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Autore: Lis4_88    11/06/2022    1 recensioni
"Ti amo così tanto che mi fa male" pensava Matt mentre stringeva le loro vecchie fotografie piangendo.
"Ti amo così tanto che mi faccio male" pensava Mihael reggendo quel dannato paio di forbici.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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•One day it's fine and next it's black
So if you want me off your back
Well, come on and let me know
Should I stay or should I go?•
 

Un raggio di sole filtrava dalla finestra, in quel piccolo spazio libero che la tenda non copriva. La stanza era piuttosto disordinata, con un letto singolo schiacciato sulla parete sotto il lucernario, che fungeva da appoggio a uno skateboard, vari vestiti stropicciati e tantissimi cd con copertine raffiguranti band di ogni genere.
L'ultima cosa presente sul letto era una persona: non troppo alta, capelli bianchi ottenuti da una serata di sbronza in cui dei teenager ubriachi avevano messo le mani sull'acqua ossigenata, una t-shirt nera dei Pink Floyd e dei pantaloni di tuta grigia lunghi fino alle ginocchia. Indossava anche un paio di vans bianche e nere, ma a nessuno sembrava importare che fossero in contatto con le lenzuola. I suoi occhi erano grigi, con sotto un'alone nero sfumato frutto di una matita occhi pagata 5 sterline al discount. Due cerchietti neri pendevano dai suoi lobi mentre un anellino del medesimo colore contornava la parte destra del labbro.
Nate River, soprannominato Near, stava ispezionando due cd che teneva fra le mani, alzandone prima uno e poi l'altro.
«Prendo quello dei Nirvana»
«Ma è il mio preferito!» si lamentò un'altro ragazzo, in piedi a petto nudo davanti la cassettiera posizionata di fronte al letto.
«Mi hai già fatto scartare gli Oasis, i Soundgarden e i Blur. Sono tutti tuoi preferiti!»
«Ti prometto che il prossimo te lo lascio prendere»
Nate sbuffò e ricominciò a ispezionare i dischi sparpagliati sul letto una seconda volta, per scegliere quello che forse il suo amico gli avrebbe finalmente imprestato.
Il suo amico, L Lawliet, sembrava invece indeciso su quale maglietta indossare.
Era in piedi a contemplare i vestiti presenti nel secondo cassetto del comó, mentre si cingeva il mento pensieroso.
Su quel busto mingherlino spiccava un tatuaggio sull'addome: gli ideogrammi giapponesi della parola "killer". Questo non era frutto di una sbronza, il ragazzo se l'era regalato per i suoi 16 anni. Aveva fatto un male cane, ma una volta visto il risultato Lawliet se n'era innamorato e aveva iniziato a girare in crop-top cortissimi.
Aveva una folta chioma di capelli neri come la pece, che quasi gli coprivano gli occhi cerchiati da uno strato spessissimo di ombretto nero e matita del discount. Non aveva piercing come Nate, ma i polsi erano fasciati da bracciali di borchie affilate e indossava almeno un anello per dito. Era già vestito con dei jeans blu fino al ginocchio e un paio di converse nere, ma proprio non riusciva a decidersi sul pezzo sopra.
«L, ti ho visto indossare una t-shirt presa dal mucchio dei panni sporchi per andare al matrimonio di tua zia. Ti stai davvero scervellando per uno skate park?» pronunciò l'ultimo ragazzo presente nella stanza.
«Manco dovessi rimorchiare» aggiunse Near, ancora intento a contemplare i cd.
L'ultimo ragazzo era forse il più particolare del trio: i suoi capelli erano corti e di un color mattone tendente al ramato. Sulla sua chioma erano presenti quelli chiamati goggles, con delle lenti gialle che si abbinavano perfettamente alla capigliatura.
