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Autore: Asia Dreamcatcher    26/05/2022    2 recensioni
Tre anni sono passati dalla caduta di Voldemort. Harry Potter ha conquistato con fatica e dolore il suo equilibrio, dicendo arrivederci a qualcuno e accogliendo nella propria vita qualcosa di inaspettato. Ma le ombre che si è lasciato alle spalle si sono solo ritirate - non paghe, mai definitivamente sconfitte - e tramano per gettare nuovamente nel caos il Mondo Magico.
La battaglia si farà furiosa fra tradimenti, segreti, nuove e vecchie conoscenze e alleanze insospettabili.
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 1 "In tre parole posso riassumere tutto quello che ho imparato nella vita: si va avanti" [Robert Lee Frost]


Gentile signorina […]

Le comunichiamo che il detenuto ¥Þ378 corrispondente alla persona di Rodolphus Lestrange è deceduto questa notte, presumibilmente intorno alle ore 02:30, in seguito ad un arresto cardiaco.

Le rivolgiamo le nostre […].”


La ragazza non terminò di leggere la lettera appena giuntale. Sollevò le iridi chiare verso la finestra percependo il proprio cuore avvolgersi in un dolore travolgente, il cui unico segno esteriore fu lo schiudersi delle labbra alla compulsiva ricerca di ossigeno. Era rimasta sola, anche il suo ultimo appiglio se n'era andato. Ora era davvero sola.

La voce che la stava chiamando le pareva giungesse da un luogo remoto, da lei totalmente separato, con un ennesimo sforzo di volontà si voltò e prestò attenzione alla persona comparsa sulla soglia.

«Dobbiamo muoverci»

«Sono pronta».



La chiesa di St. Dunstan-in-the-East si trovava a metà strada fra due dei più importanti e conosciuti monumenti di Londra: il London Bridge e la Tower of London. Dell'edificio, ricostruito nell'Ottocento e poi distrutto nuovamente durante la Seconda guerra mondiale, non rimaneva che qualche rovina, fatta eccezione per l'elegante campanile in pietra di Portland con la torre posata su archi di spinta in mezzo al magnifico giardino con laghetto.

Per i londinesi era un luogo splendido in cui la natura lussureggiante aveva prevalso nettamente sull'architettura creando uno scenario magico, adatto per passeggiate romantiche, matrimoni o rievocazioni storiche.

Quel luogo era così surreale e pacifico, che nessuno si preoccupava di strane persone abbigliate con lunghi mantelli addentrarsi fra quelle rovine e sparire misteriosamente, quasi che pietra e natura li avessero inghiottiti.

L'afa, in quella giornata di fine agosto, schiacciava l'intera città anche se nubi cariche di temporale iniziavano ad addensarsi minacciando il fosco sole.

Una figura ammantata in un lungo pastrano bianco a doppio petto e con l'ampio cappuccio ben calato sul viso, ignorando afa e calura, si addentrò fra le rovine della chiesa. Con passo sicuro e felpato raggiunse l'unico arco a sesto acuto ancora intatto e lo attraversò senza però, riapparire dall'altro lato.

I suoi passi dapprima attutiti dal manto erboso, risuonarono nel corridoio di dimensioni monumentali, simile ad una navata di una chiesa con un alto soffitto a volta, sorretto da imponenti colonne marmoree sapientemente intarsiate.

Il corridoio era deserto a quell'ora e la figura raggiunse una doppia porta in legno massiccio senza che l'assordante rumore dei suoi passi la infastidisse. Avvertendo la sua presenza, le ante iniziarono a scorrere rivelando un ampio spazio rettangolare con muri rivestiti di pregiato e candido marmo. Lo sconosciuto premette il tasto in ottone con inciso il numero uno e subito l'ascensore iniziò a scendere nel sottosuolo.

La discesa fu breve e l'arresto fu annunciato da una voce asettica che disse:

«Primo livello. Amministrazione».

