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Autore: Vento di Levante    26/05/2022    0 recensioni

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Tre momenti che provano a catturare le dinamiche fra Izzy e Ed nel corso del tempo.
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Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Hands
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parte terza

 


 

Nella città dove Israel era cresciuto c'era una chiesa cattolica.

Ci andavano per lo più le famiglie di mercanti spagnoli e francesi; ma Israel, spinto dalla curiosità, una volta ci era entrato di nascosto.

Era una mattina in cui la chiesa era vuota e silenziosa; e lui era rimasto stordito dall'odore dell'incenso, dal colore innaturale della luce che pioveva dalle vetrate, dalle immagini dei santi i cui occhi vitrei sembravano fissarlo.

In una delle nicchie era raffigurata una Maddalena piangente, i lunghi capelli sciolti sulle spalle nude.
Qualcosa, nel modo in cui si offriva allo sguardo schiacciata e vinta, senza vergogna nel proprio dolore, aveva turbato il pudore di Israel bambino; l'inerme abbandono delle sue membra e i suoi occhi imploranti l'avevano colpito quasi come uno spettacolo osceno.

Quel giorno era uscito dalla chiesa correndo, inseguito dal batticuore e da un disagio sotto la pelle che si era sforzato di dimenticare in fretta.
 

Quel ricordo era riemerso prepotente il primo mattino in cui Izzy era entrato nella cabina di Edward, dopo il suo ritorno.

"'giorno, Iz."

La voce era così piccola che Izzy aveva stentato a riconoscerla.
Così come non gli era riuscito di far coincidere l'immagine di Barbanera con quella della persona che aveva di fronte.

"Ho pensato di controllare che non fossi annegato nel tuo vomito," aveva replicato, rauco, volgendo immediatamente lo sguardo a terra.

"Mh-mh."

Edward, raggomitolato sul sofa in una delle vesti da camera di Bonnet, aveva alzato su di lui due occhi così grandi e trasparenti che Izzy si era sentito soffocare.

Aveva marciato precipitosamente fuori dalla stanza fino a prua, cercando sollievo nell'aria salata e nel disegno delle onde tagliate dallo scafo.
 



Poche notti dopo, Izzy se ne stava appollaiato come un gufo in cima al cassero, in compagnia di una bottiglia agli sgoccioli e di una pessima disposizione d'animo.

Quel che stava facendo, seduto lì sopra la porta della cabina di Edward, non era spiare; e non era montare la guardia; e non era appostarsi; ma era anche tutte e tre le cose insieme, ed era un modo per far passare un'altra nottata illudendosi di fare qualcosa.

Izzy bevve una lunga sorsata di rum. L'unica cosa buona, su quella dannata nave del cazzo, era l'alcool; e anche quello era quasi finito.

Izzy conosceva Edward.

Lo conosceva, ed era abituato ai suoi sbalzi di umore e ai suoi periodi di apatia e ai suoi picchi frenetici di entusiasmo.
Izzy ormai aveva imparato tutti i passi della danza spossante e complicata che era la convivenza con Edward.

Primo ufficiale Izzy Hands, mastino fedele e impassibile, sempre un passo dietro a Blackbeard; eccetto nelle occasioni in cui Edward aveva bisogno di lui, quando serviva qualcuno che gli guardasse le spalle, come la volta che si era fottuto il ginocchio; e solo allora Izzy faceva un passo avanti, ad assumersi il carico e la responsabilità e gli oneri - mai gli onori; perché Izzy conosceva il suo posto.
Insieme, lui e Edward avevano sempre tenuto testa a tutto il mondo.

E forse il tizio che quella volta si era permesso di dargli del cavalier servente non aveva più la lingua, adesso; ma nel proprio intimo, Izzy aveva accolto l'epiteto con soddisfazione e, forse, con piacere.
Era la spada di Edward, ed era anche il suo scudo.

Di colpo la porta della cabina si aprì, strappando Izzy dal suo ruminare.

Nel fiotto di luce gialla vide uscire l'insopportabile checca scrivana di Bonnet. Spriggs.

Izzy sentì il rum diventare fiele sotto la sua lingua. Lanciò la bottiglia fuori bordo e scivolò silenziosamente giù per la scaletta.

Lucius Spriggs, che si era affacciato alla murata dandogli le spalle, trovandoselo di fianco trasalì con uno strillo; una piccola soddisfazione che tolse un po' di amaro dalla bocca di Izzy.

"Gesù Cristo," gemette Spriggs premendosi una mano sul cuore. "Ti danno una paga extra, per il ruolo di gremlin della nave?"

"E a te, per quello di troietta?" replicò Izzy con un sogghigno.
Era una frecciata vecchia e ormai spuntata, ma Izzy era ubriaco, stanco e di pessimo umore; e lanciarla lo fece sentire marginalmente meglio.

Spriggs fece una smorfia alzando gli occhi al cielo. "...Sarebbe sicuramente più ricreativo di quel che faccio adesso," borbottò appoggiandosi al parapetto. "E di sicuro pagato meglio."

"E che cos'è che staresti facendo, adesso?" fece Izzy incrociando le braccia e addossandosi alla balaustra, per non soccombere al giramento di testa.

Spriggs guardava le onde, imbronciato. "Ascolto." rispose infine semplicemente.

Izzy storse la bocca. "Su questa bagnarola nessuno fa niente tranne farsi gli affari altrui."

