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Autore: Ahimadala    04/06/2022    3 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era stranamente nervoso ed eccitato all'idea di vederla. Gli aveva chiesto di andare a casa sua all'improvviso, senza  nessun apparente motivo.

E lui era letteralmente schizzato giù dal divano, catapultandosi nel camino in tempo record. 

Di cosa voleva parlargli?

Che domanda stupida si disse mentre le fiamme lo avvolgevano.

Ovviamente avrebbero discusso del suo segreto, della notizia che era stata riportata dai giornali, di come fare per ripulire il nome di Hermione e convincere il mondo che no, non era sotto l'effetto di una maledizione imperio. Nè tantomeno c'era una relazione romantica di qualsiasi tipo tra di loro... 

Sperava solo che si fosse dimenticata di ciò che aveva probabilmente letto nella sua mente il giorno del processo, del fatto che trovasse il suo profumo invitantemente dolce e il suo corpo così piccolo e fragile tra le sue braccia.

E, soprattutto, avrebbe dovuto mantenere alte le sue barriere.
Hermione non doveva sapere che non aveva fatto altro che pensare a quell'abbraccio per i giorni che avevano seguito il processo, fermandosi solo per qualche occasionale litigio con suo padre.

Appena i suoi occhi la misero a fuoco, una forza dirompente, alla quale non si era affatto preparato, assalì la sua mente prima che avesse la benchè minima occasione di prepararsi.

Hermione corse tra i suoi pensieri e ricordi, sorvolando rapidamente gli eventi degli ultimi giorni e puntando direttamente a quelli riguardanti il modo in cui aveva scoperto del suo segreto. 

Rivide se stesso quel giorno a casa di lei,  quando aveva sbirciato tra la sua posta scoprendo la lettera di quello strano dottore. Percepiva l'ansia e il nervosismo di Hermione all'interno della sua stessa mente, e la rapidità con cui scavò tra i suoi ricordi rischiò di fargli mancare il respiro.
La grifoná seguí tutto il filo delle sue ricerche sul dottor Friedrich e infine arrivò al giorno del processo.
Vide che intensa meditazione fece quella mattina per prepararsi alla sua presenza, soffermandosi qualche secondo su quel momento prima di schizzare ancora in avanti, fino ad adesso.

Quando scivolò fuori entrambi rimasero immobili a fissarsi con il fiato pesante. 

"Scusa" disse Hermione, con voce tremante. "No- non sei stato tu. Ma dovevo saperlo".

Continuò fissarla mentre cercava di capire cosa fosse successo.
Aveva letto nella sua mente alla ricerca di qualcosa di specifico, ma cosa?  

Mentre riprese fiato, con le mani di Hermione che lo invitavano a prendere posto sul divano, riuscì a balbettare "Non sono stato io a fare cosa, precisamente?"

Hermione prese un respiro profondo, come per calmarsi, ma nonostante tutto  la sua mano continuò a tremare mentre afferrava una delle lettere sul tavolino, porgendogliela.

Per un momento credette che si trattasse della lettera che lui stesso aveva mandato, tuttavia la carta era logora e consumata e gli bastò un semplice sguardo per notare che non si trattava della sua calligrafia.

La lesse con estrema lentezza, non capendo molto di ciò che vi era impresso.

Era firmata dal dr. Friedrich, lo stesso dottore su cui aveva curiosato nelle ultime settimane.

Alzò lo sguardo con aria interrogativa verso di lei.

"Sei l'unico che lo sa, Malfoy" ripetè Hermione, scandendo le sillabe con tono quasi solenne. "L'unico".

Continuò a fissarla senza capire che cosa volesse realmente dire. Riabassò poi lo sguardo verso la pergamena.

"I- i tuoi genitori?" chiese, cercando di capire qualche fosse il collegamento tra sé stesso e quella lettera.

Hermione gli strappò la pergamena dalle mani, lasciandosi andare sul divano. "É-è una lunga storia, ma non sono loro il punto" sospirò.  

