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Autore: Longview    24/05/2022    2 recensioni
[Extra! Tratto dalla storia principale Where do we belong?]
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"Dannazione, in quel maledetto venerdì mattina i pianeti si erano allineati con il preciso scopo di farla impazzire: Yagi aveva avuto un imprevisto alla Yuuei -qualche studente indisciplinato per cui avevano indetto una riunione speciale, a quanto pareva-; Mitsuki e Masaru si erano presi un weekend lungo di vacanza, ed erano lontano da casa; Izuku era impegnato da un paio di settimane in un'importante missione in Europa, e Ochaco era troppo in apprensione per riuscire a preoccuparsi anche di un bambino. Ryoko e Katsuki -e con loro Eijirou- erano impegnati con due nuovi ingressi in agenzia per i tirocini, e non potevano certamente permettersi di avere Hideki in mezzo ai piedi -per quanto lo amassero, rimaneva un grosso impegno.
L'unica persona con la giornata libera, disponibile e felice di aiutare, era Touya."
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dabi, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bad Blood'
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Babysitter per caso




 


 
-... I pannolini li ho lasciati lì sul ripiano mentre il biberon è dentro la busta sigillata che ti ho dato prima. A pranzo gli dai della verdura schiacciata per bene e della minestra, basta che scaldi il brodo in frigo e cuoci un po' di pastina. Il latte glielo dai a metà pomeriggio e solo se lo chiede, in alternativa ci sono i suoi biscotti in dispensa. Oh, mi raccomando tienilo sempre d'occhio perché tende a mettere in bocca tutto quello che vede-
Ryoko snocciolava informazioni da cinque minuti buoni, parlava senza sosta dando libero sfogo a ogni suo pensiero. Si era ricordata di tutto? Non le era sfuggito nessun dettaglio fondamentale per l'incolumità del suo Hideki? 
Onestamente, aveva molta paura di essere una cattiva madre a sballottarlo così spesso di qua e di là, tra una persona all'altra. Certo, tutto ciò giovava parecchio alla sua socialità, ma Ryoko non sapeva se un bambino di appena un anno fosse in grado di riconoscere e immagazzinare tutte quelle facce diverse. Erano troppe, effettivamente, e quella si stava per aggiungere alla loro lunga lista. 
Tuttavia, stava avendo dei ripensamenti: forse Katsuki non aveva poi così a torto a dubitare di lui.
-Touya, mi stai ascoltando? Vorrei rivedere mio figlio tutto intero questa sera, quando torno-
Quello, di tutta risposta, alzò lo sguardo infastidito. Hideki, in braccio a lui, sembrò quasi lanciargli uno sguardo di intesa che lo fece ridacchiare sotto i baffi. 
La corvina quasi rabbrividì. Dannazione, in quel maledetto venerdì mattina i pianeti si erano allineati con il preciso scopo di farla impazzire: Yagi aveva avuto un imprevisto alla Yuuei -qualche studente indisciplinato per cui avevano indetto una riunione speciale, a quanto pareva-; Mitsuki e Masaru si erano presi un weekend lungo di vacanza, ed erano lontano da casa; Izuku era impegnato da un paio di settimane in un'importante missione in Europa, e Ochaco era troppo in apprensione per riuscire a preoccuparsi anche di un bambino. Ryoko e Katsuki -e con loro Eijirou- erano impegnati con due nuovi ingressi in agenzia per i tirocini, e non potevano certamente permettersi di avere Hideki in mezzo ai piedi -per quanto lo amassero, rimaneva un grosso impegno. 
L'unica persona con la giornata libera, disponibile e felice di aiutare, era Touya. E, ad essere sinceri, Ryoko aveva seriamente creduto che fosse una buona occasione per rafforzare il rapporto tra quei due, ma allo stesso tempo conosceva molto bene i limiti dell'amico. Katsuki, poi, non era stato propriamente messo al corrente della faccenda: sì, lei gli aveva detto di aver trovato una soluzione per Hideki, ma forse si era lasciata sfuggire qualcosa di ben poco veritiero per rassicurarlo almeno un po'. Un nome familiare, di cui fidarsi, o forse una tata trovata appositamente per quell'occasione; insomma, una piccola bugia a fin di bene, per sorvolare sul fatto di star lasciando loro figlio nelle mani di Touya Todoroki, da solo, dentro la loro casa. Gli aveva appena consegnato le chiavi, e nel momento in cui le aveva abbandonate nel suo palmo freddo e rovinato dalle cicatrici aveva iniziato a percepire una strana vocina nel retro della sua testa che le urlava di non farlo. 
