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Autore: Octave    20/05/2022    12 recensioni
Ogni storia nasce, in qualche modo, per dar voce ad un personaggio. O magari a più di uno.
Spesso poi succede che una storia segua una strada che non avevamo previsto. E quando questo accade c’è poco da fare. Possiamo solo decidere se condividerla o meno. Questa storia ha deciso di raccontare un diverso punto di vista sull’episodio 25 e sui fatti successivi ( e consequenziali).
Un sincero ringraziamento a Settembre17 e ad OscarAndrè76 , che partendo da presupposti diversi, mi hanno convinto che valeva la pena di dare un seguito alla storia.
"Quella sera, ritirandosi nei suoi appartamenti, il Conte Hans Axel di Fersen non aveva le idee del tutto chiare su cosa fosse accaduto e su quale fosse stato il suo ruolo in tali accadimenti."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sul fatto che la sentenza non si potesse ritenere definitiva Oscar non si faceva illusioni. Quello che non si aspettava era che il processo dovesse riaprirsi proprio in quel modo e in quel momento e alla presenza - come si dice? - di tutte le parti coinvolte.
Esiste un momento giusto per veder crollare il mondo che ti sei costruito intorno?
Rientrando a casa aveva già pronte le parole per rintuzzare la costernazione di André, che sarebbe stato certamente sconvolto dall’aggressione da lei subita la sera prima, della quale, anzi, si sarebbe sentito responsabile anche più del dovuto.
Invece non l’aveva nemmeno trovato, a casa, André, e quando era tornato, senza scomporsi - sono contento che la ferita non sia tanto grave - aveva rigirato la frittata, sottolineando il fatto che lui lo aveva ben lasciato detto di aspettarlo finché non fosse tornato.
Ma a che diavolo di gioco stava giocando, André?  Ci mancava solo che le dicesse cosa doveva fare, adesso. E perché, oltretutto, non sembrava sorpreso riguardo a ciò che era accaduto?
Come se già sapesse.
-Il controllo è tutto, Oscar, ricordatelo! In battaglia e nella vita -
André aveva il controllo, adesso, mentre lei lo aveva perso e, in preda ad una crisi - una crisi isterica, non ci poteva credere, sul serio! - gli stava chiedendo di dirle la verità.
Ma neanche allora André aveva perso la calma e, come se non aspettasse che questo, per fare la sua mossa - quante altre sorprese intendeva riservarle, André, quante altre, ancora? - l’aveva portata a vedere con i suoi occhi dove lui trascorresse il suo tempo, la sera.
E lei avrebbe dovuto sentirsi sollevata, adesso.
Ma sollevata da cosa? Dal fatto che era arrivata a pensare che André potesse vestire i panni del Cavaliere Nero? Dal fatto che André aveva una vita e pensieri e progetti di cui lei non era a conoscenza? Oppure dal fatto che si stavano preparando cambiamenti - sconvolgimenti! -  per il paese e per le loro vite e che se anche André non era il Cavaliere Nero, questo non significava affatto che non avesse proprio niente a che fare con il Cavaliere Nero?
Soffiava un vento gelido, sulla strada del ritorno, mentre André - esplicito e schietto come sempre -le spiegava che immaginare un cambiamento del genere, fino a poco tempo prima, gli sembrava da ingenui, anzi, no, da pazzi; adesso invece poteva sentire l’approssimarsi della nuova era, lento ma inesorabile, come l’eco di un tuono in lontananza. Lui era cresciuto in casa di nobili e ci lavorava tutt’ora, ma non era un nobile e pensava di avere il diritto di sapere cosa questa nuova era avesse in serbo. E lei, a cui le cose non erano mai apparse così lontane dalla possibilità di tornare come un tempo, lo ascoltava senza riuscire ad arginare la piena di quello stesso, fierissimo, orgoglio, che poche ore prima l’aveva travolta, dirompente, impetuoso, violento, tanto da trascinare via con sé anche quel retrogusto di malinconia, annidato da qualche parte, nel suo cuore.
André voleva conoscere ciò che si stava preparando e che sarebbe, presto, esploso, perché voleva essere padrone della sua vita. Voleva essere lui a decidere. Una cosa veramente magnifica. Che di necessità, in modo viscerale ed inevitabile la riguardava.
Esiste un momento giusto per far crollare il mondo che ti hanno costruito intorno?
Il resto era avvenuto così in fretta che ad Oscar era mancato il tempo per un arrocco.
André era venuto a cercarla, mentre lei, davanti allo specchio, valutava quanto potesse essere credibile, con quel travestimento. Glielo aveva detto poco prima, davanti alla finestra, che lo lasciava libero di fare come voleva. Ma André - il cuore le scoppia - non ha bisogno che qualcuno lo lasci libero di fare come vuole.
