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Autore: Giorgiaaisha    22/05/2022    3 recensioni
Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:
" È chiuso?"
Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.
"È chiuso?"
Ora mi guardano tutti perplessi.
Mi giro verso mia sorella e le dico:
"Ma sono scemi?"
Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.
"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"
Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amo svegliarmi presto la mattina e venire a montare il mio cavallo.
Amo l'estate che mi permette di godermi il sole e la fresca brezza mattutina, senza dovermi coprire come se vivessi in Antartide.
Odio il freddo. Non mi piace per niente.
L'unico vero problema che incontro quando decido di venire la mattina presto al maneggio, è tirare giù mia sorella dal letto. Lei al contrario di me ama dormire fino a tardi, ma non ha la patente e quindi deve adeguarsi ai miei orari.
Sono le 8.30 e abbiamo già finito la nostra sessione di allenamento, è stato bellissimo lavorare con Pino oggi, più del solito.
Ero completamente immersa nei suoi movimenti  fluidi e leggeri. Ad ogni tempo di galoppo sentivo la sua forza esplodere sotto di me, entrare nel mio corpo, mischiarsi con la mia e, insieme, irradiarsi all'esterno.
Ci siamo dedicati al lavoro in piano (senza salti), che lui tanto 'AMA', ma devo dire che questa volta non ha dato cenni di squilibri mentali. Domani salteremo, proveremo un percorso e so già che sarà meraviglioso.
Adora saltare e per me con lui è davvero facile finire un giro senza errori. Non devo fare praticamente nulla, se non dargli la direzione e attendere. Non c'è bisogno che io calcoli la distanza tra un salto e l'altro, perché lo fa lui. Possiamo fare un percorsino da un metro o da un metro e venti, ma lui sa comunque perfettamente dove mettere i piedi. Io agisco solo quando il nostro istruttore, per esercizio, ci chiede di allungare o diminuire qualche tempo di galoppo tra un salto e l'altro, e anche lì mi capisce al volo.
Saltare con lui è come spiccare il volo. Quando ci alleniamo senza gare in previsione, ci concediamo anche un po' di gioco e io amo montare senza sella e saltare aprendo le braccia al cielo. L'aria mi accarezza il viso e scompiglia i miei capelli, la sua potenza mi accompagna verso l'alto e nell'attimo in cui rimaniamo a mezz'aria sopra l'ostacolo, stiamo davvero volando e io sono libera con lui. Siamo vento. 
Ora si muove tranquillo e armonioso nel suo passo. Accanto a me c'è Faby con la sua cavalla, la sta accarezzando dicendole che è davvero una super amica.
Abbraccio il mio cavallo e lo ringrazio per tutte le emozioni che mi dona, per la gioia che mi dà e per essere entrato nella mia vita.
Io e mia sorella ci guardiamo, ci sorridiamo e le dico:

"Portiamo i cavalli alla doccia, laviamoli, coccoliamoli e poi andiamo a sgranocchiare una bella colazione!"
"Si! Comincio ad avere una certa fame e ricordati che alle 11 ci aspetta l'omino dei cuccioli!"
"E come dimenticarlo! Non vedi Sid che corre come un matto per tutto il campo? Sarà contento di avere un compagno di giochi qui e a casa!"
"Si, è vero! Sarà proprio felice quel mattarello! Ma... Jo... hai più sentito Tsubasa?"

Ecco! Ha pronunciato quel nome. Sono passati cinque giorni e io non ho più avuto sue notizie, difficile visto che non ci siamo neanche scambiati i numeri. Mio padre è andato agli allenamenti ma io non potevo chiedergli di portarmi con lui visto che non ci sono mai voluta andare.

"No. Non ha il mio numero e tantomeno io il suo, come lo sentivo?" Rispondo cercando di mantenere un tono di voce sereno.
"Già. Ma all'ultima di campionato dobbiamo essere presenti ed è la settimana prossima, quindi lo vedrai, non solo in campo ma anche alla festa!"
"Non è comunque indispensabile che io lo veda a tutti i costi. Con lui sto bene, ma lì finisce."

E niente ho un orgoglio che mi si porta via. Non ammetterò mai che mi piace molto, non dopo così poco tempo che lo conosco.

