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Autore: Zobeyde    08/06/2022    4 recensioni
New Orleans, 1933.
In un mondo sempre più arido di magia, il Fenomenale Spettacolo Errante di Maurice O’Malley si sposta attraverso l’America colpita dalla Grande Depressione con il suo baraccone di prodigi e mostri. Tra loro c’è Jim Doherty, l’unico a possedere capacità straordinarie: è giovane, irrequieto e vorrebbe spingere i propri numeri oltre i limiti imposti dal burbero direttore.
La sua vita cambia quando incontra Solomon Blake, che gli propone di diventare suo apprendista: egli è l’Arcistregone dell’Ovest e proviene da un mondo in cui la magia non ha mai smesso di esistere, ma viene custodita gelosamente tra pochi a scapito di molti.
Ma chi è davvero Mr. Blake? Cosa nasconde dietro i modi raffinati, l’immensa cultura e la spropositata ricchezza? E soprattutto, cosa ha visto realmente in Jim?
Nell’epoca del Proibizionismo, dei gangster e del jazz, il giovane allievo dovrà imparare a sopravvivere in una nuova realtà dove tutto sembra possibile ma niente è come appare, per salvare ciò che ama da un nemico che lo osserva da anni dietro agli specchi...
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNA SFIDA A LUNGO ATTESA – Prima parte

 
 

 

«Te l’avevo detto» disse Alycia, mentre varcavano le porte del Bestiario. «L’avevo detto che era una pessima idea venire qui.»
Jim continuò a tacere e si sedette sul bordo di una fontana in mezzo alla piazza di fronte al Bestiario: quattro statue di marmo a grandezza umana si ergevano al centro della vasca, tre stregoni e una strega ritratti nell’atto di schiacciare una donna inginocchiata con atteggiamento implorante. Non gli servì un grande sforzo di immaginazione per capire che si trattava di una rappresentazione della Guerra Civile e della sconfitta dell’Eretica.
Alycia gli si fermò accanto, irrequieta. «Possiamo tornare a casa ora? Si sta facendo tardi…»
«Vuoi farla finita?»
Lei si bloccò. «Di fare cosa?»
Jim le rivolse uno sguardo rancoroso; la visita al Bestiario gli aveva lasciato addosso una sensazione sgradevole e l’atteggiamento ansioso di Alycia non faceva altro che aumentare la sua irritazione. Perché faceva così? Cosa le costava trattarlo come se fosse uno di loro? Era magico anche lui, no? Per quale motivo da quando era arrivato doveva farlo sentire fuori posto?
«Vorrei che la smettessi di comportarti come se fossi la mia balia. Non ho bisogno di qualcuno che mi corra dietro di continuo.»
Lei sbatté le palpebre, mentre la sua espressione si volgeva rapidamente dal confuso all’infuriato. «Lo hai detto anche ieri sera. Alla festa di cui non ricordi niente!»
«Cristo, Alycia, ancora con questa storia? Non è stata mica la prima sbronza della mia vita!»
«Arcanta non è un luogo da sottovalutare» replicò lei, perentoria. «E vorrei evitare che tu ti metta in guai peggiori.»
«Oh, perdonami» disse Jim, sarcastico. «Sono io che ho frainteso: non sei la mia balia, sei la mia scorta!»
«Qualcosa del genere!» scattò lei. «Visto che se ti viene consigliata una cosa senti l’impulso di fare esattamente l’opposto!»
«Si chiama ragionare con la propria testa.»
«No, si chiama non ragionare affatto!»
«Oh, eccovi qui!» Mei Lin li raggiunse nel piazzale insieme a Nikos e passò uno sguardo incuriosito da Jim ad Alycia, che si tenevano il broncio ed evitavano di guardarsi. «Certo che per essere cugini voi due bisticciate di continuo.»
«Neanche te lo immagini» borbottò lui.
Visto che si erano comunque fatte le tre e mezza, decise che tanto valeva tornare alla Corte dei Miraggi prima di incorrere nell’ennesima sfuriata da parte di Blake senior. Così, i quattro ragazzi si avviarono verso la dragostazione più vicina.
