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Autore: Harry Fine    28/05/2022    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Sten stava menando la sua gigantesca spada contro i manichini di paglia davanti a lui in ampissime ellissi, mentre Runaan attaccava i bersagli rapidissimo coi suoi pugnali.
La neve scendeva placida e tutto attorno a loro regnava il silenzio più totale. Solo il sibilo dei loro fendenti spezzava la calma serale.
《Kadan, la tua idea è rischiosa.》 Disse il Qunari, decapitando l'ennesimo manichino. 《Sei Basilit-an, una simile Bas Saarebas merita di essere uccisa da te, ma potrebbe essere una sfida troppo grande.》
《Lo so, ma non posso tirarmi indietro.》 Rispose Runaan, cercando di azzeccare una serie di movimenti che gli aveva mostrato Micah per squarciare per bene la carotide del nemico. 《Morrigan non si merita una fine simile.》
Sten aggrottò le sopracciglia. 《I Bas Saarebas che non conoscono il controllo sono un pericolo per tutti. Una serpe nel nostro seno.》 Commentò, serio.

L'elfo abbassò le armi, distogliendo gli occhi verdi da quelli viola del suo amico, e osservando il risultato dei suoi allenamenti con aria critica. Ormai era passata una settimana da quando erano tornati a Redcliffe, e tutti loro si erano ripresi dalle ferite riportate e lui non aveva smesso per un attimo di riflettere su come portare a termine la missione.
Sapeva come la pensava Sten sulla magia e sul suo rapporto con la strega, gli aveva chiesto aiuto anche per questo, e sapeva benissimo che sarebbe stato pericoloso, però ormai aveva deciso. Ci aveva riflettuto per giorni, preda di dubbi e riflessioni, ma non aveva molte scelte.
Anche se l'idea di uccidere Asha’bellanar lo rendeva nervoso per molte ragioni, prima tra tutte che il suo Popolo lo avrebbe marchiato come traditore se lo avesse saputo, ma lo doveva a Morrigan. Era lei quella che aveva dovuto lasciare tutto ciò che aveva sempre conosciuto e si era imbarcata in quel viaggio suicida con lui. Ed era sempre lei ad essere stata quasi uccisa dall'alto Drago. Inoltre, ormai avevano un legame. Teneva troppo a lei per poter ignorare una richiesta di aiuto tanto seria. Era folle, ma non poteva tradirla.


Il Qunari osservò il manichino. 《Sei migliorato.》
Il dalish sbuffò con aria frustrata. 《Non abbastanza. Flemeth e L’Arcidemone sono molto più pericolosi di qualsiasi nemico potremo mai affrontare. Dobbiamo essere al meglio se vogliamo avere una possibilità di farcela.》 Si rimise i pugnali nella cintura. 《In ogni caso Sten, ti ho chiesto aiuto perché mi fido di te e del tuo giudizio e perché sei un grande Guerriero, ma se non vuoi venire, non ti costringerò.》

Il gigante rimase immobile, il volto serio e severo come sempre, ma poi abbassò le palpebre. 《Tu sei Basilit-an: mi hai liberato, mi hai restituito la mia anima e la possibilità di tornare a Par Vollen come fiero membro del Qun. Sei Degno della mia fiducia e di essere seguito.》
Runaan gli rivolse uno sguardo grato, sinceramente sollevato che il Qunari si fidasse a tal punto di lui nonostante avessero opinioni diverse su molte cose, per poi rivolgere lo sguardo verso il cielo nuvoloso.
Ormai il sole stava tramontando, era il momento di occuparsi di un'altra faccenda importante. Iselen aveva chiesto a Lui, Zevran e Micah di aiutarlo ad affrontare Arle Eamon per la liberazione di Jowan.

L'elfo aveva chiaramente qualcosa che non andava. Era sempre calmo in apparenza, ma le sue occhiaie erano aumentate nel corso della settimana e in più di un'occasione lo aveva visto premere sulle sue tempie come se provasse dolore e cercare febbrilmente qualcosa tra le pagine dei suoi libri. Per non parlare del fatto che la prima volta che erano andati dall’Arle a negoziare il rilascio di Jowan, Bann Teagan lo aveva definito uno “sporco criminale” e una lama di ghiaccio era passata vicinissima al suo orecchio.
Non che giudicasse sbagliato mettere al suo posto quello shem, ma Iselen non era mai stato così aggressivo. E anche se si ostinava a dire di stare bene, era chiaro che così non era: si comportava come aveva fatto lui ad Ostagar. Sembrava sempre nervoso, stanco o sul punto di esplodere, ma proprio per questo gli stava dando lo spazio per permettergli di sfogarsi senza mettersi in mezzo, come aveva fatto lui a suo tempo. Era il minimo che poteva fare dopo tutti i guai che gli aveva portato.

Emise uno sbuffo, sperando che il problema si risolvesse presto, che il suo amico non corresse altri rischi. Sapeva che non c'era una persona più intelligente di lui nel loro gruppo, ma il lyrium era una sostanza misteriosa e volstile e vederlo ferito non gli piaceva.


**


Dopo aver salutato Sten, rientrò dentro il Castello, dove i suoi compagni lo stavano aspettando insieme ad Invel in una delle stanze più remote, dove non sarebbero stati disturbati da orecchie indiscrete.
《Ehi, biondino.》 Lo salutò la nana con il suo solito ghigno storto. 《Sei riuscito a convincere il nostro enorme amico ad imbarcarsi nell'ennesima impresa suicida? Il tuo fascino funziona ancora?》
Il biondo annuì con un mezzo sorriso. 《Aneth ara. Si, Sten ci aiuterà. E voi tre siete riusciti a tenere la bocca chiusa?》
Loro erano stati I primi a venire a sapere della sua idea. Si fidava di loro: erano letali, svegli, potenti e sapeva che non avrebbero cercato di dissuaderlo dal suo piano di uccidere Flemeth per proteggere Morrigan.
Zevran tirò fuori il suo sorriso più smagliante. 《Ma certo capo. Siamo stati muti come pesci tutto il tempo. I nostri cari compagni non hanno saputo nulla dei nostri loschi piani.》

