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Autore: AlsoSprachVelociraptor    20/05/2022    0 recensioni
Sabo è stato salvato da una ragazza il giorno in cui decise di prendere il mare, la misteriosa e potentissima Arapophis D. Ryrrys, detta Ray, e da allora sono diventati inseparabili, il loro legame forte quanto il loro destino.
Il passato e l'identità di Ray, così come quella di suo cugino Coamgaldaz Boa Jokull detto Jaki, celano segreti e misteri, tra cui l'antica leggenda degli Imperatori Draghi, l'origine dei Frutti del Diavolo e il destino dell'intero universo.
Il fuoco e l'acqua, uniti per sconfiggere il male.
Cinque Draghi Imperatori, tantissimi poteri, molti nemici, e un unico obiettivo: la libertà!
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(storia del 2010, riscritta e ripubblicata. Da non prendere troppo sul serio! Leggete le premesse prima del capitolo prologo!)
Genere: Avventura, Azione, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Boa Hancock, Nuovo personaggio, Rivoluzionari, Sabo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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La sua barchetta era stata colpita dall’enorme bazooka del Drago Celeste, e a bordo della sua gigantesca nave, l’uomo stava ricaricando l’arma.

Sabo stava per morire, lo sapeva.

Uno scoppio, e un altro enorme proiettile proiettato verso di lui.

Il proiettile lo stava per colpire, e per lui sarebbe presto stata la fine…

Nel suo campo visivo, in un istante, apparve un flash dorato. 

I suoi grossi e spaventati occhioni blu saettarono in alto e a sinistra, e quello che vide non ebbe nessun senso per lui.

Era un drago!

Ora aveva proprio visto tutto nella sua breve, bizzarra esistenza.

Il drago volava ad altissima velocità, veloce tanto quanto il proiettile, ed entrambi collisero con Sabo in un’esplosione di luce e rumore e fuoco e puzzo di carne bruciata.

Quando riaprì gli occhi, Sabo non sapeva se era vivo o meno. Tutto il mondo appariva rosso, come coperto da un velo di sangue e dolore e fuoco. Sopra di lui non c’era più il drago, ma c’era Ray. 

Ray… 

La ragazza doveva avere solo qualche anno in più di lui, e il suo viso non era mai stato bello e aggraziato ma ora, con quell’enorme squarcio sul naso che andava da guancia a guancia e il viso ricoperto di sangue, suo e probabilmente anche di Sabo stesso, sembrava ancora più mostruosa, e agli occhi stanchi e doloranti di Sabo, ancora più affascinante.

“Come stai?” chiese lei, il tono di voce affaticato, adagiata al suo fianco e tenendosi sollevata sui gomiti, entrambi gli avambracci così scuri di lividi e sanguinolenti da non poter capire se fossero rotti in mille pezzi o integri.

Sabo, dal canto suo, non sapeva davvero come stava. Si sentiva la testa leggera, e uno degli occhi, non capiva quale, bruciava così tanto da sembrare che stesse ancora andando a fuoco assieme alla sua barca. Non riusciva a muovere il corpo, e tentando di alzarsi sentì fitte in tutta la parte destra del corpo e del viso. Gridò dal dolore, la parte destra del viso avvolta da un dolore lancinante. Alzò il braccio sinistro, l’unica parte del torso che sembrava ancora collaborare, e se la portò sulla faccia, dove sentì pelle di una consistenza sconosciuta imbevuta di sangue, e nulla che di solito si trovava su una faccia, come occhio e orecchie e capelli.

“..mi…mi hai salvato?” sussurrò a Ray, che rimase a guardarlo con tristezza. “Eri tu… eri tu quel drago? È questo il tuo potere Frutto del Diavolo…?” chiese Sabo, con quel poco di lucidità che gli era rimasta. 

Ray si tirò indietro, e, avvolta da una luce come quella di una fiamma, cambiò forma e si trasformò proprio in quell’essere mistico che aveva visto prima di venire colpito dal Nobile Mondiale.

Era una viverna, dalle squame di un giallo vivo e gli artigli di un viola purpureo intenso. I suoi occhi da rettile erano color fuoco e segnati dal dolore, e le ali spezzate in più punti, schegge di ossa che spuntavano tra le squame ferite.

