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Autore: My Pride    09/06/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Fear of missing you Titolo: Fear of losing you
Autore: My Pride
Fandom: 
Batman/Superman
Tipologia: One-shot [ 1283 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi:
Conner Kent, Tim Drake, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
May I write: 
3. Accento straniero || 4. "E' una mia responsabilità"


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    «Robin, respira, non riesco a capire nemmeno una parola!»
    Kon-El fu costretto ad afferrare Damian per le spalle e a scuoterlo nel vano tentativo di rallentare il flusso ininterrotto delle sue parole, pronunciate come una raffica di proiettili che stavano perforando le orecchie del cosiddetto ragazzo d’acciaio.
    Era stato Red Robin a trovare Damian e suo fratello Jon a non molta distanza da uno dei laboratori di Luthor, e il colorito biancastro della pelle del più giovane dei Superboy l’aveva subito messo in allerta; aveva dovuto faticare non poco per cercare di calmare Damian e farsi spiegare ciò che era successo, ma il nervosismo nella sua voce aveva lasciato che il suo accento prendesse piede e aveva strascicato parola dopo parola, arrotondando il suono di ogni consonante e rendendo incomprensibile gran parte delle parole americane che si mescolavano con quelle arabe. Era stato a quel punto che Red Robin lo aveva chiamato e Kon era volato immediatamente da loro, caricandosi in braccio un Robin che scalciava e urlava mentre teneva stretto a sé il corpo bollente di Jonathan; le vene sulle sue braccia e sul suo volto erano diventate più che pronunciate contro la pelle e di un verde così lucente che Jon aveva capito solo in parte cosa fosse successo, poiché l’esposizione alla kryptonite non era di certo uno spettacolo raro. E Tim stesso si era reso conto della tossina nel sangue di Damian, i cui occhi verdi lo avevano osservato spiritati e iniettati di sangue.
    Quando avevano raggiunto una delle loro case sicure ed erano finalmente riusciti a togliergli il corpo di Jon dalle braccia per distenderlo su una branda, Damian si era avventato su Conner e aveva cercato di strangolarlo, completamente fuori di sé; Tim era stato costretto ad intervenire e a conficcargli un ago nel collo per sedarlo, ma il calmante era durato poco nonostante avesse in parte diluito gli effetti di qualunque tossina avesse in corpo. E adesso, accasciato su una sedia davanti al capezzale di Jon, non la smetteva di biascicare parole sconclusionate con il suo pesante accento straniero.
    «Era una mia responsabilità, dovevo controllare che non fosse una trappola, era tutto…» continuò a mormorare con sguardo perso e assente, e Tim e Conner si scambiarono una lunga occhiata. Non avevano mai visto Damian in quelle condizioni e, qualunque cosa avesse inalato, aveva avuto forti ripercussioni sulla sua psiche.
    «Damian, ehi, cerca di dirci cosa…- provò Tim, ma Damian scosse energicamente la testa e scacciò con un gesto secco le mani di Conner.
    «Lasciami, lasciami in pace, devo… devo andare da Jon, lui…»
    «Robin». La voce di Tim era ferma e chiara, e gli afferrò il viso per costringerlo a guardarlo. «Siete al sicuro, te lo prometto. Va tutto bene», ribadì nel carezzargli una guancia col pollice, ma Damian sgranò maggiormente gli occhi e si liberò, parandosi davanti al corpo di Jon a braccia spalancate.
    «Non gli farete del male. Vi ucciderò».
    Il tono con cui pronunciò quelle parole fu così glaciale che Tim, per un istante, riconobbe nel volto stralunato del sedicenne l’assassino a sangue freddo che sei anni prima aveva cercato di ammazzarlo nella caverna. Faceva male vedere Damian in quelle condizioni, il percorso della sua redenzione era stato duro e accidentato e, qualunque cosa fosse successa in quel laboratorio, adesso Damian era convinto che loro volessero attaccarli ed era pronto ad infrangere il suo giuramento pur di tenere al sicuro Jon… era pronto ad uccidere per lui. Fu quindi con un sospiro che Tim fece un passo indietro, afferrando il polso di Kon per costringere anche lui a farlo.
    «Ce ne andiamo. Non temere»
    Conner stornò immediatamente lo sguardo su di lui, incredulo. «Passerotto, cosa stai…»
    «Shh. Zitto». Tim lo mise subito a tacere, usando una bassa frequenza per far sì che fosse il solo a sentirlo. «Sto sintetizzando un antidoto».
    «E come diavolo…»
    «Ho preso un campione del suo sangue quando l’ho sedato. Ora zitto».