Portava una maglietta rossa della Coca-Cola, molto sbiadita e rovinata. Apparteneva a suo fratello maggiore, che quando partí per l'università lasciò uno scatolone pieno zeppo di abiti, con allegato un biglietto con su scritto: "Lascio i miei beni preziosi al mio amato fratellino, così magari la smette di vestirsi di merda :)" Metà di quei vestiti finirono nella pattumiera.
Sotto la t-shirt portava dei cargo beige pieni di tasche (anche quelli corti visto il caldo che faceva) e ai suoi piedi spiccavano una converse bianca e una rossa.
Il viso era pieno di lentiggini, spruzzate soprattutto sul naso alla francese da cui pendeva un piercing a ferro di cavallo con due palline sull'estremità, chiamato septum. Un'altra pallina gli spuntava dal labbro inferiore, a cui era attaccata un'asta che si concludeva appena sotto le labbra con un'altro tondino. Infine c'era un ultimo piercing nascosto, che diventava visibile solo quando il rosso faceva la linguaccia.
Mail, detto Matt, era seduto davanti lo specchio rettangolare appoggiato sulla parete a fianco il letto. Con un dito tirava verso il basso la rima palpebrale e con la mano libera la colorava di nero con la matita a 5£ che aveva già fatto il giro fra tutti i presenti.
Era uno dei tantissimi pomeriggi  che i ragazzi avrebbero passato insieme. Adesso che il liceo era finito, sentivano di avere la vita in pugno. Ma ovviamente quei tre mesi li avrebbero ancora passati come gruppo, come facevano ogni giorno dai tempi delle medie.
Matt e Lawliet si erano ritrovati in classe insieme, e il primo giorno seduti uno a fianco all'altro si presentarono per la prima volta. Nate arrivò una settimana dopo, introducendosi in un modo abbastanza stravagante.
Mail ed L non avevano fatto neanche due passi fuori dall'aula, quando il primo venne investito da un giovane Near, all'epoca biondo platino. I due si ribaltarono in mezzo al corridoio sotto lo sguardo degli studenti che stavano riponendo i libri nei loro armadietti. Quando Matt ebbe incassato il colpo, notò lo skateboard a pochi centimetri da lui e fissò il ragazzo disteso supino sulle sue gambe.
«Vai in skate? Anche noi!» esclamò indicando prima se stesso e poi Lawliet, ancora impalato sull'uscio della porta.
«Figo» rispose Nate «Venite fuori l'ufficio del preside alla fine delle lezioni»
Come chiamato, dal fondo del corridoio sbucò il dirigente della scuola affiancato da due inservienti.
«Eccolo! River scendi subito da quella tavola!»
Il rimproverato scattò in piedi e afferrò il mezzo a quattro ruote.
«Devo filare, sono Nate comunque»
E detto questo salí sulla tavola e sfrecciò via, inseguito dai tre uomini che probabilmente lo stavamo rincorrendo già da un bel po' viste le loro condizioni.
In quel momento Mail Jeevas decise che lo voleva come amico a tutti i costi.
Ed eccoli lì, dopo 7 anni, che si preparavano nella camera di Lawliet per andare nel posto che rappresentava il fulcro di quella passione comune.
In quel momento, sentirono un urlo echeggiare dalla strada.
«Hey stronzetti!»
Nate lasciò perdere i cd e una volta scostata la tenda spalancò la finestra, sporgendosi in avanti.
«Il tuo ragazzo sta ancora scegliendo una maglietta»
Light sbraitò scocciato e scaglió la sigaretta che stava fumando sul marciapiede.
«Digli che non glie la do per un mese se non si sbriga!»
Udite quelle parole, Lawliet afferrò la prima t-shirt che gli saltò all'occhio e se la infilò con una mano mentre con l'altra afferrava lo skate.
«Andiamo» esortò spalancando la porta.
«Devo ancora mettermi l'eyeliner!» protestò Matt.
«E io non voglio tornare vergine» concluse L sparendo nel corridoio.