La figura dal volto ancora celato uscì e attraversò con sicurezza il corridoio spazioso con il pavimento in lucido marmo percorso da eleganti linee in giada. Le pareti in mattoni a vista bianchi incorniciavano alcune porte in legno massiccio con targhette d'ottone; al soffitto era stato applicato lo stesso incantesimo atmosferico vigente nella Sala Grande della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Al termine del corridoio entrò senza indugio in un'altra stanza rettangolare, dove alla scrivania c'era una ragazza di trent'anni con corti capelli portati in un ordinato caschetto e grandi occhi scuri.

«Buongiorno Madama Thorne» la salutò, la voce dolce come un cinguettio.

«Buongiorno Harriet» ricambiò con voce squillante e chiara la figura che svelò finalmente il suo aspetto. Era una donna alta, giunonica che aveva da poco superato i quaranta. I chiarissimi capelli ondulati carezzavano il volto pallido e magro dai lineamenti morbidi ma austeri, gli occhi azzurri erano come sempre vividi e attenti.

«Il mio appuntamento è già arrivato?» chiese guardando la porta davanti a sé, ovvero quella del suo ufficio privato su cui era affissa una targhetta in ottone che recitava: “Sibeal Theodora Thorne – Capo dell'ufficio Auror e Preside della Magica Accademia per Auror”.

Harriet Mitchell annuì gioviale.

«Sì, è dentro che l'aspetta».

La donna fece un cenno affermativo con la testa «Bene. Non voglio essere disturbata, a meno che Merlino stesso non appaia sulla Terra il resto dovrà aspettare. Chiaro?», la ragazza annuì nuovamente seria.

L'ufficio di Sibeal Thorne aveva lo stesso pavimento in marmo intarsiato del corridoio così come le pareti candide a mattoni, occupate però da ben due librerie piene di tomi e volumi – diversi di dubbia provenienza – un'ampia finestra incantata stava alle spalle della scrivania in legno pregiato. Proprio di fronte a quella scrivania sedeva un uomo dall'età avanzata, i lunghi capelli resi candidi dal tempo scendevano compostamente sulle spalle e lungo la schiena, sul naso adunco e rotto erano posizionati un paio di occhiali a mezzaluna e dietro le lenti due vividi occhi azzurri, intelligenti e presenti, che molto avevano visto e molto ancora vedevano.

«Buongiorno Sibeal» esordì affabile il Preside di Hogwarts accennando un sorriso divertito ed invitandola a prendere posto sulla sua comoda poltrona imbottita dietro la scrivania.

«Professor Silente!» disse con affettuosa cordialità la donna sedendosi e ricambiando il saluto «Perdonami per l'attesa».

L'anziano preside fece un lieve cenno con la mano «Ah, non ti scusare, con tutte responsabilità che hai, anzi perdona me per averti anticipato ed essermi messo comodo!».

«Ora professore lasciando da parte i convenevoli» riprese il capo degli Auror fissando dritto negli occhi il preside. Sibeal, ex Gryffindor e migliore del suo anno, prima allieva del compianto Moody e poi collega dell'attuale Ministro Shackelbolt, era una persona d'azione, volitiva ed energica puntava dritta al nocciolo della questione, lasciando i lunghi discorsi e i larghi giri di parole alla politica.

«Notizie dal nostro contatto?», chiese osservando intensamente il suo interlocutore. L'anziano mago annuì meditabondo lisciandosi la lunga barba;
«Non sono buone notizie Sibeal. La nostra cara amica ha confermato i miei sospetti: Percival Cavendish è stato ritrovato morto non lontano da confine russo. Il suo potere magico è stato completamente prosciugato. Il Ministero Russo sta indagando, ma pensano che non sia stato ucciso lì, ma che il cadavere sia stato abbandonato per depistare gli Auror».
«Dannazione! È già il terzo Necromante scomparso nel giro di tre anni, rapito in Gran Bretagna e morto in suolo straniero! Possibile che gli sforzi congiunti dei miei Auror e quelli stranieri non siano serviti?!» disse stanca e frustrata. Per l'ennesima volta aveva fallito, tutti gli sforzi non erano serviti a nulla, nemmeno i contatti di Silente erano riusciti a venire a capo di quella faccenda. Che ci faceva seduta in quell'ufficio quando tutte le risorse a sua disposizione si rivelavano insufficienti?

