Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Dalybook04    06/06/2022    0 recensioni
Hetalian fanfic, Spiderman!Au
Di uno Spiderman nerd e ligio al dovere che si ritrova a doversi occupare di una sorpresina arrivata da un altro universo
Detto anche: quando ci rimani troppo male per No way home e ci devi assolutamente scrivere una ff sopra, ma cambiando i personaggi perché sì
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ludwig era in ansia, diciamocelo. Non è che si fidasse granché di Lovino.
Per tutto il giorno seguente rimase teso, aspettando che qualcuno gli puntasse il dito contro e urlasse "È SPIDERMAN! ME L'HA DETTO LOVINO!", eppure non accadde niente del genere.
Durante l'intervallo, mentre Ludwig stava sistemando i libri nell'armadietto, venne proprio Lovino a parlargli, con il capo coperto dal cappuccio della sua felpa nera.
"Più tardi vengo da te e da quell'altro coglione" disse solo, e poi se ne andò, senza indicare un orario, un motivo o altro.
Ludwig era sempre più in ansia, mentre Antonio, quando scoprì la notizia, si mostrò contento.
"Dovremmo mettere a posto?"
"Perché viene qui Lovino?"
"Eh sì. Voglio fare bella figura"
Ludwig alzò gli occhi al cielo "se il tuo piano è quello di rifidanzarti conquistandolo, sappi che è una pessima idea. Non è il tuo Lovino, ha dieci anni meno di te e tra poco te ne tornerai nel tuo mondo" il ragazzo ebbe un brivido a immaginare Lovino con il cuore spezzato. L'universo non era pronto ad una cosa del genere.
Antonio scrollò le spalle "lo so. Però è bello stare con lui"
"Stai lavorando al, ehm, meccanismo?" non sapeva come chiamare l'insieme di ingranaggi che stava mettendo su Antonio.
"Sì. Ci devo infilare dentro una miscela che al momento è in forno, poi dovrà raffreddare e..."
"Ma... come funziona?"
Antonio indicò l'insieme di ingranaggi "quando lo lanceremo addosso al cattivone, libererà il liquido che lo intrappolerà in una specie di cristallo. Dopo di che lo porteremo al portale"
"Non... non bastavano le ragnatele?"
"È ricoperto di forbici e lame di ogni tipo, le ragnatele servono a ben poco"
"Oh"
"È una lunga storia poco felice"
La porta si spalancò "ciao, figli di troia" e si richiuse sbattendo. Lovino era arrivato.
"Hola, Lovinito de mi còrazon!" Antonio gli sorrise "qual buon vento ti porta in questo angusto angolo di mondo?"
"Curiosità. Pensavate davvero che quelle due minchiate che mi avete propinato ieri sarebbero bastate?"
"Assolutamente no" Antonio allargò le braccia "per questo ti ho detto solo quelle"
"Ci tieni tanto alla mia compagnia?"
"Assolutamente"
Lovino si aggirò per la stanza, osservando il contenuto sparso sul tavolo, il lavabo della cucina e l'interno dell'armadio "che state combinando?"
"Sto costruendo un'arma per intrappolare il cattivone di turno" Antonio gli si avvicinò e indicò l'insieme di ingranaggi "dovrebbe funzionare. Attento a non toccarlo, è calibrato perfettamente"
"Mh" Lovino si inginocchiò davanti al forno e ci sbirciò dentro "cosa sta cuocendo?"
"Il liquido che finirà qui dentro, che si cristallizza a contatto con l'acciaio. Il nostro cattivone è ricoperto di lame, quindi non appena gli tirerò addosso il cubo questo gli verserà il liquido addosso e lui rimarrà bloccato"
"Mh" Lovino si rialzò e avvicinò la mano al meccanismo, per poi fermarla sul tavolo.
"L'ho già usato contro di lui. Per... per catturarlo la prima volta"
"Ed è riuscito a fuggire?"
"Già" Antonio avvicinò la mano alla sua, sfiorando la punta delle sue dita con le proprie "dopo alcuni giorni. Le carceri non sono granché, stavano preparando una cella apposta per lui quando..."