-Ma certo, mamma, rilassati. Noi due ci divertiremo un sacco, vero Hideki?-
Il piccolo aggrottò le sopracciglia, sentendosi chiamato in causa: aveva imparato a riconoscere il suono di molte parole, e già riusciva a farfugliare qualche semplice vocabolo. "Mamma" era decisamente la sua parola preferita, insieme a "Boomboom", anche se si trattava più che altro di un'onomatopea, e faceva pentire Ryoko ogni volta di aver sposato uno come Katsuki.
Hideki, per sottolineare il suo lieve disappunto, gonfiò le guance e indicò con convinzione Ryoko: -Mama!-
-No Hideki, la mamma ora va al lavoro. Tu resti con lo zio Touya, va bene?-
Il bimbo continuava ad essere poco convinto, dimenandosi leggermente in quella stretta, ma un dolce bacio della sua mamma lo fece tranquillizzare.
Lei, ovviamente, non riuscì a trovare la calma. Solo il fatto che Touya continuasse ad autoproclamarsi "zio" le faceva tremare le ginocchia dall’ansia: se al suo ritorno avesse trovato Hideki con anche solo un graffietto, non avrebbe esitato a scuoiarlo con i suoi stessi artigli. Era una promessa.
-Prenditi cura di lui. E non bruciarmi la casa, per favore. Ti sto dando molta più fiducia di quanta dovrei-
E, con tutta onestà, la corvina si augurava che Katsuki non venisse a sapere nulla di tutta quella faccenda perché, in caso contrario, non poteva garantire la propria incolumità e quella di Touya. Katsuki avrebbe fatto saltare la testa a entrambi, e forse avrebbe avuto le sue ragioni, insomma, stava consegnando alla persona meno raccomandabile in circolazione la cosa più preziosa che avevano, loro figlio, e la loro casa!
Ryoko si morse un labbro, agitata. Entro sera le sarebbe venuto un esaurimento nervoso.
-Ciao ciao mamma, prendi a calci nel sedere tutti i cattivi!- Touya concluse la discussione, invitando l’amica ad andarsene. Aveva preso una manina di Hideki sventolandola piano di qua e di là, in segno di saluto.
Lei non poté fare a meno di riservargli un’occhiataccia di fuoco.
Alla fine prese coraggio e uscì di casa. Sentire le chiavi che giravano nella toppa dall’interno le fece uno strano effetto: stava affidando la sua intera vita alla coscienziosità di Touya.
Era stata una scelta saggia?
 
-Allora, ti va di giocare?-
I due si fissavano intensamente, uno incredibilmente dubbioso e l'altro calmo, forse anche un po' annoiato.
Dannazione, quel bambino lo osservava accigliato da ormai cinque minuti; non diceva niente, non piangeva nemmeno, lo guardava e basta, con quei lineamenti che a poco a poco lo facevano sembrare sempre più simile a Katsuki Bakugou. Forse persino il carattere in fase di formazione era uguale al suo, solo un po' meno rabbioso e più riflessivo. 
Certo, a quell'età erano tutte cose difficili da giudicare, ma Touya sperava per se stesso e per la povera Ryoko -e, no, questa compassione nei suoi confronti non l'avrebbe mai esplicitata ad alta voce, perché erano cavoli suoi se aveva fatto una pessima scelta in fatto di compagno di vita- che con il tempo Hideki sarebbe diventato come la madre: dolce e comprensivo il giusto, caparbio, forse troppo testardo e, sì, anche facilmente irascibile, ma comunque tutto sommato simpatico. 
-Ah!- 
Quel breve, acuto e potente urlo fece saltare Touya dal divano su cui era seduto; per lo spavento le sue mani fiammeggiarono, fu come una specie di riflesso incondizionato scaturito dall’istinto di difesa insito in lui. Sul tessuto color crema si creò una strana macchia abbrustolita che aveva, purtroppo senza alcun dubbio, la forma delle cinque dita con tutto il palmo.
Fece rimbalzare lo sguardo dal divano -ormai rovinato- al faccino fintamente angelico di Hideki: ma che cosa prendeva a quel piccolo diavolo? Perché aveva urlato all’improvviso, senza motivo?
-Ascoltami bene-, iniziò lui, e in qualche modo riuscì ad attirare l’attenzione del bimbo, -Noi due dobbiamo collaborare, okay? Io farò tutto quello che ti pare, ti faccio giocare, ti do da mangiare, ti cambio il pannolino e, sì, posso anche leggerti una favola se ti va. Però tu non devi fare lo stronz-- le parole gli morirono in bocca all’idea che, in quella fase di apprendimento, Hideki avesse potuto comprendere e ripetere qualche sua imprecazione, magari di fronte ai suoi genitori. Doveva darsi un contegno, ma sarebbe stato parecchio complesso.
Mentre lui era così perso tra i suoi pensieri, il piccolo si era già scordato dell’accaduto e aveva iniziato a premere con forza sui tasti di una pianola giocattolo abbandonata sul pavimento. Sorrideva, lanciava qualcuno grido contento e poi schiacciava ancora e ancora, per fare quanto più rumore possibile. Quel bambino aveva decisamente un problema -e con ogni probabilità quel problema aveva un nome e un cognome, e nello specifico si trattava di suo padre. Era lui il chiassoso della famiglia. 