Alistair, Persephone, Aura, Wynne e Cerere erano  tornati da pochi giorni, portando grandi notizie sul fatto di aver salvato le Terre di Bann Loren e che sia lui che Bann Eremond avevano deciso di aiutarli contro il Flagello e contro Loghain, e da allora il castello era in continuo fermento. Decine di soldati erano stati armati e molti erano partiti per aiutare i loro nuovi alleati e i messaggeri si erano diretti verso le terre degli altri Bann ancora vivi per offrire e chiedere aiuto. Il Ramato e la corvina si erano fatti in quattro perchè questo accadesse e ovviamente lui non aveva accennato loro niente riguardo il suo piano e aveva fatto in modo che nessun altro lo facesse.
Sapeva già che avrebbero cercato di fargli cambiare idea, non aveva chiesto aiuto nemmeno a Leliana o ad Aida proprio per questo motivo. Aveva dovuto riflettere come faceva Aura: scegliere solo le persone più adatte per la missione e basta. E aiutare Iselen sarebbe stato un altro tassello della sua strategia, oltre che un piacere.


Si avviarono tutti lungo il corridoio, il mago in testa al gruppo con il suo mabari al fianco. 《Vi ringrazio davvero per questo.》 Disse, rompendo il silenzio. 《Lo so che per colpa sua abbiamo passato molti guai, ma non posso lasciarlo in mano a questa gente.》
《Non preoccuparti, mio bel custode, capiamo. E poi, i trucchetti del tuo amico ci torneranno molto utili quando dovremo far fuori un altro lucertolone sputafuoco.》 Ghignò Zevran, dandogli una pacca giocosa sulla schiena e ricevendo una leccata in faccia da un allegro Invel.

L'elfo emise un verso disgustato per la bava, mentre Micah, Iselen e Runaan scoppiavano a ridere, la tensione attorno al mago che si distendeva un po'.
《Poi vedila così, Salroka.》 Disse la nana, cercando di non soffocare per l'ilarità. 《Puoi sempre ficcargli dei pali di ghiaccio su per il culo se si rifiutassero di darti retta. Isolde avrebbe un infarto.》
《Potrebbe essere un'idea. Avrei dovuto pensarci prima.》 Rispose lui facendosi scappare una risata, mentre raggiungevano la porta dell’ufficio di Eamon e la sua espressione tornava quella gelida di sempre.

Sentiva la magia a fior di pelle e stava tentando di tenerla a freno. Ormai bastava pochissimo per farla scattare in risposta alle sue emozioni, e più tentava di mantenere il controllo, più i suoi poteri sembravano ribellarsi. Senza volerlo aveva congelato il suo letto e tutta la sua stanza quella notte dopo essersi svegliato da un incubo particolarmente vivido. E come se non bastasse, la sua testa doleva da giorni, alternando momenti di emicrania ad altri in cui  la sentiva pulsare e il ronzio nelle orecchie era costante ormai.
Era certo che i suoi amici lo avessero notato; si rendeva conto sempre più spesso di arrabbiarsi o di perdere la calma e la concentrazione senza motivo apparente, ma non aveva detto nulla a nessuno di loro. Non voleva sentirsi un peso, anche in quelle condizioni non era per nulla indifeso.

Sentendo la sua frustrazione, Invel gli si strusciò contro la gamba per dargli conforto e lui gli sorrise, accarezzandogli le orecchie e ripercorrendo nella testa le tecniche meditative che aveva imparato al Circolo per evitare che il mana prendesse forma senza che lui lo volesse. Doveva restare concentrato, calmo. Non doveva permettere al lyrium di interferire.


Varcò la porta, trovando l'Arle alla sua scrivania, intento a scrivere quella che sembrava una delle numerose lettere di alleanza che aveva spedito nell'ultima settimana. Ma appena sentì la porta chiudersi, i suoi occhi si puntarono su di loro.
《Custodi. È un piacere rivedervi di nuovo.》
《E per noi è un piacere vedere che vi sentiate meglio, Arle.》 Rispose Iselen, mantenendo il suo solito tono educato. 《Ma immagino che sappiate già per quale motivo siamo venuti a parlare con voi.》

L'uomo aggrottò le sopracciglia, gli occhi duri. 《Siete qui per discutere nuovamente del rilascio del mago del sangue che mi ha avvelenato.》
Micah, Zevran e Runaan si scambiarono uno sguardo eloquente. Non stava iniziando bene. L'elfo dalla pelle scura strinse le dita, continuando a ripercorrere nella testa le tecniche di meditazione, anche se il ronzio stava pian piano crescendo.

《In tutta onestà, non posso permettere che un tale criminale resti libero.》 Disse l'uomo, guardando il più giovane con serietà.
L'aria nella stanza si raffreddò all'istante, però il volto di Iselen rimase composto, ignorando il dolore alle tempie. 《Le sto chiedendo di darmi le chiavi della cella di sua sponte. Ho già ammesso molte volte che Jowan ha commesso degli errori, ma non ha evocato lui il Demone.》

《Come ho detto, non posso permetterlo. Non lo terrò qui per sempre, ma non lo consegnerò a voi. E' un eretico e un mago del sangue. Tornerà al Circolo è riceverà una giusta sentenza dai Templari.》
Il mago sentì le proprie tempie pulsare con più forza e una scarica di rabbia gli attraversò il cervello: Lunghi arabeschi di ghiaccio di ghiaccio si stavano sviluppando sui muri e sul pavimento.

 《Quindi avete intenzione di farlo ammazzare da altri per pulirvi la coscienza.》 Digrignò I denti Micah
Far fare il lavoro sporco ai propri sgherri era il classico atteggiamento da nobile. Aveva voglia di far vedere a quel vecchio che con loro non c'era da scherzare, e il mago stava seriamente pensando di lasciarla fare. Quell'uomo non aveva idea di che cosa stesse dicendo: uno che aveva sempre vissuto in un castello circondato dalla sua famiglia non poteva capire le sofferenze dei maghi. Non poteva conoscere l'orrore del vedere i propri amici ridotti a statue semoventi o uccisi solo perchè considerati pericolosi da gente bigotta e arbitraria come l'uomo che aveva davanti.

