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Autore: Aagainst    07/06/2022    1 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20.

 

I don't wanna give up hope
Damn, why's it gotta be this hard just to open my heart?
[…]
If you dare to love me
(Avril Lavigne-Dare To Love Me)

 

 

 

 

Raven si stava facendo la doccia quando il campanello suonò. Sbuffò. Non capiva chi poteva essere. Anya era da Lexa, Octavia con Lincoln e lei non aveva appuntamenti particolari. Il campanello continuava a suonare con insistenza e Raven non ebbe scelta. Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia. Si asciugò per bene e si vestì in fretta e furia, piuttosto infastidita. La doccia mattutina era per lei un momento sacro e sperò che chiunque avesse osato interromperla avesse motivazioni serie. 

“Sì, un attimo!” sbottò, correndo alla porta. Aprì, non sapendo cosa aspettarsi. Quando vide Clarke davanti a sé, per poco non svenne. 

“Ciao Rae.” esordì la bionda, tradendo una certa agitazione. 

“Se cerchi Anya, sappi che è da Lexa.” la informò Raven, convinta che la bionda avesse commesso un errore.

“Rae, non sono qui per Anya. Io… Ho bisogno di parlarti.”. La latina rimase a bocca spalancata, completamente interdetta. “Non voglio litigare, te lo prometto.“. Raven si massaggiò il collo, indecisa sul da farsi. Aveva sognato per tre anni quel momento, ma ora che era giunto si stava lasciando prendere dal panico. Sospirò. Di fronte a lei, Clarke la guardava speranzosa. 

“E va bene, entra pure.” cedette, infine. La bionda annuì e varcò la soglia, le mani strette attorno alla cinghia della borsa che teneva sulla spalla. Sembrava nervosa, quasi intimorita. La verità era che temeva Raven potesse cambiare idea da un momento all’altro. Si guardò intorno, senza dire una parola. Era da tre anni che non metteva piede in quella casa. 

“Pensavo l’avessi buttata.” disse infine, indicando una fotografia incorniciata e appesa al muro. Raven si passò una mano fra i capelli e la staccò dalla parete. Ritraeva le due attrici da ragazzine, in compagnia di Abby e Jake Griffin. 

“Non avrei mai potuto fare una cosa del genere.” spiegò Raven. “Siete la mia unica famiglia, Clarke.”. La bionda chinò il capo, un nodo in gola. Indietreggiò, fino ad addossarsi contro lo schienale del grande divano bianco che troneggiava nel soggiorno. Clarke sorrise amaramente. Quel divano era stato testimone silenzioso di serate memorabili tra lei, Raven e Octavia, passate a guardare film, ripassare copioni o, più semplicemente, chiacchierare fra di loro. La bionda scosse il capo. Realizzare quanto le mancassero quei momenti fu peggio di una pugnalata in pieno petto. Lei e Raven si erano conosciute quando entrambe avevano dodici anni. Abby lavorava ancora a Polis, in pronto soccorso. Quando si era ritrovata di fronte quello scricciolo tutto pelle e ossa e pieno di lividi, non ci aveva pensato due volte e aveva deciso di portare Raven a casa con sé. Sulle prime, Jake si era dimostrato un po’ restio, ma poi aveva finito per cedere. Clarke ricordava perfettamente quel giorno. Con Raven era nata fin da subito una fortissima intesa e le due erano diventate ben presto inseparabili. La morte di Jake aveva contribuito a cementare quella che si era rivelata essere un’incredibile amicizia. Quando erano state prese entrambe per recitare in Arkadia, era sembrato loro un sogno che si era trasformato in realtà. Nel giro di qualche anno, però, era cambiato tutto. Il sogno si era trasformato in incubo e Raven aveva deciso di tagliare i ponti con la famiglia Griffin, per il bene di Clarke. Non che la bionda avesse voluto rivederla. A causa delle parole di Raven, Clarke e Lexa si erano ritrovare ad essere letteralmente perseguitate dai paparazzi e da giornalisti di ogni tipo. Per mesi, speculazioni su una loro presunta relazione occuparono ogni testata, sito internet, programma televisivo e social network. E se Lexa era riuscita a minimizzare e a fingere una totale indifferenza rispetto all’argomento, Clarke non ce l’aveva fatta. Abby e Octavia l’avevano vista soccombere all’ansia e al dolore e, se non fosse stato per loro, chissà come sarebbe andata a finire. 