"Be', neppure tu!" lo rimbeccò acidamente lo scrivano.

"Questi sono affari miei, Spriggs." sibilò Izzy puntando un dito verso la cabina. "E non mi piace che tu ti ci immischi."

Il moccioso gli rivolse un'occhiata così eloquente che Izzy si sentì bruciare. Si difese rincarando la dose. "Smetti di ronzare lì attorno, Spriggs," ringhiò a bassa voce, "o finisci in pasto ai granchi."

"Hai mai pensato di trovarti un hobby, Izzy?" replicò la piccola checca impertinente.

Izzy scoprì i denti per una risposta, e invece imprevista gli sfuggì una risata.
Accidenti al rum e alla stanchezza.

"Si tratta di un impegno a tempo pieno," disse, guardando la porta della cabina, da cui ancora filtrava un filo di luce.

Edward era sveglio.

O forse si era addormentato senza spegnere le candele, ed era meglio andare a controllare prima che qualcosa prendesse fuoco e prima di fare tutti la fine del topo, e Izzy stava già dirigendosi verso la porta quando fu bruscamente trattenuto per la collottola.

"Che cazzo, Spriggs!" protestò con uno strattone, tornando padrone del colletto della propria camicia. Maledizione, ubriaco o meno, avrebbe strappato la faccia a quel piccolo -

"Non entrare adesso."

La voce di Spriggs era così ferma che colse Izzy di sorpresa. Guardò in faccia lo scrivano, che lo fissava senza ombra del consueto sarcasmo.

Avrebbe voluto ribattere che lui andava dove cazzo voleva; rimettere Spriggs al suo posto con un manrovescio che lo liberasse di un dente o due; meglio ancora, non dire proprio un cazzo di niente e fottersene di Spriggs e andare a vedere in quella fottuta cabina; ma un malessere strisciante gli strinse le viscere fino alla gola.

Perché la verità era, si rese conto con un moto di nausea, che non voleva vedere quello che c'era in quella cabina.

Sentì bruciare gli occhi e la gola, si affacciò oltre la murata e vomitò.

"Porca puttana," borbottò rimanendo piegato in due.

C'era una luna luminosa come un sole, come la prima notte che aveva salutato Edward, pensando già che poteva essere l'ultima.

Come aveva pensato tante volte, ogni volta smentito, e ogni volta meravigliandosi della gloriosa assurdità del viaggio al fianco di quella specie di dio in terra; capace ogni volta di rialzarsi dalla polvere con uno sfolgorio intollerabile, come quel giorno, cristo santo, rise fra sé Izzy ciondolando giù dalla murata, cristo santo quel giorno, Edward al timone di una nave in fiamme, un fuoco negli occhi più ardente di qualsiasi incendio, pazzo e terribile e magnifico come è solo chi si è gettato alle spalle ogni speranza e ogni timore.

Ed era una cosa magnifica, ed eterna, come tutte le cose nel momento in cui bruciano, e Ed quel giorno aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, la voce come il fragore di grandi acque, nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.

"...favoloso. Dobbiamo cercare un esorcista?" fece la voce di Spriggs, e merda, Izzy doveva aver snocciolato l'ultima parte ad alta voce, eh..?

Sputò in mare con un rantolo.
"Ach. Cosa puoi capirne tu."

"Cristo, siete uguali." ribatté Spriggs, guadagnandosi lo sforzo di Izzy di alzare la testa verso di lui. Ma il moccioso guardava il mare, le sopracciglia alzate in una smorfia di incredulità.

"Guardati un po', Israel Hands. Hai trasformato un uomo in un idolo e gli hai buttato ai piedi tutta la tua vita come una specie di offerta sacrificale. E adesso che cerca di trovare il modo di essere una persona vera, e non una specie di - di personaggio da romanzo di appendice," fece Spriggs agitando una mano, "tu ti tiri da parte e frigni."

"Io non sto frignando," protestò Izzy, furioso perché la propria stessa voce lo tradiva.

"E la cosa che mi fa incazzare più di tutte sai qual è," proseguì Spriggs ignorandolo, "è che nemmeno ti passa per la testa," gli mise in faccia uno sguardo esasperato, "che forse, se è tornato qui è perché c'eri tu."

"Cosa," gemette Izzy reggendosi alla murata per non cadere, ma Spriggs era già filato via e sparito sotto coperta.

Izzy rimase aggrappato alla luna, con la nave che gli girava attorno e nella testa un sole fiammante.
 

 


 

NdA

Questa piccola raccolta è un regalo per una persona.
Auguri, have a very drunk very miserable little man che adesso vorrei anch'io prendere e shakerare come un tumbler da cocktail, maledizione :'''D

Spero che ti sia divertitə tu e chiunque abbia avuto la pazienza di leggere fino a qui. 

Le tre parti non dovevano essere collegate, all'inizio, ma poi lo sono diventate perché il mio cervello è fatto di colla 8)
Il titolo ovviamente è un omaggio a Nostra Signora Florence Welch.

 

Good God, under starless skies
We are lost, and into the breach, we got tossed
And the water is coming in fast

And, ah, my love remind me, what was it that I said?
I can't help but pull the earth around me to make my bed
And, ah, my love remind me, what was it that I did?
Did I drink too much? Am I losing touch?

Did I build a ship to wreck?
 


 

 

 

   
 
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