"Mhmh" Lovino allontanò la mano e ricominciò a vagare, nonostante non ci fosse un granché da vedere. Mise su una smorfia disgustata quando vide alcuni barattoli pieni di un liquido bianco e viscoso dentro ad un armadio "spero che siano le vostre ragnatele quelle"
"Quelle di Ludwig, io le produco da solo. Cioé, anche lui, ma le mie escono dal mio corpo, lui le deve fare in laboratorio"
Lovino inarcò un sopracciglio "non so quale delle due cose faccia più schifo"
Ludwig controllò l'ora "devo andare, tra poco Gilbert tornerà a casa, meglio che non si insospettisca. Torno appena posso"
Quando quello fu uscito, Lovino si sedette a gambe incrociate sul divano sgangherato al centro della stanza.
"Allora" esordì "ci sono alcune cose che non mi tornano sulla tua storia"
Antonio gli sorrise e si appoggiò al bancone, rilassato "okay, cercherò di risponderti"
"Prima ho una curiosità"
"Dimmi"
Lovino distolse lo sguardo dal suo interlocutore e lo posò su un filo che sporgeva dalla trapunta del divano "io e te... cioé te e l'altro me... nel tuo mondo... se ipotizziamo che creda a quello che mi hai detto..."
"Sì?"
"Avemo scopato?"
"Oh" Antonio assunse un'espressione ridicolmente sognante "oh sì, spesso anche"
"Mh" Lovino grugnì, rosso sulle guance "e... sono bravo?"
"Eccome. Perché me lo chiedi? C'è qualcuno con cui vorresti fare l'amore? Ti serve qualche consiglio dal tuo papi?"
"No!" Lovino si coprì il viso con le mani, poi aprì dei buchi tra le dita per guardare lo spagnolo con aria molto confusa "il mio che? Papi?"
Fu il turno di Antonio per arrossire "era un... una cosa tra noi"
"Ti piaceva farti chiamare così a letto?"
"Non giudicare, a te piaceva che ti parlassi in spagnolo"
Lovino alzò le spalle "vabbé. Non stavamo parlando di queste cose, ci sono altre priorità"
"Certo. Dimmi pure" Antonio si sedette a sua volta sul divano, ma ebbe la saggezza di tenersi ad alcuni centimetri di distanza.
"Hai detto che ti sei ritrovato qui all'improvviso"
"Già"
"E ti ha mandato qui quel supercattivo"
"Esatto"
"Perché avrebbe dovuto?"
"Perché mi odia?"
"Ma perché spedirti in un altro mondo? Che poi hai detto che il suo superpotere è essere ricoperto di lame, quindi cosa c'entra con il multiverso? Non è un mago o cazzate simili"
"Non saprei. Chiediglielo quando lo cattureremo"
"Mh" Lovino storse la bocca, nella tipica espressione corrucciata ma adorabile di quando non era convinto da qualcosa "e io, cioé, l'altro me..."
"Sì?"
"Sapeva che tu eri Spiderman?"
"Sì, l'ha più o meno sempre saputo"
"Siete stati insieme per..."
"Circa dieci anni"
"Poi gli hai chiesto di sposarti e ti ha detto di sì"
Antonio giocherellò con un anello che portava al dito "sì"
"E poi si è rimangiato tutto e ti ha lasciato"
"Non... non mi piace granché parlarne"
"Chissene. Questa cosa non mi convince, non ha senso. Non la farei mai"
"No?"
"No! È... è come essere la moglie del presidente. Certo che sarà impegnativo, ma lo sapevi da prima, potevi rifiutare, non l'hai fatto e allora ti arrangi. Far saltare un matrimonio a cazzo di cane perché dopo dieci anni non ti va più bene quello che ti è sempre andato bene? Non è una cosa che farei"
Lo sguardo smeraldino di Antonio si fissò sulla bocca rossa di Lovino. Tutto pur di non guardarlo negli occhi "evidentemente siete diversi"
"Hai detto che siamo simili. E poi c'è un'altra cosa"
"Sì?"
"Nel tuo mondo dove vivo?"
"Prima vivevi con me" mormorò Antonio "in un piccolo appartamento con una bella vista. Dormivamo insieme tutte le notti e, Dios, quanto era bello..."
"E dopo?"
