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Autore: Aagainst    27/05/2022    1 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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18.

 

I used to carry the weight of the world
And now all I want to do is spread my wings and fly
(Chantal Kreviazuk-Weight Of The World)

 

 

 

 

 

Abby Griffin non aveva mai odiato nessuno. Lavorare a Polis le aveva insegnato a mettere da parte qualsiasi pregiudizio e aiutare chiunque ne avesse bisogno. Chiunque la conoscesse, la descriveva come una persona disponibile, sempre gentile con tutti. Eppure, quando si ritrovò Lexa davanti, Abby dovette fare appello a tutte le sue forze per non cacciarla dall’ospedale. Non poteva di certo dimenticare tutto il dolore provato da sua figlia negli ultimi tre anni per colpa sua. 

“Mamma, come sta?” le chiese Clarke, ridestandola dai suoi pensieri. Dietro di lei, Lexa teneva la testa china, probabilmente per la vergogna. In fin dei conti, l’ostilità di Abby nei suoi confronti era più che evidente.

“Sta bene, l’intervento è perfettamente riuscito. Come ho già spiegato all’assistente sociale, aveva dei frammenti di vetro conficcati nel fianco. Siamo riusciti a rimuovere tutto e a pulire le ferite.” spiegò il medico.

“Aspetti, la Sidney è qui?” Lexa la interruppe. Abby la fulminò con lo sguardo. Non poteva crederci, di tutto quello che aveva detto, l’attrice si era soffermata solamente su quell’inutile particolare. Non riusciva proprio a capire cosa Clarke vedesse in lei. 

“Mi perdoni, io… Non volevo interromperla.” si scusò Lexa. Abby inarcò un sopracciglio. Non se l’aspettava. Decise di ignorare il tutto e proseguire con la spiegazione.

“Non ho idea di come sia riuscita ad arrivare a Beverly Hills in quelle condizioni. Oltre a ferite e abrasioni, ha diverse costole incrinate e un brutto taglio in fronte. L’hanno trovata degli agenti di polizia, più o meno all’altezza di Valley Road. Credo stesse venendo da te, Clarke. Quando le ho detto come mi chiamavo, mi ha detto di conoscerti e così ti ho avvertita. Giuro, non ho mai visto nulla di simile, deve aver attraversato mezza città a piedi.”. Clarke e Lexa si guardarono, entrambe con le lacrime agli occhi. La mora si coprì il volto con le mani, cercando disperatamente di non scoppiare a piangere. Clarke la strinse a sé e cominciò a cullarla, con dolcezza. 

“È colpa mia, solo colpa mia.” ripeteva Lexa, fra i singhiozzi.

“No Lex, non è vero.” provò a rassicurarla Clarke. Abby osservava la scena, a disagio. Aveva vissuto situazioni simili centinaia di volte, ma vedere sua figlia coinvolta in prima persona le stava facendo uno strano effetto. E poi, c’era Lexa. Forse si era sbagliata su di lei, sembrava tenere molto a quella ragazzina. Scosse il capo. Magari aveva solo paura delle conseguenze, chissà. 

“Possiamo vederla?” domandò Clarke. Abby annuì.

“Sì, da questa parte.“ rispose, facendo loro segno di seguirla. “Eccoci qui.”. Lexa aveva lo stomaco sottosopra. Clarke le strinse la mano per farle coraggio e la invitò ad entrare. Madi era ancora addormentata e Lexa ebbe un tuffo al cuore nel vederla così. Seduta accanto al letto, Diana Sidney stava leggendo un libro, come se nulla fosse. Lexa ripensò a tutte le volte che Anya l’aveva pregata di prendere Madi con sé. Era stata una codarda, ecco la verità. 

“Woods, è un piacere vederla.” la salutò l’assistente sociale. “Mi dispiace solo incontrarla così.”

“Dov’è sua madre?” chiese Lexa, un nodo in gola. Diana Sidney scrollò le spalle.

“Bella domanda, Woods. Non siamo riusciti a rintracciarla. I suoi vicini di casa ci hanno detto di averla vista partire questa mattina.”. Lexa tirò una manata contro al muro. Quella ragazzina non meritava un trattamento simile, non da sua madre. 

“Per quanto riguarda Gloomy, il compagno di Ontari, anche lui è svanito nel nulla. Speriamo che si faccia vivo, ma…”

“Volete scherzare? Avete davvero tentato di contattare quell’uomo?”. Lexa era fuori di sé. Non poteva credere alle sue orecchie.

“Naturalmente. Qual è il problema?”. L’attrice scoppiò a ridere. La superficialità di quella donna era incredibile.

