Pressi di Arras, estate 1794.


Siamo riusciti a lasciare Parigi senza destare sospetti.
Destare anche il minimo sospetto, ora come ora, è una condanna a morte certa.
Siamo nel periodo che è stato denominato "Terrore ", mai nome fu più adeguato...chiunque sia sospettato di tramare contro la Repubblica è certo che conoscerà Monsieur Sanson, il boia.
Io sono stata la dama di compagnia della Regina gli ultimi mesi della sua vita, ma guai a definirmi così, rischiavo la vita.
Era l'ombra della splendida donna che avevo conosciuto in gioventù quando Madamigella Oscar mi aveva presentata a Corte, facendomi passare per una sua cugina, eravamo nel periodo nel quale stavo cercando la mia vera madre...che delusione venire a sapere che era la Contessa di Polignac.
Ma non era di lei che Maria Antonietta volle parlare.
Volle sapere tutto ciò che ricordavo di Madamigella Oscar.
Per me fu un piacevole tuffo in un passato felice.
Ogni giorno, per tutto il tempo che ci era concesso, raccontavo un aneddoto, un ricordo, un insegnamento che avevo ricevuto.
Un giorno, con fare cospiratorio, la Regina mi diede una rosa di stoffa bianca che aveva realizzato con degli stracci che aveva trovato nella cella.
Mancava poco alla sua esecuzione, era molto provata dalle emorragie che la affliggevano, dalla morte del suo consorte, dalla lontananza dai figli superstiti.
Mi pregò di portarla sulla tomba di Madamigella Oscar e di colorarla col suo colore preferito.
Realizzai che in tutti gli anni di permanenza a villa Jarjayes non ero mai venuta a sapere quale fosse il suo colore preferito...
Gli scossoni della carrozza mi riportano alla realtà, siamo quasi arrivati.
Finalmente ci fermiamo, la strada sterrata è terminata, intorno a noi solo campi coltivabili.
Bernard scende per primo e mi porge la mano per aiutarmi.
Una figura alta e imponente con il capo coperto da un cappello di paglia a tesa larga si avvicina a noi: è Alain de Soissoin, il migliore amico di André.
Lui e Bernard si stringono la mano, io lo abbraccio.
Parliamo di velleità per qualche minuto poi chiedo, abbassando gli occhi, dove sono le loro tombe.
Poi tiro fuori la rosa di stoffa e racconto la sua genesi.
Vedo i suoi occhi di brace inumidirsi.
Prima che la commozione abbia la meglio anche su di me gli chiedo se sa quale fosse il colore preferito da Madamigella Oscar.
Lui mi sorride mesto, fa passare l'immancabile stecchino da una parte all'altra della bocca, ci pensa per interminabili minuti poi mi dice:
"Se André fosse qui ti direbbe di lasciarla bianca...sì al comandante piacevano sicuramente le rose bianche..."
Questa volta la lacrima che si stacca dalle mie ciglia non la fermo...la lascio scendere sulla mia guancia senza vergogna.
Stringo con forza le braccia di Alain e di mio marito e mi dirigo verso la collina coperta di fiori selvatici che è stata scelta da Alain come loro ultima dimora.
La brezza stempera il calore del sole che splende a picco su di me, giunta in cima riprendo fiato e noto che le loro croci sono in un posto ombroso, coperte da edera scura e folta.
I loro semplici nomi di battesimo sono incisi sul legno: Oscar e André.
"Vi voglio bene" sussurro mentre le lacrime hanno ormai rotto gli argini.
"Ma sarò forte, per voi, miei insostituibili amici ".
Appoggio la rosa tra le due croci, sussurro una preghiera e torno indietro.
Una folata di vento mi sfila il copricapo, mi volto verso le tombe e mi sembra di udire le loro voci.
I petali della rosa di stoffa tremano leggermente.
Mi sistemo il cappellino e con un sorriso, stavolta, li saluto:
"Addio amici..."