Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    06/06/2022    0 recensioni
"Andremo dall'altra parte".
Il tuo soffio di voce inatteso si mischia con lo sciabordio delle onde.
Non mi guardi, ma io non so distogliere gli occhi da te.
Sì, andremo dall'altra parte e, dal momento in cui l'ho capito, il nostro simbiotico sogno si è spezzato in due...
[Fanfic scritta per la Playlist challenge del gruppo Facebook "Fondi di caffé - Il tuo scrittoio multifandom"]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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BRIVIDI
 
SALVAMI DA ME STESSO ≈
 
 
-‐---------
 
Ho sognato di volare con te
Su una bici di diamanti
Mi hai detto, "Sei cambiato
Non vedo più la luce nei tuoi occhi"
 
-‐---------
 
 
"Dov'è la tua luce?".
Ce lo chiediamo entrambi a vicenda, tanto spesso, perché siamo consapevoli che qualcosa è cambiato.
Tu la cerchi nei miei occhi, io nei tuoi.
Ci ha sempre salvato, non è vero, Armin?
Cercarci, prenderci per mano, stringerci l'uno all'altro.
Tu sei stato il primo a notarlo, tempo fa.
"Non sorridi più... non sogni più..."
No...
La verità è che sogno troppo, ma i miei sogni sono incubi e i miei incubi diventeranno la realtà.
E allora cosa posso fare se non cercare di tenere te al sicuro, di preservare i tuoi sogni intatti?
La verità è che temo di non riuscire neanche in questo.
Dovrei tenerti lontano, ma finisco con il cercarti ed aggrapparmi a te.
Anche adesso...
Anche stanotte sto venendo a cercarti.
Io mi allontano da tutti, ma lo fai tanto spesso anche tu quando non resisti e la tristezza diventa opprimente.
Come potremmo non essere tristi, mio Armin?
Eppure, io vorrei tanto che tu non lo fossi.
Una vita lunga e felice...
E invece siamo destinati a morire, a meno che io non insegua quella realtà che gli incubi delineano sul mio sentiero.
In qualunque modo sarà sbagliato...
Sarà sempre tutto sbagliato.
 
-‐---------
 
La tua paura cos'è?
Un mare dove non tocchi mai
Anche se il sesso non è
La via di fuga dal fondo
Dai, non scappare da qui
Non lasciarmi così
 
-‐---------
 
Un tempo, il tuo rifugio erano gli angoli sperduti della foresta, dove nessuno poteva trovarti e tu potevi correre e gridare in preda al terrore che non osavi sfogare in nostra presenza.
Adesso, il tuo rifugio è il mare.
È logico, dopotutto.
Lo hai desiderato per tanto tempo, ci hai fantasticato, immaginato... sperato su quella distesa azzurra che infine si è dischiusa davanti ai nostri occhi.
 
Azzurra... di quell'azzurro che con quello dei tuoi occhi non potrà rivaleggiare mai.
Io forse, a dire il vero, non ho mai desiderato il mare come te, perché di quei nostri sogni condivisi avevo inconsciamente già paura.
O, semplicemente, perché il mio mare io lo avevo già: mi bastava guardarti.
Quel mare ora lo stai fissando, mentre la luna si specchia, accentuando il mistero dei suoi abissi.
Percepisci la mia presenza al tuo fianco, ma non ti volti.
Continui a guardare davanti a te, quell'orizzonte inghiottito dall'oscurità.
"Andremo dall'altra parte".
Il tuo soffio di voce inatteso si mischia con lo sciabordio delle onde.
Non mi guardi, ma io non so distogliere gli occhi da te.
Sì, andremo dall'altra parte e, dal momento in cui l'ho capito, il nostro simbiotico sogno si è spezzato in due...
 