“Lei non se ne rende conto, vero? È lui che l’ha ridotta così.”

“Oh, andiamo. Lo sa anche lei che Madi è incline ad attaccare rissa con chiunque. Oltre al fatto che ha esplicitamente dichiarato di essere stata aggredita da ignoti.” ribatté Diana Sidney. 

“Già, per questo poi è venuta fin qua da Polis, vero?”. L’assistente sociale si messaggiò il collo, incapace di replicare. Lexa strinse i pugni, sempre più nervosa. 

“Come immaginavo.” disse, per poi lasciare la stanza, sotto gli occhi sconvolti di Clarke ed Abby.

 

________________

 

“Ehi.” esordì Anya, stringendo Lexa a sé. “Scusa se ci ho messo tanto, ma ho dovuto accompagnare Octavia a casa tua. Voleva tornare da Lincoln, per aiutarlo.” spiegò. 

“Non importa, An. Sei qui ora. Te ne sono grata.”. Anya le schioccò un bacio in fronte e le sorrise, con tenerezza.

“C’è anche Raven, ci teneva molto a venire.” disse, indicando la sua ragazza dietro di lei. “Ah, poi sono arrivati anche Costia e Titus. Li faccio entrare?”. Lexa sospirò. Avrebbe così tanto voluto risponderle di no. Si voltò. Clarke era seduta accanto a Madi e le carezzava dolcemente una guancia. La ragazzina si era risvegliata dall’anestesia, ma poi si era riaddormentata subito, stremata. 

“Va bene.” cedette, infine. 

“Non devi per forza.” asserì Anya. 

“Purtroppo sì.” mormorò Lexa, indietreggiando verso Clarke. Anya scosse il capo. Si fece forza e andò a chiamare Costia e Titus. Non li poteva sopportare, entrambi. Avevano incatenato Lexa alla peggiore delle convinzioni, spingendola a credere di non valere nulla, di non avere il diritto di inseguire i propri sogni. Li osservò entrare in camera di Madi, mentre Raven la invitava a mantenere la calma. 

“Vorrei solo che la smettesse di rendersi infelice da sola.” confessò.

“Lo so.” le disse Raven. Il suo sguardo incrociò per qualche secondo quello di Clarke. Stranamente, non vi trovò tracce di rabbia nei suoi confronti, sembrava solo sorpresa della sua presenza.

“Beh, vi aspetto fuori.” disse poi, non volendo creare problemi. Uscì dalla stanza, voltandosi un’ultima volta verso quella che un tempo era la sua migliore amica. Ripensò a quegli ultimi tre anni, a tutto ciò che era successo fra lei e Clarke. Aveva distrutto la loro amiciza per cercare di salvare la felicità di quest’ultima e il suo rapporto con Lexa. E, invece, aveva perso tutto. Si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Poi, senza rimuginarci oltre, si allontanò definitivamente da quella camera.

 

________________

 

“Dunque, visto che siamo tutti qui e Madi è sveglia, direi che è arrivato il momento di capire cosa fare.” esordì Diana Sidney. Lexa, che era seduta sul letto di Madi, si voltò a guardare la ragazzina. Era tesa, visibilmente impaurita. L’attrice osservò Clarke prenderle la mano e sussurrarle parole di conforto. Ne avrebbe avuto bisogno anche lei in quel momento. 

“Madi, abbiamo provato a contattare Ontari e Malachi, ma non riusciamo a rintracciarli.” continuò l’assistente sociale. “Dobbiamo trovarti una sistemazione, lo sai, vero?”. La ragazzina annuì, senza parlare. Guardò Clarke, poi Lexa. Forse, con un po’ di coraggio, avrebbe potuto chiedere alla prima di ospitarla. Non voleva imporsi su Lexa, non di nuovo. Anche perché, con ogni probabilità, ormai per lei era solo la figlia tossica di una tossica. Costia era stata abile, doveva riconoscerglielo.

“Quali sono le soluzioni?” domandò Lexa, lo sguardo di tutti fisso su di lei. Comprensibile, il suo futuro dipendeva anche da quello di Madi. Sentì la mano di Clarke posarsi sulla sua spalla, così rassicurante. Non era sola in tutto quello ed era bello avere qualcuno che glielo ricordava.

“Dunque, la più immediata è che Madi entri nel sistema.” rispose l’assistente sociale.

“Sistema?” chiese Costia. Lexa non aveva mai realizzato quanto fosse irritante la sua voce.

“Sì. Lo Stato la prenderà in carico, nella speranza di trovarle una famiglia. Vista l’età, però, non le nascondo che sarà molto difficile.” 

