Anime & Manga > Occhi di gatto/Cat's Eye
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Autore: crisalide_bianca    23/05/2022    0 recensioni
Dopo essersi allontanate dal Giappone per mesi, nuove scoperte e nuovi pericoli chiamano in madrepatria le sorelle Kisugi. Hitomi, Rui, e Ai (la banda Occhi di gatto) hanno infatti trovato una nuova pista nella ricerca del padre scomparso, ma gli artefatti rischiano di andare perduti per sempre a causa di un nuovo, temibile nucleo criminale. Personaggi e dipinti inediti si uniranno alla storia originale di Tsukasa Hōjō per dare vita al seguito delle avventure delle ladre più famose degli anni '80.
Essendo una storia ispirata al manga e non alla serie animata, i nomi dei personaggi saranno quelli originali in giapponese.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kelly Tashikel, Matthew Hisman, Nuovo personaggio, Sheila Tashikel, Tati Tashikel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
-“Hitomi, credimi, c’è qualcosa che non va in questa storia”.
-“Perché dici questo, Toshio? Cos’è successo?”
-“Mi prenderai per matto, ne sono certo. Ieri sera la Gatta era… diversa. Anzi, ha agito come una volta, come se fosse tornata in sé dopo furti spericolati e aggressivi!”. Hitomi e Toshio avevano ripreso a vedersi, e stavano passeggiando per i marciapiedi della città lungo la strada verso il bar. Il giovane detective aiutava la ragazza con le buste della spesa, necessarie all’apertura del locale. La ragazza fingeva di non capire e sperava di riuscire in qualche modo a sviarlo dai suoi ragionamenti fondati: ma qualunque detective si sarebbe accorto delle differenze tra le varie rapine, e lei lo sapeva bene.
-“In che senso? Non avevi detto che era diventata violenta?”
-“Sì, sì, esatto! Ieri invece non ha minacciato nessuno, ha solo messo a terra cinque agenti di guardia fuori dall’edificio.”
-“Solo?! E ti pare poco?”
-“No, intendendo dire che non ha sparato colpi di avvertimento, non ha puntato un’arma contro nessuno, li ha solo messi K.O. senza far loro troppo male, mi spiego? Ha giocato d’astuzia e velocità, come era solita fare mesi fa.”
-“Capisco, e tu cosa pensi?”
-“Mi sento un pazzo solo a dirlo, ma… ho come l’impressione di dare la caccia a due persone diverse.”
-“Intendi dire… due persone della stessa banda che agiscono in modo diverso?” Hitomi cercò di sviare i suoi ragionamenti, tenendo a bada la sua immaginazione.
-“Sì, cioè… ah, non lo so proprio. Sono al punto di partenza. Ogni volta che mi sembra di capire qualcosa su queste criminali, ecco che cambia tutto!”
-“Eccoci, siamo arrivati. Grazie per avermi aiutato con le borse, ti offro un caffè se vuoi entrare.”
-“No, grazie. Vado a lavoro un po’ prima, così  prendo subito la solita sfuriata dal capo e poi mi do da fare.”
-“Il capo non dovrebbe essere sempre così duro con te, però… fai pur del tuo meglio.”
-“Lo so, Hitomi, ma in realtà ha ragione… da quanto tempo questa ladra mi sfugge? Avvisandomi prima del suo piano, poi! È davvero disonorevole, sai?” Scosse la testa. “Forse non sono fatto per fare il detective”.
-“Non dire mai più una cosa del genere!” Hitomi alzò la voce, attirando qualche sguardo indiscreto verso di sé. Continuò, modulando i toni. “Sei in gamba, sono sicura che con un po’ di pazienza riuscirai a catturarla. Non può averla sempre vinta, no? Commetterà un errore prima o poi.” Cercò di rassicurarlo, anche se sapeva che una cosa simile non aveva possibilità di succedere, per il suo bene e quello delle sue sorelle.
-“Vedremo se hai ragione. Buona giornata, Hitomi.” Sconsolato, cominciò a camminare verso la centrale di polizia, nella direzione opposta a quella percorsa poco prima. La ragazza si preoccupava del suo stato d’animo: prima che se ne andasse negli States, era sempre nel pieno di entusiasmo e di energia quando si parlava di Occhi di Gatto. Ora, invece, il suo umore era completamente diverso.
 
La ragazza entrò nel locale annunciandosi, ma venne ripresa dallo sguardo di rimprovero di Rui: “Sei in ritardo, Hitomi, che hai combinato in tutto questo tempo? Dobbiamo aprire!”
-“Oh caspita, metto a posto tutto subito e torno al bancone!” La sorella entrò nella cucina e Rui si lasciò sfuggire un sorriso: era felice di vedere che i due innamorati si stessero riavvicinando. Uscì dalla cucina, sistemò qualche tavolo e si diresse verso la porta di ingresso per girare il cartellino che annunciava l’apertura, quando, spalancata la porta, rimase per un attimo senza respiro: non aspettava di ritrovarsi davanti il giovane forestiero che tanto la turbava in quei giorni.
-“Scusami, non volevo spaventarti”. Con fare preoccupato, cercò di sincerarsi che stesse bene.