Due strade che corrono parallele, la mia persa in un baratro senza fondo, mentre tu speri ancora.
Sento di averti tradito.
La tua testa si muove e un alito di brezza ti scompiglia quei capelli ormai corti.
Sembri cresciuto.
Mi perdo ancora nel tuo sguardo, ma non ne reggo la tristezza.
Anche se forse rifletto la mia nella tua.
È così da sempre, vero Armin?
Ci condizioniamo troppo a vicenda, i miei sentimenti diventano i tuoi, diventi lo specchio di quello che provo e io non lo voglio questo.
Ti voglio salvo...
Salvo da me...
Dalla mia rabbia, dai miei incubi, dalle mie paure.
I tuoi occhi sono sempre bellissimi, anche se tristi e non ho smesso di considerarli la mia luce guida in questo mondo che è Casella di testo: -tutto un casino.
Sono la mia sola certezza.
La mia mano ti sfiora il viso e ti ritrai un po', percepisco i tuoi tremori anche se quasi non riesco a toccarti.
"Hai paura?".
Scuoti il capo, ma lo abbassi, smettendo di guardarmi.
"Hai paura di me?" mi sfugge e so che il mio tono è triste, forse persino un po' rabbioso, ma non nei tuoi confronti.
Solo nei miei, perché sono io che ho rovinato tutto.
Io che rovino sempre tutto.
La mia domanda ti fa sollevare il viso e di nuovo quegli occhi, che mi trafiggono.
Non piangono, anche se vorrebbero, ma hai imparato fin troppo bene a controllarti...
E a soffrire da solo.
Un po' come me, anche in questo.
La differenza è che tu la solitudine non la meriti, mentre io meriterei di ardere all'inferno.
Stringi le labbra.
"Non ho paura di te, Eren".
"Non sai fingere, Armin".
Un ghigno amaro ti deforma le labbra:
"Ma se mi dicono che sono un gran manipolatore".
Guardi davanti a te e ti perdi lontano.
Io continuo a scrutare le sfumature della tua espressione tormentata.
"Solo quando ci sono questioni gravi in ballo".
Un attimo di silenzio, poi la tua voce accompagna il rotolare di un'onda ai nostri piedi:
"E adesso non ce ne sono... di questioni gravi?".
"Armin...".
"Sai, Eren... ho sognato tanto spesso questa distesa di acqua salata... e dovrei essere felice nel guardarla... eppure...".
Non ti interrompo, perché voglio ascoltarti, mentre il tuo viso si solleva e ora cerchi ispirazione lassù, in quella luna tonda che sembra latte nel cielo.
"Sì, Eren... ho paura... e non so neanche io di che cosa. Ho paura persino di questo bellissimo mare, perché...".
Sospiri, riabbassi il viso, il tuo piede gioca con l'acqua e la sabbia. Io non riesco a distogliere l'attenzione da ogni tuo movimento, talmente perfetto che ne sono stregato.
"Perché sento che ti sta portando via da noi...".
Finalmente torni a guardarmi, ma non mi piace quel che vedo nel tuo sguardo, a maggior ragione perché so che è reale.
"Da me... dal nostro sogno. Che fine ha fatto il nostro sogno, Eren? Perché a me sembra che...".
Mentre la tua voce si spezza, io sento solo un gran bisogno di stringerti, di lasciarmi cadere con te tra le onde e la sabbia e baciarti, amarti, possederti fino a consumarti, a consumarmi in te, a spegnere in te tutto l'orrore che ho dentro.
"Mi sembra che... non ci sia più nulla da sognare. Perché se tu non sogni più con me io... io come faccio?".
Davanti ai miei occhi sconvolti dal tuo pianto, sollevi un braccio, a strofinare via le lacrime che non hanno più un freno.
Non so negare quello che dici, mio Armin, perché hai ragione: io non sogno più con te, non posso più farlo.
Come posso spiegarti che non posso?
Io, ormai, di questo mare vedo solo l'abisso oscuro, che mi trascina sempre di più, ed è nero, ha il nero delle tenebre e il rosso del sangue.
I tuoi occhi invece hanno l'azzurro del mare e del cielo quando sono limpidi, ma le increspature cominciano a formarsi e sono destinate ad aumentare, lo so.
Mi chiedo se rivedrò mai quel sorriso che mi ha guidato nel mondo e purtroppo, dentro di me, so già la risposta.
La mia mano si muove fuori dal mio controllo, ho bisogno di toccarti.
Ho bisogno di sentirti...
Forse sono un ipocrita, voglio salvarti da me, ma ti voglio mio e in questo momento non riesco... semplicemente non riesco a lasciarti andare.
Ti sfioro la gota con le nocche e rabbrividisci, sussulti, ti ritrai come se ti avessi scottato e i tuoi occhi grandi mi trapassano con il loro...
Cosa?
Terrore?
Quello che non ho mai visto, non nei miei confronti, neanche la prima volta che abbiamo fatto l'amore.
Quella è l'espressione con cui fronteggi gli orrori della tua vita.
Sono diventato uno di questi?
"Armin... ti prego...".
Il tuo viso lentamente si abbassa, con quell'espressione colpevole, quella che hai sempre, come se fossi di troppo, come se ti sentissi indegno anche di essere vivo.
Uno dei miei maggiori rimpianti è non essere mai riuscito a farti cambiare idea su questa sciocchezza che pensi di te stesso.
Ma è troppo tardi...
Troppo tardi per noi.
"Scusami...".
Ed eccoti di nuovo a scusarti.
Mentre il mondo intero, io per primo, dovrebbe chiedere perdono a te.
Mi avvicino, ci riprovo. Ho bisogno di toccarti.
Questa volta la mia mano cerca la tua.
È il nostro linguaggio, tenerci per mano, intrecciare le nostre dita, il nostro tacito messaggio d'amore.
Ma questa volta le tue dita rimangono immobili, non rispondono alle mie.
Sono fredde e tremano.
Tu hai sempre freddo, ma cosa ti fa tremare davvero?
"Armin..." la mia voce esce roca. "Io... io ti voglio".
Una scossa attraversa la tua mano e si dirama attraverso la mia.
Non mi hai mai rifiutato...
Ma, da quando abbiamo visto il mare, qualcosa non è più stato come prima.
La tua espressione si fa nervosa, ti guardo e tu non ricambi, ti rosicchi il labbro inferiore.
"Ho bisogno di te...".
Ho bisogno di te e sono un crudele egoista.
Forse, prima o poi, riuscirò a lasciarti andare, ma stasera no...
Per stanotte voglio che tu sia ancora mio.
 