"Con... con tuo fratello e Ludwig"
Lovino ebbe un piccolo brivido di piacere "e allora perché sei venuto a cercarmi dove abito adesso?" non gli diede il tempo di rispondere "hai visto il crucco dove vive, è mezzo ricco e chissà che grande università avrà frequentato. Non sarebbe mai andato a vivere in un appartamento di merda come il mio, però tu sei venuto a cercarmi lì. Come me lo spieghi?"
"Sei morto" sputò fuori Antonio. Due parole che sembrarono due coltelli conficcati nella sua bocca e cacciati fuori insieme al suo sangue "nel mio mondo sei morto"
Lovino si immobilizzò, il sorriso trionfante di chi ha fregato l'avversario gli scomparve dalla faccia in un istante.
"Oh" fu tutto ciò che riuscì a sussurrare.
"Il... il cattivo che è qui ti ha lasciato cadere dalla cima di un grattacielo. Mi sono lanciato per prenderti e..." una lacrima cadde dalla guancia di Antonio e finì sulla pelle scura del divano "e non ce l'ho fatta. Andavo sul tetto della tua vecchia casa ogni sera... è lì che ci siamo dati il primo bacio"
"Ah" Lovino esitò. Cosa doveva fare? Oh, non ci sapeva fare con quelle cose, il consolare, lo stare vicino a qualcuno... forse doveva andarsene, vederlo non faceva bene a quel bastardo in lutto.
Eppure... eppure Antonio era così triste in quel momento, tutto raccolto su se stesso, in lacrime, che Lovino sentì il dovere di stringergli la mano, attirando così la sua attenzione. Alla vista di quegli occhi verdi, lucidi e iniettati di sangue, si sentì mancare.
"Non è stata colpa tua" voleva che lo sapesse, sembrava qualcosa di adatto da dire "è stato un incidente, no?"
"Ti avrei dovuto prendere" mormorò Antonio "che razza di eroe sono?"
"Non sei infallibile. Capita di..."
"Non doveva capitare con te. Ho salvato tante persone che non conoscevo e non sono riuscito a salvare quella più importante"
"Quel che è morto è morto" ribatté Lovino, ma non vide nessuna reazione nello spagnolo. Esitò "vuoi... vuoi un abbraccio? Di solito Feli fa così quando..."
Antonio lo strinse tra le braccia e nascose il viso contro la sua maglietta, inzuppandogliela di lacrime. Singhiozzò "mi dispiace. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."
Lovino si irrigidì, non era abituato agli abbracci, ma si rilassò dopo alcuni secondi e portò una mano tra i suoi capelli, accarezzando quei riccioli che si rivelavano morbidi come aveva immaginato.
Antonio si sentiva in una bolla di pace e perfezione. Era stretto dalle braccia di Lovino, del suo amore, sentiva il suo calore, il battito del suo cuore, il suo profumo, le sue dita gentili tra i capelli. Quante volte era stato stretto in quel modo da lui? Quante notti aveva dormito così?
Guardò i suoi occhi. Belli, non sapeva come altro definirli: un turbinio di verde e oro in perenne movimento, eppure così calmi, così dolci. Si chinò verso di lui e chiuse gli occhi, voleva baciarlo, ne aveva bisogno. Posò le labbra su una pelle tiepida, irregolare, ma troppo ruvida per essere quella delle labbra del suo ragazzo. Riaprì gli occhi. Lovino lo aveva fermato con la mano.
"Non sono lui" disse, a voce così bassa da essere appena impercettibile "ci assomiglio, ma non lo sono"
Antonio annuì, la bolla infranta, e si alzò dal divano. Si schiarì la gola e cercò di non far tremare la voce, le spalle basse rivolte a Lovino "scusa. Torno a lavorare al... al progetto"
"Sì... forse è meglio che vada"
"Okay"
Sentì le molle del divano cigolare e alcuni passi sul pavimento, poi la porta aprirsi e infine richiudersi. Si lasciò sfuggire un sospiro.

"Tuo fratello sta bene?"
Di norma a Ludwig non sarebbe importato granché, ma da qualche giorno vedeva Lovino giù e la cosa lo preoccupava, perché sapeva che, quando Lovino era giù, tendeva ad essere più impulsivo. Feliciano, seduto accanto a lui a mensa, alzò le spalle.
"Da qualche giorno è un po' strano" ammise "anche se non mi ha voluto dire niente. Credo abbia subito qualche delusione amorosa"
"Perché?" Ludwig iniziò a maledire mentalmente Antonio "ti ha detto qualcosa?"