“E dove starebbe nel frattempo?” domandò Lexa. 

“Dipende. In una casa famiglia, in un istituto… Dove c’è posto.” spiegò la Sidney. Madi ascoltava in silenzio, la testa china. 

“Potrebbe venire a vivere con me.” propose Clarke. Sia Lexa, sia Madi si girarono verso di lei, gli occhi spalancati. 

“Signorina Griffin, ammiro molto la sua generosità, ma non è così semplice. Per essere nominati genitori affidatari, serve una licenza.” disse l’assistenze sociale. “Ne è in possesso?”

“Lei no.” dichiarò Lexa. “Ma io sì.”

“Lexa!” Titus esclamò, sconvolto. L’attrice lo ignorò.

“Ho già in custodia i suoi fratelli. Nel testamento Roan mi ha chiesto di prendermi cura di tutti i suoi figli, quindi anche di Madi.” asserì. 

“Fermi!” la interruppe Titus. “Lexa, possiamo parlarne un secondo? C’è la tua carriera di mezzo e lo sai bene.”. Lexa strinse i pugni. Si voltò a guardare Madi. La ragazzina non riusciva più a nascondere le lacrime. Non voleva pesare su Lexa. Le avrebbe rovinato la carriera, ne era consapevole.

“Tu non… Non devi farlo.” mormorò. 

“Sentito? Lo dice anche lei.” 

“Titus, stai zitto!” sbottò Anya, che non aveva ancora aperto bocca da quando avevano cominciato a discutere con la Sidney. Lexa la ringraziò con lo sguardo.

“Il suo agente ha ragione, signorina Woods. A tal proposito, una soluzione ci sarebbe. Potremmo renderla tutrice legale e farle poi firmare i documenti per l’emancipazione minorile. In fin dei conti, tra pochi mesi Madi compirà diciotto anni e non avrà più bisogno di nessuno.”. Lexa si passò una mano fra i capelli. Si morse il labbro, pensierosa. Era da tre anni che non si ritrovava a dover prendere una decisione così decisiva per la sua vita. 

“Direi che è la soluzione migliore per tutti.” dichiarò Titus. 

“Sì, concordo.” confermò Costia. “Dai Lex, firma che così ce ne andiamo da questo posto. Voglio tornare a casa.”. Lexa chiuse gli occhi, nel disperato tentativo di isolarsi da tutto e tutti. La mano di Clarke era ancora lì, sulla sua spalla. Non l’aveva lasciata sola, nemmeno per un attimo. Lexa non sapeva come agire. Era terrorizzata. Aveva paura di sbagliare, di fare la scelta errata, di ferire Madi, Clarke, chiunque. Sono certa però che quello che è meglio per te, sarà anche il meglio per Madi, queste erano state le parole che la bionda le aveva detto la sera che la ragazzina si era presentata alla porta di Octavia. Riaprì gli occhi. Ora sapeva cosa doveva fare.

“No, non firmerò.”. 

“Lexa…” la chiamò Titus, ma l’attrice fece finta di non sentirlo. Accanto a lei Madi era immobile, un guscio di ansia e paura. Lexa le carezzò il ginocchio, con dolcezza.

“Non so se Madi ha bisogno di me, non ne ho idea. Posso però dire che nessuno si salva da solo. Sa, forse la verità è che sono io ad avere bisogno di lei. Già, credo sia così.”. Diana Sidney ascoltava in silenzio, sorpresa da una tale presa di posizione. “Per cui, se lei mi riterrà idonea, sarei felice di potermi occupare di Madi a tempo pieno.”. Il tempo sembrava essersi fermato. Un silenzio irreale si era impadronito di quella stanza e nessuno osava anche solo provare a fiatare. Finalmente, dopo svariati secondi, Diana Sidney si schiarì la voce. 

“Le farò avere i moduli nei prossimi giorni. Potrà portare a casa sua Madi non appena la dimetteranno. È stato un piacere.” si congedò, per poi uscire dalla stanza. Lexa alzò lo sguardo. Titus era furioso. 

“Si può sapere che diamine ti prende? E ora cosa farai, eh? Chi lo dirà a Becca che dovrà trovarsi una nuova protagonista?” urlò.

“Ti pago apposta, Titus.” ribatté l’attrice. L’uomo fece per tirare un pugno contro il muro, ma decise di trattenersi. 

“Mi pa-… Lexa, stai lasciando che i tuoi sentimenti per questa ragazzina interferiscano con la tua carriera!”

“I miei sentimenti?” tuonò l’attrice. “Non osare, Titus. Non dopo questi ultimi tre anni.”. Si alzò in piedi e corse alla porta. Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria, alla svelta. Una mano le afferrò il braccio, costringendola a voltarsi. 