Per un breve folle secondo gli venne l'idea di mostrargli che non serviva essere maghi del sangue per fare paura, che gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per congelare le sue vene e le sue arterie, i suoi organi e le ossa fino a rendere il suo corpo fragile come vetro! Ma prese un profondo respiro e si costrinse a pensare lucidamente. Ucciderel'arle avrebbe mandato a monte tutto il lavoro e gli sforzi degli ultimi mesi.  
I suoi occhi ripresero il loro solito colore scuro e il ghiaccio attorno a loro cominciò lentamente ad arretrare, però Eamon, anche se era impallidito davanti allo sguardo assassino del mago, riprese a parlare.
《Le sue azioni dimostrano che non è qualcuno che merita una seconda opportunità. Vi devo un enorme debito, custodi, voi e i vostri compagni avete rischiato la vita per salvare me e la mia famiglia, ma non posso lasciare che quanto accaduto si ripeta altrove. Troppe persone sono morte a causa dei suoi errori.》

Runaan era sul punto di urlargli che la colpa era stata soprattutto di quella vigliacca di sua moglie, che se loro non fossero arrivati probabilmengte lei avrebbe continuato a mentire anche se l'intero villaggio fosse stato distrutto pur di non ammettere che il suo moccioso era un mago, ma Iselen gli fece segno con la mano di stare tranquillo. Il suo volto era nuovamente rilassato e la temperatura stava tornando nella norma.
《In effetti, sono morti troppi innocenti.》 Commentò, il tono di colpo così calmo da fare paura quasi quanto la sua rabbia. 《Uomini, donne, bambini… sarebbe un peccato se le loro famiglie venissero a sapere chi ha materialmente evocato il Demone e che vostra moglie ha mentito a tutti per settimane, causando ancora più vittime. Voi non trovate? Se sapessero che tutte quelle morti e quelle lotte si sarebbero potute evitare se l'arlessa avesse detto la verità, Potrebbero anche diventare violenti. Potrebbero volere vendetta.》
Se inizialmente Eamon sembrava essersi rilassato, ora il colore era completamente defluito dal suo volto. 《Voi… non osereste fare una cosa del genere!》

Iselen gli rivolse uno sguardo trionfante. 《Mi metta alla prova. Tutti noi abbiamo rischiato di restare bloccati nell'Oblio per salvare vostro figlio e abbiamo ucciso un Alto Drago per trovare le Sacre Ceneri e svegliarvi. Inoltre, è anche merito di Jowan se Connor è sopravvissuto. Ci dovete più di quanto potrete mai pagare. Perciò, potete liberare il mio amico e saldare il debito qui e ora oppure tutta Redcliffe saprà la verità entro domani. A voi la scelta.》
L'arle irrigidì la mascella, chiaramente in lotta tra il suo dovere di Arle e il suo ruolo di Padre e Marito, mentre Runaan, Micah e Zevran stavano fissando il loro amico ad occhi sbarrati e persino Invel pareva sorpreso: il mago lo stava minacciando in casa sua! E tutti loro sapevano che non stava scherzando.
Il Dalish e la nana erano lì quando aveva ucciso abomini su abomini per vendicare la morte di Solona, e l'assassino aveva assistito mentre metteva in pericolo la sua vita per guarire Leliana dopo che il Drago l'aveva tramortita. Aveva fatto cose ben peggiori che minacciare un Arle, specie se c'era un suo amico di mezzo.


L’antivano sorrise malizioso. Non era solo uno schianto e un genio della magia, era qualcuno disposto a andare contro chiunque e contro qualsiasi coda per avere ciò che voleva. Il suo tipo ideale.
Eamon invece lo stava guardando con gli occhi che mandavano lampi, ma ritrovò la sua compostezza con un respiro molto simile ad un ringhio di frustrazione, mentre allungava la mano verso uno dei cassetti.
Ne tirò fuori una chiave su cui scintillava una runa di Lyrium. 《Bene allora. Ma con questo promettete di non raccontare mai a nessuno quanto è successo.》
《Avete la mia parola.》 Rispose il Mago, afferrando la chiave prima che potesse ripensarci. Tutto quel colloquio era stato estenuante, la sua testa era pesante e aveva una forte nausea, oltre che un rinnovato disprezzo nei confronti di quell'omuncolo patetico, ma stringendo la chiave Sentì una scarica di scintille magiche attraversargli la pelle da quanto era felice. Finalmente! Poteva tornare da Jowan e farlo uscire da quella cella!


Rimasero tutti in silenzio per un attimo, ma una volta fuori dalla stanza, Zevran scoppiò a ridere di gusto. 《Quello è stato… grandioso! Se non ti avessi visto uccidere decine di Prole Oscura senza sforzarti, avrei pensato che fossi impazzito. Hai minacciato l'arle!》
《Tu non hai visto come guardava il comandante dei Templari al Circolo. Pensavo che quel cretino sarebbe finito come un nug allo spiedo. Però penso che pure quel cretino se la sia fatta sotto quando lo hai minacciato.》 Sghignazzò Micah, che aveva le lacrime agli occhi per le risate.

Il mago si afferrò la treccia. 《Se lo meritava.》
Runaan fece schioccare la lingua. 《Avrebbe detto di no solo per principio. Hai fatto bene. Almeno così non dovremo passare la notte ad ascoltare quello shem.》

Il mago gli rivolse un sorriso lieve, mentre si girava a guardare la porta delle segrete. Sentiva la chiave incantata diventate fredda contro il palmo della mano da quanto la stava stringendo.
Sentì la nana dargli una gomitata. 《Forza. Prendi il tuo amico e raggiungeteci alla taverna. Ho fame.》


Iselen annuì, sbrigandosi a varcare la soglia e a scendere le scale fino alla cella di Jowan.
Il suo amico si girò appena sentì dei passi e sorrise nervoso. 《Iselen! Sei tornato! Ah… devi dirmi qualcosa? Ci sono novità?》 Gli tremava la voce. Che fosse arrivato il momento della sua esecuzione?
L'elfo si limitò a sorridere, aprendo la mano e mostrando la chiave. 《Si. Adesso ti faccio uscire di qui.》 Disse, girandola nella serratura.

