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Autore: Lis4_88    11/06/2022    1 recensioni
"Ti amo così tanto che mi fa male" pensava Matt mentre stringeva le loro vecchie fotografie piangendo.
"Ti amo così tanto che mi faccio male" pensava Mihael reggendo quel dannato paio di forbici.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Dying mother»

•It's only the police
That ever come looking for you
... Are you falling in love?•
 

Matt riuscì a evitare la presenza del biondo e il pensiero dei loro corpi così vicini nel bagno del cinema per un paio di giorni, grazie a un week-end a Londra in visita ai suoi parenti.
Il dolore però se lo portò appresso, sentendo tutte le sue zie domandargli: «Stai ancora con quel bel ragazzo dai capelli biondi?»
Dovette annuire e fingere un sorriso, per evitare altre domande scomode.
Quando fece ritorno nella sua cittadina, neanche disfó il suo bagaglio che si fiondò subito a cercare i suoi amici.
Li trovò nel parchetto vicino lo skate park, seduti su un tavolo da picnic a fumare.
Più si avvicinava a loro pronto a ricevere un caloroso bentornato, più capiva che l'argomento di cui stavano parlando avrebbe rimandato quel piccolo avvenimento.
«...Un infarto, l'ha trovata la vicina di casa in salotto» stava concludendo di dire Light agli altri due.
«Chi è morto?» domandò Matt sbucando alle loro spalle, facendo sobbalzare i tre ragazzi.
«Morto? Cosa?...No! Nessuno! Allora ragazzone, com'era la capitale?»
Quando L iniziava a blaterare così si capiva subito che c'era sotto qualcosa, era un pessimo bugiardo.
«Dai smettetela, sputate il rospo» sentenziò il rosso sedendosi sulla panca di legno a fianco a Nate, prendendogli la sigaretta dalle mani.
«La mamma di Mihael» disse questo in tono serio «È morta d'infarto l'altro ieri»
Mail guardò gli amici con gli occhi sgranati, cercando di capire se si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto.
«Frida?» disse dopo un po' «Frida è morta?»

