A presto e buon finesettimana!
Deh
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La parte migliore di me
Suga e Daichi si erano preparati molto, prima di prendere in affido Isao. Avevano letto libri, avevano cercato di capire come crescere un bambino nel migliore dei modi e le cose giuste da fare per farlo sentire a casa, per farlo adattare a quella nuova vita.
Suga e Daichi erano pronti per Isao, ma non lo erano per Kazuki e Kenta.
I due gemelli entrarono nella loro vita come un uragano, non c’era stato alcun tipo di preparazione e li avevano portati a casa il giorno stesso che Isao gli aveva parlato di loro per la prima volta.
Ovviamente i due adulti non li amavano di meno del bambino di sei anni che avevano deciso di adottare, ma non erano sicuri di come crescere due gemelli e avevano il terrore di sbagliare, di fare qualcosa che potesse rovinare la vita a uno dei due.
Tuttavia, come succede quasi sempre, il miglior modo per imparare è la pratica e così i due adulti fecero.
In generale i gemelli potevano essere uguali nell’aspetto ma diversi nel carattere o viceversa, potevano essere uniti o non sopportarsi, potevano litigare o avere un legame particolare.
Non fu difficile per Daichi e Suga capire che i loro gemelli erano molto legati, anche se diversi nel carattere. Capirono del loro legame quando, un giorno, Kenta iniziò a piangere a caso mentre era fuori con Koshi e, quando questo preoccupato gli chiese cosa fosse successo, Kenta gli rispose che Kazuki stava male, tornando a casa scoprirono che l’altro biondo aveva effettivamente la febbre. Altro esempio fu quando Kazuki si svegliò in piena notte e raggiunse i genitori in camera per poter chiedere loro di aggiungere un’altra coperta a Kenta perché sentiva che aveva freddo e non stava dormendo bene.
Suga e Daichi si impegnarono ogni singolo giorno con loro tre e, pian piano, i due adulti capirono che crescere i due gemelli era semplice come crescere Isao, sia perché proprio quest’ultimo amava così tanto i suoi fratelli da dare loro sempre una mano, sia perché i due biondi non facevano altro che proteggersi a vicenda.
Kenta e Kazuki avevano ormai cinque anni ed era il loro ultimo anno di asilo. Stavano programmando la recita a scuola e, felici della cosa, passavano i loro pomeriggi chiusi in camera a ripassare le battute. Poi il giorno arrivò.
La recita era come tutte quelle che Suga aveva programmato nelle sue classi: i bambini sistemati tutti a semicerchio che si mettevano al centro e parlavano al microfono, recitando la poesia o la frase che avevano imparato, il tutto intervallato da canzoni.
Kazuki e Kenta raggiunsero il centro del palco insieme. Kenta era estremamente imbarazzato da tutte le persone che li guardavano, ma c’era Kazuki a tenergli la mano.
Kazuki prese il microfono e iniziò a recitare –Un bambino può sempre insegnare tre cose agli adulti…
Passò il microfono a Kenta e questo, balbettando, continuò piano –A… a essere contento senza motivo…
Kazuki riprese –A essere sempre occupato con qualche cosa…
L’ultima parte era di Kenta ma, il bambino che si riconosceva per il neo sotto l’occhio destro si era paralizzato, non riuscendo più a continuare.
Partì un piccolo applauso dal pubblico per incoraggiarlo e questo lo distrusse completamente, ricordandogli che tutte quelle persone erano lì a guardarlo e ascoltarlo.
Scappò via e corse tra il pubblico fino a raggiungere i suoi genitori e schiantarsi contro le gambe di Daichi.
-Tesoro- sorrise Suga mentre Daichi lo prendeva in braccio –Va tutto bene, non c’è alcun motivo di scappare.
Kenta nascose il volto contro il petto di Daichi e si aggrappò a lui come se ne valesse della sua vita –non voglio che mi guardino tutti.
Suga rise di più, ma gli accarezzò la testa e acconsentì –Va bene, non ti costringeremo a tornare lì sopra se non vuoi.
Era un momento di stallo, tutti li stavano guardando per capire cosa fare e a Suga bastò scambiare uno sguardo con Kazuki perché questo capisse come salvare il gemello dal suo imbarazzo: riportando tutta l’attenzione su di sé.
-… e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera. Grazie per essere stati i nostri maestri!
Kazuki aveva imparato anche le frasi del fratello perché sapeva che, se fosse accaduta una cosa simile, avrebbe dovuto proteggerlo recitando anche la sua parte.
Kazuki odiava gli insetti tanto quanto amava i conigli. Così, quando quel giorno si trovarono a giocare al parco con gli altri bambini e uno di questi propose di andare a caccia di scarabei volanti, lui era l’unico non d’accordo.
Ma, prima che gli altri bambini potessero lamentarsi o prenderlo in giro, fu Kenta a intervenire.
-Neanche a me va- mentì -Perché non giochiamo a guardie e ladri?- e iniziò a spiegare il gioco con talmente tanta enfasi ed eccitazione che tutti dimenticarono subito la prima proposta.
Fu Isao, infine, a esprimere la più grande verità su quei due gemelli biondi. Lo fece attraverso un pensiero che era sempre rimasto nella sua mente e che, quando erano stati separati in orfanotrofio, lo aveva rincuorato perché sapeva che i due gemelli ci sarebbero stati comunque l’uno per l’altro.
-Kazuki è la parte migliore di Kenta. Kenta lo è di Kazuki.