perché aveva notato negli
ultimi giorni uno strano scambio di sguardi tra lei e Vegeta, ma forse era
tutto frutto della sua immaginazione, a Bulma non
poteva piacere un tipo rozzo e meschino come quello, ed in più Vegeta si era
macchiato del titolo di assassino, più volte.
L’unico modo per potervi porre rimedio, era quello di togliersi di dosso
quel mantello di inutile mestizia e cominciare a reagire, tirando fuori il lupo
nascosto in lui.
Yamcha le regalò un enorme sorriso e le prese entrambe le mani attorcigliandole
con le sue.
“Scusami, Bulma. Ho avuto un attimo di debolezza…
ma tu sai sempre come spronarmi ad andare avanti…”
Bulma arrossì vistosamente e il suo cuore iniziò a galoppare veloce all’interno
del suo petto. Le ultime settimane erano state talmente frenetiche e la notizia
di una nuova minaccia aveva reso tutto ancora più difficile che non avevano più
avuto occasione di rimanere da soli.
E a causa delle richieste insistenti di Vegeta, Bulma
e suo padre passavano intere giornate, fino a notte fonda, all’interno del
laboratorio, finendo così per snobbare il fidanzato se lui voleva concedersi a
qualche momento di coccola nel letto.
“No, scusami tu… ti ho lasciato da parte senza nemmeno accorgermene.” Lo
strinse forte a sé e Yamcha l’avvolse con il suo
corpo “… non accadrà mai più.”
“E io ti prometto che diventerò più forte per proteggerti.”
Si stavano per scambiare un lungo e tenero bacio appassionato quando un
applauso lento e di scherno li destò da quel bellissimo momento.
“Ma che bel quadretto…” Poi si rivolse a Bulma
senza scusarsi per l’irruzione “… mi servi in laboratorio, quei rottami che mi
hai rifilato hanno smesso di funzionare.”
Bulma sbottò, non perché Vegeta l’aveva interrotta mentre si intratteneva con il
suo ragazzo, ma perché pretendeva che scattasse non appena aveva bisogno.
“Senti tu, non puoi pretendere di comandarmi a bacchetta come facevi con
gli scienziati dell’esercito di Freezer. Se hai un problema e io non ci sono,
puoi chiedere gentilmente a mio padre. Ora ho da fare! Torna più tardi.” Si
voltò in maniera altezzosa mostrandogli le spalle.
“Tsk! Con chi? Con quell’invertebrato?” Chiese in
tono sprezzante.
“Sei per caso geloso, Vegeta?” Gli alitò sul volto senza mostrargli alcuna
paura. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
Vegeta la guardò negli occhi fino a penetrarle dentro l’anima.
Bulma si sentì pervadere da un calore immenso, una sensazione che non provava da
molto tempo.
“Di quello là?” Scoppiò a ridere come non faceva da tanto, facendo tirare a
Bulma un sospiro di sollievo.
Lo sguardo del principe era magnetico, misterioso, e ogni volta che succedeva
che i loro occhi s’incrociavano anche solo per sbaglio, Bulma
veniva come rapita e trasportata su di una nuvola.
L’azzurra vedeva in lui la tristezza che si celava oltre quella corazza che
aveva issato per non far trasparire alcuna emozione, ed aveva capito che l’unica
ragione per la quale rimaneva ancora ancorato sulla Terra era perché non aveva
più un altro posto dove poter andare.
Quel pianeta rappresentava per Vegeta una piccola oasi felice dove nessuno avrebbe
osato dargli fastidio e lui avrebbe potuto vivere serenamente la sua esistenza finchè un giorno non sarebbe riuscito a battere Kakaroth.
Non gli importava un fico secco di quei dannati terrestri o dei cyborg, l’obiettivo
del principe di tutti i saiyan era proprio quello di diventare
più forte di quella stupida terza classe e un giorno arrivare persino a
batterlo.
E poi, forse, se ne sarebbe andato verso una destinazione ignota.
“Che cos’è quel tono che osi usare quando parli di me?” Yamcha
gonfiò il petto pronto per battersi contro Vegeta.
“Vuoi una lezione?” Lo provocò il saiyan
oltrepassando Bulma.
“Non mi fai paura!” Rispose lo spilungone con assoluta convinzione, sperando
che nessuno notasse le sue ginocchia tremare per la fifa, se solo Vegeta avesse
voluto, gli sarebbe bastato un colpo ben assestato per mandarlo all’altro mondo.
Bulma si contrappose immediatamente tra tutti e due, spingendoli ai lati opposti
con i palmi delle mani poggiate sui loro petti muscolosi, scongiurando una
possibile lite.
“Basta, voi due! Non è il momento di fare i bambini capricciosi.” Sembrava
una mamma intervenuta per dividere i figli durante un litigio per un giocattolo
non condiviso.
“Ha cominciato lui a provocare!” Esclamò Yamcha mettendo
il broncio.
“Ma senti chi parla, idiota!”
“Idiota a chi? Selvaggio che non sei altro!”
“Come mi hai chiamato?”
“HO DETTO BASTA!” Starnazzò Bulma facendo
scoppiare i timpani di entrambi costringendoli a strizzare gli occhi per il
dolore. “TU ENTRA IN CASA!” Ordinò a Yamcha “… E TU!
VIENI CON ME!” L’azzurra prese per un polso il principe.
Il terrestre li guardò allontanarsi ed entrare poi nella navicella
gravitazionale poco distante, mentre a lui non restò altro che fare come Bulma gli aveva ordinato ed attenderla che rientrasse.
*
Yamcha aveva appena fatto una pessima figura con la sua ragazza, ma sapeva anche
che non poteva competere con quel rozzo di un saiyan.
Aprì la manopola dell’acqua calda che cadde a pioggia attraverso la
superficie della sua pelle.
“Me la pagherai un giorno!” Strinse un pugno evitando di scagliarlo sulla
porcellana, se lo avesse fatto sicuramente avrebbe rotto la parete, e chi l’avrebbe
poi sentita Bulma che si sarebbe ritrovata senza il
suo amato bagno personale.
“Non ti arrabbiare, Yamcha. Sappiamo che a Vegeta
piace provocare le persone.” Gli disse
il piccolo trasformista passandogli lo shampoo per i capelli.
“Io non capisco perché Bulma gli abbia chiesto di
restare.” Sospirò insaponandosi la testa.
“Non aveva un posto dove andare. E poi dà retta a Bulma,
e sa come farlo stare buono.”
“E’ questo che mi preoccupa.”
“Credi che lei non ti ami più e che si sia invaghita di quello là?”
Yamcha incurvò il labbro inferiore.
“Non lo so, non credo che Bulma sia una
sprovveduta, però non so che cosa pensare. La sento distante, Puar… temo di perderla da un momento all’altro.”
“Puoi sempre rimediare no? Non farla allontanare, forse ha bisogno delle
attenzioni che solo tu sai darle… mi hai capito, no?”
“E’ da un po' che non riusciamo a stare insieme, da quando quel ragazzo ci
ha annunciato l’arrivo dei cyborg.”
Yamcha chiuse l’acqua, prese l’asciugamano ed iniziò a strofinarsi la pelle.
“Sorprendila, allora!” Ammiccò complice il trasformista nel momento esatto
in cui sentì la porta di camera aprirsi.
*
continua