-“No, no, tranquillo, entra pure.”
-“Grazie. Giornata iniziata male?”
-“No, sono solo un po’ soprapensiero. Che cosa ti preparo?” Il ragazzo si sedette davanti al bancone, esattamente di fronte a Rui, che percepiva addosso il suo sguardo leggero, capace di accarezzarle la pelle nel modo più genuino possibile, privo di malizia.
-“Un caffè, per favore.”
-“Arriva subito.” Si mise a prepararlo, mentre Jack si girava a guardare l’esterno del locale attraverso il vetro delle grandi finestre.
-“Scusami se lo chiedo a te, ma… è vero quel che si dice? C’è una banda di ladri qui in città?” Rui si rivolse al ragazzo mentre porgeva una tazzina bollente.
-“Sì, è vero. Perché me lo chiedi?”
-“E voi non siete preoccupate? Insomma, potrebbero prendere di mira anche le nostre case, no?” La sorella maggiore tirò un invisibile sospiro di sollievo.
-“No, tranquillo. La banda di cui parli prende di mira solo oggetti d’arte, non ha mai derubato cittadini o attività, come questo locale.”
-“Mhm, capisco.” Assaggiò il caffè. Passò qualche istante di silenzio.
-“Che c’è, sei preoccupato per il tuo studio?”
-“Beh, sì, ci ho investito molto. I ladri sono pur sempre ladri ed un bottino è sempre un bottino. Oggi rubano opere, domani chissà… non mi aspetto alcun tipo di ragionamento etico da parte loro.” Rui non poteva contraddirlo, anche se avrebbe voluto; inoltre non era sicura che la nuova banda rivale avrebbe mantenuto la stessa linea morale delle tre sorelle. Già le loro azioni violente non lasciavano presagire nulla di buono.
-“Che sciocchezze! Occhi di Gatto non è mica una becera ladra da appartamenti!” Ai, che aveva ascoltato tutto defilata, arrivò in difesa del buon nome delle ladre, con Rui che non poté far altro che lanciarle uno sguardo per farle capire di smetterla.
-“O… Occhi di Gatto? Scusate, ma non è lo stesso nome del vostro locale?” Chiese il ragazzo, colto alla sprovvista. Ai, nella sua impulsività, capì che stava rischiando grosso.
-“Sì, è così, ma da molto prima della comparsa della banda. Per fortuna, nonostante questo, il nostro locale non ne ha mai risentito, né economicamente né in reputazione. D’altronde cambiare il nome del locale sarebbe stato un po’ come dargliela vinta.” Rui provò a mettere una pezza al piccolo disastro della sorella.
-“Caspita, una strana coincidenza… la polizia non si è mai chiesta se questa banda sia di questa zona oppure un vostro cliente? Insomma, qualcuno che sia stato ispirato dal nome del locale. Si potrebbe circoscrivere un’area più ridotta su cui indagare… No?”
 
-“Beh, questo non lo so, non mi sembra così semplice…” Rui e Ai vennero salvate dal suono della porta che si apriva: non furono mai più sollevate di vedere Mitsuko oltrepassare la soglia del proprio bar.
-“Buongiorno a tutti. Ciao Jack!” Si rivolse al giovane con inusuale confidenza.
-“Ciao Mitsuko, come stai?” L’agente si avvicinò per scambiare due baci sulle guance del ragazzo sotto gli occhi increduli delle due sorelle. Lui, dopo un momento di spaesamento, capì: “Caspita, qualcuno ha fatto i compiti a casa. Credevo che a voi giapponesi non piacessero certe effusioni in pubblico”.
-“Sì, ho letto che in Italia è il vostro modo di salutarsi; è un po’ strano, ma mi sembra un modo carino di metterti subito a tuo agio in questo paese!” Jack arrossì quasi impercettibilmente per l’imbarazzo.
-“Beh, sì, è un modo di salutarsi molto informale tra persone che si conoscono molto bene…” Nonostante l’obiettivo di Mitsuko non fosse stato esattamente raggiunto, Jack cercò di tranquillizzarla. “Apprezzo molto che tu voglia farmi sentire come a casa, Mitsuko. Ma sono a casa ovunque mi senta bene, e qui è così.” Le sorrise, e lei fece lo stesso.
-“Che cosa ti preparo, Mitsuko?” Rui interruppe lo scambio di sguardi, con tono leggermente infastidito.
-“Ah sì, un caffè italiano, per favore”.
-“Arriva”. ‘Italiano, eh?’ Quella confidenza sembrava turbarla: e se il ragazzo desse a Mitsuko l’idea di controllare la zona? E se lei invece parlasse a Jack dei suoi sospetti nei confronti di Hitomi? E se, se, se… “Ecco a te.” Eppure vedendoli parlare la sensazione che aveva Rui era ben diversa dalla pura preoccupazione.
-“Eccomi Rui, ho sistemato tutto. Oh, buongiorno Mitsuko, ciao Jack.” I due clienti ricambiarono il saluto, per poi tornare a parlare vivacemente tra loro. Una volta allontanatasi con Rui, Hitomi non poté far a meno di notare sottovoce: “Quei due sembrano già molto affiatati, non credi?”.
