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Autore: LadyYuna94    18/05/2022    1 recensioni
Durante l'ultima finale mondiale in Russia che vide i Bladebreakers vincitori, l'avvento del Team delle Tenebre ha gettato nel caos il mondo del Beyblade e non solo, seminando distruzione e morte. Da quel momento, ogni anno un Beyblader chiamato il Prescelto parte con quattro accompagnatori, definiti Guardiani, per un lungo viaggio europeo, il Cammino, che lo vedrà impegnato in dieci match volti a prepararlo a sconfiggere i quattro nemici sovrannaturali. Elena Tornatore, sorella minore del campione italiano Gianni, a dieci anni dalla comparsa dei blader della Morte, intraprende il Cammino scegliendo come suoi Guardiani gli ex campioni del mondo: Takao, Rei, Max e il Professor Kappa e parte alla volta dell'Egitto con il suo inseparabile Beyblade Vulpilyon.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 35:

Quando il bus li raggiunse in mezzo al deserto era quasi l’alba e Max dovette trattenere Takao dal prendere a pugni l’autista.
Il viaggio verso l’aeroporto fu silenzioso, anche se nessuno di loro era riuscito a dormire, per via dell’adrenalina che quell’epica battaglia gli aveva lasciato in circolo.

- Sapete, ho visto Kei stanotte- confessò Takao ad un certo punto, con un sorriso malinconico
- Dici sul serio?- chiese Max stupito, mettendosi all’ascolto del racconto
- Era così reale, accanto a noi, pronto a lanciare il suo Dranzer- Takao si lasciò sfuggire una risatina
- Che buffo, quando senti che stai per morire, ti appaiono tutte le persone care- disse, guardando Max.
- Ci hanno aiutato tutti, la luce dei vostri Bit Power è riuscita a sconfiggere le Tenebre, per sempre- disse il Professore.
- Ecco perché gli altri hanno fallito prima di noi, speravano di combattere da soli contro quei quattro, ma è l’unione della squadra a fare la differenza, come abbiamo potuto non pensarci fin dal principio?- osservò Takao corrugando la fronte
- Già, avremmo risparmiato a tanta gente un bel po’ di sofferenza- commentò Max inarcando le sopracciglia e poi il suo sguardo si spostò su Elena, che come al solito guardava il sole sorgere dal finestrino, stavolta con un sorriso rilassato dipinto sul volto e si rigirava tra le mani il suo Beyblade.
La ragazza sospirò e si girò verso il Professore.
- Prof, posso chiederti un favore?-
- Certo, Elena, quello che vuoi, ma prima voglio già dirti che mi sono occupato del... corpo... di Rei- disse lui cauto. Elena per un attimo non afferrò il concetto, però poi si ricordò delle parole del Professor Kappa di qualche giorno prima, riguardo la sistemazione di Rei nei laboratori del PPB.
- Certo, disse lei, ma io volevo chiederti un altro favore, se posso- chiese ancora la ragazza e il ragazzo annuì, quindi lei poi lei gli consegnò il Beyblade
- Potresti ripristinare Driger e Vulpilyon?-
Il Professore fu colpito da quella richiesta insolita, ma poi capì il perché e si trovò a pensare che anche Takao gli aveva avanzato la stessa pretesa, esattamente dieci anni prima.
- Rei era il capo della Tribù della Tigre Bianca e se un giorno mi chiederanno di restituire il suo Bit Power, voglio che sia fatto insieme con il suo Beyblade, come è sempre stato- ammise Elena, abbassando lo sguardo
- Non c’è problema- la rassicurò il Professore
- Grazie- disse sincera Elena.
E quel ringraziamento nascondeva molto di più e sperò che i suoi Guardiani la capissero al volo.
​Quando giunsero all’aeroporto, Elena si rese conto che il momento dei saluti era forse il più duro dopo aver sconfitto per sempre il Team delle Tenebre. La giovane odiava dire addio, aveva come la paura di non rivedere più le persone che stava salutando, come era successo con i suoi genitori che erano partiti per il Principato di Monaco e poi non erano più tornati.
- Attenzione, si avvisano i signori passeggeri che il volo B55 per New York è in partenza al gate 19-
- E’ il nostro- disse Max sospirando al Professore, che annuì
- Beh, amico mio, ci vediamo al matrimonio- disse Takao con un sorrisone a Max
- Già è vero! Per favore, mi mandi una mail con la data? Così la segno in calendario e io ed Emily ci terremo liberi- si raccomandò Max
- Tranquillo, ti spedirò l’invito ufficiale- disse Takao e poi i due si abbracciarono forte.