"Ma dire semplicemente che muori dalla voglia di vederlo, no?"
"Questo lo dici tu! Dai andiamo che i cavalli vorranno rinfrescarsi!"

Meglio cambiare discorso.


"Guarda quanti cuccioli meravigliosi! Quale scelgo?" Mi domanda mia sorella.

Siamo arrivate da dieci minuti e dopo le presentazioni iniziali ci hanno condotto dalla cucciolata.
Sono sei bellissimi cuccioli tigrati, incrocio di non so bene che, ma dalle zampe e dalla loro già attuale grandezza, non credo siano cagnolini medi, ma bei cagnoloni grandi.
Sid è un incrocio di pastore belga e border collie, è un bellissimo cane nero, con un orecchio su e uno giù che gli dà un'aria davvero buffa. Tutti dicono che ci somigliamo, chissà perché!
Il mio cane inizia a girellare tra tutti i cuccioli a cui, momentaneamente, è stata allontanata la mamma.

"Fai scegliere a Sid!" Dico a mia sorella
"Lui saprà individuare quello più giusto per una sana convivenza", continuo.

Dopo aver annusato tutti i cuccioli si sofferma su uno, il più magro. Lo guarda, gli dà qualche colpettino con il muso e inzia a scondinzolare vistosamente.

" Eccolo lì il tuo cucciolo. Complimenti Faby è un bel maschietto!"

Mia sorella si avvicina con gli occhi lucidi, lo prende in braccio e lo porta al petto.

"Signore, prendo lui." Esclama Faby.

In macchina avrà vomitato non so quante volte, menomale che sempre addosso a mia sorella e non sui sedili.

"Come lo chiamerai?" Domando curiosa.
"Shadow"
"bel nome! Mi piace!"

Siamo arrivate a casa. Ora sì che c'è da divertirsi con mamma.
Entriamo tranquillamente. Sid corre alla ciotola dell'acqua e come sempre sbrodola da tutte le parti.

"Questo cane mi farà impazzire! Ma perché deve spruzzare acqua ovunque!" Esclama mia mamma esausta.

Cominciamo bene! 
Mi giro verso mia sorella e la vedo intenta a nascondere quell'immenso fagotto.

"Guarda che devi dirglielo! Non puoi mica nasconderlo a vita!"
"Lo so Jo, ma..."
"Dirmi cosa?" Chiede mia mamma.
E' mezza sorda, ma quando facciamo qualcosa che non è proprio da 'brave ragazze', sente anche il bisbiglio più lontano.
" Mamma! Ti presento Shadow. Il mio cane!"

Non capisco se mia mamma ha avuto una paralisi o è svenuta rimanendo in piedi. Dopo qualche istante si riprende e inizia a urlare imprecazioni di ogni genere, dicendole che lei non è abbastanza responsabile, che non sa come si educa un cane e bla bla bla.

"Mamma neanche te ne accorgerai, ci penserò sempre io. Giuro!" Dice mia sorella.
"Sarà bene!" Esclama mia mamma e se ne va in cucina.
"Pensavo peggio" , dico a Faby.
"Sì! Anche io. Menomale va. Ora andiamo dal veterinario."


____________________________________________________________________________


È mattina presto e io adoro fare una corsetta prima di andare agli allenamenti. Il sole è alto nel cielo e l'aria è fresca, si respira e questo mi piace.
Quando corro di mattina sento esplodere la mia energia, penso agli allenamenti che farò a breve e l'adrenalina sale.
Mi fermo di colpo e prendo il telefono in mano. Scorro la rubrica e leggo Jo. Le mando o non le mando un messaggio?
Ieri ho chiesto il numero a Castro e non è stato per niente facile. Ha iniziato con le sue battutine, del tipo: "Ti sei proprio cotto, eh!?!" Ma gli ho detto che le avevo promesso una maglia e avrei voluto dargliela prima dell'ultima partita di campionato, visto che so che verrà allo stadio e poi alla festa.
Lo so perché fu proprio Castro a dirmelo involontariamente durante un allenamento. Mi disse che visto che eravamo stati così bene con le due sorelle, potevamo riscappare per un gelato a metà festa anche per la fine del campionato.
Magari.
Rimetto il telefono in tasca. Le scrivo più tardi, forse ora dorme.