Mail sbuffò e afferrò anche lui la sua tavola seguendo l'amico, mentre Nate prima di farlo si cacciò in tasca il cd dei Nirvana. Quando L se ne sarebbe accorto, l'avrà già ascoltato minimo cinque volte.
Light era la classica persona che si poteva definire con lo stereotipo del bad boy: aveva una muscolatura molto sviluppata grazie a ore ed ore passate in palestra, i capelli erano corti e castani leggermente rasati ai lati, e aveva tutte le braccia e i pettorali ricoperti di tatuaggi. Indossava una canottiera nera aderente con sotto jeans strappati e un paio di Air Force, mentre il viso era bucherellato da vari piercing.
Non lo sapevano neanche i suoi amici, come Lawliet fosse finito con un tipo del genere, ma fatto sta che i due erano coppia fissa da quattro anni.
Il giovane corvino aveva solo 14 anni quando vide per la prima volta l'altro ragazzo camminare nel corridoio del loro liceo.
«Chi è quel figo da paura che sta entrando nell'aula di fisica?» aveva chiesto letteralmente con la bava alla bocca.
«Light Yagami, è in terza. Io gli starei alla larga per il bene comune» rispose Nate con tono piuttosto serio.
«Io invece dico carpe diem: a ricreazione va' a parlargli» fu invece il commento di Matt, che Lawliet decise di seguire.
Non si sa come, ma tempo un mese e i due camminavano sul viale per entrare a scuola mano nella mano.
Essendo i tre ragazzi più piccoli sia di età sia di corporatura, Light li aveva presi sotto la sua ala diventando una sorta di "papà" del gruppetto (anche se lui odiava essere chiamato così).
Yagami era la classica persona che gli studenti evitavano nei corridoi, per il suo sguardo minaccioso e la sua stazza da pugile. Faceva quasi ridere, il fatto che il suo cuoricino fosse stato sciolto da un ragazzo magrolino e pallido due anni più piccolo di lui.
Quando il trio raggiunse il castano questo si fiondò verso Lawliet per tirargli un pugno, o almeno così sembrava dal suo sguardo e dalla sua andatura.
«Mezzora per scegliere quella merda?»
Si riferiva alla t-shirt blu con il logo della Nike che il suo fidanzato stava indossando.
«Se tu non fossi un rompi coglioni avrei scelto qualcos'al-»
«Si, si...»
Light afferrò un fianco di L e affondò le sue labbra in quelle del moro che strinse la presa sulla sua nuca, accarezzandogli la chioma color nocciola.
Quando si furono staccati Yagami afferrò il suo skate abbandonato sul marciapiede, e il gruppo sfrecciò ognuno sulla sua tavola per le stradine della città.

***

I pomeriggi allo skate park sarebbero stati l'ultima cosa che quei quattro amici avrebbero definito "noiosa".
Sebbene il posto fosse sempre lo stesso e anche gli attrezzi su cui eseguire i trick erano i soliti, i ragazzi riuscivano ogni volta a escogitare qualcosa di nuovo per divertirsi. Bisognava fare così in quella cittadina: avere fantasia, altrimenti si passavano le estati standosene chiusi in casa a fissare il muro.
Quel giorno, Nate aveva avuto la brillante idea di posizionare varie lattine e bottiglie trovate in giro a pochi centimetri di distanza, e vedere chi sarebbe riuscito a eseguire uno slalom perfetto.
Vinse Matt, che era sempre stato il più bravo a muoversi fluidamente sullo skate.
Dato che L aveva scommesso sulla sua sconfitta, dovette comprargli un pacchetto di Marlboro e un Calippo.
Quando venne sera, i quattro ragazzi si trovavano ancora allo skate park, ormai deserto. Non faceva più tanto caldo e il sole dava i suoi ultimi saluti prima di coricarsi nel suo giaciglio, illuminando tutto il paesaggio con una luce arancione.