“Cos, lasciami.” 

“Lexa, ma cosa stai facendo? Non puoi essere seria, non puoi…” 

“Non posso cosa, Cos?” chiese Lexa. “Non posso prendermi cura delle persone che amo?”

“Lexa, non puoi farmi questo.”

“Farti questo? Non ruota tutto attorno a te.” ribatté l’attrice. “Avrei dovuto farlo molto tempo fa, ma ecco, devo proprio dirtelo, penso sia meglio se la finiamo qua. In fin dei conti, non penso che le nostre vite siano in qualche modo compatibili.”. Costia impallidì. 

“È per Clarke, vero? Lo sapevo che non avevi smesso di amarla.”

“È anche per lei, ma non solo. È per ogni tuo singolo tradimento, è per quando hai lasciato Ethan da solo perché volevi andare a divertirti, è per ogni volta che ti sei approfittata di me e delle condizioni in cui ero, trattandomi come un giocattolo.” spiegò Lexa. “È per quando hai finto che la busta piena di pasticche fosse di Madi.”

“Lexa…” supplicò la modella.

“No Cos, non provarci nemmeno. Tieni, questo è l’opuscolo di uno dei migliori centri di recupero della città.” le disse l’attrice. “Ti auguro il meglio. Addio.”. E corse via, sotto lo sguardo devastato di Costia. 

 

________________

 

“Sapevo che ti avrei trovata qui.”. Lexa si voltò. Abby Griffin era davanti a lei, lo sguardo indecifrabile. L’attrice aveva trovato rifugio in una delle ali esterne dell’ospedale, una piccola terrazza che dava sul parcheggio. Aveva bisogno di spazio per pensare. Nel giro di dieci minuti la sua vita era cambiata in modo radicale, definitivamente. Non poteva più tornare indietro, ne era consapevole. 

“Vengo anche io qui quando ho bisogno di prendere un po’ d’aria.” spiegò Abby. Si sedette per terra e fece segno a Lexa di accomodarsi accanto a lei. L’attrice acconsentì, pur se con qualche riserva. Era cosciente che quella donna la detestava, in fin dei conti lei aveva ferito sua figlia. 

“Dottoressa Griffin, io…”

“Chiamami Abby, Lexa. Quello di cui voglio parlare non ha nulla a che fare con la medicina.”. L’attrice annuì, l’ansia che le montava sempre di più nel petto. 

“Sai, quando tre anni fa hai abbandonato mia figlia, ho iniziato ad odiarti. Ho sempre pensato fossi una persona meschina, egoista, che concepisse gli altri solo a suo uso e consumo.”

“I-io…” provò a dire Lexa, ma Abby le fece segno di lasciarla parlare.

“Quando Clarke mi ha detto che aveva ripreso a frequentarti, mi sono preoccupata da morire. È mia figlia, Lexa. Non voglio soffra ancora.”. L’attrice chinò il capo.

“Mi sta chiedendo di allontanarla?” domandò. Abby scosse il capo.

“No.” dichiarò. “No, per niente. È che non capisco. Lexa, lo vedo come la guardi. E una persona che è pronta a sacrificare tutto per una ragazzina non può essere in grado di fare quello che hai fatto tu tre anni fa.”

“In tre anni si cambia.” provò a minimizzare l’attrice, inutilmente. 

“Non credo sia questo il punto. Sono piuttosto convinta, invece, che tu sia stata costretta ad andartene.”

“Costretta? E da chi?”

“Questo me lo devi dire tu.” asserì Abby, lasciando Lexa di stucco. “Cos’è successo tre anni fa?”

“Io… Io non posso…”

“Me lo devi, Lexa.” disse il medico. “Si tratta di mia figlia.”. L’attrice sospirò. Appoggiò la testa contro il muro e alzò lo sguardo. Il cielo era limpido, privo di nuvole e pieno di stelle. Scosse il capo.

“Avevo diciotto anni quando ho firmato con Titus.” cominciò. “Non ho mai avuto un grande rapporto con i miei genitori e quel contratto è stato per me una via di fuga. Ho iniziato con piccoli ruoli, nulla di che. Poi, mi hanno presa per recitare in Arkadia. Clarke è stata tra le prime persone che ho conosciuto. Con il senno di poi, credo di poter dire di essere sempre stata attratta da lei. Non in senso fisico, no. Non è stato amore a prima vista, non penso almeno. È che… C’è qualcosa in Clarke, qualcosa che la eleva, che la rende diversa da tutti gli altri. L’amicizia con lei è stata un’ancora di salvezza in quel periodo. Era la prima volta che prendevo parte ad una produzione così importante, sarei stata persa senza di lei. Poi, Costia mi ha tradita. Ero in lacrime, nella mia roulotte. L’ho chiamata e lei è venuta, senza pensarci nemmeno due volte. Penso sia stato allora che mi sono… Che mi sono innamorata di lei.”. Abby deglutì. Innamorata. Lexa si era innamorata di sua figlia. 

