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Autore: My Pride    19/05/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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She's the flower of my heart Titolo: She's the flower of my heart
Autore: My Pride
Fandom: Superman

Tipologia: One-shot [ 997 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Rating: Giallo
Genere: Generale, Fluff
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
6 setting challenge: Immagine di un campo di girasoli


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Quando aprì gli occhi lentamente, la prima cosa che Clark vide fu la macchia gialla e sfocata di un girasole che si stagliava verso il cielo limpido e azzurro.
    Sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco il luogo in cui si trovava e solo in seguito si rese conto che era atterrato in un campo di girasoli - era in Kansas? Tutti quei girasoli gli facevano solo pensare al Kansas -, creando intorno a sé un enorme cratere che aveva distrutto gran parte di quei fiori. Ricordava di aver combattuto contro qualcosa - qualcuno? -, ma i ricordi erano ancora abbastanza confusi dalla forte botta che aveva preso dietro alla testa, e lo stato in cui si trovava non aiutava a mettere insieme un pensiero coerente. Non riusciva a volare o a muovere un muscolo, le braccia erano doloranti e abbandonate sul terreno umido e non era in grado di girare la testa o sollevarla, quindi non poteva vedere la ferita al ginocchio per quanto la sentisse bruciare come se qualcuno avesse premuto su di essa dei tizzoni ardenti. Un momento. Come aveva fatto a ferirsi?
    Gemendo, Clark aprì la bocca e tentò di riportare quanto più fiato possibile nei polmoni, sentendo anch'essi in fiamme come se avesse inghiottito fuoco vivo quando inghiottì l'aria; sentiva nelle orecchie il pulsare ritmico del proprio cuore e le cellule del suo corpo brulicare impazzite sotto la pelle, come tante piccole formiche laboriosa che trasportavano in ogni punto del suo corpo le radiazioni solari che stava immagazzinando mentre se ne stava immobile in quel campo di girasoli. Ma, ancora... cos'era successo?
    Sentiva intorno a sé il profumo dei fiori e quello che ancora persisteva dell'erba bagnata dalla rugiada, quello di terriccio umido e in lontananza il fieno raccolto, quindi era quasi sicuro di essere davvero capitato in Kansas; i suoi poteri, però, non erano al massimo della forma e non riusciva a concentrarsi sui suoni circostanti, per quanto alle orecchie gli fosse giunto il canto frenetico di qualche passerotto e pettirosso che volava lì nei paraggi; uno di loro comparve nella sua visuale e sbatté rapidamente le ali contro l'azzurro del cielo, e Clark, non sapendo se stesse delirando o meno, fu quasi certo di averlo visto fermarsi sopra di lui per osservarlo prima di sparire. Beh, perfetto. Adesso cominciava anche ad inventarsi le cose.
    «Tutto bene, Smallville?»
    Clark sussultò, probabilmente preso alla sprovvista per la prima volta. La figura di Lois si stagliò ben presto fra il giallo dei girasoli e l'azzurro chiaro del cielo, coprendo parzialmente quest'ultimo mentre, al di sopra di quel cratere, lo osservava coi suoi enormi occhi color nocciola velati fi preoccupazione. Non era spaventata, però... ciò voleva dire che non era successo niente di troppo grave? Che diavolo aveva combinato?
    «Io...» Clark si prese un attimo per rispondere, deglutendo dolorosamente. Le fiamme nella sua gola tornarono a divampare. «Cos'è successo, Lo? Come... come mi hai trovato?»
    Lois si tenne al bordo del cratere e scivolò all'interno di esso, incurante del terriccio e dell'erba che le macchiarono la camicetta bianca. «B mi ha chiamata dicendo che stavate combattendo contro un mago e che quest'ultimo ti aveva teletrasportato chissà dove.- lo informò, valutando i danni con lo sguardo.
    Un mago? Oh, questo spiegava perché fosse ferito e senza forze. I kryptoniani erano piuttosto refrattari alla magia. «E come hai...»
    «Uno dei vicini ha detto di aver visto qualcosa schiantarsi nei pressi della fattoria dei Ward», spiegò. «Temevano fosse un altro meteorite. Sono venuta a dare un'occhiata prima che lo facessero loro».
    «Gh. Suona... plausibile».
    «Lo è. Ora stai fermo, vediamo in che condizioni è questa gamba», disse Lois, accovacciandosi al suo fianco per strappare la stoffa dei pantaloni dell'uniforme e allargare lo squarcio in essi, mettendo in bella mostra la ferita che aveva. Stava già cominciando a guarire alla base del polpaccio, ma gli avrebbe comunque impedito di camminare come si conveniva. Così, non avendo niente a disposizione con cui ripulirla - per quanto non fosse del tutto certa che ce ne fosse bisogno, data la natura aliena di suo marito -, Lois si limitò a togliersi il foulard dal collo e a fasciare stretta la zona, così che l'accumulo del sole facesse il resto e rimarginasse lo squarcio.
    Clark aveva osservato in silenzio, concentrato sulle mani della moglie che annodavano quella stoffa intorno alla sua gamba, per sollevare poi il capo e guardarla negli occhi non appena finì. «Grazie», disse con un sorriso, e Lois, ricambiando, si ripulì un po' i pantaloni.
    «Non dire sciocchezze», asserì nel porgergli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. «Ora appoggiati a me, ti aiuto ad uscire da qui».
    «Sono pesante, Lo. Non--»
    «Clark. Sta' zitto», esordì lei con la voce più pacata a cui riuscì ad attingere, e forse fu proprio quel tono a mettere a tacere Clark. Conosceva Lois da così tanto tempo da sapere che, quando parlava a qualcuno con quella calma quasi glaciale, replicare qualcosa sarebbe stato completamente inutile. Così, seppur lasciandosi sfuggire un mezzo sbuffo ilare, si poggiò contro la moglie, sentendo una delle sue braccia esili cingergli i fianchi per aiutarlo a sorreggersi sulle proprie gambe.
    Forse la aiutò lievitando un pochino, forse no, ma quando uscirono da quel cratere l'odore dei fiori fu così denso che Clark si fermò ad inspirare a fondo, abbassando le palpebre per godersi il calore dei raggi del sole sul viso.
    «Coraggio, ragazzone. Possiamo farcela», lo esortò Lois prima di stringerlo a sé e fare qualche passo, e Clark, abbassando lo sguardo su di lei, sorrise, col braccio abbandonato dietro la sua schiena per sorreggersi contro di lei mentre si incamminavano insieme in quel campo.
    Aveva sempre sentito dire da suo padre che lì in Kansas le persone credevano che quei fiori richiamassero alla mente la storia di frontiera e le sue vaste praterie... ma, per lui, i girasoli avevano il sapore di casa e amore.





_Note inconcludenti dell'autrice
Benissimo, altra storia scritta per l'iniziativa #6settingchallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/comfort Italia
E come potevo non pensare al Kansas con un'immagine in cui c'erano girasoli dappertutto? Quindi eccoci qua nel “The Sunflower State”!
Ovviamente la storia è incentrata soprattutto su Clark, che è praticamente cresciuto in Kansas e tutto il setting di per sé andava benissimo impostato su di lui. E anche su Lois, senza la quale Clark sarebbe davvero nei guai (anche se alcuni scrittori ancora credono che lei non sia una donna cazzuta e la dipingono come la damigella in pericolo - motivo per cui amo la run di Tomasi, là sì che è una badass woman!)
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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