Light era seduto per terra con la schiena appoggiata alla parete che si concedeva una sigaretta, mentre Matt era sdraiato su una delle rampe a gustarsi il suo ghiacciolo. Intanto Near ed L facevano avanti e indietro vicino a loro sulle tavole, solo perché altrimenti si sarebbero annoiati.
In quel momento la luce aranciata illuminò due figure, che piano piano stavano avanzando nella loro direzione: una era alta, con dei lunghi capelli neri lasciati cadere sulle spalle e un paio di occhiali rettangolari. Aveva addosso una felpa nera con le maniche tagliate e dei bermuda grigi. L'altro soggetto invece, era decisamente più basso, con i capelli un po' meno lunghi e di un giallo acceso. Portava un gilet marrone senza nulla sotto e dei pantaloni di pelle che fasciavano delle esili gambe. Si poteva notare anche una piovra sul collo del primo e un serpente sulla spalla del secondo.
Il primo ad accorgersi di quella comparsa fu Light, che gettò immediatamente via la sigaretta e scattò in piedi.
Nate ed L se ne resero conto subito dopo, e si immobilizzarono con ancora i piedi sullo skateboard.
«Lo state vedendo anche voi vero?» disse l'albino con gli occhi strabuzzati.
Lo sguardo di Lawliet si spostò incondizionatamente su Matt, che però aveva già visto tutto. Il suo Calippo era diventato una pappetta spappolata sull'asfalto e i suoi occhi sembravano lastre di vetro incrinate. Quelle pupille verdi tremavano leggermente, mentre la pallina del piercing era sparita sotto la morsa dei denti di Mail.
Quando le due figure furono a pochi metri da loro, automaticamente i tre ragazzi formarono una barriera davanti a Matt con Light in testa, che incrociò le braccia muscolose.
«Il ratto è uscito dalla tana» sibilò.
«Non siamo in cerca di problemi» disse quello con i capelli neri mettendo una mano avanti, ma venne ignorato.
«Cosa ci fai qui Mihael?» domandò invece Lawliet, rivolto al giovane che era insieme al corvino.
«È un piacere anche per me rivedervi, cari vecchi amici» parlò il biondo, guardando uno ad uno i presenti.
«Sciacquati la bocca, amici tuoi non lo siamo più» sentenziò Light guardandolo con aria sempre più minacciosa.
Il ragazzo sospirò e si grattò la fronte, sotto lo sguardo vigile di tutti. Sembravano poliziotti pronti a sfoderare la pistola dalla fedina e sparare.
«Matt» disse infine Mihael, una volta chiamato amichevolmente Mello.
Il rosso non mosse mezzo passo dalla sua posizione nascosta dal muro di amici, che si strinse sempre di più una volta pronunciato quel nome.
«Non osare parlargli»
Lawliet pronunciò quella frase con così tanta amarezza e disprezzo, che quasi faceva paura.
«La Germania ti aveva stufato?» chiese Nate con sarcasmo, perché in realtà non glie ne fregava niente.
«Mello é appena tornato a casa-»
«Non stiamo parlando con te, Teru.» Light zittí con una frase l'accompagnatore di Mihael, intento a voler spiegare che il biondo era tornato nella sua città d'origine dopo un soggiorno in Germania di un anno.
«Matt, possiam-»
«Allora mi sa che non capisci proprio...»
Light fece un possente passo avanti, finendo petto contro petto con Mihael, che non lo raggiungeva di 20 centimetri buoni. I due si stavano praticamente strangolando con lo sguardo, e il campanello di allarme si accese quando Mello posò lo skate che stava tenendo sottobraccio. Se c'era una cosa, forse l'unica, che quei due avevano in comune era la tendenza a scaldarsi troppo velocemente.
«Calmiamoci per favore» disse Mikami, appoggiando una mano sulla spalla dell'amico.
Il modo migliore per descrivere il tipo di amicizia che avevano quei due era raccontare come si erano conosciuti.
Primo anno di liceo, poltrone posizionate fuori l'ufficio del preside. Teru aveva imbrattato i bagni e Mihael steso un ragazzino.