-‐---------
 
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
 
-‐---------
 
 
Non mi accorgo di quello che fa il mio corpo, se non che colgo di sorpresa sia te che me stesso.
Sono aggressivo, ti afferro e ti trascino con me sulla sabbia, i tuoi gemiti sorpresi non mi frenano.
In fondo non sono più quello che hai conosciuto, non sono una persona buona, quello che voglio lo prendo, neanche concepisco che tu possa rifiutarmi, non lo hai mai fatto, non lo faresti mai, così non mi pongo domande.
Non ho riguardi neanche per gli strati di stoffa che ti proteggono, non ragiono sul fatto che tu sia già tanto infreddolito, tanto ti scalderò, ti donerò tutto il mio calore.
In pochi istanti sei nudo sotto di me e ti sei lasciato strappare i vestiti di dosso senza opporti, ma i tuoi occhi parlano, sono sconvolti, liquidi di un pianto congelato come il tuo corpo.
Lo so che non ti piace così, so che hai bisogno di dolcezza e ne ho tanto bisogno anche io.
È il mio modo di chiedertela?
Dammi la tua dolcezza, Armin, dammi il tuo amore, ti prego!
Fammi illudere che, ancora un poco, io possa meritarlo.
E come spero di meritarlo, se mi impongo su di te in questo modo, troppo simile a chi ti ha fatto del male tante volte?
Io voglio solo amarti, ho sempre voluto solo questo e invece, in realtà, sono sempre stato uno stronzo.
Le stelle ci guardano e sono testimoni dello scempio che sto compiendo.
Vorrei regalartele tutte quelle stelle che vedo specchiarsi nei tuoi occhi lucidi, vorrei regalarti questo cielo e questo mare, che tutto fosse tuo e che il tuo sogno diventasse ancora più grande, come questo infinito sopra di noi e intorno a noi.
Invece ti sto facendo piangere e sto dando sfogo solo ai miei bisogni, sto nutrendo la mia paura, sto scavando un solco sul terreno che ancora ci tiene vicini.
Vorrei smetterla, vorrei riuscire a non farti del male, tornare ad essere padrone di me stesso.
Ma lo sono mai stato?
Sono libero di commettere tutto l'orrore del mondo e sono schiavo di me stesso, qual è la verità?
"Eren!".
Riesci a tirare fuori la voce e quelle piccole mani mi spingono con una forza straordinaria, quella della disperazione che ti è sempre appartenuta.
Riescono a sbalzarmi via, forse sono io che me lo lascio fare, perché desidero che mi fermi.
Cado all'indietro, mi trovo seduto sulla sabbia, le dita che affondano tra i granelli impregnati di acqua salata.
Ti guardo con espressione che so essere inebetita mentre, tremante e sconvolto, cerchi di raccogliere i vestiti intorno al tuo corpo, poi ti metti in piedi sulle tue gambe ora instabili e rimango a guardarti, senza riuscire a fare nulla, a dire nulla, mentre ti allontani con passo barcollante.
La mia mano si tende nella notte.
Vorrei staccarmi da questa sabbia bagnata, andarmene di qui, andarmene per sempre e fare in modo che mi dimentichi.
Invece, la mia voce sussurra un'unica preghiera inascoltata:
"Torna... torna da me... perdonami...".
 
-‐---------
 
Tu, che mi svegli il mattino
Tu, che sporchi il letto di vino
Tu, che mi mordi la pelle
Con i tuoi occhi da vipera
E tu, sei il contrario di un angelo
E tu, sei come un pugile all'angolo
E tu scappi da qui, mi lasci così
 