Era come se con uno schiocco di dita tutto fosse tornato alla normalità. Non sembrava per niente fossero tornati da una missione suicida visto il modo rilassato e sereno con cui si stavano salutando, promettendosi di rivedersi presto, ma bensì sembrava essere appena finita una bella vacanza.
I loro discorsi fino a qualche ora prima riguardavano la missione, la battaglia e il Team delle Tenebre. Dal momento in cui erano riusciti ad uscire da quella sala dove si era svolto l’incontro con i nemici, era come se il mondo avesse ripreso a girare nel verso giusto.
- Vale anche per te prof, Hilary è entusiasta di vederti alle nozze- continuò Takao, rivolgendosi al Professor Kappa.
- Verrò molto volentieri- e poi si alzò sulle punte per abbracciare forte il suo migliore amico.
- Buon viaggio.-
- Thanks, anche a voi- disse Max facendo il segno della vittoria
- Saluta Emily e i bambini da parte mia- disse Elena con le lacrime agli occhi
- Lo farò senz’altro e ricorda se trovassi a passare dalle parti di New York, avrai sempre un letto pronto per te a casa Mizuhara- la rassicurò Max e poi Elena allargò le braccia per stringere il suo Guardiano americano.
- Grazie di tutto, Max- disse con gli occhi chiusi
- Grazie a te, darling, ti voglio bene-
- Anche io-
- Ti farò recapitare i Beyblade per posta, abbi un po’ di pazienza- si scusò il Professore, prima di salutare Elena
- Fai con calma, non credo che i membri della tribù di Rei vengano a bussare alla mia porta reclamando il suo Beyblade così presto- commentò lei con un pizzico di ironia.
E dopo gli ultimi saluti, Elena e Takao videro sparire tra la gente dell’aeroporto i loro due amici.
La ragazza sospirò
- E’ strano, siamo partiti in cinque e ora torniamo a casa da soli- disse Elena a Takao
- Sai, stanotte ho capito una cosa, che non siamo mai soli finché il ricordo di chi non c’è più vive per sempre in noi- disse Takao sicuro
- Sono decisamente d’accordo con te- rispose Elena, annuendo convinta
- Tu come stai?- chiese premuroso Takao, dopo un po’
Elena sospirò ancora pesantemente
- Dire che sto bene è un parolone, ma mi sento più leggera. So che abbiamo fatto qualcosa di buono, abbiamo compiuto una missione straordinaria e il merito è solo vostro, non ce l’avrei mai fatta senza di voi- disse lei, emozionata.
- Smettila, se c’è qualcuno che deve prendersi il merito quella sei tu. Hai lottato come una vera guerriera fino alla fine, ora capisco perché Rei si era innamorato di te.-
Elena nascose a fatica le lacrime a sentir pronunciare quella frase e solo in quel momento parve ricordarsi che l’unica e ultima volta in cui aveva confessato il suo amore a Rei era stato prima che lui diventasse il suo Bit Power Supremo. Quanto avrebbe voluto avere più tempo.
- Sei una forza della natura, Elena e non devi cambiare mai, mi hai capito?- continuò il giapponese e lei annuì
- Lo sai, se il Beyblade fosse ancora uno sport praticato ad alti livelli, mi sarebbe piaciuto misurarmi contro di te, magari ad una finale mondiale- disse il suo ormai ex Guardiano.
- Avremmo dato sicuramente spettacolo, ma mai dire mai nella vita- concordò Elena, dandogli una finta gomitata
- Attenzione, si avvisano i signori passeggeri che il volo D49 per Roma è in partenza al gate 21-
- Questa è la mia chiamata- disse Elena, sistemandosi meglio la borsa sulle spalle. Takao temporeggiò qualche minuto, mentre la osservava sistemare i bagagli.
- Elena, inutile dirti che sei invitata anche tu al mio matrimonio, anzi è grazie a te se Hilary non è rimasta vedova prima del tempo- ammise in tono scherzoso, lei ridacchiò.
- Ci sarò Takao, promesso, Rei avrebbe voluto così- si sentì di dire lei
- Bene, ti aspetto allora-
Takao l’aiutò a prendere tutta la sua roba e poi i due si abbracciarono forte.
- Buona fortuna, Elena-
- Grazie, Takao, di tutto e per tutto. Sei davvero il numero uno- disse lei per poi staccarsi dall’abbraccio e avviarsi verso il gate.
Takao, mentre la vedeva sparire tra la gente, trascinandosi dietro i suoi ingombranti bagagli, pensò che quella ragazzina aveva appena salvato il mondo e forse non si era resa ancora conto di quanto contasse quello che aveva fatto, perdendo però qualcuno che per lei era importante quanto il mondo stesso.
L’amore della sua vita.
L’ex campione del mondo di Beyblade raccolse le sue cose e si avviò, con largo anticipo al suo gate, riflettendo sul fatto di essere davvero fortunato ad avere qualcuno a casa che lo aspettava, pronto a cancellare tutto il dolore e la tristezza che quella missione aveva portato con sé.

