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Autore: 365feelings    07/09/2009    4 recensioni
-Naruto, ormai sono abbastanza grande per affrontare la realtà: se n’è andato, per sempre. L’ho capito sai? Ho sempre continuato a sperare che alla fine di tutto tornasse, ma non è accaduto…e io…io me ne sono fatta una ragione.-
-No Sakura, tornerà.-
Perché ne era così convinto? Perché?
Era così atroce sentirlo pronunciare quella singola e distruttiva parola con una voce tanto ferma e seria. Era così dannatamente pericoloso per lei starlo ad ascoltare, rischiava di cadere, ancora.
-Ti prego, basta. Non voglio più illudermi che un bel giorno lui varcherà le porte di Konoha. L’ultima volta che l’ho visto, durante la guerra, ho capito che è cambiato. Non si può tornare indietro, il team 7 non c’è più, è solo un ricordo. Quando ero bambina ho sprecato la mia infanzia a farmi vane illusioni per il futuro, poi ho sprecato la mia adolescenza a ricordare il passato. Ora sono adulta, ho delle responsabilità e la gente conta anche su di me da quando sono stata nominata Sennin: non posso più perdere tempo, non me lo posso permettere. Il passato è passato, è una storia chiusa, un libro consunto da rileggere quando si è vecchi e la vita è finita. Ora scusami, torno al lavoro.-, argomentò con l’amaro in bocca.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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With or without you

 

 

 