Dracò apri la bocca molto lentamente, quasi trattenendo il respiro, incerto su cosa lei volesse ed allo stesso momento terrorizzato di dire o fare la cosa sbagliata.
L'unica cosa di cui era certo era che  voleva restare.
E lei aveva bisogno di aiuto, perciò l'avrebbe aiutata. Qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto di fare, l'avrebbe fatta.

Non sapeva cosa fosse successo in quel secondo in cui aveva sentito la presenza di Hermione Granger scivolare nella sua mente, ma osservando adesso le sue pupille dilatate e le sue guance rosa, ed ascoltando il ritmo dei suoi veloci respiri, sentiva che avrebbe fatto qualunque cosa lei gli avesse chiesto.

Oh, cazz-

Fortunatamente, quello sconveniente e deplorevole flusso di pensieri fu interrotto da Hermione stessa.
Si sforzò di concentrarsi sulle parole che lasciavano la sua bocca e non sul battito accelerato del proprio cuore e sul fastidioso calore del piccolo salotto.

Il fiume di parole che lasciarono la bocca della grifona nel giro di pochi minuti lo asfissiò.

Si rese conto che ciò che credeva fosse una grande scoperta e rivelazione sul suo conto, ovvero che fosse una legilimens, era in realtà solo la punta dell'iceberg.

Era in questo stato perchè aveva obliviato i suoi geniotri e poi aveva provato ad invertire l'incantesimo?

E aveva deciso di tenere la cosa segreta perchè un tipo inquietante al San Mungo aveva cercato di drogarla per studiare il suo cervello?

E questo tipo sembrava improvvisamente essere sbucato fuori dal nulla proprio dopo lo scandalo sui giornali?

Scosse la testa, cercando di mettere insieme tutto quanto, fissandola adesso come non aveva mai fatto.

Tutto questo era...

Mentre lui pensava semplicemente a come liberare quell'ingrato e bigotto di suo padre da Azkaban, Hermione Granger affrontava tutto questo completamente da sola, in più lottando giornalmente contro quegli idioti del ministero che cercavano di metterle i bastoni tra le ruote ad ogni suo passo, ed in più aiutando lui stesso a liberare il più idiota e bigotto di tutti?

Aprì la bocca, ma da essa non uscì alcuna parola.

Ogni volta che credeva di essere vicino a risolvere il contorto mistero che questa ragazza rappresentava, migliaia nuovi dettagli e sfaccettature venivano fuori.

"Mi dispiace" balbettò infine Hermione, passandosi una mano tra i capelli sciolti. "Volevo asicurarmi che non fossi stato tu a dirlo a qualcuno e-" prese un respiro profondo. "Non volevo riversare i miei problemi su di te, so che il nostro accordo é concluso, ma-"

"Te l'ho già detto, Granger" la interruppe. "Non lo dirò a nessuno. E anche se non hai alcun motivo per fidarti di me, ti dimostrerò che puoi farlo".

La osservò attentamente, mentre le sue spalle si liberavano finalmente di un po' della tensione che vi era accumulata in esse.

Si stava forse, finalmente, fidando di lui?
Sentì lo stomaco sottosopra al pensiero,  e se non fosse stato seduto su quel divano improvvisamentre non più così scomodo, lo sguardo che Hermione gli rivolse avrebbe probabilmente compromesso la sua capacità di mantenere l'equilibrio.

L'atmosfera divenne improvvisamente più rilassata, ed un po' dell'asfissiante calore della stanza sembrò dissolversi. Il suo cuore, tuttavia, non accennava a rallentare.

Attese silenziosamente che fosse lei a parlare per prima, osservandola mentre sfregava le mani sudate sulla sua orrenda gonna marrone.