***

La signora Evans, vicina storica e amica di famiglia dei Keehl, si trovava come ogni domenica mattina davanti la porta di casa loro, per lasciare una delle sue crostate alle more.
«Frida?....Frida?» continuava a chiedere bussando alla porta, senza ricevere risposta.
«Mihael...Mihael sono io!» provò come ultimo tentativo battendo più forte.
Invasa dalla preoccupazione, sfoderò il mazzo di chiavi che la mamma di Mello le aveva dato in caso di emergenza, e quella alla signora Evans sembrava proprio esserlo.
Sono difficili da descrivere le sensazioni che si provano, nel trovare una tua cara amica distesa supina sul tappeto del salotto, senza battito.
È anche difficile dover dire a un ragazzo di 18 anni, che sua madre era appena volata in cielo. O almeno, questo credevano gli agenti. 
«Le porgo le mie più sentite condoglianze» aveva detto uno di questi, non appena Mihael era tornato a casa e aveva visto degli sconosciuti chiudere sua madre in un sacco nero.
Il ragazzo era impassibile, qualcosa vibrava leggermente nei suoi occhi, ma per il resto sembrava non avesse colto la gravità della situazione.
«Quindi adesso andrò a vivere con mio padre?»
Fu l'unica cosa che disse, continuando a fissare il muro del corridoio dietro l'ufficiale di polizia.
«Non sono io a deciderlo, a momenti dovrebbe arrivare un'assistente sociale che si occuperà di tutte le pratiche»
Mihael non si mosse, continuava a mordersi l'interno guancia e a fissare quel muro pieno di crepe con le pupille leggermente incrinate.
«Chi si occuperà del funerale?»
«Se suo padre vuole prendersi questo-»
«No, non lo vorrà»
L'agente era parecchio confuso dalla reazione che stava avendo quel giovane alla morte della madre: ne era del tutto indifferente, come se la cosa non gli facesse né caldo né freddo. 
«Bhe...allora un tuo parente o un amico»
«Non ho parenti qui. E l'unica che sopportava quella racchia é la signora Evans, quindi farà tutto lei immagino»
Detto quello Mihael si allontanò di qualche passo verso la scalinata che portava ai piani inferiori del condominio.
«Mi siedo fuori ad aspettare l'assistente sociale» E sparì.
Seduto sui gradini del palazzo, fumando una Marlboro, Mello iniziò a realizzare che tutto quello non era un sogno. E in una maniera che potremmo definire inquietante, un piccolo sorrisino gli sbucò sulle labbra.
Praticamente tutti, anche quelli che non conoscevano il biondo come si deve, sapevano che lui e la madre avevano l'opposto di quello che si può definire un buon rapporto. Quella donna, aveva reso l'infanzia e in generale la vita di Mihael un vero inferno.
Sin da piccolo il ragazzo non crebbe in un ambiente favorevole, con un padre che nascondeva nei cassetti della sua camera le bustine di erba, per fare in modo che la moglie non lo scoprisse. Ma quando lo scopriva, volavano più che brutte parole nel salotto.
Mello aveva ben impressi in testa i momenti in cui si nascondeva dietro la porta per non sentire le urla e non essere colpito dai piatti o gli oggetti come telecomandi e lampade che venivano scagliati in giro per la stanza.
Per quanto suo padre ne fece passare solo di brutte a quella famiglia, Mihael lo aveva sempre perdonato. La sua era una dipendenza già da molto prima di sposarsi, e si sa quanto sia difficile uscirne quando sembra che una semplice polverina ti tenga in vita.
Ma nei momenti in cui il padre non era sotto effetti di stupefacenti, lo portava sempre al parco, gli leggeva la favola della buonanotte e lo coccolava quando aveva gli incubi.
Frida invece, era sempre stata una pessima madre. Parolacce, insulti e violenza erano all'ordine del giorno per il piccolo Mello. E quando suo padre lo scopriva litigavano, la madre diceva che si comportava così perché le sue dipendenze la stavano facendo impazzire, e ricominciavano le grida e i piatti lanciati.
Quando Mihael aveva solo 9 anni, Frida denunciò il padre per uso e possesso di stupefacenti e chiese immediatamente il divorzio. Da lì fu una reazione a catena: sua mamma iniziò a bere più del solito, suo papà gli venne strappato via e il biondo rimase solo in quella casa colma di brutti ricordi. Iniziò a uscire e a passare più tempo possibile fuori casa. Trovò centri ricreativi che accoglievano ragazzi senza nulla da fare o con situazioni familiari difficili tipo la sua, e ci passò gran parte delle sue giornate. Mihael da quel momento in poi, crebbe da solo.
Quando decise di tornare in Inghilterra per conquistare il perdono di Matt, il biondo prese un taxi dall'aeroporto e arrivò davanti quel condominio così brutto da vedere. Salí le scale che anni prima percorreva correndo, per scappare da sua madre che lo minacciava di dargli altre botte se non avesse fatto come diceva lei.
Arrivò davanti la porta con attaccata la targhetta "34", e dopo un profondo respiro girò la chiave.
"Sei qui per Matt, ricorda" si era ripetuto "Non per lei. Non hai più paura di lei"
Quando entrò e vide sua madre seduta sul divano, con la tv sintonizzata su uno stupido talent show e il suo solito bicchiere di vino tra le dita, gli venne voglia di scappare.
La donna con i capelli lunghi color senape legati in una coda disordinata, lo guardò dalla testa ai piedi e si voltò verso la televisione.
«Perché non sei andato da tuo padre?» chiese con quella R particolare marcata, tipica della pronuncia tedesca.
«Perché il tribunale gli concede di vedermi solo una volta ogni due settimane» rispose il biondo fissandola con occhi bisognosi di urlare «Altrimenti sarei andato da lui»
La donna scrollò le spalle e bevve un sorso di vino.
«Ho...come si dice...demontiert...la tua camera»
«Smantellato?» chiese Mihael, senza riuscire a nascondere lo stupore. Anche se in realtà era un gesto che si sarebbe aspettato da lei.
«Sì, è il mio studio adesso»
«Non sapevo che per bere alcolici servisse un ufficio»
La donna girò la testa di scatto per fissare il figlio, e lo fulminò con quegli occhi ambrati pieni di cattiveria. Mihael rabbrividì, perché per quanto odiasse ammetterlo, quella donna lo terrorizzava ancora.
«Bada a come parli lausig*, ti lascio dormire sul divano perché se ti cacciassi in strada qualcuno chiamerebbe gli assistenti sociali»                [schifoso*]
Mello deglutì a fatica e fissò la donna con gli occhi lucidi, mordendosi con forza il labbro. Era l'unica persona che odiava più di se stesso.
E adesso era morta, andata. Strano da dire, ma una cosa nella sua vita si era messa a posto. Quell'inferno su due gambe non avrebbe più potuto insultarlo o picchiarlo, dicendogli che fosse una nullità e che si vergognava ad avere un figlio così. Si vergognava ad avere un figlio che baciava i ragazzi, specialmente uno dai capelli rossi.
Quando li trovò accoccolati sul divano, in un giorno in cui in teoria sarebbe dovuta tornare a casa tardi, ci furono più che semplici botte.
E Mihael pianse fra le braccia di Matt per una settimana, mentre questo gli accarezzava i lividi, dicendo: «La odio, la odio così tanto. Spero muoia, Mail. È l'unico modo che mi permetterà di essere libero»
E ora finalmente, Mello si sentiva libero. L'ultima cosa da fare era riconquistare il suo rosso, e poi finalmente, sarebbe tornato ad amare la sua vita.