Arrivo agli allenamenti e come sempre sono il primo.
Inizio a palleggiare con una palla lasciata in mezzo al campo, quando sento qualcuno che mi chiama.

"Tsubasa! Tsubasa!"

Mi giro e vedo la barista della club house della struttura dove ci alleniamo. È figlia di un dirigente del barca ed ha un atteggiamento un po' spocchioso. Non amo stare in sua compagnia ma credo che anche lei abbia il suo lato buono e mi sto sforzando di trovarlo.

"Ciao Maria!"
"Sei sempre il primo, eh!"
"Eh già" e mi porto la mano dietro la nuca sorridendo.
"Domenica prossima alla festa ci sarò anche io. Se vuoi possiamo andare insieme."

Non mi va di arrivare con lei. Certe cose si fanno con la propria ragazza, non con una conoscente.

"Ti ringrazio ma ho già preso impegni con Castro."
"Ma dai! Non sarebbe meglio arrivare con una bella donna, piuttosto che con un uomo?"
" Eheh. Sono un uomo di parola io. Mi dispiace. Ora torno ad allenarmi. Ciao Maria."

E corro via. La sento salutarmi dicendo qualcos'altro che non capisco, ma poco mi importa.
Finalmente arrivano tutti e iniziamo la nostra sessione. L'allenatore ci ha divisi in due squadre e io mi trovo a giocare contro Castro. Sarà divertente.
Lo scontro è alla pari, ogni volta che ci troviamo uno di fronte all'altro non si sa mai chi la spunterà. Stavolta con un giochino imparato da Santana la faccio franca io. La palla è come se sparisse e ricomparisse magicamente alle spalle del mio avversario, dove ci sono io ad attenderla. Scatto e faccio il mio tiro guidato e la palla va dritta in rete. Esulto felice anche se è solo un allenamento. Giocare a calcio mi piace e mi diverto sempre moltissimo.

"Che fai con quel telefono in mano? Sono dieci minuti che lo guardi fisso!"

Castro mi riporta alla realtà. Sono seduto nello spogliatoio chiuso nel dilemma: le mando o non le mando un messaggio?

"Scommetto che stai pensando se mandare o meno il messaggio a Jo!" Mi dice il mio amico con un sorrisetto furbo.
" Eh? No... cioè si. Non so che scrivere."
"Da qui! Ci penso io" e mi toglie il telefono dalle mani. 
"No, fermo! Dammelo. Dammelo. Le scrivo io" e inizio a inseguirlo per tentare di riprendere il mio smartphone.
"Jo mi manchi tanto tanto..." Dice Castro con una vocina da ragazzina innamorata mentre digita i tasti.
"Noooo. Ma che scrivi!"

Con un balzo riesco a togliere il mio telefono dalle sue grinfie e poi gli do un cazzotto su una spalla, ma lui se la ride come un bambino.
Metto il telefono al sicuro nella mia tasca e decido di scriverle non appena Castro si sarà diretto alla mensa.
Fortunatamente  non mi fa attendere molto, perché dopo soli due minuti mi dice che ha fame e mi aspetta al tavolo.
Perfetto.
Riprendo il telefono. Apro whatsapp e cerco Jo.
Inizio a scrivere:

"Ciao Jo, come stai? Mi ha dato il tuo numero Castro..."

Cancello. Non mi piace. Ricomincio:

"Ti va di incontrarci oggi?"

No! Potrebbe prendermi per un maniaco. Cancello.

"Ciao Jo, ho chiesto il tuo numero a Castro. Avevo voglia di scriverti..."

Aaaaah! Ma che le scrivo! Basta! Ora come viene viene!

"Ciao Jo, sono Tsubasa. Ho chiesto il tuo numero a Castro, mi faceva piacere sentirti e volevo chiederti se ti andava di vederci uno di questi giorni, così posso portarti anche la maglia che ti ho promesso. Sarei felice se tu la indossassi per l'ultima partita di campionato!"

Ok. 
Invio. 
Allora invio, eh. 
Inviato!

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Dopo aver fatto controllare il cucciolo dal veterinario, avergli fatto somministrare un vermifugo e preso appuntameto per l'ultimo vaccino, io e mia sorella e i nostri due cani andiamo a passeggiare per le vie di Barcellona. Più tardi dovrò studiare, ho l'ultimo esame dell'anno e voglio mantenere la mia media alta.
Ci fermiamo in una gelateria e ci sediamo sui tavolini mangiando un buon gelato, con questo caldo non mi dispiace affatto.

