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Autore: Feisty Pants    03/06/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 25

Axel e Nairobi, finalmente insieme anche se in una situazione non ottimale, si accordano cautamente sul da farsi. Axel, per prima cosa, dona dei vestiti da agente della sicurezza a Nairobi, andando a rivestire l’uomo che lei aveva aggredito nel bagno.

“Ti posso assicurare Leroy! Qualcuno mi ha aggredito e rinchiuso nel bagno! Mi fa ancora male la testa!” comunica l’uomo massaggiandosi la nuca, indicando il punto in cui Nairobi l’aveva afferrato.

“Guarda, è tutto bagnato e c’è anche il segno della tua scarpa strisciata. Devi essere scivolato e di conseguenza aver picchiato la testa. Vai a riposarti, ti assicuro che è tutto sotto controllo!” lo rassicura Axel, mentendo sull’accaduto. Il giovane, infatti, aveva somministrato una dose di sonnifero all’uomo in modo da avere il tempo di rivestirlo, allagare il pavimento e lasciare l’impronta della scarpa sulla superficie bagnata in modo da creare un vero e proprio alibi.

Questo comportamento dimostra a Nairobi la fragilità del figlio e la sua necessità di mettersi in salvo per tornare dalla donna amata e dal futuro neonato.

“Ok, allora” inizia Nairobi intenzionata nello spiegare ad Axel la posizione del casolare dei Dalì nascosto nel bosco. Axel, infatti, aveva deciso di uscire e avvertire la banda in modo da non destare sospetti nel continuo andirivieni di Nairobi.

“Come fai a fidarti di me?” domanda Axel stranito dall’estrema fiducia ripostagli dalla madre. La donna si limita a sorridergli e, con delicatezza, ad accarezzarle quella guancia morbida che aveva sognato per troppo tempo.

“Perché sei mio figlio. Come posso non fidarmi di te? Sono io quella che deve conquistare la tua fiducia” risponde Agata commossa, specchiandosi in quegli occhi neri come la pece ma estremamente brillanti e lucenti.

“Promettimi…” esordisce Axel, stringendo le mani della madre nelle proprie in gesto di preghiera.

“Promettimi che quando questo sarà tutto finito noi non ci perderemo mai più” aggiunge il venticinquenne turbato, segnato da un passato che lo ha traumatizzato.

“Ti ho già perso una volta. Sei il mio cuore Axel! Usciremo di qui e vedrai che cambierà tutto” giura Nairobi stringendosi la sua mano al petto dimostrandogli, grazie alla vicinanza al cuore, di non potersi mai più separare da lui.

Axel esce dal museo in tutta tranquillità, sapendo di potersi muovere in piena autonomia senza destare sospetti. L’avere ritrovato la madre, però, gli provoca una certa ansia che lui spera di non mostrare con il conseguente rischio di mandare all’aria l’intero piano.

Per questo motivo il ragazzo si distrae al cellulare, saluta qualche collega guardia e finge di mandare un messaggio. Il cuore, però, gli batte all’impazzata e il respiro si fa più affannato a causa dell’incontro che a breve avrebbe intrattenuto. Giunto nei pressi del casolare, il ragazzo viene immediatamente bloccato da due alleati di Sergio che cercano di capire le intenzioni del forestiero.

“Meravigliosa questa foresta vero? Mi saprebbe indicare la strada più veloce per raggiungere il centro della città?” domanda uno degli uomini di Sergio, fingendosi un turista per capire le intenzioni di Axel.

“So chi siete e devo parlare con il professore immediatamente. Io sto con voi!” sussurra a bassa voce Axel, guardandosi intorno furtivo con il timore di occhi indiscreti.

Gli alleati del professore inviano subito un messaggio al proprio capo e, una volta ricevuto l’ok, ammanettano l’estraneo e gli coprono gli occhi con una fascia onde evitare di mostrargli il percorso per raggiungere il casolare.

“Chi ha detto di essere?!” chiede preoccupato Sergio, intimorito dall’idea di avere una spia dei rapinatori a pochi centimetri dal suo naso.

“Ha detto di voler parlare con te e di stare dalla nostra parte” risponde l’aiutante di Sergio, per poi togliere la benda ad Axel che può finalmente aprire gli occhi. Il ragazzo si guarda attorno emozionato, analizzando la meraviglia organizzativa di quella banda che aveva in parte odiato e amato.

“Cosa ti guardi in giro?! Chi sei?!” lo aggredisce subito Palermo, afferrandogli la mandibola e scrutandolo negli occhi neri come la pece.

“Non ho tempo di spiegare! Dobbiamo agire! Io e Nairobi abbiamo un piano…” apre bocca Axel, intenzionato a non perdere tempo, seppur interrotto da una miriade di domande.

“Nairobi?! E come sta?! Come fai a sapere di lei?!” lo interroga Bogotà avvicinandosi a lui con ansia.

“Aspettate…” lo ferma Tokyo spostando l’omone davanti a sé e indicando la targhetta attaccata alla tuta del ragazzo.

“Sei quello stronzo che ha cercato di rapire nostra figlia!” urla Tokyo furente, riconoscendo il nome Leroy.