Ig grosso lucchetto ricoperto di Rune crollò per terra e le sbarre si spalancarono, mentre il moro le fissava con gli occhi sgranati, quasi come se non ci credesse.
Mosse qualche passo incerto verso di lui, e quando lo raggiunse si attaccò al suo braccio come ad un’ancora di salvezza. 《Sono davvero…? Iselen, io… Come hai fatto a convincere l'arle?》
《Diciamo che gli ho mostrato che opzioni aveva.》 Replicò il più giovane, mentre salivano le scale per uscire di lì. Lo sguardo di Jowan si illuminava sempre più e un sorriso enorme si era dipinto sul suo viso. E questo bastava a distrarlo persino dal costante ronzio che sentiva nella testa. Si sarebbe anche azzardato a dire che la sua mente era chiara in quel momento.


《Iselen… io non credo che potrò mai ripagarti abbastanza per questo. Tu… mi hai salvato la vita di nuovo.》 Disse il moro, mentre varcavano l'enorme portone per uscire dal castello e si avviavano verso il villaggio, sempre stretti per evitare che il freddo intirizzisse troppo il mago più alto.
《Jowan, sai benissimo che tu, Neria e Solona siete i miei fratelli. Non ti avrei lasciato lì dentro nemmeno se l'Arle mi avesse offerto tutto il suo oro.》 “Anche se forse Micah e Zevran ci avrebbero fatto un pensiero”, ma si premurò di non dirlo al suo amico.

Ormai il sole era tramontato e la neve stava scendendo copiosa in enormi fiocchi candidi. Era così strano sentirla sulla pelle, dopo anni ed anni passati a vederla solo attraverso le finestre della torre. Scosse la testa. Neanche sapeva perché ci stava pensando.
《Siamo quasi arrivati alla Locanda.》 Disse, sempre tenendo stretto Jowan e stando bene attento a non inciampare. Poteva sentire le costole del suo amico sporgere da sotto le vesti e il braccio attorno alle sue spalle era deperito e fragile.
《Si… un bel pasto caldo non mi dispiacerebbe. Magari anche un bagno.》 Commentò il moro, che continuava a girarsi nervoso. Ed era facile intuire il perché: Ogni guardia che avevano visto aveva messo mano alle armi.
L'elfo aveva sempre fatto in modo di trovarsi tra loro e il suo amico, pronto a difendersi se qualcuno avesse fatto qualche sciocchezza, ma per fortuna nessuno era stato così sciocco da provarci.


Giunsero alla Locanda, trovandola affollata come al solito, e lui potè individuare subito Runaan, Micah e Zevran seduti ad un tavolo insieme a Leliana e Aida.
Gli rivolsero un cenno di saluto, la nana e l'antivano aggiunsero persino un occhiolino. Lui ricambiò in fretta con la mano, trascinando Jowan in una delle camere libere del piano di sopra.
Il suo amico parve rilassarsi parecchio appena fu lontano da sguardi indiscreti. 《Ancora non posso credere di essere uscito da quella cella. Ero certo che ci sarei morto o che sarei tornato al Circolo a farmi sgozzare. E invece… sono libero.》
L'elfo sorrise leggermente, il momento in cui era uscito dalla torre per la prima volta di nuovo in mente. Probabilmente era il più bel ricordo che aveva, Non avrebbe mai dimenticato quell'euforia.

《Sembra un sogno. La neve, l’orizzonte, persino le case… è così strano vederle in prima persona e non attraverso una finestra lontana. Mi sembra quasi di essere un uomo normale. Anche se ovviamente non è così》 Il moro si guardò le mani con aria nervosa, la cicatrice che si era fatto il giorno della fuga ancora impresso nella pelle.
Un orribile e pesante silenzio Scese tra di loro. L'aria era carica di imbarazzo e di tensione. Era la prima volta che si vedevano faccia a faccia senza sbarre in mezzo. Si erano detti tante cose nelle segrete, ma c'era ancora così tanto di cui non avevano parlato e nessuno dei due aveva idea di come iniziare.
《Io… è il caso che mi dia una ripulita. Non sono un bello spettacolo.》 Rise, accarezzandosi la nuca con aria tesa.

L'elfo annuì, per poi sedersi appena la porta del bagno si chiuse, afferrandosi la treccia. Detestava i momenti imbarazzanti. Era Solona quella che sapeva sempre risolvere litigi e problemi con le sue battute. Lui era sempre stato troppo taciturno. Persino ora non sapeva se essere ancora arrabbiato o solo felice di averlo salvato, ma dovevano risolvere la situazione.
Emise un sospiro, ignorando il nuovo mal di testa e i fiocchi di neve che stava creando, quando sentì bussare alla porta. Si ritrovò davanti Leliana quando andò ad aprire: aveva delle vesti ben piegate in mano.
《Io e Zevran Abbiamo pensato che fosse una buona idea portargli degli abiti.》
《Grazie. In effetti ci stavo pensando.》 Rispose il più basso, prendendoli.

《Allora… come procede?》 Chiese lei, un sopracciglio vagamente alzato.
Lui Emise un sospiro. 《Non lo so. Non sono mai stato bravo in queste situazioni.》 Disse laconico.

L'orlesiana gli rivolse un sorriso confortante. 《Appena siete pronti, raggiungeteci di sotto. Siamo tutti curiosi di conoscere meglio il tuo amico.》
Iselen le rivolse uno sguardo grato. Leliana non era stata del tutto sincera con loro, ne era cosciente, ma sapeva sempre cosa dire. Non era certo se fosse una capacità che aveva appreso ad Orlais o se fosse un talento naturale, ma ne era davvero lieto.


