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Autore: KaronMigarashi    04/06/2022    0 recensioni
[ T4 – post Prologo “ Il colpo “ ]
" Un anno fa mi trovavo a Villa Northcrest, ma qualcosa è andato storto. Cos'è successo? “
" Quando i miei mendicanti ti hanno trovato pensavano fossi morto, ma non lo eri. Abbiamo curato il tuo corpo martoriato e ti abbiamo tenuto al sicuro mentre attendevamo, ma poi... proprio dopo
l'arrivo del morbo qualcosa iniziò a risvegliarti. Era ora che tornassi a casa. "
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Garrett, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Papaveri bianchi'
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Nascosta sotto un cumulo di pellicce d'orso bianco, Lerona tenne stretta a sé un Garrett addormentato in un sonno agitato mentre l'ennesimo scossone al carro la fece sobbalzare. 

" Tutto bene lì dentro? "

Uno dei mendicanti che trasportava il carro si affacciò preoccupato verso l'interno, cercando gli occhi della giovane ragazza nel buio. 

" Sì, sono così tesa che ormai mi spavento alla minima scossa. "

" Lo siamo tutti ragazzina. Il nostro amico come sta? Ormai siamo quasi arrivati ai cancelli della Città. "

Lerona abbassò lo sguardo verso l'uomo che custodiva: l'aveva rivestito del suo cuoio nero ed equipaggiato di tutto punto fino all'ultima freccia. Gli passò una mano tra i corti capelli neri, sudava dalla febbre. 

" Dorme ancora. "

" Uhm, male. Speravo di non doverlo scarrozzare fino alla Torre dell'Orologio. Quel posto mi mette i brividi. "

" Fossi in te mi preoccuperei di più per le guardie. "

Il mendicante sputò a terra con risentimento al solo pensiero. Le guardie erano una spina nel fianco per tutti, nobili e cittadini. Sotto la guida del Generale Thadeus Harlan i militari si erano incattiviti oltre ogni limite, da quando era scoppiato il morbo in Città non esitavano più nel minacciare, esigere e fare violenza sui più deboli. E tutto in nome del dio denaro. L'incolumità della Città non interessava più a nessuno e colui che avrebbe dovuto guidarli, il Barone Northcrest, taceva. 

" Ci siamo ragazzina, tieni giù la testa e non fiatare. "

Quasi trattenendo il respiro, Lerona si nascose meglio sotto le pellicce, stringendosi al corpo bollente di Garrett e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. Il cuore le batteva a mille dalla paura di essere scoperta. Il suo compito era quello di riportare il Ladro Supremo alla sua vecchia dimora, aveva vegliato sul corpo inerme del suo ex compagno per un anno intero in attesa del suo risveglio. E adesso che il suo corpo era stato risanato era giunto il momento che tornasse a casa. Lei era lì per assicurarsene. 
Tremò di spavento quando avvertì sulla propria schiena delle lievi pressioni. 

" L-lerona? "

Spalancando gli occhi e notò nell'ombra quelli di lui accendersi, ormai del tutto sveglio. Un baglio sinistro e azzurrognolo, proveniente da uno degli occhi di Garrett, illuminò per un breve secondo il suo volto pallido.

" Shh. "

In fretta, la ragazza gli premette l'indice sulle labbra violacee per obbligarlo a tacere mentre al di sopra del loro rifugio improvvisato si iniziava ad avvertire voci ostili e inconfondibili schiocchi di fruste. Poi un grido la mise in allarme e, alzando la testa, notò come i due mendicanti stavano tirando il carro ad una velocità folle. 

" Che succede? "

Domandò allarmata, gridando sotto lo scroscio della tempesta per farsi sentire. 

" Ci inseguono! "

" Arrivo! "

In fretta si scostò da Garrett e prima di buttargli addosso il resto delle coperte gli rubò un bacio a fior di labbra sussurrandogli un saluto dolce amaro. Poi iniziò ad arrampicarsi lungo i bordi scheggiati del carro, tra i denti stringeva uno dei suoi pugnali d'osso gemelli. La pioggia batté su di lei con la furia di una tempesta quando balzò in strada per attirare l'attenzione delle guardie. Alle sue spalle il carro continuava imperterrito la sua corsa furibonda. Se quella notte avessero avuto fortuna, il Ladro Supremo sarebbe tornato per le strade della Città e forse l'equilibrio sarebbe stato risanato.

Vigilia del Giorno d'Estate, un anno prima.

" Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa. Lo sapevo, dannazione a te e quando non mi ascolti. "

Piangendo lacrime silenziose, Lerona chiuse l'ultimo punto di sutura su quella che era la quinta ferita aperta che aveva trovato sul corpo di Garrett. Ai piedi del letto c'erano frammenti di vetro e sangue fresco che aveva tolto da ogni taglio trovato. Al suo fianco c'era la Regina dei Mendicanti, stretta nel suo abito di trine e seta, che le teneva tra le mani una ciotola di acqua calda e bende pulite. Avevano portato il Ladro Supremo nella vecchia cappella di Mourningside, sanguinante e moribondo. 

" Stupido Garrett. "

Una lacrima cadde su di lui.


Cappella di Mourningside, anno RN842.

Il portone della vecchia cappella in rovina cigolò quando l'aprì con più forza di quanto avrebbe voluto usare. Il tempo e la ruggine aveva indurito i cardini a tal punto da rendere l'entrata e l'uscita difficoltosa per chiunque. Perfino per lui che non amava essere sentito. Al suo interno l'aria era gelida e puzzava di muffa. Le poche pietre rimaste tremolavano ad ogni passo fatto. Quel posto stava crollando pezzo dopo pezzo ed era l'unico rifugio di mendicanti e malati. Ma a vegliare su di loro c'era la Regina, un'anziana signora cieca con il potere di leggere dentro le persone. Più di una volta Garrett si era ritrovato a disagio sotto il suo sguardo velato, ma quando aveva bisogno di risposte nessuno era meglio di lei. Grazie ai suoi mendicanti, la saggia nobildonna caduta in disgrazia aveva occhi e orecchie ovunque in Città, conosceva ogni segreto sussurrato e ogni intento svelato.

“ È una notte solitaria. “

La voce tremante della Regina non si fece attendere quando fece i primi passi verso l'altare illuminato. La luce fioca di mille candele accese illuminò l'esile figura della dama che lo attendeva seduta su una poltrona di velluto vecchia e polverosa quanto lei. A ripararla dal freddo di quella notte pungente un abito di broccato nero e una stola di volpe rossa. Davanti a lei un piccolo tavolino imbandito di tè e pasticcini stantii dove alcune mosche stavano già banchettando nella glassa colorata. 

“ Le migliori. “

Rispose lui con un piccolo sorriso ironico sulle labbra mentre la raggiungeva e prendeva posto sulla seconda poltrona vuota. Gli venne offerto una tazza di tè, prese tra le dita affusolate la porcellana sbeccata e studiò con malcelato disinteresse i piccoli disegni floreali ormai quasi del tutto sbiaditi. 

“ Un anno fa mi trovavo a Villa Northcrest, ma qualcosa è andato storto. Cos'è successo? “

Non gli sfuggì l'attimo d'esitazione della Regina prima che parlasse. Un lieve tremolio del labbro superiore rivelava molto più delle parole stesse. La voce con cui gli rispose era cauta e a tratti incredula. 

“ Quando i miei mendicanti ti hanno trovato pensavano fossi morto, ma non lo eri. Lerona ha curato il tuo corpo martoriato e ti ha tenuto al sicuro mentre attendevamo il tuo risveglio. “

“ Ecco perché lei era sul carro. “

Fu difficile nominare la ragazza e tenere a freno il cuore palpitante. Quando si era svegliato tra stracci e pellicce aveva riconosciuto subito i suoi particolari capelli bianchi. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire su di sé il suo odore d'incenso, un profumo che usava da sempre nei suoi ricordi. 

“ La Dama Bianca ha vegliato su di te per tutto il tempo necessario. “

“ Conoscendo la sua testardaggine non me ne stupisco. “

“ Abbi pietà di un cuore ancora innamorato. “

Il ricordo del bacio che gli aveva rubato nel carro, poco prima di vederla sparire nella pioggia, lo mise a disagio. Aveva sperato che con il tempo Lerona smettesse di amarlo, ma non si era sbagliato così tanto in vita sua. Le ombre che portava con sé non potevano essere anche le sue, nonostante anche Garrett provasse ancora qualcosa per lei non avrebbe permesso che il nero del suo cuore la contaminasse. A sua discolpa poteva dire che ci aveva provato, erano stati partner e compagni per un anno intero, il migliore della sua vita, ma non funzionò, almeno per lui. Quando si era accorto che lei iniziava ad essere al centro di ogni cosa, che stava diventando la priorità perfino sul suo lavoro di ladro... allora decise di tirarsi indietro. E le aveva spezzato il cuore come un bastardo qualsiasi. Il ricordo delle sue lacrime lo facevano star male ogni singola volta. 