«Comprendo, mia cara, la tua frustrazione» disse il preside calmo, intuendo tutto «A quanto pare si stratta di qualcuno davvero abile, il mio contatto non è riuscita a percepire nemmeno la più flebile traccia magica dell'assassino, nulla. È stata magistralmente nascosta, ora è chiaro che chiunque sia questa persona ha bisogno di un Necromante per il suo fine, e dato lo stato di magia praticamente nullo del morto, possiamo intuire che l'evocazione richieda un'immensa energia e potere... Percival Cavendish era uno degli ultimi discendenti di una delle più potenti famiglie di Necromanti, morto lui, l'assassino avrà bisogno di tempo per trovare qualcuno che sia più forte persino di un Cavendish.» concluse l'anziano meditabondo.

«Questo – quanto meno – ci concede del tempo» disse la Auror recuperando la sua fredda logica «Aumentiamo la guardia alle frontiere, dovrò implementare la sorveglianza nei cieli, sopratutto mete verso l'Europa Orientale», Silente annuì concorde «Inoltre chiedere alla Corporazione di mandare il nostro nuovo giovane alchimista a cercare informazioni... Impossibile che nei bassifondi nessuno sappia» terminò convinta.

«Come se la sta cavando?» chiese a quel punto Silente interessato. Sibeal stirò le labbra in un sorrisetto soddisfatto:

«E' bravo. Lo devo ammettere, lo scorso mese grazie alle sue informazioni abbiamo sgominato un traffico illegale di Veela. Se la sa cavare»; il preside annuì.

«Sibeal, ti chiedo di prestare molta attenzione a ciò che si muoverà da qui in avanti», l'azzurro dei suoi occhi si incupì e l'espressione si fece seria. Il capo degli Auror comprese che qualcosa angosciava il vecchio Silente e ciò che preoccupava Albus Silente doveva preoccupare tutti loro.



Era mezzogiorno in punto quando un fuoco smeraldino animò uno degli scuri camini del Ministero della Magia e quattro giovani Auror vennero “sputati” letteralmente fuori. I tre ragazzi e la ragazza emanavano un odore tremendo e i loro abiti sembravano aver visto giorni decisamente migliori.

«Questa è l’ultima volta! L’ultima dannatissima volta che seguo la tua folle idea Weasley! Porco Salazar!» trillò la voce graffiante di Tracey Davis. Le sue labbra carnose si arricciarono in una smorfia di puro disgusto annusando l’olezzo che permeava la sua divisa.
«Sapete quanto mi costi dare ragione a Cy - la ragazza lo fulminò - ma davvero Ron, le fogne?» disse Anthony Goldenstein osservando svagato i suoi due compagni di squadra, che in quel momento si contorcevano indolenziti, nel vano tentativo di alzarsi.
«Ragazzi erano goblin, devo aggiungere altro? Non mi pare che a nessuno di voi due brillanti fosse venuto in mente un piano migliore», ridacchiò Ron tendendo una mano al proprio capitano. Harry Potter accettò l'aiuto del suo migliore amico e con un colpo di reni fu in piedi; guardò la sua squadra con un gran sorriso, soddisfatto della missione appena conclusasi.

«Beh Cy puoi sempre mandare il conto della lavanderia a Ron» commentò gioviale il Capitano della squadra Antares.

«Ehi, grazie mille!» sbuffò l'ex compagno di casa assestandogli un'amichevole pugno sul braccio.

«Ci puoi contare Weasley», gli occhi verde-oro di Tracey si illuminarono di un baluginio poco rassicurante. «Morgana sa quanto io desideri un bagno!», sospirò scuotendo i folti capelli scuri che le sfioravano le spalle.

