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Autore: eddiefrancesco    18/05/2022    0 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Verity ando' a prendere lo scialle appeso a un pomo vicino alla porta. «Vado a fare una passeggiata fino al ruscello, Nancy. Non staro' via molto.» Non aspetto' di sentire la risposta della sua domestica. Si diresse quasi correndo verso l'agognata solitudine che riusciva a trovare solo al riparo del boschetto dietro casa. Qualche giorno piu' tardi Galen era seduto nella biblioteca della sua abitazione di Mayfair e stava fissando senza vederle le fiamme che danzavano nel camino. Pesanti tendaggi di velluto color prugna coprivano le finestre impedendo ai rumori che provenivano dalla strada di rompere il silenzio. Non si era dato pena di accendere nessuna candela e I servitori sapevano che era meglio non disturbarlo quando si trovava in quella stanza. Tra la tappezzeria scura, I pannelli di castagno alle pareti e la mancanza di illuminazione, la biblioteca era buia come una tomba e a Galen piaceva cosi. Sospiro' e si fece passare una mano sulla barba incolta. Quel giorno non era uscito e non lo avrebbe fatto nemmeno la sera. Preferiva restare seduto da solo in biblioteca. Lancio' un'occhiata alla lettera di Eloise, aperta sulla scrivania. A quanto pareva, Lady Mary sarebbe stata a Londra il mese successivo. Si alzo' di colpo, si verso' un brandy e lo bevve d'un fiato. Dannazione! Lui non voleva sposarla! Non voleva sposare nessuna che non fosse Verity. Non avrebbe mai amato un'altra donna come amava lei. Si diresse alla scrivania e afferro' la missiva della cugina. Provando un gusto quasi diabolico appallottolo' il foglio e lo getto' nel camino. La pallina colpi' un alare di ottone e fini' tra le fiamme. Sorridendo soddisfatto, Galen osservo' I lembi della carta che venivano catturati dal fuoco, si arricciavano, si annerivano e poi si disintegravano in cenere. Poi sospiro'. «Un gesto davvero maturo» borbotto' sardonico. «E pensare che credevi di essere diventato piu' saggio.» Avrebbe tanto voluto essere un uomo assennato! In quel caso non si sarebbe trovato in quell'infernale esilio che si era costruito con le proprie mani. Sarebbe stato degno dell'amore di Verity fin dal principio e forse lei non avrebbe sposato... Quei ragionamenti erano senza senso. Il passato era passato. Non poteva disfare quello che aveva fatto e nemmeno lei avrebbe potuto farlo. Doveva cercare di andare avanti. Prese l'altra lettera aperta sulla scrivania, scritta dalla mano familiare, e ancora debole, di Buck. C'era stato un tempo in cui Galen non avrebbe mai scritto al suo fratellastro, nemmeno per chiedergli come procedeva la sua convalescenza. Tuttavia avere perso Jocelyn e Verity gli aveva fatto cambiare idea. Si era messo in contatto con tutti e tre I fratellastri non appena tornato a Londra. Buck era stato molto malato e si stava riprendendo lentamente dalla febbre. Non sapeva quando sarebbe tornato in Inghilterra e il tono della sua scrittura tremolante indicava con chiarezza che non pensava che al fratello importasse sul serio. Invece Buck si sbagliava. Galen era stato davvero contento di sentire che stava migliorando e presto sarebbe rientrato in patria. Avrebbe aspettato il suo arrivo prima di ripartire per l'Italia e avrebbe anche fatto visita a War e Hunt che si trovavano a Londra. Se solo avesse potuto aggiungere Verity e Jocelyn a quella riunione di famiglia! «Vostra Grazia?» «Che c'e'?» borbotto' rivolto alla porta. «Ho... ho bussato, Vostra Grazia» balbetto' un domestico in livrea con in mano un vassoio d'argento dove era posato un biglietto da visita. «Non voglio vedere nessuno.» «Dice che e' molto importante, Vostra Grazia. Ed e' stato davvero insistente.» «Insistente?» ripete' Galen con una risata di scherno mentre afferrava il biglietto. «Chi osa essere insistente con il Duca di Deighton?» Quando lesse il nome alla luce tremolante delle fiamme la sua fronte si corrugo'. Si trattava di Clive Blackstone. Non aveva alcun desiderio di vedere o di parlare con quell'uomo