Prendo il telefono per rimettere la suoneria e noto che ho un messaggio. Non ho il numero segnato. Chissà chi è!

"Che c'è Jo?"Mi chiede Faby.
"Ho un messaggio ma non so di chi è. Non ho il numero in rubrica."

Lo leggo e per poco non mi strozzo con il gelato.
Tsubasa mi ha scritto ed è un messaggio davvero carino.

"Oh! Ti sei incantata? Ma chi è?" Mi domanda mia sorella.
"Tsubasa. E' di Tsubasa. Ha chiesto il numero a Castro e mi ha chiesto di vederci così può darmi la maglietta prima dell'ultima partita di campionato. Vuole che la indossi."
"Wow! E come ti senti? Sei felice?"
"Beh. Mi fa piacere, ma in fondo è solo per darmi la maglietta, non è un appuntamento"
"Jo! Ti prego! E' palese che è una scusa. Poi perché ci tiene così tanto a dartela per fartela indossare se non gli interessi?"
"Ma che ne so!"
"Ci andrai?"
"Beh, suppongo di si. Perché non dovrei?"

Mia sorella sorride leccando il suo gelato al cioccolato.

"E allora rispondigli! Che aspetti!"
"Non ora. Gli rispondo più tardi."

Metto via il telefono e continuo a mangiare, premurandomi di lasciare l'ultima parte del cono per darla al mio cane.
Facciamo un'ultima passeggiata prima di tornare a casa e immergermi nello studio.
Guardo la gente del luogo, sono tutti sempre allegri e sorridenti. E' davvero bella l'aria che si respira in questo posto, la loro felicità è contagiosa e mi trovo a sorridere anche io, ma dentro di me so che la mia gioia non deriva dalla gente che mi passeggia accanto, ma dal messaggio di un dolce giocatore asiatico.
Torniamo a casa, prendo le mie pile di libri e di appunti di medicina tradizionale cinese e mi metto sul tavolo del giardino a studiare.
Non so quanto tempo è passato ma mi sento stanca e spossata, non riesco a muovere i piedi e abbassando lo sguardo noto che il mio cane ci si è addorentato sopra. Sorrido. Deve essersi stancato per giocare con Shadow.
Sblocco il telefono e vedo che sono le 20.00. Cavolo! Sono passate quasi tre ore da quando mi sono messa a studiare. Meglio che per oggi mi fermo.
Poggio il telefono sul tavolo e mi ricordo di non aver più risposto a Tsubasa.
Apro whatsapp e scrivo.

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Sono le 20.00, avrò guardato mille volte il telefono nella speranza di veder apparire il messaggio di risposta di Jo. Ho natato che l'ha letto solo nel pomeriggio ma non mi ha risposto e ormai è ora di cena. Probabilmente non le interessa vedermi.

BIP BIP

Abbasso lo sguardo. E' lei.

"Ciao Tsubasa. Come stai? Grazie per il messaggio. Certo, mi fa piacere rivederti e mi fa piacere avere la possibilità di indossare la tua maglia per la finale. Quando vogliamo incontrarci?"

Sento il cuore impazzire di gioia. Finalmente la posso rivedere. Velocemente le rispondo:

"Domani alle 17 finisco gli allenamenti. Posso passare a prenderti per le 17.30, se per te va bene."

"Ok. Tanto sai già dove abito. Dove mi porti? :)"
"Sorpresa! Sono molto felice di vederti."
"Così mi incuriosisci Capitàn! Anche io sono molto felice" 
"Ho passato una serata splendida in tua compagnia. Spero di non sembrarti esagerato se ti dico che ho sentito la tua mancanza"
"Mi fai arrossire. Anche per me è stato lo stesso! Ci vediamo domani Capitàn"
"A domani Amazonas!"