Jowan venne fuori dalla porta dopo una decina di minuti con solo un asciugamano addosso e i capelli bagnati. Aveva un aspetto più rilassato almeno.
《Tieni.》 Disse, porgendogli i vestiti.
《Grazie.》 Sorrise lui, per poi emettere un altro gemito di dolore appena alzò un braccio, mentre dei rivoli di sangue scendevano lungo il suo fianco e iniziavano a sporcare l’asciugamano. 《Ah… Credo che le ferite si siano riaperte.》

《Fammi dare un’occhiata.》 Lo spronò l'altro mago, portandolo a girarsi e sbarrando gli occhi. Delle lunghe e profonde ferite avevano squarciato la pelle dalle scapole fino ad arrivare al coccige e non erano ancora cicatrizzate del tutto. Molte erano intersecate da segni più sottili, ma altrettanto frastagliati, che avevano bloccato la guarigione. Erano segni di frustate. Dovevano averlo torturato per giorni
Le sue mani si illuminarono subito di luce curativa. Era troppo concentrato per pensare ai problemi che il Lyrium avrebbe potuto causare, doveva guarire quello scempio! Aveva smesso di credere nei miracoli da anni ormai, ma doveva esserci stato un intervento divino per impedire che quelle ferite si infettassero. Nei suoi anni di guaritore spirituale Aveva visto altre persone andare in setticemia per molto meno.
Sentì la sua energia danzare tra le dita con più forza di quanta volesse, ma per una volta si piegò docilmente per rimarginare la carne e la pelle.

Jowan emise un verso di sollievo appena la luce lo toccò. 《Grazie Iselen. Prima che mettessero quel lucchetto Ho provato a sistemarle io, ma ho sempre fatto pena con la magia curativa… e i miei nuovi poteri non sono molto utili per guarirmi.》
La tensione tornò a pervadere l'aria e Iselen distolse lo sguardo. 《Dimmi…. È stato Uldred a spingerti a usare la magia proibita?》 Non c'era accusa nel suo tono. Solo curiosità e preoccupazione.
Il moro scosse la testa, tenendo la testa china. Era una conversazione che dovevano avere se voleva almeno provare a riavere la piena fiducia del suo amico. Gli doveva almeno una spiegazione.

《No. Mi ha solo aiutato a metterla in pratica. Io… ci stavo pensando da un po' in effetti. Ero curioso di sapere se fosse davvero tanto mostruosa e… se era davvero così potente. Volevo provare ad essere al vostro livello almeno una volta.》
《Di che stai parlando Jowan?》 Chiese l'elfo.

《Lo sai Iselen. Io sono un mago mediocre rispetto a voi. Tu e Solona siete sempre stati dei prodigi, i migliori della nostra generazione. Tu imparavi libri interi senza fatica, lei era pronta a provare ogni incantesimo o pozione. E anche se Neria non aveva il vostro talento, compensava col suo impegno e il suo ottimismo. Io non ho mai avuto nulla di tutto questo e quando tu e Solona avete superato il Tormento ho iniziato a pensare che non avrei mai avuto la mia occasione. Circolava da un po' la voce che Uldred potesse insegnare magie più forti e ho pensato che se fossi riuscito a migliorare tramite il potere del sangue allora forse avrei dimostrato che ero pronto. Ma sai com'è finita. E se non ve ne ho parlato è perché pensavo che vi avrei delusi in qualche modo se aveste saputo che avevo iniziato ad usare la magia proibita. Quando le cose mi sono sfuggite di mano volevo dirvi tutto, ma avevo paura che non ci avreste aiutati e avevo Lily di cui prendermi cura e così…》
Iselen sentì una fitta di senso di colpa, oltre che di rabbia. Avrebbe dovuto gelare quell'iniziata quando ne aveva l'occasione, anche se sapeva che Jowan ci aveva messo del suo.《Jowan, ti rendi conto che nessuno di noi ti ha mai giudicato inferiore? Perché se te lo abbiamo fatto pensare…》
《No! Anzi voi siete sempre stati troppo pazienti. Tu in particolare. Avevi ragione quando hai detto che non avevo pianificato la mia fuga, ma ero troppo preso da me stesso e da Lily. E ora Solona è morta, Neria è al Circolo e tu passerai la vita a uccidere prole oscura. La colpa è mia.》


L'altro si morse il labbro, continuando a guarirlo. Una parte di lui continuava ad urlare che era colpa sua, ch era stato uno stupido a fidarsi di quella ragazza della Chiesa, ma l'altra gli ricordava che il suo amico era stato a sua volta una vittima. 《Jowan, non sei l'unico responsabile: non avresti dovuto avvelenare l'arle, Connor non avrebbe evocato un demone senza il tuo intervento, ma è stato Uldred a scatenare gli abomini alla torre. Non posso incolparti per la morte di Solona e non permetterò a nessuno di farti del male. Sei ancora mio fratello, Però sappi che dovrai lavorare sodo per riavere la mia fiducia e ottenere quella degli altri. Soprattutto di Sten e Wynne.》
L'altro sbarrò gli occhi. 《Wynne!? Creatore, mi fulminerà con le sue occhiate tutto il tempo.》

L'elfo sbuffò una risata. 《Sten è molto peggio di lei.》
Jowan si girò a fissarlo stupefatto. Stava davvero ridendo!?  《Sei cambiato Iselen. Mi ci sono voluti due anni per farti ridere e a loro solo sette mesi per farti affezionare. Devi tenere molto a tutti quanti.》
《È così.》 Disse, mentre terminava di guarirlo

L'altro sospirò di sollievo, sentendo il dolore alla schiena svanire. 《Mi dispiace tanto. Ti ho cacciato in tanti di quei guai fin da quando eravamo bambini e tu hai sempre continuato a proteggermi. Vorrei ripagare almeno in parte questo debito…》
《Non temere. Io so come puoi iniziare.》 Rispose lui, iniziando a bisbigliare nel suo orecchio.