-Ne uscirò pazzo-
-… azzo- ripeté il bimbo, non molto convinto.
Touya sbiancò: -No, Hideki. Non si dice-
Non fu particolarmente convincente, ma quel “no” bastò a tenerlo calmo per un po’.
La questione era che Touya sentiva in cuor suo di essere ben disposto nei confronti di quel bambino, gli voleva bene tutto sommato e aveva una gran voglia di farlo divertire; il problema sorgeva nel momento in cui si rendeva conto che, anche spiegandogli le sue buone intenzioni, lui non avrebbe mai capito o ascoltato perché troppo piccolo. 
Era stancante, e per giunta non dormiva quasi mai nell’arco della giornata. 
Trascorsero appena una manciata di minuti prima che Hideki si alzasse in piedi e, barcollando un po’, iniziasse a gironzolare per il soggiorno. 
-Dove stai andando?- chiese, senza ottenere risposta ovviamente.
Erano passati solo pochi mesi da quando Ryoko, emozionatissima, gli aveva inviato un video dei suoi primi passetti verso l’abbraccio di un papà quantomai attento. Era così incerto su quelle piccole gambe che lo sbilanciavano all'indietro, e proprio non riusciva a capacitarsi di come fossero passati da ciò fino a quelle sottospecie di corsette all'avventura, gorgheggiando e ridendo senza alcuna ragione. 
Sotto sotto era divertente vederlo alle prese con la scoperta del mondo circostante. 
Quando si alzò per cercarlo, lo trovò intento ad arrampicarsi su una sedia in cucina con un ginocchio già praticamente poggiato sul piano della seduta. Lo afferrò al volo prima che potesse farsi male, e quello di tutta risposta prese a gridare arrabbiato, dimenandosi con tutte le sue forze. 
-No, Hideki! Non si fa!-
Era sembrato abbastanza autorevole?
Il viso di Hideki era diventato tutto rosso a forza di urlare, e intanto agitava i pugni per aria; colpì persino Touya sul naso, ma lui, anziché perdere le staffe, fece la cosa più saggia che gli venisse in mente: con fermezza lo mise in un angolo del soggiorno, quello tra il grande mobile a parete di fronte al divano e le scale, faccia rivolta al muro, e gli ordinò di restare lì per cinque minuti.
-Sei in castigo, okay?-
Inutile dire che quelle poche parole scatenarono un lunghissimo e fastidiosissimo pianto a pieni polmoni, tra versi e grida che molto presto avrebbero portato i vicini a bussare alla porta per vedere che non stesse macellando un bambino innocente. 
La prima cosa che avrebbe chiesto a Ryoko appena fosse tornata a casa sarebbe stata come diavolo riusciva a gestire quel mostro dopo una giornata di lavoro, già stanca e stressata. Se quello era il significato di essere genitori, Touya era ancora più convinto di non volerlo diventare mai e poi mai. 
Era con Hideki da appena mezzora e già non vedeva l'ora di andarsene. Solitamente non sembrava così antipatico, fastidioso e capriccioso, ma forse l'assenza dei suoi genitori lo faceva diventare ancora più petulante. 
Non ne sapeva niente di bambini, né di persone in generale, ma era abbastanza convinto del fatto che crescendo sarebbe solo peggiorato. Con un caratterino simile, chissà cosa sarebbe successo una volta manifestato il suo quirk! Principe delle esplosioni o tigrotto assassino? In entrambi i casi, sarebbe stato un disastro. 
-Devi strillare ancora per molto?-
Le sue orecchie avrebbero presto iniziato a sanguinare, o forse si sarebbe messo a piangere assieme a Hideki. 
Quei cinque minuti furono lunghi e estenuanti, e ad essere sinceri durarono un po' più del dovuto, giusto quel tanto che bastasse per fargli scaricare tutte le energie che gli riempivano quel corpicino e farlo tornare zitto. 
Touya sospirò di sollievo, godendosi quel silenzio ritrovato.
Quella giornata sarebbe stata la più lunga della sua vita.
 
Da quando era arrivata in ufficio, Ryoko non aveva smesso di sfilare il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni ogni tre minuti circa. Lo prendeva in mano, controllava che non ci fossero notifiche e lo riponeva al suo posto, come se, in caso di necessità, non si sarebbe accorta all'istante della vibrazione del telefono da dov'era, lì appiccicato al suo fondoschiena. 
La sua agitazione apparentemente immotivata non era saltata all'occhio di Katsuki per sua fortuna, dato che era troppo impegnato a mostrare ai nuovi tirocinanti il funzionamento del loro sistema interno per le richieste. Lei osservava e attendeva il suo turno per raccontare loro la giornata tipo in agenzia, così come si erano accordati in uno schema ormai collaudato. 