Fortuna che è già ora di cena, così questa giornata finirà presto e in un batter d'occhio mi ritroverò ad aspettarla sotto casa.
Mi avvio nella cucina e preparo un tamagoyaki affiancato da un pò di riso bianco e bietola cotta al vapore. 
Mentre la verdura è nella vaporiera apparecchio il tavolo che si trova sotto al gazebo del mio giardino. Adoro mangiare in questo angolo di paradiso. Da qui posso vedere la splendida quercia che si staglia imponente nella mia proprietà, l'albero di ciliegio che mi ricorda tanto il mio paese e quella bellissima pianta di margherite bianche che mi ricordano lei. Semplici, resistenti, vivaci e tenere, questi fiori sono proprio come Jo.
Mi stendo sul letto esausto, a fine giornata la stanchezza inizia a farsi sentire e il caldo di certo non aiuta.
Le scrivo un messaggio:

"Buonanotte Amazonas. A domani!"

Dopo due minuti mi arriva la sua risposta:

"Buonanotte Capitàn e sogni d'oro. Domani ti aspetto al solito posto ;)"
" Non mancherò!"

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Sono le 17.20 e io non so ancora che indossare. Ho tirato fuori e provato tutti i vestiti dall'armadio ma non riesco a decidermi.
Il mio cane mi guarda perplesso. 

"Beato te che non hai di questi problemi!" Esclamo.

Torno ai miei abiti. Basta. Ho deciso!
Mi metto questo paio di calzoncini a vita alta e quasta magliettina bianca leggermente corta che lascia intravedere un pochina di pelle dell'addome e un paio di superga bianche.
Raccolgo i capelli in una coda alta, un filo leggero di rimmel e sono pronta.
Guardo il telefono: le 17.45 e un messaggio. Tsubasa.

"Io sono qui fuori. Volevo suonare il campanello, ma non sapevo se avevi avvisato i tuoi del mio arrivo."

Ai miei genitori non ho detto nulla, non ne ho avuto il tempo materiale, è successo tutto così in fretta che anche io sto ancora metabolizzando.
Rispondo al messaggio:

"Esco subito!"

Prendo il mio zainetto e esco di corsa.
Lo vedo fuori dall'auto appoggiato allo sportello del guidatore che guarda il telefono. Non mi ha vista. Ora gli faccio uno scherzetto. Cammino lentamente fino ad arrivargli vicinissimo, poi accelero per spaventarlo ma inciampo su qualcosa e proprio mentre sto per capitombolare in terra lui alza lo sguardo e mi vede. Si getta verso di me e mi prende al volo.

"Ma perché con te faccio solo figuracce!?!" Mi domando a voce alta.
"Mi hai fatto spaventare pensavo cadessi a terra"
"l'avrei sicuramente fatto se tu non mi avessi presa al volo, quindi grazie"
"figurati."

Mi rimetto in ordine e sento il suo sguardo fisso su di me. Forse sono sporca.

"Mi sono sporcata da qualche parte, vero?" Domando.
"No, perché?"
"Mi stai fissando. Dai dimmi cos'ho che non va."

Sorride e mi da un bacio sulla guancia.

"Non hai nulla che non va sciocca. Sei bellissima, tutto qui."

Sento un calore sopraggiungere alle guance. Lo sapevo sto per arrossire.

"Grazie", rispondo timidamente.

Vorrei dirgli che anche lui è tremendamente bello, ma ancora non mi sento pronta e lascio perdere, tanto lo sa già, con tutte le ragazze che gli si buttano addosso non ha di certo bisogno dei miei complimenti.

"Andiamo Amazonas, che dici?"
"Si Capitàn!" Rispondo mimando il gesto militare.

Salgo in macchina e noto subito l'ordine maniacale. La mia macchina è un vero disastro: tra peli, bottigliette d'acqua e vecchi scontrini, sembra esplosa una bomba, non penso che ce lo farò mai salire, salvo un largo anticipo che mi permetta di pulirla a dovere.

"Allora! Posso sapere dove mi stai portando?"
"Lo saprai non appena arriveremo, ci vorrà un quarto d'ora all'incirca"
"Ok. Allora cosa mi racconti?" Domando. 
"Beh sai la mia vita non è molto movimentata. Mi alleno, mangio e dormo"
"vuoi dirmi che non sei il classico giocatore che la sera va per ristoranti e si crogiola tra le braccia di qualche bella fan esaltata?"
"No. Non sono il tipo. Le fan esaltate mi mettono a disagio e non mi piace girare spesso per locali, preferisco di gran lunga le cene intime consumate in casa"
"Ah capisco. Sei un tipo da fiori e candele!"
"Diciamo che non mi dispiacciono, ma non sono un tipo poi così smielato. E tu? Che mi racconti?"
"Vediamo... mmm... mi sono allenata, questa settimana ancora non sono caduta..." e faccio le corna, sia mai che mi porti sfiga da sola, " ho accompagnato mia sorella a prendere un cucciolo di cane che ha adottato e ho studiato come una matta!"
"Giornate impegnative! E la sera? Non sei andata per locali a crogiolarti tra le braccia di qualche aitante spagnolo?"

