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Autore: pansygun    01/06/2022    0 recensioni
Storia scritta in tempi remoti per il concorso letterario nazionale "Carlo Alberto Dalla Chiesa".
Tranquilli: non ho vinto un ca**o, se non una menzione. E a me è andata bene così.
Scrittura acerba, io vi avviso!
Genere: Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Sono un guerriero e nella mia vita ho sempre cercato di seguire la Luce.
Ho tradito, ho mentito. Ho deviato dal cammino, ho corteggiato le tenebre.
Si possono fare mille passi ma solo uno di quelli è capace di portarti nell’abisso e distruggere tutto ciò che avevi compiuto in passato.
Quattro commenti hanno sempre scandito il mio tempo:
hai agito in maniera sbagliata.
Sei troppo vecchio per cambiare.
Tu non sei buono.
Non te lo meriti
Una volta ho guardato il cielo e ho udito una voce: “tutti possono compiere cose sbagliate; tu sei perdonato, ma io non posso forzare questo perdono. Tu dovrai trovare il giusto cammino.”
Così ho deciso di riscattare i miei errori. Ho camminato per valli e brughiere. Ad ogni passo ho sentito la terra che mi parlava ed io le sussurravo domande.
Io e lei, soli.
Riposando sotto un albero nodoso, in un caldo meriggio d’estate, ho ripensato alle poche cose giuste che avevo fatto, a quanti popoli e persone avevo incontrato lungo il cammino:
ho combattuto al fianco degli eserciti di Francia, aiutato contadini tedeschi.
Ho miscelato i colori per uno squattrinato pittore italiano.
Ho visto piramidi millenarie, la sabbia dorata, la fertile valle del Tigri.
Ho scortato un mercante nelle ricche terre delle Indie.
Attraversavo montagne e deserti e sentivo il respiro del Mondo, il lieve sussurrare delle foglie, che conversavano tra loro, nei venti, come le donne del mio paese al mercato.
Mi ci sono voluti anni, ne è valsa la pena.
Sono solo un Bretone che torna al suo villaggio. Passo per i vicoli e non riconosco nessuno. Nessuno mi riconosce.
Tutto è molto triste: tanti anni passati in terre straniere e ora mi sento uno straniero in casa mia.
Tanti anni tra armi e zappe.
Tanti anni tra pennelli e sabbia.
Tanti anni tra polveri ori e spezie.
Sono stato e ho veduto molti luoghi, sono stato molte persone.
Sono stato. Ho vissuto.
Ho perduto i capelli, la mia barba è ormai bianca. Quando partii ero giovane, bello e forte. Non solo il viaggio mi ha segnato, ma anche le persone.
Sono un guerriero francese, un contadino tedesco, un pittore italiano.
Sono un cammelliere, un commerciante di spezie.
Sono un Bretone che ora è a casa, nel suo villaggio. Un villaggio piccolo e chiassoso. Non come il Mondo, non come la terra tiepida d’Italia. Non come i miliardi di granelli di sabbia del deserto.
Ho riscattato la mia condotta, ho abbracciato ideologie.
Forse qui non mi riconoscono perché mi appoggio a un bastone e vesto di sacco. E seduto su questo ceppo guardo il piccolo Mondo frenetico, che non conoscerà mai pace, neppure con la morte.
Ma io sono pronto ad un nuovo viaggio, chiudendo gli occhi e stringendo sul petto il mio povero crocefisso di legno.
   
 
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