“ Ed Erin? “

“ La tua giovane apprendista? “

“ Era con me in quel colpo. Dov'è? Perché non era su quel carro? “

“Perché non l'abbiamo trovata. C'eri soltanto tu tra le macerie. “

“ Capisco. “

E senza dire altro, il Ladro Supremo posò la tazza sul tavolino e si alzò, pronto ad andarsene. Non ne aveva bevuto una singola goccia del dolce contenuto ambrato. A fermarlo dopo pochi passi però un avvertimento della Regina.

“ Fai attenzione, Garrett. L'ombra nasconde cose peggiori di te. “

Giorno di Mezzautunno, un anno prima.

Strofinava il corpo livido con un panno caldo per tenerlo pulito. Per quanto tornasse al suo capezzale ogni singolo giorno lo ritrovava sempre più sporco. Come se stesse marcendo. Proprio come la Città. Erano settimane che si parlava con paura di una nuova malattia, iniziava con una tosse innocua per poi finire a sputare sangue. Con dita pulite gli tolse uno sbuffo di cenere da una guancia ripercorrendo la lunga cicatrice frastagliata che gli rovinava quella parte del volto. 

" Perché ancora non ti svegli? "

Lerona non era religiosa, ma sempre più spesso si ritrovava a fissare l'altare acceso e sussurrare poi preghiere senza voce. Pregava. Implorava il risveglio del suo Ladro Supremo. 


Torre dell'orologio di Stonemarket, anno RN842.

“ Allora, è tutto come lo avevi lasciato? “

Se ne stava seduta sul davanzale della finestra aperta, spazzolandosi l'arruffato caschetto di capelli bianchi mentre osservava divertita Garrett che studiava con sospetto la sua collezione d'arte e gioielli. 

“ Qui c'era il cammeo di smeraldo della Baronessa. Fu uno dei miei ultimi colpi... “

“ Interessante. “

“ Indubbiamente. Fattura squisita, con un girocollo di perle bianche come il latte. “

“ E hai perso questa meraviglia? “

“ Così pare, in effetti. “

Il cuore di Lerona accelerò come un cavallo in corsa quando vide Garrett farsi sempre più vicino a lei, fissandola dritta negli occhi con uno dei suoi sguardi decisi che l'avevano conquistata fin dal loro primo incontro. Su lentiggini e vitiligine la sua pelle pallida divenne paonazza nel venire circondata dalle braccia dell'uomo, il respiro le si mozzò nel notare che le aveva precluso ogni via di fuga mentre le sorrideva quasi sornione. Non osò muovere un singolo muscolo poi quando lui le tolse delicatamente la spazzola d'argento tra le mani e le sfiorava il collo con le dita in un tocco delicato. 

“ Magari tu ne sai più di me al riguardo, Lerona? “

“ C-cosa? “

Sognante, la Dama Bianca neanche si accorse che Garrett le stava sì sfiorando il collo con carezze sinuose, ma era anche vero che lo aveva fatto per raggiungere un obiettivo ben preciso: la collana di perle e smeraldo che indossava sotto la camicia. 

“ Ah... ops? “

Una bassa risata divertita uscì fuori dalle labbra di Garrett. Sapeva che aveva infranto una delle sue regole, mai rubare ad un altro ladro, ma piccoli scherzetti del genere con lui un tempo erano all'ordine del giorno. Quando avevano iniziato a lavorare insieme quattro anni prima gli mescolava i dipinti per dispetto, oppure nascondeva le targhe d'oro sotto il materasso. E il povero Garrett aveva talmente fatto l'abitudine che non si arrabbiava neanche più. 

“ Ma sì, tienila pure. In effetti sta meglio su di te che in una teca piena di ragnatele. “

Giubileo del Primo Inverno, un anno prima. 

" Bambina mia, fa troppo freddo questa mattina. Dovresti restare a casa a riposare. "

" No Regina, voglio restare qui. "

" Ti ammalerai. "

" Non importa. "

Stretta nel mantello, bianco come i fiocchi di neve che continuavano ad entrare nella cappella, Lerona se ne stava seduta su uno sgabello, vicino al letto dove Garrett dormiva ancora. Tra le mani intorpidite rammendava il busto di cuoio che il ladro usava per tenere tutti gli attrezzi del mestiere. Le schegge di vetro avevano rovinato gran parte del suo equipaggiamento e lei lo stava riparando pezzo dopo pezzo non appena aveva del tempo libero. 
La ferita alla gamba che si era fatta la notte precedente però non le dava tregua.