Improvvisamente, Ryoko sentì un colpetto sulla spalla che la fece sobbalzare. Era Eijirou, che le fece cenno di seguirlo in ufficio. 
Lei obbedì senza fare domande. Anche se, in realtà, già sapeva quale fosse il punto della discussione, prima ancora di iniziarla. 
-Che ti prende?-
Ecco, era una domanda molto interessante. Lei non aveva proprio niente di strano, nulla, se non quella piccola e insignificante ansia che le stava corrodendo lo stomaco. Aveva solo lasciato suo figlio, il suo piccolo e stupendo gioiello sangue del suo sangue, alle cure assolutamente accorte di Touya, quindi perché preoccuparsi?
Già, non c'era alcun motivo. 
-Niente, pensavo a Hideki- rispose lei, vaga. Sì, in fondo quella era la verità.
Ma Eijirou parve alquanto perplesso.
-Kats mi ha detto che era con una babysitter-, disse, -Non ti sembrava affidabile?-
Lei incrociò le braccia al petto, pensierosa: -Beh, in un certo senso...-
improvvisamente, le cinghie che le avvolgevano il torace erano diventate incredibilmente strette e fastidiose. 
-Se vuoi andare a dare un'occhiata, resto qui io a occuparmi di tutto-
Ryoko apprezzava il suo interesse, ma scosse lo stesso la testa. No, doveva fidarsi di Touya.
-Mh, non ha importanza. Insomma, forse il problema è che non l'ho proprio raccontata giusta a Katsuki- confessò a mezza voce.
Il rosso fece un passo in avanti, cercando con lo sguardo i suoi occhi sfuggenti. 
-Hideki non è con... una babysitter-, rivelò, -Cioè, in un certo senso sì, ma non si tratta di una persona sconosciuta, ecco. È con Touya-
Eijirou sapeva che tra Katsuki e Touya non scorreva buon sangue. Sapeva anche, tuttavia, che Ryoko aveva un rapporto speciale con il maggiore dei Todoroki. Sì, probabilmente non si trattava della persona migliore al mondo a cui affidare la propria prole; però non credeva che avrebbe causato problemi, almeno non volontariamente. 
-Beh? Sai che Kats lo verrà a sapere in ogni caso-
Ryoko sbuffò.
Era vero, non poteva nascondergli nulla. E forse più tempo passava, più la sua rabbia da scoperta si faceva concreta e vicina. 
Dannazione, era a un bivio.
A tutto ciò, si aggiungeva anche uno strano, pessimo presentimento che la stava torturando. Mandò un breve messaggio a Touya per sapere se andasse tutto bene, e subito dopo tornò al lavoro.
 
Era quasi ora di pranzo, e fortunatamente quella mattinata era finita. Touya stava già preparando quella stupida pastina per Hideki, mentre quest'ultimo giocava tranquillo -ma, purtroppo, non in silenzio- sul tappeto del salotto. Cercava di tenerlo d'occhio più che poteva, ma la situazione sembrava stabile e aveva iniziato ad abbassare la guardia. 
Aveva fame. Sì, decisamente, e Ryoko gli aveva detto di farsi da mangiare quello che preferiva: tuttavia, era già troppo stanco per riuscire a preparare ben due pasti differenti. 
Sospirò. 
Avrebbe mangiato anche lui quella triste, bollente minestra per niente indicata a quella calda giornata di inizio luglio. 
Mentre il pranzo si cuoceva, vide un messaggio di Ryoko di dieci minuti prima: niente di allarmante, un semplice "Tutto bene?" che nascondeva l'enorme apprensione di una mamma ansiosa. Gli rispose un veloce "Certo, tranquilla" per assecondarla e non farsi perseguitare per l'intera giornata, e infine si affacciò sul soggiorno. 
-Hideki, è pronta la pappa- esclamò, ma non sentì nessun gridolino in risposta. 
Effettivamente, di Hideki non c'era alcuna traccia. 
-Merda-
Dov'era? Dove diavolo era? Non poteva essere andato tanto lontano su quelle gambe cicciottelle e traballanti. 
Si voltò velocemente a destra e a sinistra, i capelli candidi gli solleticavano la fronte madida di sudore. La porta d'ingresso era chiusa, il che era un bene, e lo stesso valeva per la finestra sul giardino posteriore, ma si era scordato di chiudere il cancelletto sulle scale che andavano al piano superiore. 
Sgranò gli occhi: se Hideki si era fatto male, era fritto. Corse di sopra, lo cercò nel corridoio, poi nella sua cameretta, in bagno e infine in camera dei suoi genitori: dannazione, per qualche strana ragione sentiva di star invadendo la privacy di quei due, ma non poteva fare altro. 