ossequioso e sgradevole. Probabilmente era li' per chiedergli ancora una volta di investire nei suoi stabilimenti per la tessitura, una cosa che lui non avrebbe mai fatto. «Ditegli che non sono in casa.» «Mi dispiace, Vostra Grazia» replico' il domestico impallidendo sotto lo sguardo irritato di Galen. «Ha detto che se vi foste rifiutato di vederlo, avrei dovuto riferirvi che si tratta di una importante questione personale... circa una vedova, Vostra Grazia.» Galen senti' un nodo stringergli la gola. «Fatelo venire qui.» Non appena il valletto fu uscito cerco' di ricomporsi. Si disse che era naturale che Blackstone avesse nominato Verity. Lei era stata a scuola con sua cugina Eloise. Clive Blackstone entro' in biblioteca. I modi umili e adulatori che aveva usato a Jefford erano spariti. Adesso l'uomo oso' ignorare Galen e lascio' che il suo sguardo scorresse insolente sulla moltitudine di volumi riccamente rilegati allineati alla parete, sul tappeto e sui mobili in legno di ciliegio e pelle, come se fosse un banditore d'asta e stesse valutando il prezzo di ogni articolo. Galen non disse nulla. Comprese pero' che questo diverso atteggiamento non faceva presagire niente di buono. Una volta concluso il suo esame accurato, Clive guardo' il Duca e con un sorriso si inchino'. «Sono davvero compiaciuto che abbiate voluto ricevermi, Vostra Grazia.» «Mi e' sembrato di capire che la vostra visita riguarda un importante questione personale» replico' Galen usando un tono gelido. Blackstone si limito' a sorridere con aria maliziosa e si sedette senza neanche essere stato invitato a farlo. «Che cosa vi porta qui?» gli domando' il Duca. «Affari, Vostra Grazia. Affari di una natura molto particolare.» A Galen non piacque nemmeno il tono dell'uomo. Era troppo compiaciuto e intenzionale e implicava una intimita' che non condividevano. «E quali sarebbero?» Il sorriso furtivo di Clive si fece piu' aperto. «Riguardano mia cognata e la sua piccola.» «Devo confessarvi che non riesco a comprendere perche' tutto questo dovrebbe interessarmi.» «Sapete anche voi quanto tenga alla bambina, Vostra Grazia» replico' Blackstone. «La ama proprio come un genitore dovrebbe amare un figlio.» Pronuncio' quelle parole in un modo che indusse Galen a stringere gli occhi e serrare la mascella. «Si, sono convinto che voglia davvero molto bene alla figlia» disse. «Ma che cosa a che fare tutto questo con me?» Blackstone rispose alla sua questione con un'altra domanda. «E il padre della bambina quanto tiene a lei?» Galen senti' una gelida goccia di sudore corrergli lungo la schiena. «Questa e' una strana domanda, signor Blackstone. Il padre della piccola e' morto.» Il sorriso di Clive si fece, se possibile, ancora piu' insinuante. L'uomo si appoggio' alla spalliera della sedia come se fosse il padrone. «Ne siete sicuro?» «Non crediate di giocare con me, Blackstone» rispose lui in tono tranquillo e serio. Blackstone raddrizzo' le spalle, ma il suo sorriso ironico non scomparve. «Non sono venuto fino a Londra per giocare, Vostra Grazia. Posso assicurarvi che il mio scopo e' molto serio. Serissimo.» «Quale sarebbe questo scopo?» «Sedetevi, Vostra Grazia. Cerchiamo di discutere civilmente come due uomini d'affari dovrebbero fare, con calma e razionalita'.» «Chi credete di essere per darmi degli ordini?» Blackstone degluti', ma non abbasso' lo sguardo. «Credo di essere un uomo che conosce il vostro piu' grande segreto, proprio come conosco quello di mia cognata.» Galen lotto' per non mostrare alcun accenno di collera, disgusto o sgomento, ne' di quella sensazione tanto terribilmente familiare di impotenza che provava da piccolo. Ma non era piu' un bambino. «Sedetevi, Vostra Grazia.» «Preferisco stare in piedi.» «Molto bene. Credo che arriveremo a un accordo abbastanza presto.» «Accordo? Quale accordo? Per che cosa?» «Un accordo su quanto mi pagherete per il mio silenzio.» «Un ricatto. Avrei dovuto prevederlo» borbotto' Galen mentre il suo odio per quell'uomo diventava maggiore ogni minuto di piu'.
   
 
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