Sbadigliò sonoramente con in mano una tazza di the davanti a delle cartelle mediche malamente sparpagliate sul tavolo.
Era la terza, o la quarta?, volta che rileggeva la prima riga del fascicolo che la fronteggiava, ma non riusciva a coglierne il senso. Le lettere, stampate il nero e in piccolo, si susseguivano ininterrottamente come gli anelli di una catena senza prendere però forma nella sua testa. Le parevano buttate lì a caso, solo per farle il dispetto di tenerla sveglia fino alle tre del mattino dopo un complicato intervento chirurgico.
Rassegnata scosse la testa, l’inchiostro sul foglio che ai suoi occhi affaticati aveva iniziato a sparire, e posò la tazza sull’angolo più lontano della scrivania, dove non c’erano fogli, dove non correva il rischio di rovinare qualcosa.
Arcuò la schiena per liberarla dalla scomoda posizione eretta che aveva mantenuto fino ad un attimo prima e senza curarsi della luce accesa, si addormentò, appoggiando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo.
Che andassero al diavolo quelle scartoffie, aveva bisogno di riposo lei e indistintamente, prima di perdere coscienza, come un lampo, il pensiero di seguire la strada di Tsunade e andarsene, le lampeggio nella mente.
Il nulla dei suoi sogni venne disturbato da un molesto e ritmico rumore, che di immaginario aveva ben poco. Da quant’è che stava dormendo? Un’ora? Due? O un minuto? Non ne aveva la più pallida idea, ma ormai si era inevitabilmente svegliata: c’era qualcuno, qualcuno che bussava alla porta.
-Avanti.-, borbottò passandosi una mano sul volto.
-Sakura! Ti ho disturbata?-, esordì allegramente Naruto entrando, sorridente già di primo mattino.
-Uhm…no.-, rispose, la voce ancora impastata dal sonno.
-Vieni, andiamo a farci un giro. Non sta bene che tu rimanga sempre chiusa qua.-
Senza protestare, era il sonno che l’ammansiva così, lo seguì attraverso il dedalo di corridoi della struttura ospedaliera fino ad arrivare all’esterno dove una ventata d’aria fresca le procurò un po’ di sollievo aiutandola a riprendersi.
Per le strade c’era ancora poca gente, per di più lavoratori e ninja, e il silenzio, cosa assai rara in quella nuova Konoha ricostruita sulle macerie di quella distrutta dall’invasione durante la guerra, sembrava essere infranto solo dai loro passi.
Stancamente camminava al fianco dell’amico dandosi un buffetto ogni tanto per restare sveglia: era proprio ridotta male.
-Ho fatto bene ad affidare l’ospedale a te.-, disse all’improvviso il neo Hokage, guardandola.
-La salute prima di tutto.-, replicò.
-Si, la salute…Tu stai bene?-
-Io? Si.-
Lui annuì grave e lei nonostante i sensi ancora intorpiditi fiutò qualcosa nell’aria, qualcosa che non preannunciava niente di buono.
-Sakura, sono stupido, non cieco. C’è qualcosa che ti turba.-
Ecco, lo sapeva. Nemmeno di primo mattino poteva stare tranquilla.
-N-no, ti sbagli.-
-Pensi ancora a lui, vero?-
La domanda, così improvvisa e diretta, la spiazzò: sobbalzò e sgranò gli occhi concentrando l’attenzione su un punto imprecisato della volta azzurrina.
Si.
-No.-
Bugiarda.
-Tornerà.-
-Naruto, ormai sono abbastanza grande per affrontare la realtà: se n’è andato, per sempre. L’ho capito sai? Ho sempre continuato a sperare che alla fine di tutto tornasse, ma non è accaduto…e io…io me ne sono fatta una ragione.-
-No Sakura, tornerà.-
Perché ne era così convinto? Perché?
Era così atroce sentirlo pronunciare quella singola e distruttiva parola con una voce tanto ferma e seria. Era così dannatamente pericoloso per lei starlo ad ascoltare, rischiava di cadere, ancora.
-Ti prego, basta. Non voglio più illudermi che un bel giorno lui varcherà le porte di Konoha. L’ultima volta che l’ho visto, durante la guerra, ho capito che è cambiato. Non si può tornare indietro, il team 7 non c’è più, è solo un ricordo. Quando ero bambina ho sprecato la mia infanzia a farmi vane illusioni per il futuro, poi ho sprecato la mia adolescenza a ricordare il passato. Ora sono adulta, ho delle responsabilità e la gente conta anche su di me da quando sono stata nominata Sennin: non posso più perdere tempo, non me lo posso permettere. Il passato è passato, è una storia chiusa, un libro consunto da rileggere quando si è vecchi e la vita è finita. Ora scusami, torno al lavoro.-, argomentò con l’amaro in bocca.
-Tornerà se noi ci crediamo ancora, tornerà. Me l’ha promesso quel dannato teme e le promesse lui le mantiene.-, replicò Naruto con un moto di stizza nella voce.
Ma lei se n’era già andata, le mani sulle tempie a massaggiarle, un mal di testa improvviso e un familiare dolore al petto.
Ecco, ora le sarebbe toccato ricominciare tutto da capo.
Aveva impiegato anni ad autoconvincersi che lui era una storia chiusa, che doveva dimenticarlo per se stessa, per la sua sanità mentale, per il suo cuore che sarebbe ceduto ad un’altra delusione.
E quel “Tornerà” che le rimbombava in testa le riportava alla mente ricordi aveva chiuso dentro di sé.
“Abbiamo sprecato tempo parlando.”, “Sei insopportabile”, “Sei noiosa.”, “Grazie”.
No, basta, non poteva, non doveva, ricordare e allora via con l’ospedale, tra le mille cartelle cliniche, la scartoffie a non finire e pazienti da operare, tutto pur di non pensare a lui. Tutto.
All’improvviso l’idea di seguire l’esempio di Tsunade e andare via da Konoha non le parve poi così improbabile.
Perché con o senza lui, non riusciva a vivere: era comunque un inferno.


Madara giaceva senza vita sul terriccio sporco di sangue. I tre ninja ansimavano stanchi illuminati dai pallidi raggi del sole. Avevano vinto. Sakura riuscì a ad appoggiarsi alla corteccia di un albero prima di svenire per il troppo chakra usato, Naruto si distese a terra con il suo inconfondibile sorriso e Sasuke si appoggiò sulla katana impiantata nel terreno. “Ragazzi, abbiamo vinto!” “Non gridare dobe.” A fatica il biondo si alzò e raggiunse il vecchio compagno di squadra. “Hey, io e te abbiamo una faccenda da sistemare.” “Non mi risulta.” “Stronzo!” In lontananza apparvero i membri del team Heibi e il moro si mosse nella loro direzione. “Non mi ignorare! Dove pensi di andare?! Non scappare! Torna qui!” Nonostante tutto lo sbraitare del ragazzo Sasuke non si fermò, né si voltò, semplicemente continuò a camminare. “Naruto, non sto scappando. Un giorno tornerò. Fino ad allora prenditi cura di lei.” Poi sparì. “Brutto teme! Non è finita qui!”, ma sulle labbra il futuro Hokage di Konoha aveva di nuovo il sorriso.

 

   
 
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