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Autore: Altair13Sirio    20/05/2022    2 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Kya canticchiava serenamente mentre si spazzolava i capelli, controllando il proprio operato nello specchio rotto che teneva in mano. Pensava che avrebbe dovuto andare da un parrucchiere tra non molto tempo; solitamente era Ryo che le ricordava di quanto si stessero facendo lunghi i suoi capelli e la ragazza lo prendeva come un invito ad accorciarli pensando che li preferisse di più così, ma ultimamente erano stati tutti troppo presi dalle missioni ed esercitazioni per potersene occupare o preoccupare.
Non che le dispiacesse avere i capelli così lunghi; non li accorciava mai più in su delle scapole, addirittura da bambina li aveva lunghi fino alle ginocchia. Ricordava che, quando si conobbero, Ryo le disse quanto le donassero quei capelli così lunghi; erano le parole uscite così per caso di un bambino che non si fermava tanto a riflettere, eppure lei le aveva portate nel cuore per tutta la vita. Quel ragazzo non si rendeva conto di quanto fosse importante per lei.
Sospirò osservando il proprio riflesso. I vetri spezzati davano un'immagine incompleta e distorta della realtà, quasi neanche riconoscibile a causa dei numerosi frammenti incollati alla bell'e meglio con il nastro adesivo, eppure quella immagine sembrava bastarle; o meglio, doveva bastarle per il momento. Sotto di esso, al centro della scrivania dove solitamente studiava, il libro di storia, aperto su una pagina riguardante la fine della prima guerra con i VIRM.
Kya pensava che ci fosse qualcosa di strano in tutta quella faccenda, come il fatto che tutti sembrassero pensare che lei e Ryo somigliassero troppo a quei due ragazzi di mille anni fa… Stava cercando informazioni sulla propria controparte, ma aveva trovato ben poco e tutte quelle nozioni le facevano girare la testa; avrebbe volentieri posato il libro e fatto un pisolino.
La porta della stanza si aprì e Momo fece il suo ingresso, trafelata e accaldata. La salutò distrattamente prima di buttarsi sul proprio letto tirando possenti boccate d'aria; Kya si voltò e rimase a guardare il suo petto espandersi e restringersi vertiginosamente, la tuta da ginnastica che si ripiegava a ogni movimento del suo busto.
«Sei tornata!» La salutò la ragazza con in mano lo specchio, sorridendo serena. Era contenta che la sua amica andasse a correre con i ragazzi, trovava che negli ultimi tempi si fosse aperta molto con tutti i loro compagni di squadra e oltre a rinforzare il fisico e migliorare la propria salute, in quel modo Momo riusciva ad aumentare la propria autostima.
«Yoshiki ha allungato il percorso. Ha detto che siamo migliorati e quindi dobbiamo alzare l'asticella, o qualcosa del genere…» Esalò quella senza guardarla, la fronte corrugata come se stesse facendo un grosso sforzo. «Non vedo l'ora di farmi una doccia e rilassarmi un po'… Mi ficcherei subito nel letto, ma ho promesso a Hoshi che avremmo studiato assieme.»
Per quanto Kya non amasse sentir parlare del partner della sua amica, la sorprese sentire che non fosse stato lui a dover fare quella promessa, visto quanto fosse sempre stato schivo con Momo. Anche quello era un segno che le cose stessero cambiando nel loro rapporto, e ormai era da parecchio che andava avanti così.
«Non dovresti andare alla serra con Aiko?» Domandò innocentemente.
«Aiko è con Kaoru. Ha detto che l'avrebbe aiutata lui oggi pomeriggio…» Spiegò rapidamente Momo, poi raddrizzò la schiena e si voltò sorridendo verso l'amica. «Anche se non credo che le sarà di grande aiuto con le piante!»
«Bé, non ti ha mica detto per cosa l'avrebbe aiutata…» Commentò Kya con un sorrisetto lascivo. Momo le lanciò un cuscino addosso per tutta risposta.
«Ma smettila!» Rise mentre Kya lasciava andare un acuto e alzava la mano che stava reggendo lo specchio per proteggerlo dall'impatto, venendo travolta dal cuscino che improvvisamente le sembrò enorme. In un primo momento le risate distrassero entrambe, poi fu proprio lo specchio che teneva in mano la sua amica a incuriosire Momo, che si alzò per andare a dargli un'occhiata più da vicino.
«Questo dove lo hai preso?» Domandò perplessa. Non era un oggetto che le si vedeva maneggiare spesso, per di più uno irreparabilmente rotto a quel modo.