La donna viene fermata da Raquel e dal professore che la invitano a calmarsi, seppur d’accordo con la sua esclamazione.

“Posso spiegare tutto! Io sono Leroy, ma non è il mio vero nome!” cerca di parlare Axel, impanicato dalla situazione e dal poco dialogo con i Dalì.

“Col cazzo che ascolterò quello che hai da dire! Ora ti farò andare all’inferno!” lo minaccia anche Rio, bloccato a sua volta da Helsinki.

“Insomma, io ho dovuto essere Leroy, ma sono Axel e voglio solo salvare la mamma e la mia famiglia!” sbotta il falso Leroy, lasciando tutti senza parole.

I presenti si ammutoliscono e anche i due adulti infervorati smettono di dimenarsi.

“Stai giocando con fuoco, non scherzare su Axel!” lo ammonisce Helsinki, avvertendo una ferita aprirsi in onore della migliore amica.

“Se hai intenzione di impressionarci con le vicende personali di Nairobi, sappi che non ci caschiamo!” si aggiunge il professore, leggendo in modo sbagliato quella sincera dichiarazione.

“No! State zitti e fermi!” sbotta Bogotà, facendosi strada di fronte al ragazzo, finendo per fissarlo intensamente negli occhi. Impossibile non riconoscere il medesimo colore nero e la profondità di sguardo della sua Agata. Nairobi aveva donato al figlio la parte più bella di sé e, nonostante la separazione, continuava a vivere in lui grazie a una somiglianza fisiognomica impressionante.

“Sei veramente tu… Axel!” si aggiunge anche Tokyo, inginocchiandosi e riconoscendo il medesimo dettaglio scrutato da Bogotà.

La donna, istintivamente, si getta sul giovane e l’abbraccia forte. La storia di Axel, il dolore di Nairobi e il ricordo di quel bambino strappato alle cure materne, l’avevano reso anche suo figlio.

“Come ti senti? Come sta Nairobi? Come stanno i ragazzi?” lo bombarda di domande Bogotà, liberandolo dalle manette e porgendogli un bicchiere d’acqua.

“Stanno tutti bene, per ora. Il capo non so quanto reggerà questa situazione. Vi sta aspettando per imprigionarvi tutti e il tempo è davvero poco” esordisce Axel, raccontando in poche parole la propria storia, il ricatto verso la sua famiglia e l’accordo con Nairobi. Il discorso convince immediatamente il gruppo che, però, non riesce a palesarsi il volto di quel folle che li odiava a tal punto da torturare i loro figli e creare un piano di quella portata.

“Che cosa consigli di fare?” chiede il professore, abbassando il cappello e permettendo al giovane più esperto nella situazione, di mostrargli la propria idea.

“Devo cercare di farvi entrare, in modo da poter attaccare dall’interno quando meno se l’aspettano” risponde Axel guardando negli occhi la sua nuova famiglia e provando una sensazione di calore mai avvertita prima.

“Una sorta di cavallo di troia insomma…” commenta il professore sistemandosi gli occhiali, per poi prendere carta e penna e scarabocchiare su un foglio.

“Esatto” risponde Axel sfoggiando un brillante sorriso, felice di avere degli alleati per liberarlo da quella condizione.

Il professore ipotizza il proprio piano consultandosi attentamente con Axel che, a conoscenza del luogo, permette alla banda di ricostruire ogni piccolo centimetro del falso museo. Il ragazzo aiuta a disegnare le stanze, le camere che tengono rinchiusi i ragazzi, i sotterranei e le cabine di comando dove si trovavano Ramon e Nairobi. Il ragazzo si prende dell’ulteriore tempo per illustrare al professore le varie sicurezze e gli stratagemmi messi in atto dal capo per poter classificare il luogo come museo vero e proprio. Spesso giungevano controlli e ispezioni ma, in vista di quelle occasioni, venivano nascosti tutti i documenti risalenti ai Dalì e il museo finiva per trasformarsi in una qualsiasi mostra d’arte.

“Tu dici che ce la faremo? Lui non sospetterà nulla?” domanda il professore dopo più di un’ora di lavoro, guardando una serie di scarabocchi dove pare trasparire la prossima mossa vincente.

“Assolutamente sì. Lui si fida troppo di me! Sono il suo braccio destro, mi ha in pugno e sa che non rischierei mai di perdere la mia famiglia per aiutarvi” lo tranquillizza Axel, squadrando convinto gli appunti.

“E Nairobi? Lui sa che è tua madre? Sa che tu potresti volerla salvare e incontrare?” si intromette Bogotà, dubbioso per quanto appena affermato.

“Lui ha cercato di farmi odiare Nairobi… e per un po’ di tempo devo ammettere di esserci cascato. È per questo motivo se ho portato i ragazzi nella tana del lupo e non smetterò mai di chiedervi perdono” risponde Axel addolorato, abbassando il capo in segno di pentimento per il proprio comportamento.

“Mi è bastata qualche parola con Nairobi, uno sguardo sincero e un abbraccio… per capire che in realtà non si può odiare la propria madre” conclude poi lui, ritrovando la forza per alzare il volto e sorridere ai presenti, ormai sicuro della propria posizione.