Non aveva mai visto quella stanza: era spaziosa, accogliente, con un bel letto matrimoniale che troneggiava al centro ricoperto di cuscini e con sopra una leggera coperta in raso bordeaux. Sulla stessa parete della porta da cui era entrato, un po' più a destra, c'era il bagno, mentre tutta la parete alla sua sinistra era occupata da un armadio; si accorse subito che una delle ante era semiaperta.
Si avvicinò con circospezione.
-Hideki...?-
Quando diede una sbirciata dentro, vide una gran confusione e una piccola chioma biondiccia sbucare da delle coperte invernali completamente stropicciate.
-Boom!- Hideki saltò fuori urlando a squarciagola e agitando le braccia; cadde direttamente nell'abbraccio di Touya, il quale tirò un sospiro di sollievo. 
Quell'agguato non aveva avuto l'effetto sperato dal bimbo, ma la sua breve scomparsa aveva decisamente spaventato il suo babysitter. Glielo doveva concedere, gli aveva decisamente fatto un bello scherzetto per avere solo un anno. 
-Ora basta giochetti. Si mangia la pappa- affermò, guardandolo dritto negli occhi. Quei piccoli rubini si illuminarono.
-Ppa!-
Bene, almeno su una cosa erano d'accordo: erano entrambi affamati. 
Mise Hideki a tavola, dentro il suo seggiolone, e gli piazzò di fronte il suo piatto; subito lo vide saettare verso il cucchiaio, ma Touya fu più veloce: no, non gli avrebbe permesso di fare un disastro con la minestra mangiando da solo.
-Ah!- un altro urlo, l'ennesimo. 
-No, niente "Ah", ti imbocco io- replicò lui, già pronto con una bella cucchiaiata di minestra. Aveva un odore niente male, onestamente. 
-No!-
-Come scusa?-
Era sinceramente sconvolto.
-No!-
-E invece sì-, avvicinò il cucchiaio, non prima di averci soffiato per bene sopra, -Avanti, apri la bocca, è buona!-
Il bimbo girò la testa di lato, colpendo la mano di Touya con un pugno: la minestra si rovesciò su tutto il tavolo e anche sul pavimento, sporcando per ogni dove.
-Hideki, ora basta!- urlò, incapace ormai di contenersi. Era esausto.
-Mama!-
Certo, voleva la mamma. Lei era sicuramente quella che riusciva a capirlo meglio, anche perché lui proprio non era capace di farsi ascoltare. 
Si alzò di scatto, stringendo i denti per non dare fuori di matto.
-No! La mamma non è qui, e tu devi ascoltarmi!- con l'indice puntato dritto verso il faccino di Hideki, sottolineò quel "tu"rimproverante. Senza accorgersene, una piccola fiammella blu spuntò proprio sulla punta del dito, come un accendino quando si sfrega la pietra focaia interna. 
L'espressione del bimbo mutò improvvisamente dal furioso allo stupito.
-Ah?-
Era... sbalordito. Con una manina tesa provò a toccare quel lampeggiare inconsistente, ma Touya spense subito il fuoco. La reazione che ottenne fu un pianto sinceramente disperato, quasi doloroso. 
Un po' si dispiacque, però non poteva farlo scottare con delle fiamme decisamente pericolose -e lui ne sapeva qualcosa al riguardo. Allo stesso tempo non poteva farlo piangere per il resto della giornata, e sotto sotto gli si spezzava il cuore a vederlo così triste. 
-Va bene, va bene, guarda che bello il fuoco!- e, dicendolo, accese un fuocherello sul suo palmo aperto, che danzava e scoppiettava vivacemente; lo tenne ben lontano dalla portata di Hideki, ma lui fu felice lo stesso di vedere nuovamente quelle sfumature brillanti e proibite. 
Mentre le scintille si rincorrevano in una coreografia causale, Touya fu persino in grado di convincerlo a mangiare il suo pranzo. I bambini erano facili da intrattenere, ma ora comprendeva anche perché la televisione avesse un effetto così potente su di loro: li teneva calmi, aveva mille colori e rumori strani, era vivace. Non era tanto diverso da un fuoco, per di più di quel colore inusuale; l'importante era che ci fosse qualcuno presente che ne avesse il pieno controllo, giusto?
Infine, finirono entrambi quel pasto senza troppi intoppi. 
 
-Sai, pensavo di tornare a casa prima, così mando a casa la babysitter e mi occupo io di Hideki-
Quelle parole risuonarono nelle orecchie di Ryoko come un grande, preoccupante campanello d'allarme. 
Katsuki voleva tornare a casa e lei non aveva alcuna scusa da inventarsi per trattenerlo ancora in ufficio; avrebbe trovato Touya, e allora sarebbe detonata una bella bomba sotto il suo culo da dieci chilometri di distanza. 