-‐---------
 
È tutto sfocato nella mia mente.
So di aver bevuto fino a crollare nel letto e ora la luce mi ferisce gli occhi.
Fanno male.
Non è stata però la luce a svegliarmi, ma quella sensazione che mi fa fremere la pelle, quei tocchi che mi attraversano il corpo e lo fanno reagire e mi fanno tornare alla realtà con un gemito strozzato.
Sei qui, Armin, sei tu, che con le tue labbra, con la tua bocca ora ardente incidi la mia anima, non solo il mio corpo.
"Cosa...".
Non riesco a dire di più, la mia mente non è lucida, ma ora ti vedo sopra di me, ti strusci addosso a me, una piccola serpe affamata. Il tuo sguardo eccitato mi ammalia, mi fa girare la testa.
Il rossore ti incendia il volto, il tuo naso che tanto amo baciare è più rosso che mai.
Distolgo gli occhi dai tuoi, perché in qualche modo, adesso, sei tu a farmi paura.
Sono terrorizzato da quel che susciti in me.
Con la coda dell'occhio noto una bottiglia rovesciata sulle coperte, il liquido rosso che si spande e genera in me una sorta di disgusto.
"Non è sangue" devo ripetermi per non impazzire. "Non è sangue".
Non mi ci vuole molto per capire che anche tu hai bevuto, lo vedo dai tuoi occhi, dal tuo viso, da come ti muovi e come agisci...
Non sei in te...
Prendo il tuo volto tra le mani, voglio vedere il tuo sguardo: perché lo fai?
Mi vuoi davvero o ti senti in colpa perché la notte scorsa mi hai rifiutato?
Tu ed io ci capiamo al volo...
Un tempo ci capivamo al volo...
Ma ora?
Io sono un mostruoso essere sommerso dalla consapevolezza del proprio destino.
Tu, cuore perennemente spezzato dalla vita stessa, nascondi dietro il tuo viso d'angelo emozioni che possono esplodere da un momento all'altro, lo so.
"Armin".
La mia voce esce in un amalgama di supplica e rabbia quando i nostri sguardi si incontrano.
La tua espressione cambia all'improvviso.
Torna indifesa, smarrita.
È così difficile sostenerla, ancora distolgo lo sguardo per un istante, ancora vedo tutto quel rosso.
Ritorno al tuo viso.
Anch'esso è rosso.
Perdi sangue dalla bocca, dal naso, hai un occhio talmente gonfio che non sembri neanche più tu.
"Cosa ti ho fatto?!" sento me stesso urlare e mi ritraggo da quella spaventosa visione.
Chiudo gli occhi, in un moto di rifiuto.
Quando li riapro tu mi stai guardando, spaventato, una domanda angosciata sul viso che ora è pulito... arrossato solo dall'emozione, ma il sangue è scomparso.
Mi porto una mano agli occhi e l'altra mano si allunga, si posa sul tuo petto, ti spinge lontano, con più forza di quella che vorrei, ma ho una tale urgenza, adesso, di saperti lontano da me.
Odo la mia voce come da un sogno lontano:
"Vattene...".
"E... Eren...".
Non riesco a sopportare la tua voce incrinata dal dolore.
Mi allontano, ti do le spalle e non riesco a credere che sia proprio io ad urlarti contro in questo modo:
"Vai via di qui, maledizione, sparisci!".
Non può essere vero.