«Mi spiace per te, ma come mio Vice sai bene cosa ci tocca fare ora», ricordò Harry guardando divertito il broncio snob che comparve sul volto scuro e affilato della collega.

«Per Salazar non possiamo far sgobbare un elfo al posto nostro!?» si lamentò la ragazza facendo fremere il suo nasino, irritata.

«Stein, Ron andate pure. Io e Cy andiamo a compilare subito il rapporto» dichiarò Harry afferrando l'amica per le spalle e dirigendosi verso gli ascensori.

«Divertiti Cy!» dissero in coro Anthony e Ron sghignazzando mentre Tracey – da brava serpe – mostrò loro un elegante dito medio.

«Che dici? Si va diretti a casa?» gli chiese Anthony facendo ruotare le spalle, avvertendole particolarmente contratte. Ron annuì mentre il castano vivace dei suoi occhi si ammorbidì.

«Quando torna—?»

«Domattina se non mi sbaglio – rispose immediatamente il rosso con evidente emozione – e vorrei mi trovasse in condizioni decenti».

Ridendo i due Auror si smaterializzarono, lasciandosi alle spalle il Ministero e la sua burocrazia.


«Sai, inizialmente pensavo che mi avessi nominata Vice per le mie numerose e innate qualità – Harry sollevò perplesso un sopracciglio – e invece era solo per non riempire le scartoffie da solo» borbottò caustica Tracey facendo ridacchiare il suo capitano.

«Finalmente hai scoperto il mio diabolico piano, eddai Cy io ho piena fiducia nell— come le hai chiamate? Ah sì, numerose e innate qualità, so che un giorno si manifesteranno una ad una» replicò ghignante, avvolgendole un braccio intorno alle spalle.

«Oh e vaffanculo Potter, che ti ci possa annegare nelle tue scartoffie!». Andarono avanti così a punzecchiarsi finché non raggiunsero l'Ufficio Auror.

Molto più ampio, ordinato e arioso di un tempo e con un incanto atmosferico sul soffitto, il Quartier Generale degli Auror era a quell'ora poco trafficato: chi era fuori in missione, chi semplicemente in pausa pranzo, mentre qualche assistente di ricerca correva qua e là a lasciare fascicoli e appunti appena redatti nelle varie scrivanie.

«Ciao Harry, ciao Tracey!» salutò gioviale ma sempre di corsa Declan Masen, uno dei più giovani e capaci assistenti di ricerca che lavorasse per gli Auror, tutti cercavano sempre di accaparrarselo per le indagini.

«E se—?» sussurrò la ragazza osservando Harry con sguardo luccicante e mellifluo.

«Non chiederemo a Declan di fare il rapporto per noi» per tutta risposta Tracey sbuffò rumorosamente.

«Ah ragazzi, il capo è qui» sussurrò il giovane Masen, mentre le teste dei due Auror si sporsero alla velocità della luce nel corridoio per vedere di che umore fosse la temibile Sibeal Thorne.

Lo donna uscì un secondo più tardi dal suo secondo ufficio – non era un segreto per nessuno che spesso preferiva lavorare nel suo altro ufficio presso l'Accademia e che la sua presenza al Quartiere generale di solito era un presagio per nulla rassicurante – l'espressione crucciata, seguita da un paio di Auror, che i due ragazzi riconobbero come il Capitano e il Vice della squadra Alnair. Dalle espressioni sfatte se non depresse dipinte sui loro volti qualcosa sicuramente non stava andando per il verso giusto.

«Berenice – cominciò Harry riferendosi al capitano di solo un anno più grande di lui – mi ha confidato che hanno perso anche il terzo Necromante sparito qualche tempo fa», Tracey annuì seria e pensierosa; «E non era un Necromante qualsiasi, era un Cavendish. Certo non fa parte delle Ventotto ma è comunque un cognome con il suo peso fra i Purosangue. Prevedo rogne». L'ex Gryffindor si trovò concorde. Per un breve, inconsistente attimo avvertì una sensazione sul fondo dello stomaco che non provava più da molto tempo.