Crippled Burrick, negozio di Basso, anno RN842.

“ Mio Dio, cos'è successo qui dentro? “

Lerona si bloccò sulla soglia, stordita e confusa da ciò che stava vedendo. Il negozio del suo ricettatore di fiducia era letteralmente sottosopra: mappe e giornali erano sparsi su tutto il pavimento, il trespolo di Jenivere rotto a metà e le casse di merci preziose erano state razziate senza pietà, rubate di ogni contenuto. E al centro di tutto quel caos c'era Garrett, con lo sguardo più furioso che avesse mai visto su di lui. Stringeva tra i pugni un vecchio disegno che Basso aveva fatto fare a Erin. Poi alzò gli occhi su di lei, lo sguardo greve su ciò che li circondava.

“ Basso è stato portato via dal Generale Cacciatore. “

“ No! “

Sussultò spaventata da quella notizia inaspettata, venir presi da quella iena voleva dire soltanto una cosa: torture. 

“ Perché? “

Davanti a lei Garrett gettò il disegno a terra e incrociò le braccia al petto. Il disappunto era ben marcato sulle sue sopracciglia scure.

“ Un colpo che mi aveva affidato. “

Senza essere fermata, Lerona corse da Garrett per abbracciarlo. Lui non fece una smorfia, ma neanche si permise di sfiorarla. Sapeva quanto significava l'amicizia di Basso per lui, si erano aiutati a vicenda fin da quando Garrett era un bambino. La sopravvivenza, i tunnel segreti della Città, l'arte della contrattazione... tutto questo lo aveva insegnato Basso a loro, bambini ladri provetti. Anche Lerona doveva tutto a quell'uomo buono come il pane. L'aveva salvata da un tentativo di stupro da parte di una delle guardie del Barone quand'era ancora troppo innocente per capire com'era davvero il mondo in cui viveva. Ed era sempre stato lui a procurarle gli abiti che usava per diventare la Dama Bianca della Città, ladra schierata dalla parte di tutte le donne che erano troppo deboli per cavarsela da sole. 

“ Lo hanno portato alla Rocca. “

“ Pane per i tuoi denti allora. “

Gli angoli della bocca di entrambi si alzarono per un timido sorriso a quella battuta della ragazza. Conosceva abbastanza bene Garrett da sapere con certezza che non avrebbe lasciato il loro amico a marcire in una cella. 

“ Vuoi che venga con te? “

Glielo chiese con il cuore in mano, e Garrett sapeva bene che lei sarebbe corsa da lui al suo minimo cenno. Anche se le aveva spezzato il cuore una volta. Anche se provava in tutti i modi a tenerla lontana. Lei, per lui, ci sarebbe sempre stata. 

“ No. “

L'uomo circondò il volto a cuore della ragazza con entrambe le mani, carezze per alleviare il peso di quel secco rifiuto. 

“ Ma ho bisogno del tuo aiuto per un'altra faccenda. So di non avere alcun diritto nel chiedertelo, ma... “

“ Shhh. “

Proprio come fece nel carro notti prima, Lerona posò lievemente l'indice sulle sue labbra per farlo tacere e scosse la testa con un triste sorriso sul viso. Poi, per la seconda volta, lo baciò sulle labbra. E lui per la seconda volta non la fermò. Lerona sentì le sue carezze sulle guance e si strinse a lui più che poté mentre sentiva ricambiare quel bacio lento e dolce, dato senza traccia di frenesia. Quando entrambi restarono senza fiato cercarono di riprendere il filo del discorso. Garrett dovette schiarirsi la voce più volte prima di parlarle. 

Ultimo giorno di Primavera, un anno prima. 

Fu solo un momento.

" Garrett? "

L'attimo di un secondo che difficilmente riuscì a confonderla. Si era addormentata con il capo sul petto di Garrett in uno dei soliti pomeriggi in cui vegliava al suo capezzale. Aveva stretto una mano nella sua per un po' di conforto e nel dormiveglia aveva sentito le dita muoversi sotto il palmo. Un movimento, impercettibile ma chiaro. E quando spalancò gli occhi lo vide muovere le labbra, le palpebre violacee fremettero chiuse. 

" Oh cielo! "

In fretta si alzò dallo sgabello e corse a chiamare la Regina. Il Ladro Supremo si stava risvegliando ed era pronto a tornare a casa. 

  
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