"No, te l'ho detto" Feliciano rigirò la sua forchetta nel suo piatto di pasta, pensieroso "ma ha la faccia da delusione amorosa"
"La... faccia da delusione amorosa?"
Feliciano annuì "mhmh. Quando subisce una delusione amorosa, fa una smorfia con la bocca e tiene gli occhi bassi. Ha fatto quella faccia per una settimana intera l'estate scorsa, quando l'ha lasciato la sua ex"
"Ma perché la sta facendo ora? Non era fidanzato"
Feliciano alzò le spalle "forse gli piace qualcuno che non lo ricambia"
"Non sai proprio niente?"
"Ti ho detto di no, non mi ha detto nulla" Feliciano inarcò un sopracciglio "da quando ti interessa tanto Lovino? Non è che ti piace?"
"No! Dio, no. Mi preoccupa il fatto che tuo fratello sia così"
"Aw, ti preoccupi per lui"
"Mi preoccupo per me. Mi odia, se è di cattivo umore, ancora più del solito, mi tratterà ancora peggio, e stasera devo anche venire da te a studiare"
Feliciano scosse la testa "ti ignorerà. Non è arrabbiato, solo depresso"
"Mh. Non so..."
"Se preferisci posso venire io da te"
"Meglio di no... ho un po' di casini in casa"
Feliciano ridacchiò "ti ricordo dove e con chi vivo. Casa mia è perennemente un casino"
Ludwig iniziò a cercare una scusa "ehm... ho già detto a mio fratello che oggi sarei venuto da te per il progetto di scienze, quindi ha... invitato una ragazza"
"Oh! Okay, nessun problema, vieni da me"
"Grazie..."

Lovino si intrufolò nel giardino del crucco ed entrò senza bussare nell'ormai familiare casetta, quel deficiente del crucco aveva nascosto la chiave sotto ad un vaso, ma per fortuna ebbe la delicatezza di non sbattere la porta.
Antonio dormiva sul divano. Era girato sul fianco, il viso rivolto al pavimento, l'espressione serena e i capelli ricci scompigliati. Lovino si sedette a gambe incrociate sul pavimento e osservò l'uomo, incantato. La luce del sole si faceva largo tra le tende e accarezzava il viso del bell'addormentato, illuminando alcune lentiggini che normalmente Lovino non avrebbe notato. Sotto agli occhi verdi ora chiusi, due occhiaie lasciavano intuire che lo spagnolo stava dormendo nel pomeriggio perché di notte non aveva chiuso occhio. Gli sfiorò le guance, dove una leggera barba che stava ricrescendo, e risalì fino agli zigomi, dove li sentì ricoperti di sale.
"Oh" gli scappò. Quel bastardo interdimensionale doveva essersi addormentato piangendo.
Il viso fino a quel momento immobile di Antonio si mosse: le sue ciglia sfarfallarono, si picchiarono come due ubriachi al bar, i suoi occhi si aprirono per separare le litiganti e le sue labbra si aprirono in un sorriso.
"Era da tanto che non mi svegliavo con te al mio fianco" mormorò, la voce roca di chi ha appena ricominciato ad utilizzarla. Antonio posò la mano su quella di Lovino, premendosela contro la guancia, e girò il viso per posarci un bacio "grazie"
Lovino era certo di essere arrossito e si urlò di tutto in silenzio, ritirando la mano e infilandola insieme alla gemella nella tasca centrale della sua felpa.
"Come ti pare".
Antonio rise "sei così carino quando ti imbarazzi".
"Stai zitto. Non sono quel Lovino, smettila di fingere che sia lui"
"Siete la stessa persona, querido"
"No. Non abbiamo avuto le stesse esperienze, la stessa vita... non siamo la stessa persona. Non mi sono mai innamorato di te, non siamo stati insieme per dieci anni! Smettila di usarmi come un..." Lovino si interruppe.
"Come un...?" lo incoraggiò Antonio.
"Un... un rimpiazzo" le parole che aveva pensato erano "sostituto del tuo Lovino" e gli avevano fatto venire in mente un'idea pericolosa. Si alzò, aveva bisogno di allontanarsi da quel tizio "ero venuto a cercare il crucco comunque. Non c'è?"