«Sei quello che ha scritto "La prof Lidner è una zoccola" sulle porte dei bagni al secondo piano?» aveva chiesto il biondo.
«In persona» fu la risposa di Teru «mi ha messo 4 nel saggio in cui parlavo della giustizia»
Ci fu un attimo di silenzio e poi: «Tu che hai fatto?»
«Ho tirato un pugno a uno stronzetto che ha provato a superarmi alle macchinette»
«Semplice ed efficace. Mi piace»
I due si guardarono e stranamente si sorrisero, cosa che non facevano spesso e che quindi bastó per sancire l'inizio di quella strana amicizia.
«Light, non ne vale la pena» concordò L avvicinandosi al suo ragazzo e facendolo indietreggiare. Era l'unica persona capace di farlo, anzi, l'unica a cui il castano dava retta.
«Mihael, sai bene che non sei più il benvenuto» aggiunse Nate incrociando le braccia «Quindi per favore, vattene e cerca di starci alla larga»
Il biondo posò lo sguardo su Matt, di cui si intravedeva solo la chioma ramata dietro le spalle dei suoi amici.
Restò qualche secondo in silenzio, forse sperando che il rosso dicesse qualcosa, e dopo riprese lo skate e se andò insieme a Teru.
«Questa non ci voleva» disse L mentre fissava ormai due puntini neri lontani da loro.
«Se quella testa di cazzo prova ad avvicinar-»
Light si interruppe quando vide Mail con il volto rigato dalle lacrime, ancora pietrificato nella sua posizione diritta. Sembrava quasi imbalsamato, con gli occhietti doloranti, due lunghe gocce d'acqua che scendevano sulle guance e la bocca stretta in una morsa.
«Matty, lascialo perdere» lo consolò Nate avvolgendogli un braccio attorno alle spalle «Ci siamo noi qua a proteggerti. Mihael non ti farà di nuovo del male»
Risvegliato dal coma, Mail si asciugò di corsa le lacrime con l'avambraccio e afferrò il suo skate, per poi incamminarsi di corsa verso casa.
«Sto bene. Ho...ho bisogno di pensare»
L fece mezzo passo avanti per fermarlo, ma venne stoppato da Light che lo guardò e scosse la testa. Sapeva che Mail aveva decisamente un milione di cose a cui pensare in quel momento, e altrettante su cui riflettere.
Il ramato percorreva le strade della città ormai buie, con lo skate sotto braccio e una mano nella tasca dei jeans. Guardava solo i suoi piedi muoversi, con le converse che avanzavano prima con un colore e poi con un'altro.
Forse Matt era cosciente della strada che stava prendendo, forse fu solo una brutta coincidenza, ma si ritrovò davanti la saracinesca di un vecchio bar chiuso da secoli. Un'enorme cuore giallo realizzato con una bomboletta racchiudeva il suo nome, questo fatto con dello spray rosso e con una grafia molto larga e ondulata, tipica dei graffiti.
Lo skate cadde dalle braccia di Matt, che pianse. Pianse e si strinse forte il polso sinistro, in cui un piccolo 4 era inciso sulla sua pelle. Si ricordò di quella serata fuori dalle righe, in cui dopo una (o due?) sigarette speciali lui e Mihael si erano armati di ago e china e tatuati la scritta "forever". Mello disse che voleva assolutamente avere "ever" sul polso, ma fece male i calcoli e usò troppo liquido così Matt dovette farsi un 4 con la poca china rimasta. L'importante era che la pronuncia e il significato fosse lo stesso.
E gli tornò alla mente anche di quella sera in cui il biondo lo fece camminare con gli occhi tappati per venti minuti buoni, e alla fine all'urlo del suo "Taaa-daaa!" vide il graffito con il suo nome.
Così l'amore tra lui e Mihael sarebbe stato impresso in quella città e nella loro pelle, se solo il biondo non fosse andato a quella festa.

 

   
 
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