**


Aura aveva visto molti incontri di nobili quando era alla corte di Orzammar. Erano sempre carichi di sospetto ed arrivismo, ogni invitato che cercava di “tirare l'acqua al suo mulino”, come dicevano sulla superficie. E anche se non c'erano sotterfugi al tavolo dove sedeva, l'aria era così densa di nervoso da potersi fare a fette.
Arle Eamon era seduto a capo tavola, sua moglie e suo fratello accanto, e continuava a lanciare occhiate furtive a Runaan, che lo stava chiaramente ignorando: fissava il proprio boccale senza bere un sorso, mentre Alistair faceva scattare lo sguardo da una parte all'altra cercando di capire cosa era successo.
I signori del castello avevano invitato tutti loro a quella cena per discutere di quanto accaduto a Caer Oswin, ma solo lei, i due custodi, Wynne, Persephone, Cerere e Morrigan si erano presentati.

Non era sorpresa dell'assenza di Zevran, Sten o Micah, e neanche della strana elfa che avevano reclutato nella foresta o dell'enorme Golem Shale, però era strano non vedere Iselen o Leliana.
Per la presenza della strega invece non era sicura dell'esatto motivo, ma aveva ormai imparato che lei aveva sempre un piano in mente. Non agiva quasi mai di impulso.


《Grazie a tutti per essere venuti.》 Ruppe il silenzio Bann Teagan. 《La vittoria che Alistair, Lady Cousland, Lady Aeducan e l’incantatrice Wynne ci hanno portato a Caer Oswin è stato il primo passo per cercare di stabilizzare la situazione, ma Loghain e Howe non smetteranno di attaccare i Bannorn finchè non si sottometteranno o verranno annientati. Inoltre, La prole oscura è alle loro porte: ogni giorno muoiono più soldati e persone innocenti. Andando avanti così, il Ferelden verrà ridotto ad una distesa di macerie e cadaveri. Vi abbiamo convocato per discutere di una possibile strategia per impedire che questo continui.》
Arle Eamon annuì. 《È in mio potere chiedere che si tenga un incontro dei popoli al palazzo di Denerim per discutere la situazione del Ferelden. Tutti gli Arle, i Bann e i nobili più importanti dovranno presenziare. Sarà l’occasione per fare in modo che questa guerra civile finisca in modo da fronteggiare L’Arcidemone con un esercito unito. Quello che è successo ad Ostagar, a re Cailan, alla famiglia di Lady Cousland. Devono sapere tutti chi sono stati i colpevoli. Ma senza prove concrete nessuno di loro ci crederà.》

Aura vide Alistair stringere i pugni con forza e Persephone aveva indurito lo sguardo alla sola menzione di Howe. Capiva perfettamente come si sentivano, ma non smise di ascoltare l’Arle.
《Alistair, i custodi Mahariel e Surana, l’incantatrice Wynne e lady Cousland sono dei testimoni. Ma Howe è scaltro, saprà come volgere il favore dei presenti verso Loghain. È un generale dalla storica abilità militare e migliore amico di re Maric: non potremo intaccare la lealtà del popolo senza prove.》
《Nessuno ha pensato di inviare un messaggio alla regina?》 Domandò la nana, osservandoli tutti. 《So che è la figlia di Loghain, ma se fossi nei suoi panni cercherei di capire cosa è successo. Suo marito è morto, suo padre ha chiuso i confini e bloccato ogni aiuto estern  mentre la guerra civile e la prole oscura minacciano il regno. Forse ha solo dei sospetti, ma averla come alleata potrebbe essere un vantaggio.》

L'uomo annuì. 《Avete ragione Lady Aeducan, ma avremmo bisogno comunque di prove concrete. La regina non tradirà suo padre senza un motivo.》
《Beh in effetti…》 intervenne Alistair accarezzandosi la nuca. 《Noi stavamo pensando di poter trovare qualcosa di utile se tornassimo ad Ostagar.》

《Di che parli ragazzo mio?》 Chiese il Bann.
《Parlando con alcuni alleati di Bann Eremond abbiamo scoperto che re Cailan intratteneva una corrispondenza epistolare… inappropriata con l’imperatrice Celene. Pare che stessero discutendo di un possibile accordo per unire le casate reali del Ferelden e di Orlais. E a quanto pare Loghain ha trovato le lettere.》 Rispose Persephone. 《Non siamo certi che basteranno a convincere l'incontro dei Popoli, ma sarebbe una prova che il Teyrn ha lasciato morire re Cailan per vendetta.》

《Però a quanto pare le lettere sono ancora in un forziere ad Ostagar. Quindi dovremo tornare lì per essere certi di trovare qualcosa di utile.》 Concluse Alistair, osservando Runaan con aria tesa finchè il dalish non alzò un sopracciglio. 《Perché mi guardi così? Secondo me è una buona idea.》
L'altro custode sbarrò gli occhi per la sorpresa, così come gli altri presenti. 《Sei… sei sicuro? Perché in questi giorni abbiamo parlato di andare ad Orzammar per aiutare Aura a riprendersi il trono e reclutare i nani… non credi che questa deviazione potrebbe rallentarci?》 Chiese lui confuso, nonostante stesse cercando di mantenere un tono di voce sicuro e calmo, per quanto possibile. Non era abituato a vedere l'elfo così… disponibile.
Il più giovane annuì. 《Si Alistair, sono sicuro. Ho una faccenda di cui mi devo occupare nelle selve Korkari e non si può rimandare.》 Rispose il dalish secco.