Kya lanciò via il cuscino trattenendosi dal rispedirlo all'amica e alzò in alto lo specchio per farglielo vedere meglio. «Oh, è solo uno specchietto che ho trovato in giro per la casa. Mi piaceva, così l'ho preso.»
Momo lo guardò per un attimo e finalmente si ricordò dove lo avesse già visto: era sicura che quello specchio fosse nella stanza della Squadra 13, quando erano entrati lì per la prima volta.
«Lo hai rubato!» La accusò oltraggiata.
Kya strinse le spalle e sbuffò vistosamente. «Non puoi rubare qualcosa che si trova già in casa tua, non ti pare?»
«Ma è un cimelio che è appartenuto a quella stanza per chissà quanti secoli… Non puoi semplicemente prenderlo e usarlo come un oggetto qualsiasi!»
La ragazza sbuffò. Era chiaro che non volesse discuterne. «Hachi e Nana hanno detto che possiamo occuparci di quella stanza e fare come se fossimo a casa nostra! L'ho solo preso in prestito, che problema c'è?» Volse lo sguardo dall'altra parte con indignazione, evitando Momo di proposito.
La ragazza la guardò con esasperazione chiedendosi se ci fosse mai stata una volta nella sua vita in cui non avesse agito completamente di impulso, quindi sospirò vistosamente. «E va bene, ma promettimi di fare attenzione! Non voglio rischiare la distruzione di uno dei cimeli di Hachi e Nana…» Le concesse, scatenando subito una piccola reazione di giubilo in Kya che ricominciò a rimirarsi all'interno della piccola cornice.
«E quando avrai finito di giocarci, rimettilo a posto!»
Momo uscì dalla stanza mentre le dava le sue ultime raccomandazioni, diretta ai bagni per togliersi tutto quel sudore di dosso. Kya neanche la ascoltò, continuando ad annuire distrattamente come una bambina furba. Se Ryo fosse stato in quella stanza, gliel'avrebbe semplicemente data vinta e avrebbe aggiunto un commento sarcastico, dicendo che probabilmente avrebbe perso interesse in quell'oggetto nel giro di un paio di giorni… Ma non aveva veramente idea di quanto fosse risoluta, in particolare riguardo a determinate tematiche.
Non aveva perso interesse in lui in tutti quegli anni… Un misero specchio non era niente.
Sbuffando, abbassò lo specchio e posò lo sguardo sulla scrivania dove aveva riposto il cuscino di Momo senza pensarci, coprendo il libro aperto; per qualche motivo, aveva pensato che se Momo lo avesse visto avrebbe cominciato a farle domande e lei non avrebbe saputo cosa rispondere.
Strano. Si disse prima di afferrare il cuscino e gettarlo sul letto dell'amica. Poi afferrò il nastro che le aveva regalato Rin e se lo annodò dietro la testa per farci una piccola coda di cavallo.
Kya si stiracchiò. Pensava proprio che sarebbe andata a cercare Ryo per vedere cosa stesse facendo, magari lo avrebbe trascinato a fare una passeggiata nel parco oppure avrebbero guardato un film insieme… Aveva l'impressione che lui la stesse trascurando, perciò doveva fare qualcosa. Era sempre stato un po' musone, le ultime battaglie dovevano averlo sfiancato: toccava a lei illuminargli le giornate con la sua intramontabile positività!
 
*
 
«Posso farti una domanda?»
La voce di Naho attraversò la biblioteca e Yoshiki si girò verso di lei mandando un singolo verso interrogativo. Era in cima alla scala della biblioteca, le mani ferme su uno dei volumi che stava afferrando e sembrava in perfetto equilibrio nonostante adesso si stesse sbilanciando indietro.
La ragazza allungò le braccia verso di lui facendogli segno di fare attenzione, ma Yoshiki scese con grazia portandosi dietro il libro recuperato e porgendoglielo le chiese:«Di che si tratta?»
Lei, che per un momento si era dimenticata della propria domanda, troppo preoccupata che il partner non si facesse male cadendo dalla scala, guardò la copertina del libro che aveva in mano e si risvegliò.
«Ah, giusto!» Disse. «L'altro giorno, quando abbiamo combattuto i VIRM, eri palesemente distratto da qualcosa.»
Le sopracciglia di Yoshiki si corrugarono quando sentì quella premessa. Non che si aspettasse di passare inosservato, ma se avesse potuto essere completamente onesto sperava di non dover affrontare quella discussione.
