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Autore: My Pride    27/05/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Let your hair down Titolo: Let your hair down
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 1574 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: 
Damian Wayne, Richard Grayson, Jonathan Samuel Kent, Jason Todd, Tim Drake
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
Blossom by Blossom: Nuovo look
May I write: 
3. "Lo conosci?" || 4. Sul filo del rasoio
 
 
BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Con la mente intorpidita dal sonno, Damian ci mise un secondo di troppo a realizzare che quel velo nero che gli oscurava gli occhi erano i suoi capelli, ricaduti in folti ciocche davanti al suo viso.
    La sera addietro era incappato con Drake in una delle serre che Ivy usava come deposito per i suoi esperimenti con piante e fiori, ed era stata una fortuna se non avevano inalato qualche sostanza tossica e i filtri avevano agito come attenuante per i feromoni della donna. Ciò che non avevano messo in conto, però, era stato il potente fertilizzante in cui era caduto come un idiota; anche se sulle prime non aveva avuto alcuna reazione e lui e Red Robin erano riusciti a catturare Ivy e spedirla ad Arkham, era stato sulla via del ritorno che la testa di Damian aveva cominciato a prudere, ma solo quando si era tolto il casco avevano fatto l'amara scoperta: la spropositata e folta chioma di capelli lunghi che non erano riusciti a tagliare nemmeno con le migliori forbici di Pennyworth, le quali si erano piegate in angolazioni impossibili. Se n'era quasi dimenticato.
    Grugnendo, si drizzò a sedere e infilò le dita fra quelle ciocche per scostarle dal viso come fossero una tenda, sondando la camera con lo sguardo assonnato alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo a tenerli su. Forse avrebbe potuto rovistare in camera di Brown, ma lei non c’era e aveva già abbastanza mal di testa da farselo bastare per ere geologiche se si fosse accorta che qualcuno era entrato nella sua stanza. E la vocina di Pennyworth nella testa gli sussurrava comunque che non stava bene curiosare nella camera di una signorina, così brontolò qualcosa tra sé e sé e lasciò perdere, scostandosi i capelli dietro le orecchie per sentirli ricadere sulla schiena nuda. Che fastidio.
    Damian si batté entrambe le mani sulle guance e si fece coraggio, dandosi una lavata e litigando persino con tutti quei capelli che non volevano proprio saperne di stare buoni al loro posto; fu una lotta continua di ciocche buttate all’indietro e di imprecazioni ogni qual volta finivano nel lavandino e si bagnavano, e ci mise più di quanto avrebbe voluto per scendere finalmente a fare colazione. Non si meravigliò nel vedere solo i fratelli seduti a tavola – se non stava ancora dormendo, suo padre era probabilmente andato alle Wayne Enterprises prima del solito –, ma non era ancora pronto per affrontare gli sguardi che gli stavano lanciando.
    Fu proprio Jason il primo a sollevare un angolo della bocca in un sorriso sardonico, pungolando il fianco di Tim con un gomito. «Ehi, Rimpiazzo, lo conosci?» domandò nell’indicare Damian con una forchetta, e quest’ultimo sbuffò.
    «Non sei divertente, Todd».
    «Damian ha ragione, Jason. Dacci un taglio», diede corda Tim, e Damian li fulminò entrambi con lo sguardo.
    «Siete due stronzi».
    «Calmi, voi tre», si intromise Dick, per quanto stesse cercando di ricacciare indietro il sorrisetto che si era fatto largo sulle sue labbra. «Non abbiamo bisogno di altra tensione, abbiamo già un diavolo per capello».
    Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché tutti scoppiarono a ridere mentre Damian cercava in tutti i modi di non saltare loro alla gola e strangolarli con quegli stessi capelli per cui lo stavano prendendo per il culo. Si rendevano conto che stavano letteralmente camminando sul filo del rasoio, vero? Al suo stesso pensiero, Damian imprecò. Adesso cominciava anche lui a fare battute sui capelli e tutto il resto, perfetto. Borbottando tra sé e sé cercò comunque di evitare i loro sguardi quando si avvicinò per accomodarsi al proprio posto, dove Pennyworth aveva già lasciato una cloche contenente la sua colazione.
    «Non fare quella faccia, Little D», accennò Dick nel ricomporsi, tossicchiando. «Non ti stanno così male, credimi».
    «Sembri solo tua madre».
    «Jason…»
    «Ehi, era un complimento, hai visto che capelli che ha Talia?»
    Fu Tim a tappargli la bocca, guardando Damian. «Se può farti sentire meglio,» cominciò con un minimo di contegno, «io e Bruce siamo andati a prelevare un po’ di quel fertilizzante stamani all’alba. Sembra che l’effetto sia temporaneo e che Isley stesse cercando di renderlo permanentemente per Dio solo sa cosa».
    Damian grugnì, rincuorato solo in parte dalla cosa. «Temporaneo quanto?»
    «Questo non so dirtelo. Ore, giorni... mesi. So solo che, più proviamo a tagliarli, più si fortificano. Quindi...»
    «…meglio che ti abitui a quella chioma da vichingo, pulce».
    Dall’altro dei suoi diciassette anni, Damian sollevò entrambe le mani per mostrare molto maturamente il dito medio al fratello, il quale non si scomposte e scoppiò solo a ridere mentre ricominciava a mangiare. Ma fu proprio in quel momento che si sentì il suono del campanello all’ingresso, e si fermarono tutti con le forchette a mezz’aria e l’aria stranita mentre si gettavano un’occhiata a vicenda.