Ad Aura parve di vedere un lievissimo accenno di sorpresa e soddisfazione ornare le labbra di Morrigan, che era rimasta immobile ad ascoltare tutto il tempo, ma Svanì appena la voce di Wynne tagliò il silenzio.  《Stai cercando di metterti nuovamente in pericolo, Runaan?》
Lui la guardò con aria sicura. 《Non preoccuparti Wynne. Dobbiamo solo trovare una cosa. Non sarà più pericoloso che andare di nuovo in mezzo a rovine infestate di Prole Oscura.》

L'anziana maga assottigliò gli occhi: non pareva convinta, ma lasciò stare per il momento. Neanche Aura era soddisfatta dalla spiegazione, ma sapeva già che il custode non avrebbe detto nulla.
Arle Eamon si rivolse nuovamente ad Alistair e Persephone. 《Siete certi che funzionerà? Quei mostri hanno invaso e demolito Ostagar ormai mesi fa, cosa avrebbe potuto impedirgli di distruggere anche quelle lettere?》
《Gli Alleati di Bann Eremond hanno detto che il forziere in cui si trovano era chiuso a chiave. Anche Loghain e i suoi uomini hanno avuto difficoltà a trovarlo e ad aprirlo; non penso che la prole oscura sia interessata.》 Provò a rassicurarlo la corvina.

L'uomo non sembrava ancora del tutto convinto, ma il ramato gli si avvicinò. 《Eamon, è la nostra unica pista. L'hai detto tu stesso: senza prove non potremo sperare che le nostre accuse reggano. Sappiamo che potrebbe essere un buco nell'acqua, ma se non tentiamo allora saremo tutti spacciati a prescindere. Poi, ci dirigeremo direttamente ad Orzammar dopo queste deviazione e aiuteremo Aura a riprendere il trono. Così avremo comunque abbastanza alleati da poter almeno provare a combattere L’Arcidemone nel caso l'incontro dei popoli non funzionasse.》
L'uomo sgranò gli occhi. Non aveva mai sentito Alistair fare un discorso tanto ponderato. Era sempre stato un ragazzo che seguiva le emozioni, e poteva vedere che questo suo tratto era rimasto, però ora sembrava riflettere di più su quello che diceva.
E vedendolo tanto vicino a Lady Cousland, Gli venne quasi da sorridere: non sapeva se fosse la sua influenza o quella di Lady Aeducan, ma quel ragazzo stava pian piano maturando. Chissà, magari si sarebbe reso conto del suo potenziale. Di quanto bene uno come lui avrebbe potuto dare al regno.


《Molto bene allora.》 Disse suo fratello, soddisfatto. 《Vi daremo tutte le provviste necessarie per il viaggio e aspetteremo il vostro ritorno prima di tenere l’incontro dei popoli. E spero che la prossima volta che ci vedremo, Lady Aeducan, sarà mio piacere salutarvi come degna Regina dei nani.》
La nana annuì, porgendogli un inchino rispettoso. Ormava mancava davvero pochissimo. In tutti quei mesi non aveva fatto altro che contare i minuti che la separavano dal ritorno a casa e dalla sua vendetta verso Bhelen. Prese un respiro profondo. Mancava poco. Mancava molto poco.
Stava per tornare a casa. Avrebbe vendicato Trian e suo padre e ripristinato il suo onore e il suo ruolo, anche se sapeva che avrebbe dovuto uccidere l'unico membro della famiglia che le era rimasto.


**


La mattina dopo si riunirono tutti per la partenza. Aida non sembrava affatto dispiaciuta all'idea di andare via, e Iselen era d’accordo con lei, visto che continuava a scambiare sguardi gelidi con l'arle e non perdeva mai di vista quel suo amico mago del sangue.
Zevran si stava lamentando sul fatto che gli sarebbe mancato il comodo letto della Locanda, mentre Shale e Sten mantenevano il loro atteggiamento distante e Morrigan aveva sempre la sua aria misteriosa addosso, anche se sembrava nervosa per qualcosa. Continuava a lanciare sguardi furtivi verso la schiena di Runaan.

L'unico che sembrava davvero dispiaciuto di lasciare il castello era Alistair, che stava stringendo la mano di Bann Teagan. Lui lo stava guardando con affetto.
Aura sentì una punta di invidia, ma la scacciò subito. Doveva solo aspettare qualche settimana e poi avrebbe potuto permettersi di ricordare e onorare la sua famiglia. Per ora, doveva restare concentrata.


Ci vollero quasi tre giorni per tornare nelle Selve Korkari, e come se il ritrovarsi di nuovo in mezzo ad alberi che producevano fruscii inquietanti e acquitrini profondi non fosse già abbastanza spiacevole, la situazione tra molti di loro era tutt'altro che rosea.
Wynne, Sten, Aida, Alistair e Persephone non avevano mai smesso di fissare torvi l'amico di Iselen, L'anziana maga in particolare lo guardava come un falco, quasi offesa dalla sua esistenza. Per questo Jowan non si era mai allontanato dall'elfo, avanzando con lui e persino dormendo vicino a lui e Invel.

Dal canto suo, lei non era rimasta impressionata da quel ragazzo. Sapeva che giudicare qualcuno a prima vista era un errore, lo aveva imparato a sue spese, però Jowan le comunicava solo stress, non minaccia. Si era nascosto dietro il custode tutto il tempo anche se si vedeva lontano un miglio che l'elfo non si sentiva bene: le occhiaie e il suo nervosismo bastavano a far capire che non stava dormendo, però il mago più alto non si era mai allontanato e aveva parlato solo con lui a bassa voce, come se volesse sparire. Comprensibile, vista la situazione, la spada di Sten era sempre pronta, ma da come quelli di superficie parlavano dei maghi del sangue si era aspettata qualcosa di molto più pericoloso.

Mise per caso un piede in un laghetto, sentendo l'acqua gelata entrare dentro la sua armatura e lo ritrasse con uno sbuffo infastidito e smettendo di pensare per concentrarsi sulla strada. Non sarebbe mai riuscita ad amare quei posti. Soprattutto quando scendeva la sera, come in quel momento.
Non c'era paragone con la foresta di Brecilian, nelle selve gli alberi non erano tanto grossi da farla inciampare con le radici, però non si sentiva a suo agio. Il silenzio era assordante, quasi innaturale, ogni volta che si voltava aveva l’impressione di vedere figure nascoste tra le fronde e, anche se era abituata a combattere nel buio delle vie profonde, tutti i cambiamenti di luce fra notte e giorno continuavano a mutare le ombre mantenerla sulle spine.
Avrebbe davvero voluto essere capace come Runaan o Morrigan: erano gli unici che non avevano mai messo i piedi nel fango o avevano preso un ramo d'albero in faccia. Avanzavano con grazie tra gli alberi, anche se la loro postura suggeriva che erano all'erta per qualche motivo.