“Rae, io… Mi dispiace.” mormorò all’improvviso Clarke, rompendo il silenzio che era calato fra loro due. Raven si appoggiò alla parete e prese un respiro profondo. Non era sicura di aver ben capito cosa stesse succedendo. Quella che un tempo era la sua migliore amica e che lei aveva tradito in un modo terribile era lì, di fronte a lei, che si stava scusando.

“Clarke, non sei tu che devi dis-…” provò a dire.

“Invece devo, Rae.” la interruppe Clarke. “Avrei dovuto ascoltare le tue ragioni e provare a comprenderle. Non ti ho mai dato davvero la possibilità di spiegarti e alla fine ti ho costretta a rinunciare anche a mia madre. Sono stata egoista.”

“Non mi hai costretta a fare niente, Clarke. Sono stata io, io ho deciso di nascondere la verità, io ho deciso di dire quelle cose è sempre io ho deciso di allontanarmi anche da Abby. Non l’avrei mai costretta a scegliere tra me e te, non sarebbe stato giusto.”. Clarke si passò una mano in volto. Era così stanca di tutto. Fece un passo in avanti e, per un istante, Raven temette che volesse tirarle uno schiaffo. Quando però la strinse nel più tenero degli abbracci sussultò, incredula. 

“Ho… Ho avuto paura.” confessò, la voce bassissima. “Wallace era passato alle minacce e io… È per quello che non sapevo se rinnovare il contratto, volevo cambiare ambiente il prima possibile.” spiegò. “Sono stata una vigliacca. Mi dispiace.”. Clarke si scostò, quanto bastava per poterla guardare negli occhi. 

“È vero quello che Lexa ha detto a mia madre? Che quella dichiarazione era solo un modo per cercare di convincerla a tornare indietro?” chiese. Raven annuì, senza parlare. Clarke sospirò. Le sorrise, con dolcezza. 

“Sono stanca, Rae.” dichiarò. “Vorrei solo lasciarmi questi ultimi tre anni alle spalle. Forse è arrivato il momento di ripartire, per tutte noi.”. Raven aveva un nodo in gola e le lacrime agli occhi. Si gettò al collo dell’amica e la strinse a sé, senza alcuna intenzione di lasciarla andare. Le due rimasero così per svariati minuti e solo il brontolio della pancia di Clarke le costrinse a separarsi. 

“Scusa, non ho fatto colazione.”. Raven scoppiò a ridere e la invitò a seguirla in cucina. Le preparò del tè e le offrì dei biscotti al cioccolato. Clarke accettò di buon grado, affamata. Raven le servì il tè e si sedette accanto a lei. 

“Con Lexa come va?“ domandò, cogliendo l’amica di sorpresa. 

“Oh, noi… Non ci vediamo da qualche giorno, ormai. Abbiamo deciso di andarci piano.” rispose quest’ultima. “Insomma, lei ha rotto con Costia da poco e io ho appena scoperto la verità sulla sua fuga, abbiamo ancora tante cose da chiarire. E poi c’è Madi, l’hanno dimessa solo tre giorni fa.”

“Hanno trovato sua madre?”. Clarke fece segno di no con il capo. 

“Lei e Gloomy sono svaniti nel nulla. Io e Lexa pensiamo che Ontari sia rimasta invischiata in qualche pasticcio e che Malachi sia scappato per evitare l’arresto dopo quanto ha fatto a Madi. O, forse, anche lui è rimasto coinvolto in chissà cosa.” spiegò, giocherellando con la tazza. 

“E i servizi sociali?”. Clarke scoppiò a ridere.

“La Sidney è fermamente convinta che Gloomy non l’abbia sfiorata e che Madi sia rimasta coinvolta in qualche rissa. Dio, quanto detesto quella donna.”. Raven si picchiettò il naso, pensierosa. 

“Ho visto come la guardavi in ospedale, Clarke. Anzi, come le guardavi.” asserì poi, guadagnandosi un’occhiata incuriosita da parte della bionda. “Avevi gli occhi di chi sa alla perfezione qual è la persona con cui passerà il resto della propria vita.”

“Rae, mi sembra un po’ prematuro.” osservò Clarke.

“Forse.” disse Raven, sgranocchiando un biscotto. “O forse andarci piano non ha poi molto senso. Non dico di sposarvi domani, ma andiamo, avete aspettato tre anni. Meritate un po’ di serenità, voi e quella ragazzina.”. Clarke si morse il labbro e scosse il capo. 