Dannazione, tutta quella situazione era incredibilmente ingiusta. 
-C-cosa? E perché?-
Il biondo la fissò con un'espressione sospetta.
-Perché potete andare avanti anche senza di me qui, testa di merda. Cosa mi stai nascondendo?-
-Niente-, sbuffò lei, -Solo che ormai ho pagato l'intera giornata, fatti un giro di pattuglia se proprio non sai cosa fare-
Beh, chiaramente Ryoko non aveva mai pagato nessuno per quel piccolo favore, sebbene si fosse offerta di dare un compenso a Touya per il disturbo. Lui le aveva ringhiato in faccia di non volere la sua elemosina, e la discussione si era conclusa lì. 
Tuttavia, non poteva far crollare la farsa proprio ora. 
-Chi cazzo se ne frega, non credo proprio che si sia fatta pagare con un barile colmo d'oro-, sputò esasperato, -Possiamo permettercelo- 
Katsuki, in fondo, voleva solo approfittarne per passare un po' di tempo con suo figlio. Tra i due, lui era quello sempre più impegnato per un motivo o per l'altro, e aveva la sensazione che i mesi stessero letteralmente volando via: sembrava ieri che lo stringeva tra le braccia appena nato, e aveva il terrore che, in un battito di ciglia, si sarebbe ritrovato a pagargli gli studi in università o a dargli lezioni di guida -sì, perché era già evidente che Ryoko fosse la meno adatta a quel compito. 
Quindi, perché sprecare occasioni simili?
-Mh, Katsuki... sai, prima dovresti redarre la relazione dei due nuovi, io sarò impegnata nel pomeriggio-
-Fanculo, Ryoko- 
Quando si allontanò in direzione dell'ufficio, Ryoko si tranquillizzò un po'. Aveva guadagnato un po' di tempo, ma sapeva di dover trovare una soluzione alla svelta: forse era arrivato il momento di dire la verità.
 
-Hideki, smettila-
Era ormai un quarto d'ora che andava avanti quella solfa, e Touya non sapeva proprio come farsi ascoltare.
-Ho detto no!-
Prenderlo di peso e portarlo in un'altra stanza non aveva risolto alcun problema, perché puntualmente si trovava a dover fare i conti con grida che sembravano più che altro ultrasuoni per sommergibili, finché Hideki non dava in escandescenza e correva nuovamente in cucina, a svuotare a piene mani il vaso di quell'enorme pianta da interni posizionata vicino al tavolo. 
Il pavimento candido era diventato più simile a un orto, ora che era ricoperto di terra e sassolini, e lui avrebbe tanto voluto pulire quel disastro, ma non gli era possibile almeno finché quel mostro non si decideva a restare buono e tranquillo da qualche parte. 
Per un attimo, accarezzò l'idea di chiamare Ryoko e mettere fine ai giochi; non poteva resistere ancora a lungo, perché si sentiva così esasperato che avrebbe potuto piangere -e l'ultima volta che aveva pianto aveva, uhm, tredici anni? 
Insomma, quel bambino lo stava davvero mettendo a dura prova. 
Tuttavia, lui non era un tipo che si arrendeva. 
-Hideki!-, lo richiamò forte, tanto da riuscire a catturare la sua attenzione per qualche secondo, -Guarda!-
Improvvisamente, gli venne il lampo di genio migliore degli ultimi anni: a Hideki piaceva il fuoco, giusto? E allora lo avrebbe accontentato, attirandolo in soggiorno con le sue mani giunte completamente avvolte dalle fiamme. Sì, si sarebbe ustionato, ma tanto ormai il suo corpo era un autentico campo di battaglia e qualche cicatrice in più non gli avrebbe fatto niente. 
Il suo piano, contro ogni aspettativa, funzionò.
Hideki perse totalmente interesse nei confronti del vaso e, estasiato, diresse tutta la sua attenzione verso Touya. 
Si sedettero entrambi sul pavimento, uno di fronte all'altro, mentre l'adulto tra i due si impegnò al massimo per creare giochi di luce e forme strane che tenessero il bimbo lontano da qualsiasi possibile guaio.
Gli era bastato trovarlo mezzora prima con in bocca il telecomando della televisione, intento a morderlo con i suoi piccoli dentini, per fargli capire che Ryoko avesse ragione quando si era raccomandata di tenerlo d'occhio ogni istante. 
Hideki rideva, batteva le mani e indicava di tanto in tanto qualche fiamma ai limiti del pirotecnico, incurante del fatto che il povero Touya, nel frattempo, si stava letteralmente sciogliendo sotto l'estremo calore del suo stesso quirk. Si fermò un attimo per prendere fiato -e magari ficcare le mani in un catino straripante di ghiaccio, chissà-, ma il bambino non gradì quella pausa: gattonò subito fino a trovarsi sulle sue gambe incrociate e gli afferrò una mano, indicandola con fervore.