Quasi lo sento il tuo sguardo che mi ferisce la schiena: quando mi volto stai già scappando e io vorrei uccidermi in questo medesimo istante.
Invece mi muovo, tendo la mano, questa volta per afferrarti un braccio.
Sei così leggero che lo sbalzo ti fa cadere all'indietro, tra le mie braccia, che si chiudono intorno a te.
Braccia che vorrebbero proteggerti, ma che lo so, sono arti di un demone che ti rovinerà per sempre.
Un demone che vorrebbe solo donarti una vita lunga e felice.
 
 
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Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
 
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Affondo il naso tra i tuoi capelli. Conosco il loro odore a memoria.
Piango senza ritegno, non mi sono mai nascosto con te.
Con te ho sempre potuto permettermi qualunque cosa, anche piangere come un bambino e mostrarmi debole.
Perché non posso dirti, adesso, tutto quello che ho dentro?
Questo no, Armin.
Non posso dirti quel che sono diventato, non posso rivelarti la mia strada, non posso metterti nella posizione di dover scegliere.
Sceglierò io per te, anche se la mia scelta ti farà male...
Ma almeno ti salverà.
Attraverserai l'inferno, ma vivrai... voi vivrete...
Ormai è la sola speranza che mi resta...
Io voglio salvarvi.
Farò qualsiasi cosa purché ti salvi.
"Perdonami" dei miei pensieri contorti esce solo questo. "Perdonami... perdonami... perdonami...".
Ti divincoli, siamo faccia a faccia.
C'è ancora dolore sul tuo volto, ma non più lacrime.
Eccola la tua forza morale...
Il più forte, il più coraggioso...
Le tue mani sulle mie guance sono fredde, ma morbide e gentili.
I nostri volti sono vicini ora, troppo vicini, i nostri nasi si sfiorano.
Ti sei alzato sulla punta dei piedi per potermi guardare meglio negli occhi.
"Cosa c'è, Eren? Cosa ti succede? Parlami, ti prego".
Non so più cosa dire, non so più cosa fare. Ti abbraccio così forte che mi sembra di romperti, ma tu accetti, ricambi l'abbraccio.
In realtà mi sto aggrappando a te.
"Salvami" mi sfugge.
Sei la mia salvezza, lo sei sempre stato.
Faresti di tutto per salvarmi ancora, ma non puoi farlo questa volta, nessuno può farlo.
Posso solo sperare di proteggere voi da me.
Ma almeno adesso...
Ancora una volta almeno...
"Salvami da me stesso".
Strofini il naso contro il mio petto, le tue dita mi artigliano la schiena fino a graffiarla, ma non sento male, perché vuoi solo dirmi che ci sei e che non mi lascerai.
"Farò... tutto quello che vuoi, Eren. Tutto quello che posso. Ma lasciami stare con te".
Vorrei trovare in me il coraggio di mandarti via, questa volta per sempre, ma adesso non ce la faccio.
Preferisco mentire a me stesso...
Almeno una volta.
Forse sarà l'ultima...
Un'ultima volta, mentiamo a noi stessi...
Rendiamoci felici.
Ti trascino a terra con me e, mentre i nostri corpi nudi si intrecciano e si amano, io so che sto sbagliando ancora.
Che sono debole, vile e che non ho la forza di lasciar spegnere la mia unica luce.
 