“Io non ho mangiato nessun Frutto del Diavolo. La realtà è che io sono un drago che può trasformarsi in umana, e il mio nome è Aragophis D. Ryrrys, e lavoro per l’Armata Rivoluzionaria. Questi sono i miei segreti.” disse, parole umane che uscivano dalla sua bocca da rettile.

“Io avevo promesso di salvarti, e manterrò la mia promessa… ma come hai fatto a cacciarti in una situazione del genere, ricciolino?”

Sabo allungò l’unica mano che riusciva a muovere verso quella creatura, verso Ray, la sua amata Ray, e le sfiorò il muso ferito con le sue dita sporche di sangue, sporcando quelle bellissime scaglie colore dell'oro. Sabo stava sanguinando copiosamente, la spiaggia diventata cremisi sotto il suo corpicino febbricitante e martoriato, eppure si sentiva felice.

Raramente Ray lo chiamava con nomignoli, ma ogni volta che lo faceva, il suo cuore batteva più veloce, e la sua mente si perdeva in labirinti. Ricciolino. Che nomignolo carino. Che dolce melodia la tua voce, Ryrrys. Che splendido nome. Spero un giorno di poter conquistare il tuo cuore, e di poterlo dire apertamente, di poter esprimere la mia adorazione e il mio amore per lei ai quattro venti… Non dovrebbe essere di molto più grande di me, no? Non conosco le età dei draghi, né i loro standard di bellezza… Ho proprio avuto un colpo di fulmine per lei, e poi ho degli occhi meravigliosi, celesti, fantastici, come può dirmi di no? Poi... Quel giorno di marzo... Quel “bacio“...

“Qual è la tua età vera?” riuscì a mormorare Sabo, mentre, avvolta di nuovo da quella luce calda, Ray tornava la sua solita Ray, i capelli neri dai riflessi color sangue e spettinati che coprivano il viso sempre più pallido e dolorante. Si stese al suo fianco, il suo corpo bollente a scaldare, anche se di poco, quello freddo e bagnato di Sabo.

“Sono nata durante l'era Cretacea, 125 milioni di anni fa, ma ho tredici anni. È lunga da spiegare.”

Vedendo l’espressione attonita sul viso straziato di Sabo, Ray quasi sorrise. “Ma non ti preoccupare, per conquistarmi ti rimangono ancora molti anni.”

Sabo sentì le sue guance andare a fuoco, e un sorriso farsi strada sulla parte del viso che riusciva ancora a muovere.

“Perchè, non ti ho già conquistato?” mormorò Sabo con le ultime forze, le palpebre sempre più pesanti sugli occhioni azzurri. 

Vide un sorriso formarsi sulle labbra sottili di Ray, due grossi canini spuntare dal labbro inferiore. E poi il suo sorriso si spense, e guardò in alto, in un movimento che Sabo non poteva compiere.

“Vi ho trovati.” disse la voce di un uomo, il timbro basso e misterioso. “Ho visto lo spettacolino che hai messo su al porto di Goa. Che ti è preso? Non ti avevo mandato qui per farti vedere da tutti, Ryrrys.”

Ray digrignò i denti, ma incassò quel colpo. Ora aveva cose molto più importanti a cui pensare.

“Salvalo, Dragon.”

La nave sparò da dei cannoni speciali degli uncini che si ancorarono alla Cruel Fire Tyrant, tenendola ferma mentre degli strani soldati, ricoperti di cristalli che ne bloccavano un po’ i movimenti, invadevano la loro nave.

Assieme a loro, un volto familiare per Sabo.

Un ragazzo dall’aspetto giovane, i capelli biondo cenere tagliati in una frangia scompigliata sul viso abbronzato e più lunghi ma altrettanto spettinati al lato della testa, e vestito di arancione.

“Laky il Terribile?!?” si chiese sconcertato Sabo, che lo conosceva bene. Laky era un amico d’infanzia di Ray, un pirata che era stato salvato dalla Marina dalla stessa Ray, in un intervento dell’Armata Rivoluzionaria che lei gestiva da giovanissima. Lucky era uno dei pirati più forti che Sabo avesse mai incontrato, e il suo potere non derivava solo dal suo Frutto del Mare ancestrale.