***

Quella sera, Matt uscì di casa dopo aver cenato insieme alla sua famiglia. Non ascoltò la storia che raccontò Linda durante il pasto, perché la notizia della morte della mamma di Mihael l'aveva sconvolto. Non per un motivo particolare, semplicemente era una di quelle cose che non ti aspetteresti.
«Dove vai Matt? È buio fuori» gli chiese sua madre vedendolo uscire a quell'ora.
«Mi vedo con L, staremo a casa sua tranquilla» mentí spudoratamente il rosso richiudendosi la porta alle spalle.
Decise di non prendere lo skate, aveva bisogno di camminare per riflettere se quello che stava facendo fosse una buona idea. Avanzò a passo spedito facendo fuori due sigarette in dieci minuti, finché finalmente arrivò allo skate park. Era deserto e illuminato solo da qualche lampione nelle vicinanze, che faceva risaltare i graffiti colorati presenti su ogni muro.
Mail sapeva che c'era un angolo preciso di quel posto dove il biondo andava a svuotare la mente pitturando con lo spray le pareti. Lo chiamava "il muro Keehl", perché vi erano presenti solo i suoi graffiti. E infatti quando Jeevas girò l'angolo, vide la figura del sua ex fidanzato in piedi, intento a scarabocchiare con una bomboletta.
Il rosso fece un profondo respiro e iniziò ad avvicinarsi, pregando che Mihael si accorgesse subito della sua presenza così non sarebbe stato costretto a parlare per primo.
Ovviamente il biondo lo fece, perché sentiva quando era il suo Mail a venirgli incontro, e si voltò scrutandolo da sotto il cappuccio della sua felpa nera. C'era un caldo straziante, ma in caso passassero gli sbirri bisognava restare anonimi.
«Hey» salutò semplicemente in tono abbastanza freddo, caratteristica che faceva intendere che c'era qualcosa che lo turbava.
«Hey...» sussurrò quasi Jeevas.
Quel cappuccio che gli copriva metà volto, mentre l'altra metà era illuminata dalla luce gialla dei lampioni, troppo perfetto per essere vero. Ma doveva restare concentrato.
«Ho sentito di tua madre» continuò mettendo le mani in tasca «Mi dispiace»
A Mello scappò una risata e continuò il suo murales, facendo restare Matt parecchio di sasso.
«Non venire a dirmi le solite frasi di cortesia» disse con un sorriso che però non faceva trasparire gioia «La odiavi»
E Mail rimase muto, perché aveva ragione. Anche lui odiava quella donna, e poteva dire di esserne felice della scomparsa. Ma soprattutto era contento che il suo amore si fosse finalmente liberato da quel peso.
Guardò il graffito che stava facendo Mihael, che consisteva in una lapide con su scritto "freaks", dove la F era marcata di viola, il colore preferito della sua genitrice.
«Dove andrai adesso?» chiese Matt.
«Da mio padre» disse vivace il biondo, con un sorriso che finalmente si poteva definire tale «È pulito da cinque anni, frequenta i narcotici anonimi, ha un lavoro stabile e un appartamento tutto suo»
Mail non poté evitare di sorridere, nel vedere la persona che amava così contenta.
«Sono così fiero di lui» concluse Mihael facendo l'ultima striscia colorata sulla sua opera d'arte.
Ci furono degli attimi di silenzio, in cui i due non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi, e poi il rosso parlò di nuovo.
«Andrai al funerale?»
Mello ci pensò un attimo prima di dare una risposta.
«Non lo so. Tu ci andresti?»
«Assolutamente sì, avrei pronta una serie di battute da dire alla sua lapide».
E grazie a Dio Jeevas pronunciò quella frase, perché fece ridere Mihael di nuovo dopo chissà quanto tempo.
All'udire quel suono così magnifico e che Mail aveva quasi dimenticato, non seppe resistere. Afferrò una mano del biondo, che appena sentì la stretta si fermò e lo guardò con occhi sognanti. I lapislazzuli e gli smeraldi di scontrarono di nuovo. E presero ancora la scossa. Le loro dita erano di nuovo intrecciate nel completare la scritta "4ever".