Superarono un ponte sospeso su un canale, ma trovarono una gran folla a bloccare loro il passaggio.
Si fecero largo nella calca e Jim allungò il collo oltre i turbanti colorati, le altissime parrucche e gli strani copricapi decorati con uccelli vivi per capire quale fosse il motivo dell’assembramento: un’intera piazza era stata chiusa per via di quella che sembrava un’esibizione acrobatica.  Una trentina di ragazzi e ragazze abbigliati con corte tuniche nere e pantaloni di pelle stavano dando vita a coreografie davvero spettacolari, impiegando un misto di arti marziali e magia, fra salti, calci, capriole ed evoluzioni con le armi. L’attenzione di Jim fu calamitata da un ragazzo che si batteva a torso nudo e che stava affrontando due avversari contemporaneamente; brandiva una lancia a doppia lama, facendola roteare sopra la testa e assestando colpi con la potenza di un orso.
«Però, oggi Siegfried è in forma» commentò Mei Lin, scoccando un’occhiata significativa ad Alycia. «Ho sentito che Volkov lo ha già designato come suo successore, è vero?»
«Così pare» rispose lei. «È il suo guerriero migliore.»
«Questi ragazzi appartengono alla Corte delle Lame?» chiese Jim.
«Ogni tanto organizzano dimostrazioni aperte al pubblico» disse Nikos. «Non riuscirò mai a capire perché si ostinino a sudare come un branco di vichinghi. È così stupido, possono disporre di un’infinità di incantesimi.»
«Oh, come se a te dispiaccia vedere tutto quel testosterone in azione» ridacchiò Mei Lin.
«Ho detto che è stupido, non che mi dispiace.»
«Disciplina e autocontrollo» disse Alycia. «Il motto della Corte delle Lame è “Sii la tua arma”. Il corpo è la fortezza che custodisce il potere di un mago: solo addestrandoli insieme si può raggiungere la perfezione.»
«Vuol dire che anche tu sai combattere così?» domandò Jim, impressionato.
«Me la cavo con arco e frecce.»
In quel momento, il ragazzo di nome Siegfried buttò a terra i suoi due sfidanti, accolto da uno scrosciare di applausi da parte del pubblico, dopodiché venne verso di loro: poteva avere diciannove anni ed era molto alto, molto biondo, con un fisico che sembrava scolpito nel marmo e i muscoli lucidi di sudore. Jim avvertì un insensato moto di antipatia nei suoi confronti.
«Ciao ragazzi, piaciuta la dimostrazione?» Conficcò la sua alabarda a terra con un gesto secco e i suoi occhi azzurri puntarono Alycia. «Aly, ci sei anche tu! Hai già nostalgia di casa? È un peccato che tu abbia deciso di lasciarci.»
«Penso che al Cerchio d’Oro possa rendermi più utile» rispose lei, pacata.
Siegfried le rivolse un sorriso accattivante. «In tal caso, in bocca al lupo. Anche se mi mancheranno le nostre sessioni private di combattimento.»
Fu come se qualcuno avesse tirato un pugno nello stomaco di Jim, che si voltò a guardare la ragazza, mentre le parole “nostre” e soprattutto “private” sembravano risuonargli all’infinito nelle orecchie. Cos’è che gli aveva detto una volta Alycia a proposito della sauna comune...?
«Siegfried, hai già conosciuto il nuovo apprendista di Solomon Blake?» s’intromise Mei Lin con voce flautata.
Ancora con quell’odioso sorrisetto in faccia, il ragazzo rivolse la sua attenzione su Jim, squadrandolo per bene dall’alto verso il basso. «Le voci sono vere, dunque, la Corte dei Sofisti è tornata alla ribalta. Anche se dopo tutto questo clamore mi aspettavo qualcuno più…interessante.»
Gli porse una mano callosa, forte e sudata che Jim guardò con un certo disgusto, mentre cercava di schiodare dalla testa l’immagine di quel tipo e Alycia avvinghiati tra i vapori di una sauna...
«Siegfried Völsungar» affermò fieramente. «Com’è che non ti ho mai visto da queste parti?»