«Potter, Davis – li salutò Sibeal Thorne – ma che?», si fermò un secondo sconvolta dall'odore penetrante era dir poco, che emanavano.

«Dove vi siete cacciati, nelle fogne?»

«Ci può scommettere Madama!» sbuffò la ragazza, mentre Harry si schiaffava una mano sul volto.

«Spero che ne sia valsa la pena» replicò con un sorrisino divertito.

«Fortunatamente Madama!» ghignò Harry «Ma l'auror Davis non ha comunque gradito».

Il Capo degli auror se ne andò, abbandonandosi per almeno qualche attimo a una lieve e genuina ilarità.

«Quanto ci va ancora? Voglio un letto! Anzi no prima una doccia, ancora meglio un bagno caldo—»

«Cy meno chiacchiere e lavora. Non sei l'unica che vuole andarsene a casa».

«A proposito con chi l'hai lasciata in questi tre giorni?» chiese Tracey ammorbidendo appena tono e sguardo.

«Con Tonks! A lei fa piacere e Teddy ha qualcuno con cui giocare. Quindi muovi quelle tue adorabili mani e finiamo il rapporto». Tracey lo osservò con attenzione unito ad un piccolo ghigno e si rimise sul rapporto; nel suo intimo ammirando il proprio capitano per la scelta che aveva preso ormai quattro anni prima.


Harry uscì dal Ministero della Magia un paio d'ore più tardi, lui e Tracey avevano perso tempo a cavillare sui dettagli della missione e erano finiti, come sempre, a sfottersi vicendevolmente sulle loro visioni differenti. Gryffindor e Slytherin tutta la vita.

Sorridendo si smaterializzò e riapparve davanti a una graziosa casa a schiera a Finsbury Park, non lontano dal grande parco omonimo. La casa dove Remus e Nymphadora Tonks-Lupin avevano deciso di iniziare la loro nuova vita insieme.

Un delicato e curato glicine bianco rampicante adornava il portoncino d'ingresso che Harry – dopo aver suonato – varcò col cuore in tumulto.

«Harry!» lo salutò allegra Tonks inciampando (come di consueto) su un giocattolo del figlio e volando fra le braccia dell'amico che la resse prontamente.

«Tutto bene Tonks?» ridacchiò lui con reale calore negli occhi smeraldini.

«Ah santissima Helga!» disse la donna scostandosi i lunghi capelli rosa cicca acconciati in una morbida treccia laterale che contribuiva a dare al suo viso, a forma di cuore, un'espressione ancora più materna.

«Nymphadora tutto bene?» la voce morbida e pacata di Remus li raggiunse prima della sua figura. Alto, con un aspetto molto più sano e vigoroso rispetto agli anni bui della guerra nonostante i folti capelli striati da qualche ciocca argentea, e con gli occhi di un delicato verde più vividi che mai si accostò alla moglie, che sbuffò sonoramente.

«Non mi chiamare Nymphadora, Remus!». Remus fece l'occhiolino a Harry mentre si chinava a baciare dolcemente la guancia dell'adorata e suscettibile compagna.

«Ciao professore!» disse l'auror abbracciandolo con calore, alludendo al fatto che l'amico avesse ripreso – su insistente richiesta di Silente – il suo ruolo di professore di Difesa contro le arti oscure nella scuola di Hogwarts da quando la guerra era terminata.

«Puzzi – notò Lupin con una smorfia visto il suo olfatto alquanto sviluppato – e parecchio».

«Ron ha avuto la brillante idea di farci nascondere nelle fogne per due giorni» replicò roteando gli occhi.

«Quando lo stratega ha un piano—» ridacchiò Dora ben sapendo cosa significasse quando lo stratega della squadra ideava piani solitamente non graditissimi al resto dei componenti.

«Già» sospirò il moro.