-Dammi un attimo, mi fanno male le mani-
Hideki, però, incalzò: -Foco! Foco!-
Saltellò per tutto il salotto al ritmo di quella cantilena, convincendo Touya, alla fine, a riaccendere le fiamme e farlo contento. 
Tuttavia, la stanchezza e il bruciore gli fecero perdere il controllo del quirk, che si propagò un po' troppo e finì per incendiare il tappeto sotto di lui.
-Oh cazzo!-
-Oh!-
Ne seguì, chiaramente, una corsa a perdifiato verso la cucina per recuperare una bacinella e dell'acqua, che gettò con forza sulle fiamme vive attutendo i danni ma infradiciando tutto il pavimento. 
Non si trattò di niente di troppo grave, dato che riuscì a spegnere il fuoco, ma la confusione in casa iniziava ad accumularsi sempre di più; avrebbe dovuto fare i conti con Ryoko più tardi, nonché ripagarle vari mobili rovinati. Che guaio.
Onestamente, iniziava a domandarsi se era lui l'incapace. Insomma, nessuno aveva mai avuto problemi con Hideki: tutti se ne prendevano cura con gioia, sembrava il bambino perfetto a detta di chiunque, e solo lui stava sudando sette camicie per tenerlo quantomeno lontano dalla morte. 
Le opzioni erano due: o aveva sbagliato tutto, oppure quel piccolo demone si stava mettendo d'impegno per rendergli la vita un inferno. 
Sospirò.
No, Hideki non era cattivo. Era molto vivace, sì, forte decisamente iperattivo, ma a un anno non poteva causargli impicci per il gusto di farlo. 
-Va bene Hideki, ora basta fuoco. Ti va di disegnare?-
Forse doveva semplicemente cercare di entrare in empatia con lui, di capire cosa gli piacesse fare. 
I suoi occhietti scarlatti si illuminarono, e un bel sorriso gli dipinse il viso roseo. Quella era una delle cose che amava fare con la sua mamma, e non c'era niente di meglio che portargli fogli e pennarelli per non fargli pesare più di tanto l'assenza dei suoi genitori; dopotutto, era proprio quello il motivo per cui era così seccante. Sentiva la loro mancanza, e cercava continuamente dei sostituti che potessero intrattenerlo al massimo mentre loro erano via. 
Touya, probabilmente, non lo aveva capito fino a quel momento. 
Quindi, ecco la ragione per cui Ryoko si era affidata a lui. 
Lei pensava fosse la persona giusta per stare con Hideki. Gli aveva dato una grande fiducia, e non credeva di star deludendo le sue aspettative. 
 
Il tempo trascorse velocemente mentre Ryoko spiegò a Chisato e Seiki -era giusto, vero? Che imbarazzo se per sbaglio li avesse chiamati con il nome sbagliato- le mansioni della giornata e mostrò loro la zona. 
Stavano rientrando in ufficio, quando vennero quasi travolti da un Katsuki trafelato, intento a uscire con il cellulare in mano e un cipiglio stampato in viso che non prometteva nulla di buono. Il biondo incrociò lo sguardo di sua moglie sulla porta d'ingresso, e le si scagliò addosso noncurante dei due poveri ragazzi che osservarono la scena sconvolti.
-Brutta stronza, come hai osato lasciare Hideki nelle mani di quel pazzo? Io vi ammazzo entrambi- le sue mani scoppiettavano, e Ryoko dovette fare un passo indietro per non trovarsi nel raggio di azione delle sue esplosioni incontrollate. Sì, forse sarebbe morta, ma la sua priorità in quel momento era proteggere i tirocinanti che non c'entravano assolutamente niente con quella faccenda - non credeva di doverli difendere proprio dal loro mentore, anche se, forse, poteva aspettarselo.
-Tesoro, datti una calmata. Ne parliamo in privato, okay?-
-"Tesoro" un cazzo-, sibilò, -Fa venire qui quella specie di mozzicone ambulante, subito, e con mio figlio-
La corvina sapeva che non c'era modo di farlo ragionare, o generalmente di fargli comprendere quanto fosse poco appropriato portare i loro fatti personali sul lavoro; dopotutto era troppo accecato dalla rabbia. 
Esasperata, recuperò il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni -là dove era rimasto per tutta la giornata, in caso di emergenza- e gli sbatté in faccia un breve video inviato direttamente da Touya, in cui si vedeva Hideki alle prese con la merenda pomeridiana: sembrava felice, sorrideva tranquillo mentre mangiava uno dei suoi biscotti per bambini. Katsuki storse il naso, addolcito solo dalla tenera espressione di suo figlio; non appena sentì la voce del suo pericoloso e discutibile babysitter chiedergli di "salutare mamma e papà", tornò furioso come fino a pochi secondi prima. 