«Non bazzico spesso Arcanta.»
«Non… “bazzichi?” Non credo di capire.»
«Winston è un Esterno» spiegò Mei Lin vivacemente. «È la prima volta che visita Arcanta. Ci ha raccontato un sacco di cose interessanti! Tipo che ha lavorato come prestidigitatore con un certo Udinì!»
Siegfried emise una bassa risata. «Certo che tuo padre non si smentisce mai, Alycia: gli sono sempre piaciuti i tipi bizzarri.»
Tu invece a me non piaci per niente pensò Jim, arrabbiato. Anzi, mi stai già sul…
«Guarda un po’ chi si rivede!» tuonò improvvisamente una voce alle spalle di Siegfried.
Boris Volkov li raggiunse claudicando e batté una mano sulla spalla del suo apprendista, gonfiandosi d’orgoglio.
«È sempre bello vedere una nuova generazione di maghi che stringono amicizia.» I suoi occhi invernali si posarono in particolare su Jim. «Voi, ragazzi miei, sarete il futuro di Arcanta: i migliori allievi che le nostre Corti abbiano prodotto.»
«Be’, insomma» obiettò Siegfried, ironico. «Non so quanto possa valere quando si è in classe da soli.»
Jim fu immediatamente preso dalla tentazione di trasformare quel Siegfried in un water su gambe.«Posso dimostrarti quanto valgo in qualsiasi momento.»
Siegfried sollevò le sopracciglia bionde, continuando a sogghignare. «Buffo, sembra quasi che tu mi stia sfidando.»
«Hai cominciato tu. Evidentemente non sono io quello che ha qualcosa da dimostrare.»
Volkov scoppiò in una gran risata.
«Come siamo suscettibili! È proprio vero quello che si dice: gli allievi finiscono per diventare più simili ai loro maestri di quanto si pensi.»
«E va bene, piccoletto» disse Siegfried con uno strano scintillio negli occhi. «Vediamo che sai fare: sono curioso di scoprire quali incredibili magie hai appresto nel Mondo Esterno.»
Alycia assistette alla discussione occhieggiando prima Jim e poi Siegfried, allarmata.
«Ji…ehm, Winston, sono quasi le quattro» disse, toccandogli il braccio. «Ricordati che abbiamo promesso di tornare...»
Prima che lui potesse ribattere, un familiare flash gli aggredì gli occhi, assieme a un crepitio di magnesio. Seneca Honeyfoot alla fine era riuscito a stanarli.
«Signor Cavendish!» gongolò il giornalista, saltellando verso di loro col fotografo al seguito. «Stavolta non può negarmi quell’intervista! Glielo pro-i-bi-sco!»
Jim e Alycia iniziarono a parlarsi da sopra a vicenda, snocciolando una sfilza di scuse per levarsi di torno quell’ulteriore impiccio. E nel frattempo, Siegfried si scambiò uno sguardo col suo maestro: «Stavo pensando, visto che dopo tanti anni siamo finalmente in quattro, non sarebbe divertente organizzare una Disputa?».
«Ehm» fece Jim distratto. «Una cosa…?»
«Ma è un’idea splendida!» tuonò Honeyfoot emozionato. «Questo sì che manderà in estasi i miei lettori! Ho già pronto il titolo: “Una nuova sfida riunisce i Quattro di Arcanta! I nuovi apprendisti saranno all’altezza dei loro maestri?”»
«Ehm» fece ancora Jim, che non aveva la minima idea di cosa fosse una Disputa, né di che accidenti stesse parlando Honeyfoot. Ma dall’espressione spaventata di Alycia capì che non prometteva niente di buono...
Nikos fece una smorfia. «Sig, sei serio? Ancora con questa roba da Medioevo?»
Mei Lin al contrario sembrava molto eccitata. «Avanti, sarà divertente! E poi, dici sempre che ti annoi coi tuoi compagni, no?»
«Ma siete tutti impazziti!?» esclamò Alycia. «È ridicolo, non avete bisogno di battervi!»
