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Autore: Herebos_597    11/06/2022    1 recensioni
La caduta di un’illusione lunga una vita, una cella e l’imposizione di un presente tanto monotono quanto il susseguirsi degli attimi che lo compongono.
La rassegnazione nel riconoscere la propria biografia nel lento discendere di una goccia sulla parete.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Striscia lentamente sulla parete, segue le forme asimmetriche delle pietre. E’ silenziosa, sicura, trasparente; a suo modo elegante.
Procede lentamente verso il pavimento, un percorso a zig zag che Draco sa, è già segnato.

Eppure la goccia sembra tranquilla, stabile nel suo disequilibro. Riflette la luce della luna con sicurezza e scende decisa, inesorabile. E’ fiera del riflesso che porta, convinta della strada che segue, sprezzante del buio che la circonda.

La cella è umida: la goccia vira a destra. L’aria è stantia, asfissiante ma la goccia scende ancora. La parete è fangosa, la goccia si sporca, si intorbidisce. Il pavimento è vicino, Draco sorride: è quasi arrivata.

La consapevolezza della fine, la rassegnazione apatica all’inevitabile prima dell’ultimo scatto: è paura, rabbia, desiderio di redenzione?

Draco ride: non ha alcuna importanza, il pavimento è troppo vicino: nessun alito di vento scagionerà ciò che è stato. Il solco nel muro era già lì, silenzioso, scavato da altri, che aspettava. Draco chiude gli occhi.

La goccia è scomparsa nel buio, si è unita alla pozza sotto la finestrella: anonima, indistinguibile, introvabile. Dimenticata.

Draco si sfiora l’avambraccio, geme; poi guarda in alto: un’altra goccia si appresta alla caduta. La segue con lo sguardo, dopo pochi secondi i suoi occhi sono di nuovo incollati al pavimento. Li rialza, un’altra goccia ancora, e ancora, e ancora. Fino a che non perde il conto: finiscono tutte nel fango.

 

Il ragazzo si alza, si mette sotto la finestrella. Alza una mano, segue le irregolarità del muro con un dito. Avanti e indietro, taglia la strada alle gocce di pioggia. Le sente scivolare lungo il braccio: fredde, pungenti, arrabbiate.

Che ingrate.

Draco si risiede: i piedi e le gambe abbandonati nel fango, il braccio bagnato, pulito. Sorride.

 


Questa è la prima storia che scrivo, un saluto per approcciarmi al fandom.
Ho cercato di descrivere una situazione particolare, un momento intimo e delicato di una persona che, in cella, realizza quanto incisivo e determinante possa essere l’ambiente in cui si è cresciuti.

Quando la goccia d’acqua tocca la parete, il solco nel muro è inevitabile, scolpito dal passaggio di chi è venuto prima: Draco vive nell’illusione della superiorità (sua, della famiglia e del sangue), del senso di onnipotenza giovanile, della protezione che il padre gli offre. Si accorge dell’orrore e del ribrezzo che prova per ciò che sta succedendo troppo tardi: è un Mangiamorte, la fazione è scelta, gli ideali anacronistici della famiglia completamente assimilati.

Non può essere un finale atto di “ribellione” a scagionare una vita costellata di scelte, forse inconsapevoli, ma sbagliate.
 

Tuttavia, dal momento che l’idea di un destino inevitabile e già segnato non mi è per nulla affine, ho deciso di inserire un gesto di speranza. L’uomo è diverso dalle gocce di pioggia: Draco si rialza e taglia la strada all’acqua che scende, “purificandosi”.

 

Sono consapevole del fatto che a volte il significato di ciò che scrivo può non essere chiaro (succede che anche io perda il filo, una volta passata la foga del momento), ma per miglioramenti futuri confido in voi. Spero comunque che non sia questo il caso.

Mi congedo augurandovi la fortuna di una strada senza rimpianti.

   
 
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