    «Chi può essere a quest’ora?» chiese Dick, e se in un primo momento Damian non si scomposte, sgranò gli occhi quando un pensiero si fece largo nella sua testa. Aveva avuto così tante cose per la mente che si era dimenticato anche quello.
    «Merda». Si alzò in piedi così in fretta che per poco non rovesciò la sedia all’indietro. «Avevo un appuntamento con Jon».
    «Perché ti agiti così tanto? Ti sono cresciuti i capelli, non è che tu abbia un terzo braccio alieno…»
    «E poi Jonno è tecnicamente lui stesso un alieno…»
    «State zitti, non…»
    «Ehi, Dami!» si fece subito sentire la voce allegra di Jon, interrompendo la discussione tra i fratelli prima ancora di comparire sulla soglia. «Il signor Pennyworth mi ha detto che eri… qui».
    Quando lo sguardo di Jon si posò sulla figura di Damian, tutti e tre i fratelli poterono giurare di aver sentito la mascella del giovane cascare sul pavimento. Aveva la bocca aperta e la muoveva come un automa, ma non spiccicava una parola mentre fissava Damian come se fosse la prima volta che lo vedeva. E Jason fu abbastanza certo che anche il cervello del giovane avesse smesso di funzionare.
    «Complimenti, pulce. Hai rotto raggio di sole».
    «Tra tutte le reazioni che mi aspettavo, questa era quella che non avevo messo in conto», rimbeccò Tim, sollevando il cellulare per scattare una foto al volo e inviarla nella chat con Conner e Bernard, con la didascalia “Error 404, gay panic”.
    Damian imprecò a denti stretti e si affrettò a raggiungere Jon, che sembrava ancora scombussolato e nemmeno si accorse di essere stato afferrato per un polso. «Vieni con me, idiota», rimbrottò Damian nel trascinarlo via in direzione delle scale che portavano al piano di sopra, sentendo un “Porta aperta!” da parte di Grayson al quale rispose con un sottile e irritato “Vaffanculo”.
    Non sapeva per quale motivo si sentisse così agitato per degli stupidi capelli – forse era uno degli effetti collaterali di quell’intruglio in cui era caduto? Da Poison Ivy dovevano aspettarsi questo e altro – e soprattutto per la presenza di Jon, ma lo lasciò andare solo quando raggiunsero la sua stanza, avendo persino la premura di sbattere la porta per farsi sentire da quegli idioti dei suoi fratelli. Era già nervoso di suo senza che ci si mettessero anche loro, e lo sguardo fisso di Jon sui suoi capelli non era per niente di aiuto.
    «Un esperimento della Isley. È temporaneo», affermò Damian in tono schietto per riscuoterlo dal suo strano torpore, e Jon ci mise effettivamente un momento di troppo per rendersi conto che stava parlando con lui.
    «Oh? Ah, sì, certo», rimbeccò automaticamente, senza nemmeno essere certo di ciò che aveva appena affermato. Solo il pomeriggio addietro aveva visto Damian come al solito, con quel taglio corto e i capelli a spazzola sfumati ai lati, e vedersela davanti con una chioma fluente e all’apparenza setosa lo aveva completamente mandato in stand by. Aveva desiderato per un momento affondare le mani fra quelle ciocche, sentire se fossero davvero morbidi come sembravano, e distolse lo sguardo mentre si massaggiava il collo con un certo imbarazzo. «Capitano… capitano sempre cose strane, eh», tentò di stemperare, mentre vedeva Damian trafficare per la stanza alla ricerca di qualcosa.
    «Non farmici pensare, J. Mi stanno stressando».
    «Non… non ti stanno male, però», sussurrò, e Damian si fermò con una mano sulla maniglia della cabina armadio, arrossendo fino alla punta delle orecchie mentre si girava verso il suo cosiddetto “amico”. Glielo aveva detto anche Grayson, ma sentirlo dalle labbra di Jon era tutt’altro paio di maniche.
    «Sono… solo un impedimento. Sarei più propenso a radermi a zero», bofonchiò per tenere il punto e darsi un contegno, cercando di tenere a freno il proprio battito cardiaco soprattutto quando, facendo qualche passo verso di lui, Jon curvò la schiena per avvicinarsi al suo viso e far scorrere le dita fra quelle ciocche scure, sollevandole delicatamente in una crocchia dietro alla nuca.
    «Saresti comunque bellissimo».
    A quelle parole Damian sgranò gli occhi, sentendosi andare a fuoco come un perfetto idiota. E al diavolo il suo addestramento e la sua meditazione per controllare le sue emozioni. «Sta’ zitto, idiota…» sussurrò imbarazzato, sentendo un piccolo brivido mentre le dita di Jon carezzavano il suo cuoio capelluto e giocherellavano con quelle lunghe ciocche, attorcigliandole intorno agli indici.
    Beh… forse non sarebbe stato poi così male tenerli lunghi ancora un po’.



«D?»
«Mhn?»
«Visto che è temporaneo, posso… lavarteli io i capelli?»
«…hai uno strano fetish, testa aliena»
«…»
«…va bene. Puoi»





_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il ventitreesimo giorno dell'iniziativa #mayiwrite indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Mettere insieme i cattivi sconclusionati di Batman, l'odore della natura mentre si va in giro per lavoro, la mia mente bacata e avrete la stronzata che avete appena finito di leggere. Svevo anche il prompt "nuovo look" da dover usare e quindi ho usato la scusa del fertilizzante per far crescere i capelli a Damian, cosa su cui stavo fantasticando ormai da un po' e i prompt alla fine hanno aiutato a realizzare il resto. Ovviamente Damian va immaginato esattamente come nell'immagine qui di lato, altrimenti non c'è gusto!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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