«A me invece sembra una grande idea» la osteggiò Volkov, compiaciuto. «È passato più di un secolo dall’ultima Disputa e i Decani ci tengono che certe tradizioni siano mantenute: rafforzano l’identità del nostro popolo.»
«Veramente io...» cominciò Jim, ma Siegfried scoppiò a ridere.
«Tipico della Corte dei Sofisti: quando c’è da andare al sodo trovano mille scuse per tirarsi indietro. Del resto, ormai la codardia è diventata il cavallo di battaglia di Solomon Blake.»
«Solomon Blake non è un codardo!» reagì subito Jim, infuriato. «E io non mi sto tirando indietro…!»
«Perfetto allora» concluse Volkov. «Se siamo tutti d’accordo, mi occuperò io stesso dei preparativi. Mr. Honeyfoot, un evento di tale portata necessita di un pubblico adeguato, posso contare su di lei?»
«Lasci fare a me, Boris» disse lui, lisciandosi i baffoni da tricheco. «Nel giro di un paio d’ore ad Arcanta non si parlerà d’altro!»
 

«Esattamente, quale parte di “non fare niente di stupido” non era chiara?»
Solomon Blake sbattè l’Oraculum sul tavolo davanti al suo allievo, nella sua stanza alla Corte dei Miraggi: la foto in prima pagina ritraeva un confuso Jim assieme a Siegfried, Nikos e Mei Lin, mentre alle loro spalle Boris Volkov sorrideva spavaldo.
Il titolo del lungo articolo, firmato ovviamente Seneca Honeyfoot, urlava a caratteri cubitali:
 
UNA SFIDA A LUNGO ATTESA!
RIUSCIR
À IL GIOVANE APPRENDISTA DI SOLOMON BLAKE A METTERE A TACERE LE MALELINGUE?
 

«È stato Siegfried a cominciare» disse Jim, troppo orgoglioso per ammettere che si era fatto incastrare come un fesso. «Non ha fatto che sminuirmi davanti a tutti, mi ha persino dato del “piccoletto”! Sono di statura media per la mia età! E poi avrebbe dovuto vedere come Volkov rideva di lei..!»
«Oh, non osare!» si inferocì Solomon. «Non provare a convincermi che lo hai fatto per difendere il mio onore, perché l’unica cosa che volevi era fare lo sbruffone come tuo solito!»
«Ma è solo una stupida gara di magia!»
«Non è questo il punto!» Solomon riusciva a stento a contenere la collera. «Quei tre hanno vissuto circondati dalla magia da quando sono nati: si addestrano da anni e padroneggiano incantesimi di livello Evocatore! Mentre tu…»
«Io le ho salvato le chiappe in quel cimitero» completò Jim. «E poi, non ha detto che sono molto dotato per la mia età?»
Solomon si passò una mano tra i capelli, esasperato. «Non avrei mai dovuto portarti qui, dovevo sapere che non eri pronto…»
«Saprò cavarmela» insistette Jim. «Il tempo di dare una lezione a Mister Fenomeno e poi ce ne torniamo a casa.»
Solomon gli scagliò addosso un’occhiataccia. «Lo vedi qual è il tuo problema? Proprio non riesci a prendere la faccenda seriamente!»
«Questo non è vero» obiettò Jim. «Io voglio seriamente fare il culo a Siegfried.»
«Ti ho spiegato mille volte che con la magia non si scherza!» ruggì Solomon. «Che non bisogna lasciarsi accecare dalle emozioni. Volkov ha fatto leva sul tuo orgoglio e ti ha attirato dritto in una trappola: questo non è uno show, Jim, non ci sono saranno trucchi e io non potrò fare niente per proteggerti stavolta...!»
«Non ho bisogno di essere protetto» ribatté Jim, seccato. «Da quando sono qui ho dimostrato di sapermela cavare anche senza il suo aiuto: non deve tenermi al sicuro solo perché non ci è riuscito coi suoi allievi…»
Si interruppe subito, rendendosi conto di cosa aveva detto quando ormai era tardi. Lui e Solomon si guardarono.
«Scusi» borbottò, sentendosi arrossire. «Non volevo dire...»