“E cos’è cambiato?” chiese. L’attrice si morse forte il labbro, per ricacciare indietro le lacrime. Non voleva ricordare. Non voleva rivivere tutto quello. Ma doveva, ne era consapevole.

“Clarke voleva che i nostri personaggi avessero una relazione, ma Wallace non era dello stesso avviso. Temeva che la serie diventasse divisiva, un modo carino per dire che aveva paura di perdere investitori e spettatori qualora si fosse anche solo accennato a questioni che potessero suscitare il malcontento in qualche bigotto del cavolo.“

“Ma tu sei…”

“Lesbica? Non ho mai detto che non tollerasse la presenza di attori e attrici non eterosessuali. Anzi, eravamo una splendida vetrina per la sua falsa inclusività da due soldi. Erano i personaggi il problema.” spiegò Lexa. “Clarke però non la smetteva di insistere. Sa quanto può essere testarda.”. Abby scoppiò a ridere. 

“Se si mette in testa qualcosa, è praticamente impossibile fermarla.” confermò.”

“Già.” mormorò Lexa. “Ed ecco perché Wallace decise di eliminare il problema alla radice, uccidendo il mio personaggio. Lui e Titus ne parlarono alle mie spalle, senza dirmi nulla. Poi, una mattina, ho scoperto di essere stata presa come protagonista in una serie per cui non avevo nemmeno fatto il provino. Titus mi aveva fatto assumere a mia insaputa, non ne sapevo niente.”

“Ed è per questo che hai lasciato mia figlia? Cos’era, paura? Vergogna?” domandò Abby. 

“No, nulla di tutto questo.” negò l’attrice. “Io ci provai. Andai da Titus e Wallace e li affrontai. Volevo raccontare tutto a Clarke, dirle la verità. Fu allora che mi minacciarono. Se non fossi stata zitta e non mi fossi allontanata da lei, le avrebbero distrutto la carriera. Non sapevo che fare, ero solo un’attrice agli inizi e non avevo idea di come agire. Quando poi è successo quello che è successo, ho creduto che se me ne fossi andata, lei mi avrebbe odiata e… Lo so, è assurdo, ma l’ho fatto per lei. Non ho mai avuto intenzione di ferirla, volevo solo proteggerla.”. Lexa non riuscì più a trattenere le lacrime. Scoppiò a piangere, sotto lo sguardo carico di compassione di Abby. La donna la strinse a sé, invitandola ad appoggiare il capo sulla sua spalla.

“Mentre scappavo, ho incontrato Raven. Mi ha costretta a dirle la verità e ha provato a farmi cambiare idea. Avrei voluto darle retta.” raccontò l’attrice. “Quanto ha detto durante quell’intervista è stato un maldestro tentativo di farmi tornare indietro. Non solo ho ferito Clarke, ma ho perfino distrutto la sua amicizia con Raven. Sa, forse aveva ragione, sono una pessima persona.”

“Ehi, no.” la rassicurò Abby. In quel momento, Lexa le sembrava solo una ragazzina spaurita, nient’altro. Le accarezzò il capo, con fare materno. 

“Ti sei fatta carico di un peso che non avresti mai dovuto portare. Non da sola, almeno. Devi dirle la verità.”

“Io… Io non posso.” mormorò Lexa.

“Sì che puoi. Lo devi a te stessa.” replicò Abby. 

“Non ce n’è bisogno.”. Le due donne si voltarono. Lexa sussultò, nel panico. Clarke era lì, davanti a lei, gli occhi azzurri ricolmi di lacrime. E, in quel momento, entrambe realizzarono quanto pesante e dolorosa potesse rivelarsi la verità.








Angolo dell'autrice

E dunque eccoci qua. Finalmente, si scopre la verità. E, finalmente, Lexa è riuscita a decidere per sé, non solo con la testa, ma anche con il cuore. Da qui potrà ripartire, una volta per tutte. 
Spero davvero che vi sia piaciuto, ovviamente manca ancora il confronto con Clarke, ma questo capitolo è stato uno dei più emozionanti da scrivere.
Grazie per leggere e commentare, davvero.
A presto!
   
 
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