«C'entrava Maruyama, non è vero?» Mormorò lei abbassando lo sguardo con vergogna, strofinando con insistenza le dita sulla copertina rigida che teneva tra le mani.
Con riluttanza, Yoshiki dovette constatare per l'ennesima volta che la sua partner era una persona estremamente intelligente, almeno tanto quanto era curiosa. Piegò gli angoli della bocca divertito, ma fu solo un tentativo di mascherare una smorfia.
«E' vero. Ero preoccupato per Tetsuya perché si è sentito male così all'improvviso…»
«Ma sappiamo entrambi che non si trattava di una normale febbre, non è vero?» Lo incalzò Naho, prendendolo alla sprovvista. «Altrimenti non sarebbe arrivato qualche ora dopo alla guida del Gaia, tirandoci fuori dai guai in maniera tanto lodevole.»
Questa volta non ci fu nessun sorriso, Yoshiki increspò le labbra e cominciò a cercare una spiegazione sensata che non richiedesse di mentirle, senza però rivelare il segreto del suo amico. Naho sembrò subito comprendere quel suo tentativo e cercò di aiutarlo.
«Sai, se non vuoi dirmelo non ti costringerò a parlarne…» Spiegò tenendo lo sguardo basso. «Però voglio solo sapere se va tutto bene o se ci sia qualcosa in cui potrei aiutare in qualche modo. Anche con Tetsuya, se è in difficoltà allora è giusto che come suoi compagni di squadra ci adoperiamo per aiutarlo e permettergli di trovare la serenità necessaria a pilotare e…»
Yoshiki si lasciò sfuggire una risatina e Naho lo guardò perplessa, credendo di aver detto qualcosa di sbagliato. Poi il ragazzo alzò lo sguardo sorridendo, quasi come se avesse cambiato totalmente umore.
«Sei una persona veramente splendida, Naho! Ti preoccupi dei tuoi compagni e ti fai carico di risolvere le questioni tra loro anche quando non hai nessun ritorno.» Le prese le mani senza preavviso e le unì, muovendosi come se non riuscisse a contenere l'emozione. «Sono veramente contento di essere il tuo partner!»
Un po' sorpresa da quella reazione, Naho sorrise a sua volta e rimase a fissare Yoshiki pensando che avrebbe ricevuto una risposta. Il ragazzo continuò a sorridere per qualche secondo, poi sembrò rendersi conto di aver invaso i suoi confini e lasciò la presa schiarendosi la voce e facendo un passo indietro.
«Ci hai visto giusto, come era prevedibile: Tetsuya non stava male, o almeno non come vi abbiamo detto…» Riprese con la sua solita calma, ancora indeciso su come affrontare l'argomento. «Poco prima di incontrare i nostri coordinatori per andare a prendere gli Stridiosauri, ha avuto un problema con la sua partner, ma… A questo punto non credo di essere nella posizione per poter rivelare cosa sia successo.»
Naho inarcò le sopracciglia. «Un problema?» Borbottò pensando che fosse assurdo che una persona corretta e ligia al dovere come Sentakami potesse diventare tanto problematica. «Quindi uno di loro due non voleva più pilotare?»
Ancora una volta, aveva centrato il punto. «Già, ma adesso credo che abbiano risolto le loro divergenze perché hanno ripreso a comportarsi come se niente fosse.»
«Ma davvero?» Continuò la ragazza, che invece credeva di aver notato una strana freddezza tra i loro compagni di squadra una volta tornati dalla battaglia; non solo quello, Suzuko aveva cominciato a comportarsi in modo strano da quando avevano incontrato la madre di Kondō. Yoshiki sembrò leggerle nel pensiero.
«Sì, è strano. Ma non così tanto, conoscendo Tetsuya.» Disse rimanendo serio. Naho annuì pensierosa.
«E' solo che… Quando ci siamo connessi eri particolarmente nervoso e potevo sentire che ci fosse questo pensiero martellante che non ti dava pace e ti impediva di concentrarti sulla battaglia…» La ragazza strinse i pugni con molta espressività, poi rilasciò i muscoli e sbuffò. «E alla fine ho notato come la tensione si sia enormemente allentata all'arrivo del Gaia nella battaglia. Scusa se ho cercato di confrontarti in questo modo, spingendoti con le spalle al muro…»
«Non mi hai spinto con le spalle al muro.» Disse lui toccando con la punta dell'indice la copertina del libro che aveva recuperato per lei. «Dobbiamo discutere di questo splendido libro insieme, non ricordi?»