-“Sì, fin troppo”. Rispose la sorella maggiore, mentre sistemava alcune stoviglie.
-“Cos’è quell’espressione pensierosa? Almeno non ci proverà con Toshio come quando eravamo in America”. La sorella non rispose. “Terra chiama Rui. Ci sei? Tutto bene?”
-“Sì sì, tranquilla. È solo che Jack poco fa ha fatto delle considerazioni perspicaci su Occhi di Gatto e spero che non le condivida con Asatani. Dalla confidenza che hanno, non sono ottimista.”
-“Ma non sembra che stiano parlando di lavoro, guardali come ridono e scherzano. C’è altro che ti turba.” Hitomi si avvicinò alla sorella. Rui sospirò.
-“Più lo guardo da qui e più vedo nostro padre da giovane. Eppure prima me lo sono ritrovata a pochi centimetri da me: quegli occhi sono completamente sconosciuti; anche i lineamenti non combaciano. Avevo davvero sperato che fosse un segno, un indizio, qualsiasi cosa…”.
-“Forse è un segno che non stai interpretando nel modo giusto... O forse una semplice coincidenza. Ma già scoprirlo sarebbe un grande passo avanti: qualunque informazione nuova sarà tutto di guadagnato.”
-“Che cosa bofonchiate voi due?” Ai comparve da dietro di loro con aria polemica, spaventandole. “Non mi piace questa nuova abitudine di tenermi all’oscuro di tutto.”
-“Anche l’abitudine di metterci nei guai con la tua impulsività non è carina, sai?” Rui l’ammonì, senza alzare la voce: Ai subì il colpo e restò in silenzio. “Comunque nessuna scoperta, non ti preoccupare. Stasera ne parleremo meglio.”
 
La giornata trascorse e le fatiche si accumularono in una grande stanchezza. Rui e Ai chiusero il locale, per poi sedersi dopo le lunghe ore di lavoro che avevano affrontato. In una serata di poche parole, fu Ai ad esordire.
-“Ma quanto ci mette Hitomi? Lo sa che stasera dobbiamo organizzare il prossimo colpo, no?” Sbuffò. “Spero almeno che sia stato un motivo valido”.
-“Toshio sembrava serio quando l’ha chiamata. Si erano già visti oggi, deve essere successo qualcosa di importante.”
-“Vedremo. Credo che ci toccherà rimandare la discussione a domani.”
-“Lo penso anch’io. Stasera sono davvero esausta.” Rui si distese sul divano a guardare il soffitto.
-“E anche molto pensierosa, non ti ho mai vista così. Che ti passa per la testa?” Rui aspettò un attimo prima di parlare.
-“Ho fatto fare delle ricerche a Nagaishi su Lewis. Volevo essere sicura che non ci fosse niente di strano in questa particolare coincidenza.”
-“E che ti ha detto?”
-“Risulta che ci abbia detto tutta la verità sul suo lavoro: scrive musica, ha lavorato con molti artisti e anche lo studio aperto qui è in regola, ma mancano dei grossolani pezzi della storia. Ad esempio, non ha trovato collegamenti con l’Italia, se non qualche canzone scritta anni fa proprio in italiano. Il suo cognome poi sembra decisamente più inglese e non abbiamo nessun dato sulla sua famiglia.”
-“Ci sfugge qualcosa sicuramente… non ha senso mentire su un particolare così evidente come il cognome in paragone con la nazionalità. E poi mi sembra un normalissimo e affascinante ragazzo straniero venuto qui a cercare fortuna.” Cominciò a ridacchiare.
-“Questo normalissimo e affascinante ragazzo che assomiglia a nostro padre e viene dall’Europa, proprio come lui?” Senza volerlo, mise l’accento sul secondo aggettivo.
-“A cosa stai pensando, Rui?”
-“Sto pensando che sia collegato a noi, in qualche modo. Spero che Nagaishi mi sappia dire di più nei prossimi giorni.”
-“In che senso, Rui? Su, parla!”
-“Prendi con le pinze quello che ti sto per dire, è solo una mia ipotesi. Sto pensando… o forse sperando, non lo so, che Jack Lewis possa essere…”
-“Vai avanti… cosa?”
-“Sto pensando che potrebbe essere nostro fratello, Ai. O che abbia un legame di sangue con noi.” La giovane sbiancò di colpo.
-“No… No! No! come ti viene in mente? Non può essere e lo sai bene!”
-“Calmati, Ai, è solo...”
-“Papà non ce lo avrebbe mai nascosto! A che scopo poi?”
-“Ai, calmati, è un pensiero, solo Nagaishi potrà dirci se…”
-“Se nostro padre ci ha mentito?” Hitomi arrivò di corsa ed irruppe nella stanza interrompendo le due sorelle.
-“Non possiamo più rubare il quadro ‘Nascita di un’armonia’!”
-“Che succede? Sei tutta sudata, hai corso?” Chiese Rui.
-“Il capo ha dato un ultimatum a Toshio. Se lo rubiamo, verrà licenziato!”
   
 
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