"Mi ha detto di essere andato da Feli a studiare"
"Oh. Okay, allora vado a casa mia. Ciao" fuggì fuori, cercando di non mostrarsi sospetto ma andando di fretta. Chiusa la porta del piccolo edificio, non ebbe più bisogno di trattenersi e corse via.

La camera di Feliciano era disordine puro e nonostante ciò Ludwig ci si trovava perfettamente a suo agio. Quell'insieme confuso di disegni, strumenti artistici e foto era qualcosa di così familiare che il caos con cui erano disposti non lo infastidiva neanche un po', o forse non ne era infastidito perché quello non era caos: era disordine organizzato. C'era un criterio nel modo in cui erano disposti i libri, nella posizione apparentemente casuale dei disegni e delle matite, in quel mare di caos c'era un ordine ben preciso.
I due ragazzi erano seduti alla scrivania di Feliciano, i libri di fisica tra loro, quando Lovino entrò sbattendo la porta.
"Crucco, ti devo parlare"
Feliciano alzò gli occhi al cielo "ne abbiamo già parlato, Lovi, posso essere amico di chi voglio e..."
"Non per quello! Vieni subito di là, l'amico di tuo fratello ne ha combinata una grossa"
Ludwig capì la frecciatina e si alzò, seguendo il ragazzo nella sua stanza. Non era mai stato nella camera di Lovino prima e rimase stupito dalla quantità di libri presente al suo interno. Una libreria che definire "strapiena" sarebbe un insulto torreggiava davanti al piccolo letto, sulla scrivania c'erano altri libri e ancora altri sul comodino e su alcune mensole. Non aveva mai pensato che Lovino potesse essere un lettore incallito, ma a ben pensarci lo vedeva spesso leggere in mensa.
Lovino chiuse la porta e si avvicinò alla finestra per assicurarsi di non essere sentito. I rumori delle macchine dall'esterno sperava che avrebbe coperto le sue parole in caso Feliciano si fosse messo ad origliare.
"Ieri" iniziò "Antonio ha ammesso che il Lovino del suo universo è morto. Il fantomatico stronzo che l'avrebbe portato qui l'ha fatto cadere e Antonio non è riuscito a prenderlo"
"Oh"
"La cosa però non mi chiarisce alcune cose. Prima tra tutte il fatto che sia venuto a cercarmi qui" scosse la testa e puntò lo sguardo fuori "ha detto che l'ha fatto per nostalgia, ma la cosa non mi convince. Era come se sapesse che sarei stato lì"
"Stai dicendo che..."
"Secondo me voleva riportare indietro il tempo, ma ha fatto casino e si è ritrovato in un altro universo"
"Ha detto che qualcosa sulla magia la sa" mormorò Ludwig "avrebbe senso. Non mi ha mai convinto la sua storia"
Il suo senso di ragno si attivò: qualcosa non andava. Si allontanò dalla finestra.
"Secondo me la storia del cattivo era una scusa per stare qui e cercare di... cercare di stare con me. Non c'è nessuno stronzo intergalattico a parte lui"
Il destino, beffardo, volle che proprio in quel momento la finestra della camera venisse sfondata da due uomini: Spiderman e quello che sembrava un cosplayer pazzo di Edward Mani di Forbice. Decine di lame gli sbucavano da sotto la pelle, come una specie di Wolverine psicopatico e albino. Ludwig emise una specie di singhiozzo sorpreso "è identico..." perché, come in effetti aveva preannunciato Antonio, quel coltellino svizzero umanoide aveva il viso identico a quello di Gilbert, il fratello maggiore di Ludwig. Stessa pelle pallida come la neve, stessi capelli spettinati del colore del sale, stessi occhi rossi, stesso sorriso malandrino, illuminato però di una luce malvagia.
Lovino ebbe i riflessi abbastanza pronti da allontanarsi di corsa dalla finestra ormai spaccata, ma alcune schegge lo colpirono comunque, graffiandogli il viso.
Gilbert sorrise e allargò le braccia, tenendo Antonio dietro di sé con due spade "Lovino! Che bello vedere che sei vivo. Non dirmi che avrò il piacere di ucciderti due volte!"
E scoppiò in una risata che del Gilbert che Ludwig conosceva non aveva niente.


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Dalybook04