“Mi ricorda te.” confessò. “Credo sia anche per questo che mi sono affezionata a lei sin da subito. Ha la tua stessa forza e determinazione. Non so come fate.”

“Spirito di sopravvivenza, credo.” ipotizzò Raven. “E la voglia inconscia di trovare qualcosa per cui valga la pena vivere.”

“Tu l’hai trovato?” chiese Clarke. Raven le sorrise. Annuì.

“Sì. E mi ha salvato la vita. Mi avete salvato la vita, tu e i tuoi genitori.”. Clarke deglutì. Ricacciò indietro le lacrime, sforzandosi di non scoppiare a piangere.

“Rae, tu hai fatto lo stesso con noi. E dopo gli ultimi tre anni posso affermare che la vita con o senza di te non è la stessa cosa, per niente.” dichiarò. “Ti voglio bene.”

“Anche io, Clarke.” mormorò Raven, abbracciando la bionda. “Anche io.”.

 

________________

 

Madi era in nella sua stanza, a letto. I dolori alle costole erano molto forti e la ragazzina passava le giornate per lo più sdraiata in camera, da sola. Odiava quella situazione. Si sentiva un peso inutile e sapere che, probabilmente, Lexa avrebbe perso il lavoro per colpa sua non migliorava di certo la situazione. Non riusciva a capire perché l’attrice non le avesse firmato i documenti per l’emancipazione minorile. La sua carriera sarebbe stata salva, non avrebbe litigato con Titus, non avrebbe rotto con Costia e non avrebbe dovuto occuparsi di lei, una ragazzina di diciassette anni che non portava altro che problemi. Schiacciò il volto contro il cuscino e soffocò un urlo, ricacciando indietro le lacrime. Nemmeno si accorse che la porta si era aperta e che Lexa si era precipitata in suo soccorso.

“Madi! Ehi.”. La ragazzina alzò lo sguardo. Lexa la guardava con occhi dolci, carichi di premura. Le carezzò il capo, con una tenerezza che Madi non aveva mai sperimentato in vita sua. La ragazzina si abbandonò a quel tocco così materno, così sconosciuto e familiare al tempo stesso. Fu in quel momento che realizzò la più triste delle verità. Ontari l’aveva messa al mondo, ma non era mai stata una madre per lei. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso, una dopo l’altra. Madi si sentiva così vuota, persa. Suo padre l’aveva abbandonata e sua madre non l’aveva mai davvero amata. Avrebbe solo voluto capire perché. Che cosa c’era di sbagliato in lei? Cosa spingeva le persone ad allontanarsi? E perché, invece, Lexa era ancora lì, con lei? Per quanto ancora l’avrebbe voluta tra i piedi?

“Ti voglio bene.” le sussurrò l’attrice, riportandola alla realtà. Lexa le voleva bene. A parte lei e Clarke, nessuno gliel’aveva mai detto, nemmeno Ontari.

“Come vanno le costole?” le chiese l’attrice.

“Come due ore fa.” rispose Madi. “Mi fanno male e faccio fatica a respirare.”

“La dottoressa Griffin mi ha spiegato che nel giro di un mese dovresti essere guarita del tutto. Vedrai che starai meglio.”. Madi annuì, non troppo convinta. 

“È la madre di Clarke, giusto?” domandò. “A proposito, che è successo fra voi due? È da quando mi hanno ricoverata che non la vedo. Avete litigato?”. Lexa scosse il capo. Ripensò al bacio che lei e Clarke si erano scambiate in ospedale. No, non avevano litigato, decisamente. 

“Beh, ecco… È impegnata.” mentì. Madi le lanciò un’occhiataccia. 

“Sei una pessima bugiarda.” asserì. “Avanti, dimmi la verità. Che è successo?”. Lexa si passò una mano sul collo. Non sapeva se confessare la verità o meno. 

“Noi abbiamo parlato molto e… Ci siamo baciate.”. Madi si mise a sedere di scatto, sconvolta. Ignorò il dolore alle costole, troppo sorpresa per dargli importanza. 

“Tu… È per questo che hai mollato Costia?”

“No, non l’ho tradita se è questo che intendi. Con Costia non ci sarebbe mai stato alcun futuro. Inoltre, non posso stare con una persona che non tiene a te e ai tuoi fratelli. Non sarebbe giusto.” rispose Lexa. “Voglio solo che tu sappia che né per me, né per Clarke è stato un errore. Semplicemente, abbiamo deciso di andarci piano.”

“Andarci piano?”. Lexa si morse il labbro. Si sentiva a disagio, nemmeno lei sapeva perché.