Gioca la mia stessa carta. Ma bravo.

"In effetti si. Ogni giorno uno spagnolo diverso, ormai non chiedo neanche più i nomi li chiamo direttamente come i giorni della settimana!"

Lo vedo sgranare gli occhi e voltarsi verso di me guardandomi come se fossi un mostro a sette teste.
Non riesco a tenermi e sbotto a ridere.

"Ma dai! Scherzo. Ti sembro il tipo? Diciamo che non sono quel tipo di ragazza. Non amo uscire la sera durante la settimana. Ogni tanto il sabato mi piace andare a ballare, sempre se non ho concorsi la domenica. Adoro le cenette tra amici e adoro cucinare, ma una bella cena al ristorante non mi dispiace"
"Siamo arrivati."

Scendiamo dall'auto e vedo stagliarsi davanti a me un bellissimo parco al cui ingresso leggo la scritta: PARC DEL LABIRINTO D'HORTA.
Lo vedo avvicinarsi al gabbiotto e parlare con la signora.
Dopo pochi attimi ci apre il cancello ed entriamo.

"Che le hai detto? Le hai forse promesso una maglietta?"
"Più o meno. Ho chiamato ieri e ho prenotato tutto il parco, così evitiamo che le belle fan esaltate ci disturbino."

Rimango sbalordita dalle sue parole. Ha davvero prenotato tutto il parco per noi? Per me?
Sorride e non manca di portare la mano dietro la nuca, gesto che ho capito fa quando è imbarazzato.
Io non so che dire, ma qualcosa devo fare. Nessuno ha mai fatto tanto per me.

"Io non so che dire Tsubasa. Grazie" e senza rendermene conto mi avvicino e lo abbraccio teneramente.

Il contatto con il suo corpo mi procura una leggera scarica elettrica e il mio cuore inizia a correre velocemente.
Per un attimo lo sento irrigidirsi ma subito dopo si rilassa e mi abbraccia a sua volta. Poi si scosta e mi guarda negli occhi, il suo sguardo scende e si sofferma sulla mia spalla destra. Rimane impietrito a fissare quel punto preciso.

"Stai guardando la mia cicatrice?"
"Si, scusami! Come... come è successo?" Mi domanda con voce tremante.
"Un anno e mezzo fa sono caduta male dal mio cavallo. Una caduta davvero stupida ma che mi è costata la frattura scomposta della testa dell'omero. Mi hanno operata e messo una placca, che amorevolmente chiamo Pina la placchina, in onore del mio cavallo."
"Ti fa male?"
"No. Inizialmente è stata dura. Mi avevano detto che sarei rimasta invalida a vita, che non avrei potuto prendere in braccio un mio ipotetico futuro figlio e che, probabilmente, non avrei mai più potuto toccare il mio viso stesso."

Il suo sguardo si intristisce.

"Ma come vedi..." muovo il mio braccio: lo alzo totalmente e faccio delle rotazioni complete "ho recuperato perfettamente. A volte quando cambia il tempo o è particolarmente umido mi da fastidio ma è sopportabilissimo. Non mi ha mai dato noia e se continua così la terrò a vita!"

Lo vedo rilassarsi e sorridere.

"Come hai fatto a recuperare così bene?"
"La voglia di salire a cavallo e dimostrare che la mente può collaborare con il corpo!"
"Sei un vero uragano Amazonas" e sorride allegraemente.
"Possiamo iniziare dal labirinto. Il parco non è grandissimo ma è molto bello. Era uno dei posti che volevo visitare" riprende Tsubasa.
"Anche io volevo venirci" sussurro.