Matt sorrise e carezzò delicatamente il palmo della mano di Mihael con il pollice, facendo piccoli movimenti circolari.
«Sei libero ora» disse in un sussurro.
«Finalmente se n'è andata Mail» rispose l'altro, quasi sul punto di piangere.
Matt gli prese la bomboletta che teneva ancora salda nell'altra mano, e vicino la lapide aggiunse una semplice scritta ma con un gran significato: "fuck you".
Mihael rise e prese un'altra bomboletta dallo zaino color rosso acceso, e iniziò a colorare i bordi delle due parole, mentre il ramato aggiungeva ghirigori e particolari.
I due si guardarono e sorrisero dolcemente con tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro, quando all'improvviso un chiaro rumore di sirene e delle luci blu e rosse smorzarono quell'atmosfera.
«Merda»
«Cazzo»
«Corri!»
Mello prese lo zaino al volo e i due se la diedero a gambe, mentre un agente dietro di loro gridava: «Voi due dove credete di andare?! Vi ho visti con quelle bombolette!»
I ragazzi corsero con tutta la forza che avevano in corpo, e scagliarono le bombolette che stavano ancora tenendo in mano sul marciapiede. Sentivano le sirene in lontananza e i passi di due poliziotti che li stavano inseguendo a pochi metri di distanza.
Mihael sorpassò un bidone posto a lato del passaggio pedoni, e con un calcio lo fece ribaltare. Il contenuto si riversò su tutto il marciapiede e il contenitore bloccò il passaggio ai poliziotti per una manciata di secondi.
«Ho sempre voluto farlo!» esclamò il biondo con un sorriso che a Matt sembrava un miraggio.
Lo guardava sorridendo anche lui, sebbene fosse la situazione peggiore per mettersi a ridere, Jeevas era felice di star scappando dalla polizia insieme all'amore della sua vita. Insieme a lui, sarebbe stato felice di fare qualsiasi cosa. E in quel momento non stava pensando a tradimenti, lacrime e dolore: erano lui e Mello, di nuovo insieme, di nuovo felici.
«Mels!» urlò Mail quando da dietro l'angolo sbucarono due volanti che bloccarono loro il passaggio.
Il biondo si fermò un attimo e fissò il ramato, incredulo di essersi sentito chiamare di nuovo in quel modo. Un sorriso involontario gli taglió in due il volto, ma venne interrotto da delle urla che dicevano: "Eccoli!". I due agenti li avevano quasi raggiunti, e dalle macchine ne stavano scendendo altri.
«Di qua!» esclamò Mihael afferrando Matt per il polso e tirandolo in una stradina stretta e buia. 
«Mels...sto per vomitare» ansimava il rosso mentre piano piano la sua andatura rallentava.
«Puoi per favore sboccare quando non rischieremo più di finire in galera?»
Mello si voltò per notare con piacere che i due agenti non li avevano seguiti nel vicolo, ma che probabilmente si erano messi alla caccia con le auto e le sirene sperando di vederli sbucare alla fine di qualche stradina.
Il biondo si fermò e appoggiò le mani sulle ginocchia, ansimando anche lui pesantemente. Matt mise una mano sul muro di mattoni e l'altra sul petto, dove il suo cuore sembrava sul punto di esplodere.
«Ce l'abbiamo fatta» ansimò, per poi scoppiare a ridere.
Mihael lo seguí a ruota, e i due risero per cinque minuti buoni a malapena sapendo perché. Forse perché quella situazione era totalmente assurda: la madre di uno dei due era appena morta, gesto che li aveva fatti riunire in modo pacifico e subito dopo vengono inseguiti dalla polizia per tutta la città. Ma in mezzo a quell'assurdità c'erano loro due, Matt e Mello, Mihael e Mail. Quella serata così fuori dalle righe aveva fatto dimenticare ai giovani tutto il male che si erano fatti a vicenda, e per mezzora era sembrato a entrambi che non si fossero mai divisi.

 

   
 
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