"Trovo solo che sia un po' sospetto" riprese, fissando la lettera richiusa sul tavolino. Con una mano si sistemò i capelli dietro l'orecchio, abbastanza da scoprire la pelle liscia e bianca del suo collo.
"É strano che questo messaggio sia arrivato il giorno stesso dello scandalo sui giornali".

Draco scosse la testa, temendo per un momento di aver perso qualche parte della conversazione. Insipirò lentamente per qualche secondo, così da concedere il tempo alla sua mente annebiata di formulare una frase che avesse un senso. "Capisco quello che intendi, ma se qualcuno sta effettivamente cercando di tenderti un trappola, credo che sia un tentativo un po' maldestro... Che senso ha lasciare una scia di indizi così evidente?"

"Non ne sono sicura" sospirò Hermione.

Draco deglutí, nervoso e allo stesso tempo eccitato dal fatto che i suoi occhi lo osservavano in attesa di risposte. "Non dico che non sia effettivamente inquietante ciò che questo Prichett probabilmente vuole da te, ma é solo il delirio di un povero mago di mezza età, neanche troppo sveglio, direi" spiegò.

Osservò attentamente il volto di Hermione, cercando di studiare la reazione che le sue parole stavano provocando senza perdersi neanche un dettaglio. Incoraggiato dal modo in cui le sue labbra sembrarono incurvarsi appena contro le sue guance, proseguí.

"Non so, ma cosa spera di ottenere? Il suo piano dovrebbe essere farti andare al San Mungo, drogarti e aprirti il cervello?" nonostante ciò che avesse appena descritto fosse grottesco e raccapricciante, l'angolo della bocca di Hermione si incurvò ancora di più, e le sue labbra si schiusero appena, lasciando intravedere i suoi denti bianchi.

Fu incoraggiato a continuare.

"Anche se fosse, é tutto così goffo e delirante che persino a me sono bastati pochi minuti per venire a capo del suo piano". Mise via la lettera, notando che gli occhi di Hermione erano fissi sul suo volto.
"Penso che questo tizio sia un totale idiota se pensa di poter battere in astuzia una delle streghe più brillanti che si siano mai viste"

Hermione spalancò la bocca.

Draco osservò quelle iridi marroni per un secondo di troppo, prima di rendersi conto di quali parole avevano effettivamente lasciato la sua bocca.

Abbassò lo sguardo verso le proprie gambe, improvvisamente in imbarazzo.
Poteva sentire che Hermione lo stava ancora fissando, ma non trovò il coraggio di guardarla negli occhi.

Lui non era come lei, in fondo. Era lei l'impavida e coraggiosa grifondoro, quella capace di mantenere il contatto visivo finché le sue povere ginocchia non iniziavano a tremare.

Diresse lo sguardo verso il proprio corpo, in attesa che la forza che gli serviva per guardarla negli occhi senza che il suo stomaco si contorcesse su se stesso sorgesse da qualche parte nel suo inconscio.
Notò con un po' di sorpresa che erano molto vicini.
In che punto della conversazione si era avvicinato cosí tanto a lei? Non se ne era reso conto.
La sua gamba sfiorava quella di Hermione. Appena se ne accorse, spostò appena il proprio ginocchio, come se la pelle di lei bruciasse.

Hermione sospirò.

Quel sospiro pesante fu abbastanza per far si che i suoi occhi ritornassero sul volto di lei, attratti da una forza più grande del suo stesso imbarazzo.

Il respiro di Hermione era accelerato e le sue labbra rosa leggermente socchiuse.

In quell'istante tutto si spense nella sua mente perennemente all'erta e calcolativa. 
Non c'era più nulla se non una piccola, stupida e folle idea, che piano piano risaliva dalla profonditá in cui l'aveva seppellita. 

***

Hermione non riusciva a controllare il ritmo sfrenato dei propri battiti, e più si sforzava di respirare lentamente, più l'aria lasciava la sua bocca sotto forma di celeri sospiri.