Mi sorride, mi prende la mano, inizia a camminare e io lo seguo felice.
Giriamo nel labirinto senza cercare l'uscita, ma solo un modo per poter stare ancora insieme, almeno questo è quello che sto facendo io.
Il panorama è bellissimo, stare con lui è bellissimo. Le nostre braccia si sfiorano in continuazione e ogni volta che succede ho un tuffo al cuore.
Mi piace Tsubasa. Mi piace tremendamente.
Non ho mai provato nulla di simile per nessuno, figuriamoci dopo così poco tempo.
Camminiamo per non so quanto tempo, parlando delle nostre vite e delle nostre famiglie e scopro che ha un fratellino, Daichi, di cui mi fa vedere la foto, un tenero piccolo Tsubasa in miniatura. Poi involontariamente ci troviamo fuori dal labirinto.

"Quando siamo usciti dal labirinto?" Domanda Tsubasa.

La sua affermazione mi rincuora, non stava cercando l'uscita neanche lui.

"Credo ora, ma non ne sono sicura"
"andiamo al laghetto, dalle foto sembra meraviglioso."

Faccio un cenno di si con la testa. Le nostre mani non si sono mai lasciate e lui di tanto in tanto mi accarezza il dorso con il pollice e ogni volta che lo fa mi crea un vuoto in pancia, che di regola mi infastdisce, ma non in questa occasione.
La vista che si propone davanti è bellissima: il cielo si riflette nel laghetto e i raggi del sole creano dei giochi di colore magnifici. Gli alberi, l'erba, le siepi, tutto è curato nel minimo dettaglio.

"Che maraviglia Capitàn!"

Mi sorride e i suoi occhi emettono una luce paragonabile a quella del sole. Sono magnetici, non riesco a distogliere lo sguardo. Penetrano dentro di me, come se fossero in grado di leggermi l'anima e io non ho nessuna intenzione di impedirglielo.
Il canto, fin troppo acuto, di un uccellino mi riporta sulla terra ferma. Abbasso lo sguardo e sorrido.
Ci sediamo su una panchina e io stendo le gambe in avanti per stiracchiarmi un pò.

"Sai, ho deciso di tagliarmi i capelli" provo a smorzare la tensione creatasi.
"E come vuoi farli?"
"Pensavo a un carrè con frangia. Adoro la frangia" e mi sta particolarmente bene, ma questo evito di dirglielo.
"Penso che ti stia bene. Credo che un taglio corto ti si addica di più"
"davvero?"
"Si. Decisamente!"
"Allora è confermato. Domani andrò a tagliarli!"

Mi sorride. Poi si alza di scatto e mi porge la busta che si porta dietro dall'inizio della nostra passeggiata.

"Per me?"Domando.
"Si, certo e per chi altrimenti?"

Prendo il sacchetto e lo apro.

"E' la tua maglia!" Sorrido felice.

Lui mi fa cenno di si e io la apro per ammirarla. La giro e vedo una scritta:

'Alla mia Amazonas dal tuo Capitàn'

La stringo al petto e rimango in silenzio, godendomi questo momento.

" Spero non sia troppo, io non volevo spaventarti" mi dice agitato.
"Niente affatto. Io sono contenta."

Alzo gli occhi e lo guardo grata. Lui si avvicina e incatena il suo sguardo al mio.
Il cuore batte forte e la testa gira, non so se riuscirò a sopravvivere a questo momento.

"So che ci conosciamo da poco. Non mi spiego neanche io come sia possibile provare certe emozioni in così breve tempo. Ma tu mi piaci Amazonas, e anche tanto."

Lo dice tutto d'un fiato e io sento che la mia barriera protettiva va in frantumi.

"Anche tu mi piaci, Capitàn. E non so come sia potuto succedere. Non ho mai provato emozioni così forti per nessuno."

Con delicatezza mi alza il mento con una mano, mentre con l'altra mi accarezza la guancia. Lentamente si avvicina e mi bacia.
Le sue labbra sono morbide e calde. Ha il sapore della felicità.
Piano piano gli permetto di approfondire il bacio che è lento e dolce, come a voler assaporare ogni attimo, ogni sensazione, ogni sapore di noi.
Porto le mie braccia intorno al suo collo e lascio scivolare la mia mano tra i suoi capelli. Lui mi avvolge la vita e dolcemente mi accarezza la schiena.
Voglio memorizzare ogni gesto, ogni attimo con lui.
Poi il bacio da dolce diventa passionale, come se volessimo entrare ancora più in profondità dentro di noi. Come se questo contatto ci permettesse di visitare quei luoghi dove nessuno è entrato mai, quei luoghi chiusi a chiave dentro di noi.
Un gemito esce dalla sua bocca e io mi trovo a sorridere gongolante, l'idea di essere io la causa del suo piacere mi elettrizza ancora di più.
Ci allontaniamo per prendere un pò d'aria e lui poggia la sua fronte sulla mia.