Adesso è lì e le sorride. Ha usato altre parole, ma che significano che la trova troppo bella, per quel ruolo, e lei non dice niente, tanto è rapita da ciò che sta accadendo, sotto i suoi occhi: le mani di André e i suoi capelli - quante altre sorprese intendi ancora riservarmi, André, quante altre? - e le sue labbra, intanto, le stanno dicendo qualcosa, mentre indossa la maschera. Ma è piuttosto come se André se la fosse tolta, la maschera, mentre la guarda e la seduce e a lei non importa affatto di non avere il controllo.
In un limbo fuori dal tempo e dallo spazio sono insieme, incoscienti come una volta, complici come sempre, liberi come mai prima.
Tutte quelle notti insieme, a rubare nelle case dei ricchi - non può trattenere l’ilarità - con quella strana euforia addosso, come in un mondo al contrario, che non credeva potesse essere a tal punto inebriante - perché ridi? - le ha chiesto in un sussurro, e lei glielo dice, sottovoce, facendoglisi un po’ più vicina, e forse è arrossita, ma è buio e possono ridere insieme, mentre i contorni delle cose diventano sempre più vaghi ed incerti, e tutto, improvvisamente, sembra avere un senso. Nell’oscurità della notte percorrono in punta di piedi quelle stanze le cui porte non è più possibile richiudere, e lei spera che non lo prendano, che non lo prendano mai, il Cavaliere Nero e se davvero fosse André, potrebbero continuare a cercarlo per sempre, per sempre così, come in questo momento. E di nuovo le scoppia il cuore.  
 
La realtà era piombata loro addosso un pomeriggio al tramonto. Non stavano facendo sul serio, anche se avevano le spade in mano e lei quasi gli era finita addosso mentre lui si era lasciato cadere, seduto, sul bordo della fontana.
Fersen si era materializzato davanti a loro - e non se ne erano neanche accorti - mentre lei, con un sorriso, gli allungava la mano per aiutarlo a rialzarsi.
E lei davvero non vuole vederlo.
Ma sono già tutti in piedi, in aula. E sta entrando la Corte.
Sapeva che questo momento sarebbe arrivato. E non teme certo le accuse di Fersen, che era presente ai fatti, e che ne è parte in causa.
Ogni suo pensiero è per chi non era presente ai fatti, ma è sempre parte in causa e non l’accuserà di niente.
Quello che Fersen sta dicendo a lei non importa sentirlo, non è essenziale, non è importante.
Soprattutto, non vuole che lui lo senta.
-Vi somigliava in modo straordinario-
Non mi importa
-Non sono più riuscito ad incontrarla, da quella sera -
Non mi importa
-Eravate voi -
Il mondo crolla.
-La vostra reazione vi ha tradito-
Il mondo le crolla addosso.
Non sopporta di essere toccata. Non davanti a lui.
Alzarsi e fuggire era stato un attimo.
-Se avessi saputo prima…-
Non aggiungete altro
-Se avessi saputo fin dall’inizio-
Questi sentimenti non sono più nel mio cuore - e non lo sono mai stati -
Fersen è disorientato adesso. Ma la volontà di farsi del male e di suggere lo strazio fino all’ultima goccia - se altro non ci è concesso - è cieca ed irrazionale e pretende di arrivare fino alla fine.
Eppure lo sapeva ancor prima di arrivare lì che era un errore, che non ci sarebbe stato alcun chiarimento e che il suo dolore - può crogiolarcisi ed esaltarsene - è solo suo. Ma potersi perdere mentre tutto intorno a noi si perde, ha una sua perversa, diabolica dolcezza. Per questo indugia ad ordinare la ritirata, come se non fosse mai stato in guerra e non avesse mai trattato faccende d’amore.
-Vi prego, Madamigella, non vorrei mai che fraintendeste le mie parole… quello che cercavo di dire, in modo così maldestro, è che chiunque ella fosse…non ero certamente io la persona che lei stava cercando –
Il massimo della pena.
Oscar François de Jarjayes è riconosciuta colpevole di avere ingannato se stessa, senza preoccuparsi delle conseguenze ed è condannata a riprendere, con ogni mezzo e prima che sia troppo tardi, il controllo della sua vita.  
Si sente morire.
Allontanarsi da Fersen e da Veirsalles non sarebbe servito a niente. E’ un’altra la persona che deve riuscire ad allontanare da sé e non ha idea di come potrà fare.
Era tornata dentro e si era chinata a raccogliere i cocci dei bicchieri che si erano infranti al suolo quando lei, nel fuggire via, aveva rovesciato il tavolino.
Era stato in quel momento che, silenzioso come un’ombra, André era entrato nella stanza e, senza dire una parola, si era chinato per terra accanto a lei e si era messo a raccogliere i vetri.
Non si guardano. E lei non dice niente, ma lascia che lui raccolga i cocci insieme a lei.
 
 
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Questo è il penultimo capitolo della storia, che si concluderà quindi a breve.
Condividere con voi tutto questo è per me un’esperienza sorprendente, davvero superiore a qualsiasi aspettativa.
Grazie di cuore a chi legge, a chi recensisce, a chi mi scrive.
Octave
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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