La vicinanza del corpo di Draco non aiutava, né la vista magnetica delle sue pupille che si dilatavano, non separandosi da lei neanche per quel millesimo di secondo che gli sarebbe servito a sbattere le palpebre.
Quel suo sguardo era abbastanza da farle tremare le ginocchia.
Provò a distrarsi da esso, commettendo il terribile errore di scendere verso il basso,  ritrovandosi così ad osservare le sue labbra.

Voglio baciarti

Sussulto quando la voce di Draco rimbombó nelle sue orecchie, non riuscendo a capire se avesse effettivamente parlato oppure no.

No, non poteva avere parlato.

Le sue labbra non si erano mosse.

Erano rimaste immobili, leggermente schiuse. Data la vicinanza dalla quale le stava osservando, poté notare un piccolo taglio, che solcava il suo labbro inferiore da un capo all'altro, scomparendo verso la profondità.
Era talmente vicina che le sembrava di poter vedere l'aria entrare e uscire dalla sua bocca socchiusa, mentre l'odore del suo dentifricio alla menta intossicava le sue narici.

E poi il suo cervello si spense.

Le sue labbra furono avvolte dalla morbidezza e dal calore di quelle di Draco. 

 Fu un semplice contatto, un timido sfiorarsi, un tocco così delicato da essere quasi impercettibile.

Ma fu abbastanza da farle sapere che le labbra di Draco Malfoy sapevano di menta, e che sentirle contro le proprie era ancora meglio che limitarsi ad osservarle.

***

La lingua di Hermione percorse il profilo del suo labbro inferiore ed un gemito lasciò la sua bocca.

La attirò a se, avvolgendo un braccio intorno alla sua vita.
Con l'altra mano risalì lungo suo il collo, fino a raggiungere la sua guancia soffice e calda.
Le sue dita si incastrarono tra i suoi capelli sciolti e arruffati, mentre i denti di Hermione tormentavano le sue labbra.

Non si era mai sentito così.

Era intossicato da lei.

Hermione era riuscita ad impossesarsi del suo corpo e della sua mente in modo così lento e subdolo che non se ne era neanche reso conto.

Eppure era successo: i suoi sensi erano totalmente sopraffatti da lei, dal suo profumo, dal sapore delle sue labbra, dal modo in cui il suo corpo rispondeva al suo tocco e si incastrava contro il proprio. 

E la sua mente... quella era andata da tempo, persa nel labirinto senza via di uscita che era questa strega. 

Poi, all'improviso, la sensazione della lingua di Hermione contro la propria scomparve, e sentì il suo corpo irrigidirsi contro il suo petto.

Aprì gli occhi.

Hermione aveva le guance arrossate, una vista dalla quale ormai stava diventando dipendente, e le sue labbra erano umide e gonfie.

Si perse ad osservarle, pensando a quanto volesse perdersi in esse di nuovo. 

***

Aveva baciato Malfoy. 

Il modo in cui la stringeva rischiava di farle perdere il controllo. Non sapeva come, e dove, avesse trovato la forza di separarsi dalle sue labbra. Non era stato facile, ma se non si fosse separata da lui adesso non era sicura fino a che punto si sarebbe spinta.

Ma cosa stava pensando? Era Malfoy quello che aveva baciato...

Mentre il calore del suo corpo contro il proprio si affievoliva leggermente cercò i suoi occhi, forse per accertarsi che ciò che era successo era reale, ma notò che erano fissi sulle proprie labbra.

Draco si morse il labbro inferiore. La sua presa su di lei non vacillò, così come nemmeno il suo sguardo.

"Hermione" disse, sospirando lentamente.

Non riuscí a trovare la forza, o forse l'ossigeno, per ciò che avrebbe voluto dire. Rimase ferma ad osservarlo, non sapendo se sperasse che la baciasse di nuovo o se ne andasse.

