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Autore: KaronMigarashi    06/06/2022    0 recensioni
[ Post-T4 ]
Garrett e Lerona restano bloccati in un armadio.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garrett, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Papaveri bianchi'
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Proprio come aveva previsto, con la caduta dei fratelli Northcrest e la distruzione della Pietra Primeva, la Città stava rifiorendo. Con la scomparsa del morbo, dei topi e dei roghi, le numerose attività stavano riaprendo e con esse anche le Gilde: Occulti, mercenari, contrabbandieri, assassini e nuovi ladri. Un po' di competizione avrebbe certamente aggiunto una sfida in più nella sua vita, anche se significava dover faticare di più per potersi impossessare almeno di un lavoro decente. Per i gusti di Garrett iniziavano ad essere in troppi a correre sui tetti, ma finché quelli della gilda non interferivano con i suoi lavori lui non avrebbe avuto di che lamentarsi. Anche se i Mano Nera non gli piacevano rispettavano una regola fondamentale: mai rubare ad un altro ladro. 

" Sapevo di aver visto giusto. "

Alla voce di Lerona neanche sobbalzò, aveva avvertito il canto di Ecate fuori dalla casa molto prima che la donna si decidesse a raggiungerlo. La presenza della civetta bianca annunciava sempre il suo arrivo. 

" Aspetta fuori. "

Sentendola sbuffare a quella richiesta, Garrett sorrise divertito sotto la maschera di stoffa ma non tolse gli occhi dal proprio lavoro. Aveva trovato il magazzino di scorte della milizia al di là di una parete finta, in realtà neanche doveva fermarsi alla caserma ovest, ma era di passaggio e sarebbe stato un vero peccato non setacciarla da cima a fondo... e per essersi fatto beccare da Lerona voleva dire essersi soffermato troppo a lungo. Era tempo di sbrigarsi con quella serratura. Lavorò in silenzio con i grimaldelli, ma lo scrigno era più testardo di lui evidentemente. Garrett aveva dita delicate e un tocco leggerissimo, ma quello era già il terzo strumento che incrinava. 

" Vuoi una mano? "

Alle spalle avvertì un lieve spostamento d'aria e l'odore d'incenso di Lerona farsi più marcato. 

" Non credo proprio. "

“ Come vuoi, testardo di un ladro. Vorrà dire che rimarrò qui a vedere quanto ancora ci metterai ad aprirlo. “

Ci volle tutta la concentrazione che possedeva per evitare lo sguardo divertito di Lerona ed evitare così di sbagliare ancora una volta. Ma quella evidentemente doveva essere la sua nottata sfortunata perché quando avvertì rumore di passi che non erano della donna al suo fianco capì che il tempo lì per loro era già scaduto. 

“ Garrett. “

“ Lo so. “

Insieme cercarono una via d'uscita veloce, ma l'unica finestra presente era ancora da scassinare e neanche uno veloce come lui ci sarebbe riuscito in tempi brevi. Rifare il percorso a ritroso non era fattibile, nuove voci arrivavano proprio da dov'era entrato lui, ovvero da una finestra che si affacciava direttamente al corridoio del secondo piano della caserma. Era rimasta soltanto un opzione e non potevano più tergiversare, la maniglia della porta si stava già abbassando.

“ Lerona, l'armadio. “

“ No, aspetta un secondo, Garrett! “

Più rapido che poté, Garrett afferrò la ladra per un polso e, senza tante cerimonie, la spinse dentro l'unico armadio che per qualche strano scherzo del destino riuscì a contenere entrambi. 
 

 
Lerona si sentì compressa tra la liscia parete dell'armadio e il corpo di Garrett. Il buio totale dello stretto cubicolo iniziò a disorientarla. Il caldo infernale di quell'estate le mozzò il respiro, respirava a fatica. Non si azzardò a parlare mentre il proprio corpo iniziava a scuotersi e le vecchie paure riaffioravano in fretta nella sua mente. I ricordi che aveva della Clinica di Moira furono spietati come in passato. 

“ Lerona, cos'hai? “

Prese ad ansimare mentre sentiva Garrett piegarsi su di lei, il suo abito di cuoio stringersi sul proprio, di tessuto più leggero. Le tolse il cappuccio dalla testa con dita svelte e abbassarle fin sotto al mento la lunga stola bianca che usava per coprirsi la parte bassa del volto. Avvertì sulle sue labbra il fiato bollente e pulito dell'uomo, ma non lo vedeva. Capiva che era lì con lei, su di lei, ma il non poterlo vedere la mandava nel panico. Aveva il terrore del buio fin da bambina. Da quando al ricovero una delle infermiere per metterla in punizione la segregava per ore infinite nell'armadietto delle scope. 

“ L'oscurità... troppa... non respiro! “

Provò a spiegarsi sussurrando una frase di senso compiuto, ma invano. Il panico rischiava di farle commettere qualche sciocchezza, come il voler uscire a tutti i costi da quel maledettissimo armadio e fuggire via fino a ché non avrebbe abbracciato il primo lampione acceso in strada. Con le mani tentò di artigliare la doppia anta alle spalle di Garrett, ma venne fermata repentinamente da quest'ultimo, venendo bloccata per i polsi al di sopra delle loro teste. 

“ Se esci ci metterai nei guai. Calmati, ti prego. “

“ Non so come... non vedo niente. “

Mancò poco che scoppiasse in lacrime come una bambina lì davanti a lui. E trattenersi le costò un'enorme fatica. Nel frattempo al di fuori del loro piccolo dramma, all'interno del magazzino scorte della caserma un ufficiale stava facendo strillare di piacere una delle tante baldracche della Città. Per i due ladri l'esagerazione della prostituta fu una benedizione, stava coprendo a meraviglia il loro concitato bisbigliare. 