«Non ti fermi per cena quindi?»

«Vi appesterei casa» si passò una mano fra i crini indomabili «Na, recupero la scimmietta e filiamo dritti in doccia, quanto meno io» si guardò attorno «Dove sono i bambini?».

«Oh in camera, Merlino solo sa cosa stanno combinando – disse la donna gioviale – Bambini! Venite a vedere chi è arrivato!».

«Harry!» gridò euforica una bambina di non ancora cinque anni, correndo giù per le scale. I folti capelli mossi le danzavano sulle minute spalle, erano di un inusuale quanto perfetto bianco, tanto che pareva fosse circonfusa di luce; gli occhi scuri e brillanti a cui Harry aveva fatto tanta fatica ad abituarsi lo guardavano con genuina adorazione, mentre gli si gettava fra le braccia.

«Mi sei mancato!» disse tutto d'un fiato, allacciando le piccole mani dietro il suo collo.

«Mi sei mancata anche tu Del».

«Ciao zio Harry!» Edward “Teddy” Lupin, cinque anni da qualche mese e comunque alto per la sua età, lo salutò con lo stesso tono caloroso del padre. I suoi occhi quel giorno erano azzurri come quelli della madre, mentre i folti capelli erano di un bel prussia.

«Ehi Teddy!» disse afferrandolo e stringendoselo contro, mentre con l'altro braccio teneva la bambina.

«Restate per cena?» chiese ansiosamente, ma l'auror gli sorrise facendo diniego col capo.

«Perché no Harry?» si lamentò con la sua voce cristallina e decisa la piccola fra le sue braccia.

«Perché puzzo Del!» poco dopo infatti la bambina arricciò infastidita il suo elegante nasino cosparso da poche ma scure efelidi. «Prometto che verremo a cena presto, quando parti per Hogwarts, Remus?»; a quella domanda i due bambini sgranarono interessatissimi gli occhi, la scuola di magia aveva sempre attratto moltissimo i due, più di una volta il piccolo Lupin aveva pregato in ginocchio – letteralmente – il padre di portarlo con sé.

«Tra una settimana, facciamo mercoledì?»

«Andata! Ora saluta scimmietta, è tempo di andare a casa».

«Ciao Tonks, ciao Remus grazie – fece la piccola – ci vediamo presto Teddy!» trillò allegra, senza staccarsi dal corpo dell'auror. Teddy saltellò contento nel salutarli.

«È stato un piacere come sempre Delphini».

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Tracey Belvina Davis

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Benvenuti nel Dreamcatcher's Corner!

Allora alcune informazioni di servizio prima di inoltrarci in questa nuova fantastica avventura di cui tutti sentivano certamente la mancanza, IO, io ne sentivo la mancanza.
1- Ad eccezione di alcuni fatti, questa storia segue l'universo canon dei libri fino al 7°. I fatti in questione riguardano:
2- Silente non è morto, ha solo inscenato la propria dipartita per permettere a Harry e Voldemort di andare incontro al proprio destino; per questa fic sentivo ancora la necessità di avere l'anziano ed enigmatico Preside al fianco di Harry&co.
3- Per quanto riguarda Delphini, non ho letto The Cursed Child, ma - spulciando in vari siti - la trovo un personaggio interessante, sopratutto mi piace l'idea di provare ad esplorare il suo rapporto con Harry all'interno della fic, ma anche attraverso altri scritti a loro dedicati.
4- Remus e Tonks sono vivi. Io li amo semplicemente troppo per lasciarli nel regno dei morti, la mia è una scelta puramente egoistica.
5- Ci saranno personaggi conosciuti - sia personaggi solo nominati nei libri - che ho deciso di approfondire e fare "miei" e altri personaggi totalmente inventati dalla sottoscritta. La loro storia si dipanerà piano piano negli eventi di questa fic.

6 - Al momento non mi viene in mente altro ma spero di avervi incuriosito! Ci vediamo al prossimo capitolo!


   
 
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