Naho lesse il titolo e sorrise un poco, ma non riuscì comunque a smettere di sentirsi in colpa per il modo in cui aveva avvicinato Yoshiki per parlargli di qualcosa che non fosse affare suo. E nonostante tutto, non riuscì a trattenersi dal fare un'ulteriore domanda.
«Mi ha ricordato la sera che Momo scappò sotto la pioggia.» Mormorò timorosa, pensando che questo avrebbe potuto veramente infastidire il suo compagno. «Il modo in cui rispondevi a Kya, i nervi a fior di pelle e l'irrazionale bisogno di contestare ogni cosa detta… Mi ha ricordato molto la discussione che avesti con Hoshi quella sera. E il fatto che questa volta fossi connessa a te mi ha fatto capire quello che provavi in quel momento, sono stata influenza dalle tue emozioni e mi sono preoccupata per te…»
Yoshiki fissò lo sguardo su di lei, turbato. Naho alzò la testa finalmente, leggermente più calma.
«E' solo un caso, oppure c'è qualche problema con cui potrei aiutarti?» Domandò timidamente. «Non so, forse le aspettative che gli altri hanno di te ti mettono un peso eccessivo e questo ti rende nervoso, oppure è la situazione con tuo padre che ti preoccupa… Magari parlarne con una persona amica ti potrebbe rilassare, oppure possiamo trovare nuovi modi per distendere i nervi, forse la lettura non è la strada migliore per te o…»
Un altro gesto inaspettato, un abbraccio. Yoshiki la prese totalmente alla sprovvista stringendole le braccia attorno alle spalle, avvicinando con delicatezza il suo viso al proprio petto e abbassando la testa un poco per posare una guancia sulla sua tempia. Se fino a un attimo prima Naho non avrebbe pensato a nessun problema, il comportamento erratico del suo partner cominciava a preoccuparla.
«Ti ringrazio, davvero.» Le sussurrò all'orecchio. «Non mi aspettavo di trovare un’amica così, quando sono arrivato qui.»
Naho non seppe come rispondere. Si limitò a reagire passivamente, ascoltando quello che il ragazzo aveva da dire.
«E’ vero che in quelle situazioni mi sono lasciato travolgere dalle circostanze e ho finito per comportarmi in maniera sgradevole… Avevo un rapporto difficile con Kondō a quei tempi, ma le cose ora si sono aggiustate e posso promettere che non succederà niente di simile con lui. Con Nakamura, invece… E’ stata la mia preoccupazione per Tetsuya a farmi perdere la compostezza. Sfortunatamente, certe volte non sono in grado di ragionare a mente fredda come vorrei, e finisco per dire e fare cose di cui poi mi pento…
«Mi dispiace di aver reagito in quel modo e mi dispiace ancora di più per averti influenzato attraverso la connessione; posso solo promettere che non succederà più, ma la verità è…»
Yoshiki si interruppe e per un secondo sembrò sicuro di voler dire qualcos'altro, ma poi sospirò e sciolse il proprio abbraccio.
«Scusami e basta. Farò di tutto perché non succeda più.» Disse guardandola negli occhi, sul volto un'espressione sconsolata che non fece che aumentare la confusione della ragazza. Fu a quel punto che Naho agì istintivamente, alzando le braccia e stringendole con forza attorno a Yoshiki, come se non volesse perdere quel contatto così intimo creatosi all’improvviso.
«M-ma… Si tratta solo di piccoli scatti, vero?» Domandò incerta. «Non è niente di grave, solo hai un carattere un po’ particolare, siamo tutti così…
«Non è per me che ti sto dicendo queste cose. Io sono preoccupata per te, perché so che tu sei molto più complesso e profondo di così! Tu sei buono, sei sempre disponibile… Non c'è niente di sbagliato in te e il fatto che ti sei scusato con me lo dimostra.»
Affondò la testa nel petto del ragazzo, rimanendo a fissare in basso con timidezza; si sarebbe vergognata da morire una volta concluso quel momento, ma adesso voleva solo spiegare le cose per bene a Yoshiki.
«Voglio solo dirti, Yoshiki… Che se pensi che non ci sia niente di cui preoccuparsi, allora la smetterò di pressarti. Ma se hai intenzione di ignorare tutto quello che ti fa sentire così solo per non farmi preoccupare, non ti perdonerò!» Concluse chiudendo gli occhi, ormai con il viso rovente e le orecchie arrossate. Yoshiki, che per un momento aveva pensato di lasciarla andare completamente, inspirò a fondo e rinforzò la sua presa sulle spalle dell’amica.