Dopo qualche secondo ancora, la presa di Draco si allentò, fino a separarsi da lei.
Indietreggiò di un centimetro sul divano, abbastanza perchè sentisse la mancanza del calore del suo corpo, ma non abbastanza da impedire alle sue narici di continuare ad essere intossicate dal suo profumo. 

Scosse la testa, sforzandosi di recuperare la lucidità e rallentare il ritmo dei propri respiri, in modo che un po' di ossigeno riuscisse finalmente a raggiungere il suo cervello.
Fu solo allora che finalmente i suoi polmoni riuscissero a riempirsi abbastanza da permetterle di parlare.

"Ho..." disse. "Ho bisogno di riflettere" lo guardò. "Riguardo alla lettera" aggiunse immediatamente. "Lucidamente. Adesso si é fatto tardi, e-"

Non trovava il fiato per finire la frase, il suo cuore batteva all'impazzata e sentí che le sue gambe tremavano.

Malfoy si alzò dal divano, annuendo leggermente.

Quando lo raggiunse in piedi qualche secondo dopo, le sue ginocchia erano molli come spaghetti scotti.

Arrivò davanti al caminetto, porgendogli il sacchetto di metropolvere senza il coraggio di guardarlo negli occhi.

Draco lo prese dalle sue mani lentamente, sfiorando le sue dita per un secondo di troppo, mentre il cuore minacciava di schizzare fuori dalla sua gabbia toracica.

"Ti vedrò domani?" disse, allontanandosi da lei ed infilandosi nel caminetto.

"S-"

Voglio vederti domani

Alzò finalmente lo sguardo su di lui. I suoi occhi la fissavano intensamente. Il suo volto aveva preso colore, e le sue mani stringevano un pugno di metro polvere.

Stava aspettando una sua risposta, ma il suo cervello sembrava aver perso contatto con la sua bocca.

"Si" ripeté in un sospiro.

Rimase ad osservarlo.

Il suo sguardo rimase fisso su di lei finche le fiamme non lo avvolsero, portandolo via.

Quando fu da sola, le sue ginocchia cedettero definitivamente. Il suo cuore continuò a martellare senza sosta, come se non volesse fermarsi mai, e le sue dita accarezzarono il profilo delle proprie labbra.

Aveva baciato Malfoy.

Aveva baciato Draco Malfoy.

Ed era stato il miglior bacio della sua vita.

***

"Che cosa sai?"chiese Draco mentre si mordeva l'interno della guancia per trattenere il nervosismo.

Non voleva credere che fosse stato il suo amico a rivelare il segreto di Hermione, segreto che tra l'altro lui non aveva mai realmente rivelato. Tuttavia, conoscendo Theo, sapeva che si divertiva ad apparire più stupido di quanto fosse in realtà, e ciò che gli aveva raccontato gli aveva forse dato modo di intuire quale fosse il misterioso segreto di Hermione.

Il problema non era tuttavia quanto fosse più o meno stupido il suo migliore amico, ma il fatto che avesse rivelato a qualcun'altro ciò che lui gli aveva confidato.

Theo fece inizialmente il finto tonto. "Devi dirmi a cosa ti riferisci" rispose, facendo spallucce.

Draco insipirò profondamente, serrando la mascella. "Lo sai di cosa parlo".

"Sul serio?" rise Theo.

Draco serrò le labbra. Una vena sul suo collo pulsò per il nervosismo.

"Ascolta amico, nonostante la mia immensa intelligenza e gli indizi che ti sei lasciato dietro, non ho idea di cosa stia succedendo a Granger" disse. "So solo che é qualcosa di grosso, e sono abbastanza sveglio da sapere quando é il caso di farmi gli affari miei".

Draco alzò un sopracciglio, momentaneamente perplesso. Dopodiché rilassò le spalle, constatando che il suo amico aveva effettivamente ragione. Qualsiasi cosa ci fosse sotto, probabilmente non valeva neanche la pena di preoccuparsi.

Razionalmente sapeva che era così, eppure ultimamente quando si trattava di Hermione la sua razionalità sembrava abbandonarlo.