Che ci faceva coi Nobili Mondiali!? Lui li odiava!

Gli occhi di Laky, solitamente viola e spensierati, quel giorno erano completamente bianchi, come annebbiati da una strana nebbia, e cristallini, come quella che ricopriva il suo corpo.

Una singola lacrima scorse lungo la sua guancia. “Biondo… Diavolo… scappate…!!!” riuscì a dire a malapena, prima che le sue braccia si alzassero come sollevate da un burattino e contro la sua volontà.

Faust, il gemello di Uriella che era rimasto sulla prua della nave assieme a Sabo, ad assistere a quella scena. Nei suoi occhi rossi come il sangue c’erano lacrime scintillanti.

“Io non voglio tornare a essere uno schiavo!” gridò con rabbia. Aprì le ali da pipistrello, nere come la pece sulle sue spalle ed evocò del fuoco nero dalle mani. “Sabo, dobbiamo combattere!”

Sabo era d’accordo, ma non se la sentiva di combattere Laky. Non solo perchè era suo conoscente, ma anche perchè sapeva il suo livello di combattimento, ben superiore a quello di Sabo.

“Hai ragione, dobbiamo proteggere la nave di Ray, e la nostra libertà!” rispose Sabo a Faust.

Laky fece uno sconclusionato passo in avanti, mentre i suoi arti iniziavano a mutare, diventando grossi il doppio, e molto muscolosi, ricoperti da una cortissima peluria tigrata viola e arancione.

“Scappate… questi cristalli… il Governo Mondiale… hanno ucciso Vinn, e uccideranno anche Jaki e Ray!” 

E prima che perdesse il controllo, Laky disse questo.

Due enormi canini a sciabola uscirono dal suo labbro superiore, e si trasformò in un enorme mezza-bestia-mezzo-umano, un ibrido tra un gigante e un Inostrancevia (antico gorgonopside vissuto durante il Permiano).

Con un colpo di mano quasi spezzò l’albero maestro, gigantesco com’era, e la nave si stava piegando da un lato sotto il suo peso.

Faust gli lanciò contro le sue fiamme nere olografiche che gli bruciarono le gambe ma con un colpo di coda colpì il diavoletto che quasi cadde in mare.

Un gigantesco pugno artigliato fece per colpire Sabo, talmente velocemente che non riuscì a schivare, ma prima che potesse venire colpito la mano enorme di Laky fu fermata da un lampo di luce.

Dal lampo di luce, che era un portale di teletrasporto, uscì un ragazzo dai capelli arancioni e azzurri e le giunture meccaniche: un cyborg!

Il cyborg parò il colpo di Laky di coda con un muro digitale e brillante che evocò al suo fianco, proteggendo sia Faust che Sabo.

“Tu chi sei?” chiese Sabo, che non conosceva tutti gli amici di Ray ma sapeva che ne aveva un sacco e di molto misteriosi.

Il ragazzo si voltò, e i suoi occhi erano meccanici, con delle rotelline che giravano al posto della pupilla. “Io sono Never, e sono un Temporale. Io e la mia razza di cyborg biologici viaggiamo nel tempo e ci occupiamo che la continuità temporale sia a posto. Sono amico di Arapophis Soraya.”

Arapophis Soraya?, si chiese Sabo. Un nome familiare, ma che Sabo non conosceva…

“Quest’isola così bella e rigogliosa è completamente disabitata, pur essendo in una rotta abbastanza frequentata, e con così tante risorse naturali preziose!” spiegò Masked Deuce, della flotta di Picche, mentre analizzava la spiaggia su cui erano approdati. “La spiaggia è ricoperta di pepite d’oro! Pazzesco, dev’esserci qualcosa sotto di pericoloso…”

Il suo capitano scese dalla nave, calandosi il cappello arancione sul viso pallido e lentigginoso. 

“Non importa quale pericolo si celi su quest’isola, io col mio nuovo potere del Frutto del Diavolo non temo più nulla e nessuno!” disse sicuro di sé Portgas D. Ace, il bellissimo e giovane capitano dei pirati di Picche.