«Non avrei mai voluto farti preoccupare.» Disse rimanendo attaccato a lei un altro po’. «Ho solo pensato che non fosse una cosa di cui valesse la pena parlare… Si tratta solo di un po’ di nervosismo che a volte mi sfugge di mano dovuto ai miei problemi personali e familiari. Sai, tutta quella roba noiosa su mio padre…»
Naho alzò lo sguardo contrariata. Sentiva che le stesse omettendo qualcosa, ma non ebbe il coraggio di farglielo presente e così rimase a fissarlo con disapprovazione.
«Hai ragione su una cosa: ho la pessima abitudine di tenermi tutto dentro, e vorrei che questo cambiasse…» Finalmente sciolse l’abbraccio, ma non lasciò andare Naho che afferrò per le spalle e fissò negli occhi per un momento. «Forse sarebbe la cosa giusta da fare, o forse rischierei solo di caricare anche te di questo nervosismo e finiremmo per collassare in due… Non sono ancora pronto per farlo ma forse un giorno, Naho, potrò spiegarti tutto per bene.»
Il sorriso rassicurante che le donò avrebbe dovuto chiudere quella discussione, ma Naho sentì il silenzio che seguì troppo invadente e fastidioso perché potesse essere tutto qui. Tuttavia visto ciò che le aveva appena detto, non poteva insistere oltre…
«E va bene.» Mormorò abbassando la testa con pesantezza, poggiando la fronte al petto di Yoshiki per qualche secondo con aria di sconfitta. «Mi basta sapere che tu stia bene, poi il resto può aspettare…»
Commosso, Yoshiki le accarezzò la testa. Fu un piccolo gesto innocuo che gli venne spontaneo, ma un secondo dopo divennero entrambi paonazzi e iniziarono a schivarsi, troppo imbarazzati per riuscire a guardarsi negli occhi.
«Co-comunque… Sbaglio o dovevamo parlare di un libro?» Borbottò Naho iniziando a giocherellare con i propri codini, cercando il volume che le era scivolato dalle mani quando Yoshiki l’aveva abbracciata. Il ragazzo cominciò ad annuire compulsivamente e la seguì trattenendo delle risatine nervose mentre cercava un posto comodo dove sedersi.
 
*
 
Suzuko si tolse gli occhiali e li ripose dentro alla loro custodia prima di chiuderla freneticamente dentro al cassetto della scrivania. Si diede un secondo per riprendere fiato, controllare se avesse del sudore addosso e poi disse ad alta voce:«Avanti!»
La porta della sua camera si aprì lentamente, rivelando Kondō dietro di essa. Il ragazzo sembrava leggermente a disagio, era la prima volta che andava di sua spontanea volontà nella stanza di una compagna – se si escludeva Momo. Le domandò se potesse parlarle un minuto e lei annuì con un sorriso tranquillo in volto.
Hoshi entrò nella stanza, ma non appena ebbe attraversato la soglia si chiese se la risposta di Suzuko fosse effettivamente un invito a entrare o dovesse restare fuori, ma ormai che era entrato poteva farci ben poco quindi continuò e si fermò al centro della stanza senza invadere oltre lo spazio personale della ragazza.
«Scusa se ti disturbo così, avrei dovuto chiedertelo in un momento diverso…» Borbottò unendo le mani e cominciando a muovere le dita con nervosismo.
«Non fa niente, non mi stai disturbando.» Rispose Suzuko con un sorriso cordiale sul volto, ancora seduta alla scrivania e girata nel verso opposto della sedia. I libri lasciati aperti e la penna privata del tappo suggerivano che fosse stata interrotta nel bel mezzo dello studio, e tutti sapevano quanto quella cosa desse fastidio a Sentakami, quindi fu difficile crederle.
Hoshi respirò profondamente e continuò a evitare il suo sguardo. «Sono venuto per chiederti… Se per caso l'altro giorno mia madre abbia detto qualcosa che ti abbia offeso.»
Suzuko inarcò vistosamente un sopracciglio e piegò la testa di lato, ma sapeva esattamente a cosa si stesse riferendo il suo compagno.
