25/05/2022
3 recensioniImperfect
Tsukishima odiava tante cose, questo non era mai stato un segreto per nessuno, ma se c’era una cosa che odiava più di tutti erano i giornalisti.
I giornalisti che lo inseguivano subito dopo una partita e dovevano per forza sapere cose sulla sua vita.
Era sempre stato bravo a ignorarli e scappare via prima ancora che riuscissero a porgergli la prima domanda. Ma c’erano volte in cui non poteva scappare e quello era uno di quei giorni.
Tsukishima stava rispondendo a monosillabi annoiati, con la mente rivolta da tutt’altra parte, quando una domanda in particolare gli fece ribollire il sangue nelle vene.
-Quando ti creerai una famiglia?
Il resto della sua squadra si ammutolì e gli lanciarono uno sguardo preoccupato, Kei strinse i pugni e assottigliò gli occhi mentre rispondeva con un tono di voce che faceva venire i brividi.
-Io ho già una famiglia.
La donna che gli aveva posto la domanda iniziò a balbettare –Ah sì certo, io intendevo solo… una vera…
Ecco, quello non era il miglior modo per cercare di migliorare la situazione.
Ogni cosa si oscurò nella sua mente e l’unica cosa che Tsukishima riusciva a sentire era il sangue che correva troppo veloce nel suo corpo.
-Yamaguchi Tadashi è e sarà sempre la mia famiglia, la mia vera famiglia. Stiamo crescendo sua sorella e per me è come una figlia, quindi non provi più a insinuare che non siano la famiglia che ho scelto per il mio futuro.
I giornalisti che lo inseguivano subito dopo una partita e dovevano per forza sapere cose sulla sua vita.
Era sempre stato bravo a ignorarli e scappare via prima ancora che riuscissero a porgergli la prima domanda. Ma c’erano volte in cui non poteva scappare e quello era uno di quei giorni.
Tsukishima stava rispondendo a monosillabi annoiati, con la mente rivolta da tutt’altra parte, quando una domanda in particolare gli fece ribollire il sangue nelle vene.
-Quando ti creerai una famiglia?
Il resto della sua squadra si ammutolì e gli lanciarono uno sguardo preoccupato, Kei strinse i pugni e assottigliò gli occhi mentre rispondeva con un tono di voce che faceva venire i brividi.
-Io ho già una famiglia.
La donna che gli aveva posto la domanda iniziò a balbettare –Ah sì certo, io intendevo solo… una vera…
Ecco, quello non era il miglior modo per cercare di migliorare la situazione.
Ogni cosa si oscurò nella sua mente e l’unica cosa che Tsukishima riusciva a sentire era il sangue che correva troppo veloce nel suo corpo.
-Yamaguchi Tadashi è e sarà sempre la mia famiglia, la mia vera famiglia. Stiamo crescendo sua sorella e per me è come una figlia, quindi non provi più a insinuare che non siano la famiglia che ho scelto per il mio futuro.
-
Tadashi esplose nel momento stesso in cui si lasciarono la scuola alle spalle.
Lui e Kei erano andati a prendere Emiko in anticipo perché l’avevano chiamato dalla segreteria per avvertirli che era stata coinvolta in una rissa tra bambini. E, se all’inizio Tadashi era stato mortalmente preoccupato dalla situazione, i suoi sentimenti cambiarono quando Emiko ammise che sì, era stata lei a iniziare.
-Si può sapere da dove ti viene in mente di dare un pugno alla tua compagna!?
Emiko mise il broncio –Lei aveva detto delle cose cattive!
-Ma non puoi darle un pugno!
Tsukishima intervenne nella discussione in modo più calmo –Cosa ti aveva detto?
-Mi prendeva in giro perché non ho i genitori. Così le ho detto che non avevo bisogno dei genitori quando avevo ‘Dashi!
Yamaguchi si bloccò, la sua rabbia che spariva del tutto. Ma doveva comunque insegnarle come ci si comportava, quindi provò ancora a protestare –ma…
Emiko continuò –E poi ho detto che abbiamo una cosa migliore di un papà, perché abbiamo Kei!
Tsukishima spalancò gli occhi sorpreso mentre le sue guance si coloravano di rosso, Tadashi invece capì che non poteva vincere quella conversazione.
Tsukishima la prese in braccio e se la strinse contro con amore, borbottò anche un –hai fatto bene- che, per sua sfortuna, Tadashi riuscì a sentire.
-Siete in punizione, tutti e due. Niente Jurassic Park per due settimane!
-SEI UN MOSTRO!- urlarono in contemporanea gli altri due e Yamaguchi dovette dargli le spalle per non fargli vedere il sorriso divertito e spontaneo che era nato sul suo volto.
-
Tadashi aveva lavorato anche per il suo compleanno e, mentre tornava a casa stanco, sperava di poter passare almeno la serata insieme alle due persone più importanti della sua vita.
Quando rientrò in casa, tuttavia, trovò più di quello che si era aspettato.
Si tolse scarpe e cappotto e trovò Kei ed Emiko in cucina, una cucina che aveva visto giorni migliori e che sembrava essersi trovata in mezzo a una battaglia di cibo.
Fu Emiko a distrarlo facilmente, una Emiko di sette anni che era più sporca di cioccolato di quanto potesse essere definito normale.
-Buon compleanno ‘Dashi!- esclamò tutta felice –guarda cosa abbiamo fatto per te!
Lo prese per mano e lo fece sedere su una delle sedie. Tsukishima si sistemò gli occhiali sul naso e, subito dopo, gli mise davanti una torta di compleanno.
Era una torta brutta, terribilmente brutta. Ma lo stavano guardando con aspettativa e sapeva di doverne prendere almeno un morso.
Spense la candela che c’era sopra e prese un pezzo della fetta con cautela, rimanendo piacevolmente sorpreso nello scoprire che la torta era brutta quanto buona.
-È squisita- mormorò sincero mentre prendeva un nuovo pezzo.
Kei sorrise soddisfatto –è la nostra quinta prova, ma non abbiamo potuto fare nulla per migliorare l’aspetto.
Emiko annuì solennemente –la prima volta abbiamo scordato di mettere lo zucchero, la seconda il forno acceso, poi abbiamo…
Non concluse la frase perché Tadashi travolse lei e Kei in un abbraccio felice e commosso. Quella era la sua imperfetta famiglia, cosa avrebbe potuto desiderare di più?
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