L’ira dello stregone riempì la stanza, rendendola di colpo così gelida che avrebbe potuto far nevicare.
«Bene. Se pensi di avere la situazione sotto controllo, non mi resta che augurarti buona fortuna, James. Ne avrai bisogno.»
Jim lo guardò mortificato, mentre usciva senza mancare di sbattere la porta.
 

Più tardi, sentì bussare.
Convinto che fosse Solomon, Jim aprì immediatamente per scusarsi come si deve, ma si ritrovò di fronte Alycia.
«La Disputa inizierà fra poco, sei pronto?»
Lui si limitò ad annuire con rassegnazione e la seguì attraverso il palazzo.
«Tuo padre dov’è?» chiese dopo un po’, ansioso di spezzare quello scomodo silenzio.
«È andato avanti con Macon» disse Alycia. «E non è affatto contento.»
«Lo so» replicò lui, funereo.
Una volta usciti in giardino lei si volse a guardarlo, molto seria in viso.
«Ascoltami» disse. «La Disputa nasce come un torneo in cui i migliori maghi di Arcanta si affrontano senza esclusione di colpi: anticamente decretava se un favorito fosse all’altezza di succedere a un Arcistregone alla guida della sua Corte. È una cosa seria, quindi non aspettarti di essere trattato coi guanti.»
«Non me lo aspettavo» ribatté Jim con voce neutra, ma dentro di sé l’ansia aveva già iniziato ad artigliargli le viscere.
«Ci sarà tutta la città ad assistere» continuò Alycia. «Perciò ognuno darà il meglio di sé, per rendere onore alla propria Corte. La specialità di Nikos sono le illusioni, l’ho già visto in azione ed è fenomenale: crea allucinazioni talmente realistiche da ingannare tutti e cinque i sensi. Mei Lin è una serpe, te l’ho detto, riesce a rendere chiunque il suo burattino. E Siegfried quando combatte entra in uno stato di trance, il berserksgangr e sa essere spietato.»
«Nemmeno io faccio così schifo» disse Jim, imbronciato. «E…che mi dici di voi due, invece?»
«Noi chi?»
«Tu e quel Siegfried. Stavate tipo insieme?»
«No» rispose lei, arrossendo leggermente. «Mi sono allenata con lui qualche volta, tutto qui. Ma non mi è mai piaciuto, è spocchioso.»
Saggia ragazza, pensò Jim, sentendosi sollevato da un peso enorme. «Bene. Voglio dire...buon per te, sembra proprio un coglione. E poi dicono che chi mette su tutti quei muscoli debba compensare qualcosa.»
Alycia levò gli occhi al cielo. «Uomini!»
Arrivarono alla dragostazione appena fuori i cancelli, dove una viverna verde-azzurra lo attendeva abbarbicata su una piccola carrozza monovano.
«Ti condurrà all’Arena» spiegò Alycia. «Siegfried, Mei Lin e Nikos sono già lì.»
«Che significa? Tu non vieni con me?»
«Rappresento il Decanato adesso: non posso dimostrare di patteggiare per nessuna Corte. Andrò insieme agli altri alchimisti.»
«Oh» disse Jim. «Certo. D’accordo.»
Si sforzò di non darlo a vedere, ma il pensiero di affrontare quella prova da solo, senza contare nemmeno sul sostegno di Solomon e Alycia, gli fece perdere la poca sicurezza che aveva. Era ancora in tempo per darsela a gambe? Per tuffarsi in uno specchio e sparire...?
Volevi cavartela da solo, no?
Salì in carrozza, ma prima di chiudere la portiera Alycia lo guardò dritto negli occhi e disse: «Per favore Jim, non metterti in testa di vincere a tutti i costi. Non hai nulla da dimostrare, né a Siegfried né a nessun altro.»
Di colpo, lui recuperò un po’ di motivazione. «Lo so. Però mi piace quando riesco a sorprenderti!»
Alycia scosse arrendevolmente la testa. «Pensa a uscirne tutto intero» disse soltanto, prima di chiudere la portiera. «Ora sparisci!»
  
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