"Amazonas, tu mi uccidi. Non ho mai provato niente di simile"
"Ehi Capitàn, non dare la colpa a me, sei tu che mi hai baciata" e sorrido dolcemente.
"Giusto. E lo rifarei altre mille volte"
"Anche io. Ma ora credo sia l'ora di andare. Che ora abbiamo fatto?"

Prende il suo telefono e sgrana gli occhi.

"Le 20!"

Cavolo. Prendo il mio telefono e vedo tre chiamate perse di mia mamma, due di mio papà e un messaggio di mia sorella.

"Jo. Dove cavolo sei? Mi chiedono se so qualcosa e io non so più che inventarmi! SBRIGATI! Lo sai che da noi si cena alle 19.30"
"Arrivo!" 

Rispondo a mia sorelle, poi alzo gli occhi su Tsubasa.

"Dobbiamo andare. I miei tra un pò chiamano la polizia" e sorrido.
"Si, certo. Andiamo"

Prima di andare però mi infilo la sua maglia che mi fa da vestito e faccio un giro su me stessa.

"Allora? Come mi sta?"

Lo vedo arrossire e portare la mano dietro la testa. Si è imbarazzato, che tenero.

"Benissimo. Sei meravigliosa!"

Mi avvicino e gli prendo il viso con le mani, lo attiro a me e gli do un tenero bacio.

"Ora possiamo andare!" Esclamo.

Mano nella mano ci avviamo all'uscita.



"Sono tornata!" Urlo dall'entrata di casa.
"Finalmente. In tavola è tutto pronto, vieni!" Urla mia mamma dalla sala.

Senza pensarci mi fiondo al mio posto e noto che tutti mi guardano con aria perplessa.

"Che c'è?" Domando.
"Perché sei uscita con la maglia del Barca di Castro?" Chiede mio padre.

Cavolo la maglia! Nella fretta ho dimenticato di toglierla. Tanto prima o poi avrei dovuto dirglielo.

"Non è di Castro papà!"

Mi tolgo la maglia e gliela porgo. Lui la guarda e dice:

"E' originale, non c'è dubbio."

La gira per vedere il numero e sgrana gli occhi.

"Che storia è questa? Te l'ha data Ozora? E perché questa dedica?"

Mia sorella gli strappa la maglia dalle mani e poi con un sorriso beffardo mi guarda e mi fa: "Alleluia!"
Ricambio il suo sorriso e torno a mio padre.

"Papà, oggi mi sono vista con Tsubasa. E' un bravo ragazzo, non è come gli altri e a me piace molto. Ci teneva a darmi la sua maglia prima di domenica prossima. Sappi che continuerò a frequentarlo!" La decisione della mia voce sconvolge anche me e capisco perché tutti mi guardano a bocca aperta, in fondo non ho mai parlato così per nessun ragazzo, ma semplicemente perché nessuno era come lui.
"Ozora è un ragazzo per bene. Non mi preoccupo per te, ma per lui. Chissà quello che gli toccherà subire. Povero ragazzo!" Dice mio padre.

Tutti scoppiano a ridere e io, dopo un attimo di perplessità, li seguo a ruota. Siamo decisamente una famiglia fuori la norma.


Ciao a tutti! Questo capitolo è abbastanza lungo e con molti dettagli sulla vita di Jo, ma penso che siano indispensabili per capire meglio la sua personalità che si sta abbinando a quella del nostro Capitàn (l'accentoo sulla a sarebbe al contrario ma non riesco a trovare la lettera corretta XD).
Spero che vi piaccia e vi chiedo di commentare così possoo capire se è di vostro gradimentoanche con eventuali critiche costruttive che mi permettano di crescere.
Grazie e buona domenica!

 
   
 
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