“Perfetto, ora ci spiegate il piano?” si intromette impaziente Palermo, mettendosi a braccia conserte dinanzi al professore in attesa di sue notizie.

Sergio, incoraggiato da Axel stesso e da Raquel sempre al suo fianco, si aggiusta gli occhiali da vista con il solito tic caratteristico e inizia la spiegazione.

“Tutti voi penso conosciate la storia del cavallo di Troia. Un inganno architettato da Ulisse per espugnare Troia dopo anni e anni di assedio. Noi, proprio come Ulisse, non faremo altro che riproporre la sua idea, con la differenza che non creeremo un vero e proprio cavallo, ma passeremo attraverso l’aiuto di Axel. Axel è il braccio destro del loro capo che mai si aspetterebbe un suo tradimento. Il piano sarà strutturato in due modi: inizialmente alcuni di noi cercheranno di entrare con qualche stratagemma, con l’intento di farci scoprire e catturare. Tutti, infatti, sanno che siamo qui e stiamo studiando un modo per entrare” si ferma un attimo Sergio sistemandosi nuovamente gli occhiali, per poi continuare.

“Una volta catturati, daremo loro varie informazioni e sarà lo stesso Axel a interrogarci minacciosamente. Si aprirà poi la seconda fase. Axel spiegherà al suo capo di un ennesimo controllo al museo che effettueranno alcuni nostri colleghi vestiti ovviamente da poliziotti e controllori. Sarà il capo stesso ad aprirci le porte e, fidandosi di Axel, non dubiterà mai di lui” conclude il professore lasciando la banda in un’aura di silenzio per permettere loro di elaborare le informazioni.

“Io ci sto… però sia chiaro: io voglio entrare e riprendermi i ragazzi!” si inserisce Tokyo, desiderosa di mettere piede il prima possibile in quel dannato museo.

“Alcuni di noi dovranno farsi “catturare”, ma non voglio mettere in mezzo troppa gente, quindi ascoltami bene Tokyo: segui il piano e non agitarti!” la placa immediatamente il professore, avendo letto un barlume di follia e iperattività negli occhi scuri della donna.

“Io voglio salvare mia figlia e mi prenderò tutte le responsabilità del caso! Non me ne frega nulla della mia vita, la rischierei anche subito!” ribatte lei inasprita da quell’avvertimento che le rende il sangue amaro.

“Quello che rischia di più in questo momento è Axel! Tutto quello che dobbiamo fare è per tutelare anche lui!” si inserisce Bogotà, dimostrandosi paterno e affettuoso nei confronti del figlio della moglie.

Il piano sembra ormai concordato e, mentre tutti si disperdono nell’abitazione, Axel si ferma a scrutare attentamente il marito di sua madre, colpito dalla premura appena rivoltagli.

“Perché mi fissi ragazzino?” chiede Bogotà accendendosi una sigaretta, intimidito da quello sguardo diretto che sente su di sé.

“Come fai a fidarti di me? Ho torturato tuo figlio, volevo catturarvi e ho odiato mia madre” spiega Axel abbassando il capo, non riuscendo ancora a deporre il senso di colpa che lo attanaglia.

“La tua ragazza è incinta vero?” domanda Bogotà cambiando argomento.

Axel non comprende la richiesta ma, fiducioso nel nuovo parente, risponde senza timore:

“Sì… e la vedo di rado, sempre più preoccupato per quella pancia che cresce e che rischia il proprio futuro”

“Hai visto? Ti sei già risposto. Nel momento in cui stai per diventare genitore fai di tutto per proteggere i tuoi figli. Io sono stato un coglione… ne ho fatti 7 prima di conoscere tua madre e mi limitavo a mandare assegni di mantenimento. Non sono mai stato un padre esemplare, ma li ho comunque amati e rispettati. Per questo mi fido di te: alla fine sei anche tu mio figlio” afferma con tranquillità Santiago, buttando via il mozzicone di sigaretta e portando le braccia conserte.

“Che cosa hai appena detto?” domanda Axel avvertendo un tuffo al cuore, non aspettandosi delle parole così intime e profonde.

“Mi hai sentito e te lo posso ripetere all’infinito. Non sempre serve la biologia. Io amo tua madre e lei non ha mai smesso di portarti nel cuore, a vivere con lei qualsiasi cosa. Mi ha parlato talmente tanto di te che potrei riconoscerti nei o cicatrici. So che non hai mai avuto una vera famiglia Axel… ma noi ti stavamo cercando da troppo tempo e ora che sei qui non rinunceremo a te” si ammorbidisce il capo famiglia, sorridendo al giovane che, commosso, gli si avvicina desideroso di un abbraccio.


L’uomo stringe Axel tra le braccia, facendogli assaporare un contatto paterno che non aveva mai conosciuto.

“Non preoccuparti Axel. Salveremo la mamma, i tuoi fratelli, Victoria e il tuo bambino” conclude Bogotà, per poi godersi quel momento che, in qualche modo, lo lega virtualmente ad Agata.
  
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