Aveva studiato per anni i rivali di suo padre, sapeva riconoscere quando qualcuno era agitato e quei due lo erano, poteva scommettere sugli Antenati. Soprattutto perché Morrigan non aveva certamente partecipato all'incontro con Arle Eamon perché le interessava. Avevano qualcosa in mente, Runaan lo aveva detto molto chiaramente quando Alistair glielo aveva chiesto, e lei non era sicura di cosa pensare.
Sapeva che potevano cavarsela da soli, avevano ucciso un Alto Drago e abomini, e si sarebbero solo arrabbiati se avesse provato ad immischiarsi, ma tutti quei segreti non le piacevano. Sotterfugi e bugie erano sempre stati parte del suo ruolo di principessa e del suo futuro come consigliera di Trian, aveva imparato a convincerci e a muoversi tra essi, però il tempo passato sulla superficie le aveva fatto capire perché non aveva mai apprezzato le persone che si nascondevamo dietro trucchi e astuzie.


《Perché quel muso lungo principessina? Seccata di essere di nuovo tra noi comuni mortali?》 La prese in giro Micah, avvicinandosi con il suo ghigno storto.
La bionda alzò gli occhi al cielo. 《No. L'unica cosa che mi da fastidio sono i segreti che ci sono qui.》

Il ghigno sulla faccia della senzacasta si allargò ancora di più. 《Segreti dici? E io che pensavo che fossimo pronte a farci trucco e capelli a vicenda.》
Aura alzò un sopracciglio. 《Micah, se sai qualcosa…》 Ma fu interrotta dal Dalish.

《Ok. Direi che possiamo fermarci.》 Disse infatti, osservando il cielo ormai trapuntato di stelle.
《Sei sicuro? Forse dovremmo proseguire ancora un po'. Così arriveremo prima ad Ostagar.》 Rispose Alistair, ma il biondo scosse la testa.
《Più ci addentriamo nelle Selve e più possibilità avremo di incontrare prole oscura. Essere troppo stanchi durante uno scontro potrebbe ucciderci.》


Molti di loro annuirono, iniziando a prendere i sacchi a pelo e a cercare un posto in cui accamparsi, anche se nessuno pareva tranquillo. Iselen teneva il bastone alzato per illuminare il territorio, come Wynne, e Jowan si guardava intorno nervoso, mentre Shale si era seduta con versi poco tranquilli. Persephone, Sten e Zevran avevano le armi in pugno, così come Leliana e Micah, nonostante lei avesse ancora la sua aria strafottente, e poteva giurare di aver visto Aida annusare l'aria come Cerere e Invel.

Alistair stava preparando il proprio giaciglio senza mai smettere di guardarsi intorno e Runaan stava accarezzando l'impennaggio di una freccia.
Aura a sua volta aveva stretto l'elsa del suo spadone per sicurezza. Nulla si muoveva attorno a loro, non si sentiva nemmeno il fruscio delle foglie o i movimenti di qualche animale. L'aria stessa pareva immobile.
Si sdraiò, ma rimase in allerta, la mano stretta sulla sua fidata lama. Man mano che i minuti passavano, sentì alcuni dei suoi compagni cedere al sonno, anche se nessuno di loro aveva lasciato andare le armi, però lei non si azzardava a chiudere gli occhi, ignorando la stanchezza anche se era difficile.
Il suo istinto di sopravvivenza le stava dicendo che era in pericolo, che qualcosa non andava, ma ormai le sue palpebre stavano gravando pesanti.

Reclinò il capo, sentendo ormai il tepore del sonno avvolgerla, ma un verso terrificante le fece drizzare i capelli in testa e sbarrare gli occhi.
Si districò più in fretta che potè dal sacco a pelo, venendone fuori giusto in tempo per vedere un gruppo di Shriek arrivarle addosso con artigli e Zanne snudati
Caricò il più vicino senza nemmeno pensarci, spaccandogli il cranio con la lama del suo spadone e creando una fontana di sangue che le imbrattò i vestiti


Uno degli altri prole oscura Provò ad attaccarla dal fianco, ma una barriera innalzata da Wynne lo respinse e Alistair e Persephone, ora svegli, gli arrivarono subito addosso, trapassandogli il costato con le loro spade.
Altri due Shriek tentarono di attaccare il ramato e la corvina, ma le frecce di Aida e Leliana li uccisero senza difficoltà, l'elfa che emetteva ringhi sommessi simili a quelli di una bestia, mentre Zevran, Micah e Morrigan ne facevano fuori un altro.

Aura si girò quando sentì un'altra di quelle urla agghiaccianti, ma vide un altro prole oscura venire buttato a terra da un fulmine di Jowan, per poi essere impalato da una lama di ghiaccio di Iselen, e Runaan, Sten e Shale avevano smembrato l'ultimo di quei cosi.
《Ne arrivano altri?》 Chiese al dalish.


Lui fece per rispondere, ma un rumore alle sue spalle lo fece scattare all’inseguimento di una figura scura che stava cercando di sfuggire tra i cespugli.
《Invel, prendilo! Non farlo fuggire!》 Ordinò il mago al suo mabari, lanciandosi a sua volta all’inseguimento insieme ad Alistair
Aura li inseguì, tenendo d'occhio la macchia di pelo bianco del mabari, che superò il Dalish e balzò addosso alla figura, che crollò a terra con un gemito.

Runaan incoccò una freccia, pronto a ucciderlo, ma poi sentì uscire dalla sua gola una voce familiare. Troppo familiare.
《Le… lethallin.》 Disse, alzando due occhi lattiginosi  verso di lui. Il Vallaslin azzurro in rilievo sulla pelle.
Il custode elfico fece cadere l'arco e sentì il fiato mozzarsi nella sua gola.  《Tamlen!》
   
 
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