Erano passate solo poche settimane da quando aveva ingerito il suo Frutto del Diavolo, e ancora non sapeva controllare alla perfezione quel fuoco che riusciva a generare, ma sapeva usarlo abbastanza bene di già, dato che si era già fatto una fama per la sua potenza smisurata.

L’isola era bella e abbastanza grossa, con un grosso vulcano al centro, e tutt’attorno una folta foresta pluviale piena di animali strani, che sembravano delle grosse lucertole, piumate o squamate.

“Vado a caccia, ho visto delle specie di mucche-lucertole che gironzolavano qua e là, e poi ci faremo una bella cena!” disse Ace ai componenti della sua ciurma, che erano ormai affamati e avevano quasi finito le scorte di cibo, e per questo si erano fermati lì. Ma nessuno sembrava convinto, se non Ace.

Il ragazzo moro si inoltrò nella foresta, estremamente fitta e rumorosa, piena di animaletti selvatici dalle forme primitive che lo guardavano con confusione. Ace era abituato a cacciare, lo faceva da quando era piccolo, e non aveva altro modo per mangiare.

Si accovacciò dietro una felce e aspettò che una di quelle mucche-lucertole, dalla cresta strana sulla testa, passasse di fronte a lui.

Ed eccola, Ace diede fuoco al suo pugno e scagliò un hiken devastante contro la bestia, che in meno di un istante fu cotta a puntino.

Aveva un profumino delizioso, e Ace non poté fare a meno di uscire dal suo nascondiglio e dare un morso a questa prelibatezza! Avrebbe cacciato un'altra mucca-lucertola per la sua ciurma, non c'era problema, questa poteva mangiarsela tutta lui.

Ma dal fitto della foresta, un lampo rosa.

Ace riuscì a schivare quel raggio rosa e verde solo per una frazione di secondo, grazie ai suoi nuovi riflessi dati dal Frutto del mare.

Cos'era stato?

Davanti a lui atterrò una lucertola enorme, rosa e grigia e verde, senza zampe se non per due enormi ali che fungevano da zampe anteriori.

Non era una viverna, era un anfittero!

"Chi osa distruggere la mia isola con i suoi disgustosi poteri inferiori?" ringhiò con voce di donna il drago, gli occhi verdi smeraldo fissi su Ace.

"Io sono Ace Pugno di Fuoco, lucertolone!" Urlò Ace su tutte le furie, e attaccò il drago con la sua mossa che gli aveva dato nome, il pugno di fuoco.

Il drago rise. "Il fuoco non può far niente all'aurora!" e con un colpo di coda annullò il potere del fuoco, e sparò un raggio di aurora su Ace, che si bruciò una spalla.

"Sicuro?" Disse Ace, trasformandosi in fuoco. Il drago tentò di afferrarlo con la sua coda, ma era già diventato intangibile. Tirò fuori il coltello e cercò di accoltellare il drago all'occhio, ma riuscì solo a ferirgli la sopracciglia.

Il drago lo colpì con un'altra aurora, e capirono entrambi di essere alla pari.

"Ok, basta! Uno scontro ne risulterà solo l'inutile morte di entrambi!" Gridò il drago.

"Troppo tardi, io non mi tiro mai indietro!" Gli rispose Ace, tutto gasato per lo scontro.

In un lampo di luce rosa, l'anfittero scomparve.

Al suo posto, ad afferrare il polso di Ace, c'era una ragazza.

Doveva avere vent'anni, due in più di Ace. Era una bellissima ragazza, dai capelli rosa e brillanti come le scaglie del drago e gli occhi verde smeraldo come l'aurora, con due segni grigi sulle guance e il sopracciglio sporco di sangue dove Ace aveva colpito il drago.

Aveva i capelli corti e la frangia, e due ciocche più lunghe davanti alle orecchie. La mano che teneva il polso di Ace era squamata, le squame rosa brillante, e una coda irta di spine spuntava dalla sua schiena.

"Tu sei il drago?" Chiese Ace sconcertato.

"Sì, io sono la draghessa guardiana di quest'isola, appartenente all'elemento del Fuoco, e il mio nome è Arapophis Soraya. E tu chi sei, umano così forte?"

Ace sorrise, lasciando andare il coltello e prendendo la mano di Soraya.

"Io sono Portgas D. Ace."

   
 
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