Ad Elena quasi non sembrava vero rivedere le strade di casa sua, della sua adorata Roma e più che quattro mesi le sembrò che fossero passati quarant’anni, forse perché la ragazza che aveva lasciato la capitale italiana per intraprendere quel viaggio, non era la stessa che vi era tornata.
Elena ci mise un po’ prima di bussare alla porta di casa.
Guardò il suo giardino sempre in ordine, con l’amaca che si dondolava sotto il vento autunnale e la piscina ormai vuota, al cui interno solo foglie gialle e rosse. Adele avrebbe sicuramente dato di matto col giardiniere non appena si fosse accorta delle foglie sul fondo dell’immensa vasca.
Poi la ragazza prese coraggio e si decise a suonare al campanello, iniziando a sorridere non appena riconobbe i passi delle scarpe col tacco quadrato di Adele sul marmo del pavimento dell’ingresso.
- Arrivo- aveva detto la voce della donna dall’altra parte della porta.
Quando Adele aveva aperto la porta di Villa Tornatore era rimasta scioccata dalla gioia.
- Elena, tesoro, sei tornata!- saltò felice quando riconobbe la sua piccolina sulla soglia della porta.
Elena entrò in casa e Adele quasi le strappò i bagagli da mano e la ricoprì di baci sulla guancia, per poi osservarla.
- Bambina, che ti è successo? Sei pallida e dimagrita- cominciò preoccupata Adele e Elena sperò che non facesse molto caso ai lividi che aveva sul corpo, maledicendosi mentalmente per non essere ricorsa al make-up neanche in quell’occasione, durante quelle ore di aereo.
- Sto bene, Adele, davvero- la rassicurò la ragazza, affrettandosi a calare le maniche del maglione, per nascondere i graffi che l’ultima lotta le aveva lasciato addosso, evitando di menzionare assolutamente la parola "ospedale".
- Lo dico io che in Europa non sanno cucinare come noi italiani!- disse Adele, andando verso la cucina.
- Cosa ti preparo per cena? Esco a fare la spesa, ci metto un attimo, chiedimi quello che vuoi- aveva cominciato con tono allegro la donna.
- Davvero, non ho fame- disse Elena, cercando di non farla preoccupare
- Ho solo bisogno di disfare questi bagagli e andarmene a dormire- continuò la ragazza e vide l’entusiasmo negli occhi della sua tata spegnersi a poco a poco.
- Come vuoi tu, ma chiama se ti serve qualcosa- si raccomandò Adele
- Certo, grazie- poi andò verso le scale che conducevano al piano di sopra
- Adele- chiamò la ragazza
- Sì?-
- E’ bello essere di nuovo a casa- disse Elena, sforzandosi di sorridere.
Quando si chiuse in camera sua si perse per un attimo a riscoprirne i dettagli.
Era tutto esattamente come lo aveva lasciato quella mattina prima di partire per gli Stati Uniti, prima di incontrarsi con Rei all’aeroporto.
La ragazza sospirò e si sedette sul letto guardandosi intorno, come se dovesse riappropriarsi di ciò che era da sempre suo e riconoscerlo nuovamente, ma era lei ad essere diversa, di certo non la sua stanza, non il suo bagno con l’immensa vasca che lei amava riempire di schiuma, non l’ampia vetrata della sua camera da letto con la vista su Roma. Lei era profondamente cambiata dopo quel viaggio e ora che aveva affidato i Beyblade al Professore per ripristinarne l’assetto originario, si sentiva come privata di una parte importante di sé.
Di notte lei stringeva il Bey tra le mani e gli parlava, gli raccontava della sua giornata e si sentiva, in qualche modo, vicina a Rei, come se stesse parlando con lui.
Era da pazzi ed Elena lo sapeva, ma quel gesto la faceva stare bene.
Decise di occupare la mente disfacendo i bagagli, afferrò tutto il mucchio di vestiti che si era portata dietro e lo lasciò nel cesto accanto alla porta, per essere portato in lavanderia, ma quando fece per tornare in direzione della valigia aperta, notò per terra una striscia di carta lucida.
Si avvicinò, la raccolse e le salirono le lacrime agli occhi.
Elena fissava quelle tre fotografie formato tessera che ritraevano lei e Rei in pose diverse.
Ricordava ancora la storia legata a quelle foto.
Si trovavano in Olanda e, dopo l’allenamento mattutino, nel tragitto di ritorno verso l’hotel, l’attenzione di Elena era stata catturata dalla macchina delle fototessere. Aveva costretto Rei e fare qualche scatto insieme e nonostante le proteste del ragazzo, alla fine lei l’aveva trascinato in quella piccola cabina e lui, arreso, si era lasciato fotografare insieme a lei.
L’ultima delle tre era la più spontanea, era stata scattata senza preavviso e vedeva i due ridere come matti.
Elena poteva ancora sentire la risata melodiosa di Rei nella sua testa, forse quella mattina era stata una delle poche volte in cui l’aveva visto ridere davvero di gusto, insieme a quella serata McDonald’s in camera sua a Vienna. Quei ricordi la fecero star talmente male, che smise per un attimo di pensarci, chiudendo forte gli occhi.
- Rei, mi manchi tanto, sai- mormorò la ragazza, sfiorando con un dito il volto del suo amore stampato sulla carta fotografia e poi decise di mettere quelle foto sullo specchio della sua camera, così ogni mattina avrebbe guardato lei e Rei, felici e si sarebbe ricordata di quanto lo amasse, anche se non c’era bisogno delle foto per farlo.
Lui era sempre lì, al centro del suo mondo.

   
 
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