    Il silenzio che calò su di loro fu tombale. Nessuno dei due osava muovere un singolo passo per non rischiare di turbare la psiche già compromessa di Damian, che non faceva altro che fissarli con una mano puntata verso di loro, quasi stesse impugnando un coltello; forse la sua mente era così assoggettata alle illusioni che pensava davvero di essere armato, ma Tim sapeva bene di cosa fosse capace e che in realtà non avesse bisogno nemmeno di avere davvero un’arma nelle sue mani. L’attesa fu talmente frustrante che le orecchie di Conner furono prese d’assalto dai furenti battiti di tutti i presenti, dal respiro irregolare di Damian e da quello di Jon che poco a poco si stabilizzava, simbolo che gli effetti della kryptonite stessero svanendo; fu solo quando Tim urlò “Superboy, ora!” che Conner sfrecciò verso l’antidoto e lo iniettò nel braccio di Damian, il quale non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi della folata di vento che gli sollevò il mantello prima di piombare letteralmente a peso morto sul materasso, il mondo ridotto ad un buco nero nel quale galleggiò per quelli che parvero secoli.
    Quando finalmente riaprì gli occhi, Damian si rese conto di essere disteso su una branda e sbatté le palpebre, confuso. Non ricordava granché di quanto era accaduto, ma la sua mente cercava di capire cosa… «Jon» urlò di punto in bianco nel drizzarsi a sedere, facendo sussultare i presenti. Persino Jon, che nel frattempo si era svegliato e mangiava noodles con le gambe incrociate sulla branda che occupava, lo fissò con tanto d’occhi, ingurgitando gli spaghetti che si era portato alla bocca.
    «Bentornato tra noi, demonietto», lo apostrofò Tim, e Damian gli lanciò un’occhiata così veloce che per poco non si fece male al collo.
    «Drake? Ma cosa…»
    «Eri andato fuori di zucca», si intromise Conner nel gettargli un plaid sulle spalle. «Voi due ci dovete un po’ di spiegazioni».
    Damian avrebbe voluto ribattere, ma i suoi occhi si puntarono immediatamente su Jon, che ricambiò il suo sguardo con un’espressione così incredula che, per un momento, entrambi parvero sorpresi di vedere l’altro. «Stai bene?- chiesero all’unisono, e fu Jon che, ridacchiando nervoso, si massaggiò il collo e guardò altrove.
    «Certo… perché non dovrei».
    «Credevo…» Damian deglutì sonoramente. «Credevo che fossi morto, io…»
    Gli occhi di Jon si addolcirono. «Eri preoccupato per me, D?» domandò sottovoce, ma Damian distolse immediatamente lo sguardo.
    «Non vedo perché dovrei», fu il suo turno di ribattere, e Jon ridacchiò.
    «Ehi, sto bene, sono vivo».
    Damian non disse nulla per un lungo attimo, concentrato solo sul proprio battito cardiaco e con la sensazione di avere gli occhi di Kon e Drake puntati su di sé. Avrebbe voluto alzarsi e andare ad abbracciare Jon, stringerlo a sé e ignorare tutto il resto, ma era troppo imbarazzato dalla presenza dei loro fratelli, così fece la sola cosa razionale che il suo cervello riuscì ad accettare: si arrabbiò. «Ancora per poco… perché adesso ti ammazzo io, visto il colpo che mi hai fatto prendere!» esclamò nel saltargli al collo, e Jon si lasciò scappare un’esclamazione soffocata mentre, seppur ridendo, cercava di volare lontano dalle sue grinfie e di non investire Conner e Tim nello scappare.
    La verità era che quella tossina aveva agito sulle sue emozioni e aveva avuto paura. Aveva avuto paura di poter perdere Jon e che il senso di colpa lo avrebbe divorato al punto da fargli avere pensieri che non avrebbe mai creduto di poter carezzare con la mente, ma per il momento… per il momento, Damian si sarebbe goduto il sorriso del suo migliore amico e la risata divertita che aveva temuto di non poter sentire mai più
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Questo è il sesto giorno dell'iniziativa #mayiwrite
indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom  
Vorrei poter dire di essere consapevole di quello che ho scritto, ma in realtà non è così. Ero partita con un'idea e poi alla fine hanno fatto tutto loro, quindi ecco il risultato di ciò che è successo. Tanto per cambiare doveva essere un'allegra cosetta fluffuosa (nulla di complicato, una scemenza colossale, giuro), eppure mi sono ritrovata con un Damian intossicato, Jon avvelenato dalla kryptonite e i fratelli che cercavano in qualche modo di mantenere entrambi in vita nonostamte il modo in cui Damian cercava di allontanarli. E va beh
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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