"Ti va di parlare finalmente di questa apprensione per Hermione Granger?"

Draco si lasciò andare, appoggiandosi alla poltrona e poi, viste le sue ginocchia ancora deboli, sedendosi definitivamente.
Si portò le mani alle tempie, chiudendo gli occhi e sospirando con frustrazione.

"Draco..." Theo si avvicinò molto lentamente, come se temesse che potesse scappare via se avesse fatto un movimento troppo brusco. "Non ti ho mai visto così".

C'era un sottile velo di curiosità nel suo tono, ma sopra quello una seria preoccupazione.

"Cosa succede?" Domandò il ragazzo.

Draco apri gli occhi, lasciando andare un verso di rabbia e frustrazione. "Io-" balbettò.

"Qualsiasi cosa sia, spara" lo incoraggiò Theo. "Non ti vedevo così combattuto da quando mi hai raccontato di quello" disse, indicando il suo avambraccio con aria perplessa. "Perciò sono pronto a tutto".

Il biondo si portò le mani ai capelli, spettinandoli ulteriormente, e si morse il labbro al pensiero di ciò che stava per rivelare.

Theo parve notare quel gesto. "Oh-"

"Cosa?" Alzò lo sguardo Draco.

"Niente" Theo lo scruto. "Dimmi pure"

"Ho-" tossí.
  "Ho baciato Hermione".

***

Pansy continuava a fissare quella porta che non era mai stata in grado di oltrepassare.

Sin da quando era bambina, suo padre si rinchiudeva nel proprio studio per ore e ore: nel momendo in cui spariva dietro quella porta sapeva che non lo avrebbe rivisto per diverse ore. 

E né lei, né tantomeno sua madre, avevano mai oltrepassato quella soglia. Non erano mai riuscite a scoprire cosa si nascondesse dietro quella tavola di legno finemente decorata.
Tuttavia sua madre, a differenza sua, non aveva mai provato il desiderio di scorpirlo.
Dopo la morte del marito la signora Parkinson aveva anzi deciso di mettere tra sè stessa e quella porta quanta più distanza possibile, trasferendosi in un altro continete.
Pansy però non riusciva a dar pace alla sua curiosità.
Più i suoi incantesimi per cercare di buttare giù quella porta maledetta fallivano, più essa cresceva.

Ciò che Theo aveva suggerito aveva senso, ma era un opzione che ancora non aveva avuto il coraggio di considerare.
 
Secondo lui sarebbe dovuta andare al ministero a richiedere che mandassero qualche esperto di magia oscura a valutare il contenuto di quella stanza.

"Questione di sifurezza pubblica", continuava a ripetere Theo.

I loro padri erano mangiamorte, perciò secondo la legge le loro case avrebbero già dovuto essere opportunamente esaminate e ripulite da qualsiasi traccia di magia oscura.

Tuttavia il ministero sembrava non avere alcun interesse nel fare ciò, o forse era troppo occupato a fare altro. Per questo motivo Theo aveva sostenuto, con particolare insistenza, che avrebbe dovuto procurarsi un avvocato, magari uno di quelli bravi, e sfondare le porte del ministero a colpi di raffinata burocrazia. Un po' come aveva fatto Malfoy.

Pansy aveva alzato gli occhi al cielo, non cedendo alla sua palese provocazione, ma adesso, continuando a fissare quella porta chiusa e chiedendosi per la milionesima volta cosa si celasse al di dietro, decise che tanto valeva fare almeno un tentativo.

Dopotutto era suo padre l'ex mangiamorte. Ed era morto. Perchè doveva sentirsi come se fosse lei la criminale?

La mattina seguente a quella lunga notte di riflessione raggiunse esitante l'ingresso del ministero.