-Sei un'incosciente del cazzo, merda, potrei chiedere il divorzio per una stronzata simile- nonostante le lamentele, Katsuki si convinse a rientrare, seguito a ruota da una Ryoko che alzava gli occhi al cielo e due ragazzi semplicemente sconvoltida ciò che era appena accaduto. Non avevano mai sentito così tanti improperi uscire da una sola persona, in così poco tempo. 
-Sì, certo-, rispose lei, per nulla turbata, -E, indoviniamo, per essere a conoscenza di questo fatto hai torchiato a dovere Eijirou, giusto?-
Il diretto interessato le lanciò un'occhiata disperata e dispiaciuta, ma lei gli fece cenno di lasciar perdere.
Tanto, oramai, quella giornata poteva dirsi definitivamente conclusa. 
 
Quando Ryoko mise piede in casa, percepì subito un fastidioso odore di bruciato. C'era uno strano silenzio, e l'unico dettaglio che le assicurò che quei due non fossero scappati da qualche parte per la città, o peggio morti, erano dei ciuffetti bianchi che sporgevano dal bracciolo sinistro del divano; non poteva vedere chi ci fosse sopra, dato che lo schienale era rivolto proprio verso la porta d'ingresso, ma non aveva grossi dubbi che si trattasse di Touya, probabilmente addormentato.
Katsuki, subito dietro di lei, spingeva per correre dentro a vedere, ma ricevette un bello schiaffo in pieno petto che lo placò un minimo.
-Touya...?- la corvina si sporse, e trovò i due appisolati l'uno sopra l'altro, in un quadretto incredibilmente dolce e quasi inimmaginabile. Certo, Touya aveva degli scarabocchi sospetti su un braccio e sulla fronte e il pavimento era ricoperto di giochi -e... acqua?-, ma almeno erano entrambi interi e questo, con tutta onestà, le bastava.
Beh, non ricevendo alcuna risposta a quel richiamo fece un veloce accertamento delle loro funzioni vitali, ma il battito sulla giugulare c'era e quindi erano sicuramente vivi. 
Quel piccolo tocco risvegliò Touya dal suo sonno, ma anziché essere contento si ritrovò a sobbalzare dalla sorpresa: okay, Ryoko era tornata, e c'era Bakugou con lei, con uno sguardo per niente promettente. Si mise velocemente seduto, senza mai smettere di stringere fermamente Hideki tra le braccia -anche se, purtroppo, così facendo lo aveva inevitabilmente svegliato dal suo sonnellino pomeridiano.
-Stai bene...?- la corvina non sapeva bene come interpretare la sua faccia sconvolta e provata, anche perché era abbastanza convinta di non averlo mai visto così stanco in vita sua. Era stato con Hideki appena sei ore, era stato davvero così difficile?
-Mama-, mugugnò il bimbo, ancora perso nel mondo dei sogni, -Papa!-
Inutile dire che, alla prima occasione buona, Katsuki strappò letteralmente dalle braccia di Touya suo figlio, stringendolo a sé in un abbraccio oltremodo protettivo. Lo controllò dalla testa ai piedi, ma pareva che non avesse neanche un graffio.
-Mh, sì- affermò infine l'amico.
Quella giornata era stata la più assurda della sua vita; e il che era incredibile, visto che era un ex criminale. 
Ryoko aveva notato una strana confusione nei dintorni, tra cui anche qualche chiaro segno di incendio, e non sapeva se preoccuparsi o essere contenta che non fosse successo niente di troppo grave. 
-Hideki si è comportato bene?-
Touya era indeciso sulla sua risposta: doveva essere sincero, e dire a Ryoko che suo figlio era il demonio reincarnato, oppure doveva far finta di nulla?
In ogni caso, era troppo stanco per ragionare, e disse l'unica cosa che gli venne in mente; probabilmente, la più onesta e saggia.
-Sì, tutto bene. Però, Ryoko, fa un favore a te stessa e al mondo intero-, iniziò, attirando l'attenzione dei due presenti, -Non fare altri figli-
E, detto ciò, si diresse verso la porta d'ingresso sotto lo sguardo attonito di Ryoko e Katsuki. 
Era stanco ma, in fondo, per niente pentito di aver dedicato del tempo a quel simpatico mostriciattolo che, volente o nolente, avrebbe fatto parte della sua vita per il resto dei suoi giorni. 
 
Stava giusto per risalire in macchina con un inusuale sorriso stampato in faccia, quando da dentro casa Bakugou sentì risuonare un urlo: era Katsuki, furente, che gridava il suo nome. 
Di tutta fretta salì al posto di guida e sfrecciò via, rischiando qualche multa per eccesso di velocità e di investire un pedone ma, onestamente, preferiva decisamente tornare in prigione piuttosto che trovarsi tra le mani di un arrabbiato, fuori controllo Katsuki Bakugou.

 
  
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