Hoshi si innervosì ancora di più vedendo la reazione di lei e pensò di aver frainteso. «E' solo che… L'altro giorno quando mia madre ti ha riconosciuta dicendo che somigliavi a tua madre o qualcosa del genere, mi è sembrato che la cosa ti abbia improvvisamente turbata, e siccome sono stato io a tirarti in mezzo mi sono sentito in colpa e vorrei scusarmi…»
Questa volta Suzuko sembrò ricordare e sorrise annuendo. «Non ti preoccupare, Kondō. Ero solo veramente stanca e nervosa dopo la battaglia e tutto quello che era successo durante la mattina…»
«Già…» Borbottò Hoshi, che per un momento fu sul punto di menzionare il bacio che c'era stato tra lei e Tetsuya. Fortunatamente si trattenne in tempo e invece disse:«Immagino debba essere stato snervante, non sapere se sareste stati in grado di pilotare…»
«Esatto.» Annuì ancora lei. «Quindi non ti crucciare: tua madre sembra una persona squisita e non c'è motivo di pensare che le sue parole mi abbiano turbata.»
«E' che lei sa essere un po' così… Non sempre pensa attentamente a quello che dice.» Mormorò il piccoletto.
«Bé, ma anche se fosse non ha detto niente di sbagliato: mia madre è una persona conosciuta ed è facile che lei l'abbia incontrata a un certo punto o abbia sentito parlare di lei.»
Hoshi alzò lo sguardo, meno preoccupato adesso; Suzuko sembrava avere la risposta pronta a ogni sua battuta, come c'era da aspettarsi da una ragazza come lei. «E di che si occupa, visto che è così famosa?» Domandò sperando di non essere troppo invadente.
Suzuko girò la testa verso la finestra. «Un po' di tutto, a essere onesti. Lei e mio padre sono filantropi e la mia famiglia è sempre stata legata all'I.P.U, tra le tante cose.»
Hoshi si lasciò andare a un verso meravigliato. «Incredibile!» Commentò. «Quindi sono una specie di pezzi grossi dell'agenzia?»
Suzuko ridacchiò a quella domanda. «Bé, non esattamente… Comunque sono abbastanza famosi, non è una sorpresa che tua madre li conoscesse.»
«Direi di sì…» Borbottò il ragazzo, che tutto a un tratto si sentì un ingenuo a pensare che quella cosa avesse turbato Suzuko; lei, la persona più risoluta dell'intera squadra. Fece una risata per scacciare quella sensazione. «E io che pensavo che ti avesse offeso!»
«Certo che no!» Anche Suzuko rise e si sporse dalla sedia. «A dire il vero credo di non aver neanche capito cosa mi abbia detto, in un primo momento; ero troppo stanca per la nostra battaglia e non vedevo l'ora di sdraiarmi!»
«Sì, anche io mi reggevo a malapena in piedi… Ma vedere i miei genitori mi ha scioccato!» Hoshi gesticolava rapidamente, ancora incerto di cosa dire. Continuarono a ridere per un po' finché le loro voci non si spensero e i due ragazzi rimasero in silenzio a evitare l'una lo sguardo dell'altro. Era strano per lui parlare così liberamente con Suzuko, aveva sempre pensato che fosse una delle persone più difficili con cui parlare della squadra, ma non era sicuro del perché gli desse quella sensazione di distanza.
«Allora se non c'è nessun problema, me ne andrò per la mia strada…» Mormorò indicando la porta. «Mi fa piacere sapere che mia mamma ti abbia divertito.» Fece un'altra risatina prima di indietreggiare. Suzuko annuì.
«A presto, Hoshi.» Gli disse.
«Buono studio.» Si congedò lui chiudendo la porta alle proprie spalle. Suzuko rimase così nel silenzio della propria stanza. Passarono alcuni secondi, minuti interi, ma non si mosse; nella sua mente c'era un pensiero che si stava formando e che le dava molto fastidio.
Aveva finito per impietosire un suo compagno di squadra. La sua situazione era talmente deplorevole che adesso la gente andava a chiederle se fosse stata turbata da qualcosa tanto stupido come quello…
E la cosa peggiore era che Kondō ci aveva visto giusto. Non avrebbe voluto reagire in quel modo alle parole della signora Akane, ma non era riuscita a trattenersi: quando aveva sentito nominare sua madre, Suzuko aveva sentito il bisogno di allontanarsi da lì il più in fretta possibile, come se essere accostata ai propri genitori fosse una vergogna.
Ma non era una vergogna, doveva essere un onore. E' solo che era complicato da spiegare.
   
 
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