“Ci sono dei trascorsi tra me e lei e abbiamo entrambe bisogno di un po’ di tempo per chiarire del tutto alcuni aspetti del nostro passato. Anche perché ora non è più solo una questione fra noi due. Dobbiamo pensare anche a voi.”

“Non usateci come scusa.” sbottò Madi. “Ho capito che tra voi due c’era qualcosa il giorno in cui Clarke si è presentata alla porta di casa tua. La verità è che dovete trovare un po’ di coraggio, tutto qui. Soprattutto tu.”. Un discorso del genere era l’ultima cosa che Lexa si sarebbe mai aspettata. Sospirò. Madi aveva ragione, ma allo stesso tempo la situazione non era per nulla semplice. O forse erano loro che la stavano facendo più complicata di quello che era in realtà. Si picchiettò il naso con l’indice e controllò l’ora. 

“Prova a dormire un po’, okay?” disse a Madi, infine. “Se hai bisogno non esitare a chiamarmi.” si raccomandò. “Buonanotte.”

“Buonanotte.” rispose la ragazzina. Lexa le schioccò un bacio in fronte, per poi incamminarsi verso la porta. Madi la osservò uscire, in silenzio. Per la prima volta nella sua vita, sentì di avere qualcuno di cui potersi fidare, qualcuno per cui era importante. E, nel buio della sua stanza, non riuscì a smettere di chiedersi come fosse possibile. 

 

________________

 

Lexa stava leggendo, seduta sul divano. Era stanchissima, ma allo stesso tempo voleva approfittare del fatto che stessero tutti dormendo per farsi gli affari propri. Qualcuno suonò al citofono. Lexa sbuffò. Non riusciva a crederci. Si alzò e andò a vedere chi era il pazzo che aveva deciso di disturbare a quell’ora. Quando lo schermo del citofono rivelò la presenza di Clarke, Lexa sgranò gli occhi, confusa.

“Che ci fai qui a quest’ora?” chiese. 

“Devo parlarti” rispose la bionda, vaga. Lexa si grattò la fronte indecisa sul da farsi. Aprì il cancello e la invitò ad entrare. Il cuore le martellava nel petto e, per un attimo, temette di avere un infarto. Clarke era più bella che mai, nonostante indossasse semplicemente un paio di jeans e una felpa grigia. Lexa alzò lo sguardo. I suoi occhi verdi incrociarono quelli azzurri della bionda e lei non poté fare altro che rimanere senza fiato. Quello sguardo blu era così intenso, da farle girare la testa.

“Clarke…” mormorò, ma la bionda la zittì poggiandole un dito sulle labbra. 

“Lexa, io… È tutto il giorno che ci penso. Mi sei mancata tantissimo in questi giorni. Non penso di poter continuare così. Non penso di voler andarci piano, non dopo tutti questi anni. Ho bisogno di te, Lexa.”

“Ma io… E i ragazzi…” balbettò quest’ultima.

“Voglio provarci. Voglio provare a costruire qualcosa con tutti e cinque, con te, Ethan, Aden, Adria e Madi.” dichiarò Clarke. “Non sono mai stata più sicura di qualcosa nella mia vita.”. Lexa aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì ad articolare alcun suono. Era terrorizzata. Sentì la mano di Clarke sulla sua guancia, con una delicatezza quasi dolorosa. Deglutì. Non sapeva cosa dire, né cosa fare. 

“Non voglio… E se…”

“Shh, andrà tutto bene. Ci proveremo e ci riusciremo. Insieme.” la rassicurò Clarke. La mora annuì, le lacrime agli occhi. Quando le loro labbra si unirono nel più dolce e disperato dei baci, Lexa non poté non pensare al piccolo dialogo che aveva avuto con Madi poco prima. La verità è che dovete trovare un po’ di coraggio, tutto qui. Soprattutto tu, le aveva detto. E Lexa non voleva essere una codarda. Non più.


​Angolo dell'autrice 

Rieccoci! Capitolo un po' di passaggio forse, in cui tutte e tre, sia Clarke, sia Lexa, sia Madi, fanno i conti con la necessità di dover aprire il proprio cuore a qualcuno, nonostante la paura di rimanere feriti di nuovo o, nel caso di Lexa, di ferire di nuovo. Inoltre, finalmente Raven e Clarke si riappacificano, direi che era ora.
Spero vi sia piaciuto, grazie per leggere e commentare, alla prossima!
   
 
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