“ Concentrati su di me, Lerona. Ascolta la mia voce. Resta qui con me. “

La presa sui suoi polsi si fece più decisa e non le permise di pensare a nient'altro che a loro due, chiusi nell'armadio della caserma militare della Guardia. Le labbra di Garrett le sfiorarono un orecchio mentre le sussurrava parole per calmarla. 

“ Resta con me. Pensa ad altro. “

Grosse lacrime di paura le fuggirono dagli angoli dei grandi occhi color prato e scesero lungo le guance lentigginose. Un singolo singhiozzo le scappò dalle labbra tremanti. Garrett le baciò la tempia, un raro gesto di tenerezza che sapeva bene riusciva a calmarla ogni volta. Nell'unico anno in cui si erano impegnati in una relazione diversa da quella lavorativa lui riusciva sempre a tirarla fuori dai suoi incubi notturni con quel piccolo gesto. A prima vista Garrett poteva apparire cinico ed egoista, ma in realtà sapeva donare un'inaspettata gentilezza tale da scioglierle il cuore ogni volta che accadeva. E fu quel lato nascosto a farla innamorare di lui. E lo sarebbe sempre stata. 

“ La prima volta che ti ho vista ho creduto fossi una creatura della Luna. Ti vidi balzare da un tetto all'altro con quei lunghi capelli bianchi come la neve, ammantata dello stesso colore, sembravi essere uscita fuori da uno di quei racconti per bambini, pieni di fate e spiriti buoni. Quella volta ti pensai per tutto il giorno, e prima di rendermene conto, non appena calò la sera ero già fuori a cercarti. Avevo paura di averti solo sognata, ma... “

“ … mi hai vista precipitare dalla finestra della biblioteca. Ero stata ferita dalla freccia di una guardia. “

“ E allora ho capito che esistevi davvero. Che non eri il frutto della mia mente solitaria. “

“ Oh, Garrett... perché non mi hai mai detto queste cose quando stavamo insieme? “

“ Non me lo hai mai chiesto. “

Tra le ultime lacrime versate le scappò una piccola risata e lentamente smise anche di tremare. Sudata e stremata da quella prova personale, Lerona si permise di poggiare la testa sulla spalla dell'uomo e lui, a sua volta, sciolse la presa sui suoi polsi. Gesto che permise a lei di circondare la vita magra di Garrett con entrambe le braccia, rilassando così la postura sotto sforzo. Lui in totale silenzio resse il suo peso e ricambiò l'abbraccio, anche se con molta più cautela. 
 

Quando si azzardarono ad uscire dall'armadio nel magazzino non c'era più nessuno, l'unica traccia lasciata dalla presenza dei due amanti furono l'odore pungente del sesso che aleggiava nell'aria e le inconfondibili macchie di sperma che ancora gocciolava sul bordo di una scrivania. 
Con l'aiuto di un piede di porco Garrett riuscì finalmente ad alzare il vetro della finestra, abbastanza larga da far passare entrambi, e osservò con occhio critico gli spicchi di cielo grigio che si intravedevano tra una fabbrica di carbone e un edificio tessile. 

“ È quasi l'alba. “

Un tenue bagliore rosato iniziò a colorare il cielo, alla fine quella notte non aveva combinato nulla e un po' lo innervosiva il fatto di dover riprendere il colpo da capo la notte dopo, ma quando le labbra di Lerona trovarono le sue sotto il bavaglio di stoffa nera parte del fastidio si dissolse come fumo. Forse era per ciò che si erano detti in quell'armadio, per tutte le cose non ancora espresse tra loro due, ma Garrett si godette ogni singolo istante di quel bacio. Mentre i loro corpi si incontravano e si univano in modo perfetto, le bocche danzavano fameliche, tra ansimi e audaci carezze. E non vi fu più posto per pensare ad altro se non a loro. 

“ Hai ancora il trespolo di Ecate? “

Con un ghigno divertito Garrett le morse il labbro inferiore, tumido dei baci appassionati che si stavano ancora scambiando tra una frase e l'altra. 

“ Oh, la Dama Bianca torna alla Torre quest'oggi? “

Inspirò aria tra i denti stretti per non gemere di piacere quando avvertì le dita della donna oltrepassare la cinghia e il bordo dei pantaloni per arrivare a sfiorare giocosa la punta del membro già umido e pulsante sotto gli strati di cuoio e cinture. 

“ Non senza il dovuto permesso del Ladro Supremo. “

Era un gioco, nient'altro. Cedere significava sbagliare una seconda volta per Garrett, Lerona era riuscita a riaprire lo spiraglio che lui le aveva forse inconsciamente lasciato lì per lei. Ma era stanco di allontanarla una terza volta, ci aveva provato, aveva funzionato per poco, ma poi tornava sempre lì da lei. E i loro corpi erano più sinceri dei loro cuori. 

“ Dobbiamo fare in fretta allora. Ci siamo attardati anche troppo qui. “

“ Le candele le accendi tu? “

“ Ah, e la Dama vuole altro? Petali di rose sulle lenzuola e acqua profumata alla lavanda, magari? “

“ Sai che mi piace creare l'atmosfera giusta quando possiamo prendercela comoda. “

“ L'ultima volta che hai voluto creare atmosfera la mia Torre è quasi andata a fuoco. “

“ Quasi. “

“ Ed è stato abbastanza. Ora, hai in mente altri modi per bruciarmi la casa o possiamo andare via? “



  
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