 
-‐---------
 
Dimmi che non ho ragione
E vivo dentro una prigione
E provo a restarti vicino
Ma scusa se poi mando tutto a puttane e
Non so dirti ciò che provo, è un mio limite
Per un "ti amo" ho mischiato droghe e lacrime
Questo veleno che ci sputiamo ogni giorno
Io non lo voglio più addosso
Lo vedi, sono qui
Su una bici di diamanti, uno fra tanti
 
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Ti sei addormentato tra le mie braccia.
Da sempre la mia gioia più grande.
I nostri momenti...
Solo nostri...
Hanno un solo, irreparabile, terrorizzante difetto questi momenti.
Non sono eterni.
E finiranno.
Questa volta forse per sempre.
Il sole, attraverso la finestra, si intrufola ad accarezzare il tuo viso e su di esso accende la scintilla di una lacrima, che prima non avevo notato.
Stai piangendo nel sonno...
Chissà quale, tra i tuoi più terribili incubi, è venuto a farti visita.
Se solo potessi salvarti anche da quelli...
Ti agiti, ti rendi più piccolo contro di me, quasi scompari, vuoi scomparire, come sempre, le tue mani si contraggono in piccoli pugni sul mio petto.
Mi mordo le labbra.
Io devo andarmene, Armin, non ho scelta.
La mia unica libertà, adesso, è scegliere di non trascinarvi alla rovina con me.
Non sono più libero di restare con voi.
La mia mente è una prigione dalla quale non posso fuggire, ma posso ancora decidere di andarmene via.
E lo farò.
Mi muovo per tentare di alzarmi, non vorrei strapparti al sonno, ma tu percepisci ogni cosa, ti avvinghi a me con disperazione.
"Non lasciarmi... Eren... non lasciarmi...".
I tuoi occhi sono aperti adesso.
Non so dirti di no.
Non voglio tensioni, non voglio trattarti male.
Dovrò farlo, ma adesso non ce la faccio, non ne ho la forza.
Sospiro, con un dito ti asciugo una lacrima, poi lo passo tra i tuoi capelli, avvicino le labbra al tuo naso tanto buffo...
E per me sei bello, bellissimo.
Sei luce...
La mia vita, la mia speranza, il mio sogno...
Ancora per oggi.
Ti bacio la punta del naso, poi le mie labbra sfiorano le tue:
"Sono qui, vedi? Siamo qui, tutti e due e si sente il mare".
Sorridi, richiudi gli occhi:
"Andremo insieme... dall'altra parte del mare".
Annuisco e dentro mi sento morire.
 
 
   
 
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