Gli sguardi che ricevette una volta messo piede all'interno le ricordarono il motivo per cui aveva sempre evitato di chiedere aiuto. 
Si sforzò di ignorarli, guardando verso le proprie scarpe mentre camminava per il corridoio affollato alla ricerca dell'ufficio al quale avrebbe dovuto rivolgersi. 

Ovviamente la sua esperienza con la burocrazia magica non era delle migliori, e le poche volte in cui era stata in questo posto aveva esplorato solo le aule dei processi, non si era mai ritrovata ad immergersi nel caos di gente che corre, scartoffie che volano e creature di tutti i tipi che occupano gli uffici. 

Una volta raggiunto il secondo livello dell'edificio, fortunatamente, tutti sembravano fin troppo impegnati persino per guardarla male.

Camminò lentamente, scrutando tutte le targhette goffammente assegnate a ciascun ufficio, cercando di capire quale fosse la porta alla quale avrebbe dovuto bussare e allo stesso tempo cercando di passare il più possibile inosservata.

"Lascia stare queste stupide idiozie" urlò qualcuno dietro una porta socchiusa nel bel mezzo del corridoio. 

La targhetta al di fuori di essa suggeriva che potesse essere proprio ciò che stava cercando. Alzò la mano a mezz'aria, valutando se fosse il caso di bussare.

"Non capisci, la mia teoria potrebbe essere vera. E se io avessi ragione sulla ragazza-"

La mano di Pansy esitò, ritraendosi lentamente. Forse avrebbe dovuto aspettare altrove.

"Non me ne frega niente delle tue strampalate teorie" imprecò la donna, catturando fin troppo la curiosità della serpe perchè si allontanasse e smettesse di origliare. "L'unica cosa che dovevi fare era screditare Hermione Granger. Avresti potuto scrivere qualsiasi cosa sulla sua cartella clinica e sarebbe andato bene, ma se sei stato totalmente inutile" imprecò ancora. " É solo una fortuna che quella ragazzina abbia deciso di allearsi con il mangiamorte in disgrazia e mi abbia facilitato il lavoro".

Pansy, dimenticandosi ormai persino del motivo per cui era lì, sbirciò dalla porta socchiusa, giusto in tempo per vedere una donna vestita di viola stendere i suoi piedi tozzi sulla scrivania. 

Un uomo dalla pessima capigliatura sedeva di fronte a lei. Non vide il suo volto, ma il retro della sua testa spelacchiata era un'immagine talmente raccapricciante che difficilmente l'avrebbe dimenticata.

"Non mi interessa della politica, Cam. Questa è scienza"

"Ah-" rise la donna. "Questa è bella. Nemmeno ai tuoi stessi colleghi importa qualcosa della tua scienza" scosse la testa, portandosi una mano tra i capelli e liberandoli dallo stretto chignon in cui erano raccolti. "La politica è tutto, fratellino. É cio su cui si fonda la nostra società. E sono delle fondamenta piuttosto fragili di questi tempi. Così fragili che i deliri di  una ragazzina sanguemarcio riescono a farle tremare. E loro hanno mandato me ad occuparmene" sbuffò.

Quando riaprí la bocca per riprendere il proprio sfogo, tuttavia, le parole rimasero bloccate sulla punta della sua lingua.

Pansy trattene il respiro, facendo lentamente un passo indietro, mentre la porta di spalancava di colpo rischiando quasi di colpirla in pieno volto.

I volti tozzi e baffuti dei due la fissarono con un' espressione corrugata. Tuttavia, mentre lo sguardo dell'uomo pareva quello di un povero mago delirante, gli occhi della donna la fecero rabbrividire.

"Come posso aiutarti cara?" chiese, abbassando immediatamente le gambe dal tavolo e lisciandosi i capelli unti con una mano.

Pansy strinse il mucchio di scartoffie che si era portata dietro contro il proprio petto, ispirando a pieni polmoni e a testa alta.

Dopodiché fece un passo avanti nella stanza, mentre la propria mentre correva all'impazzata.

Doveva parlare con Draco.

   
 
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