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Autore: ClostridiumDiff2020    12/06/2022    0 recensioni
Tanto tempo fa, in una terra lontana dell’antica Grecia, in un mondo molto simile al nostro…ci fu un’epoca d’oro di Dei onnipotenti e Eroi straordinari e tra loro vi era Iraklis, figlia del padre di tutti gli Dei, Zeus.
Il suo sogno è raggiungere il padre sull’Olimpo, ottenendo così l’immortalità e per questo si sta addestrando con il satiro Filottete. Se dimostrerà di essere un vero eroe, la sua umanità sarà trasmutata in vita eterna. Ma è ardua la strada e molto impervia.
Quando il suo maestro la invierà in missione Iraklis è pronta a tutto, tranne che all’incontro con Illiam. Quel fortuito incontro potrebbe portare non poco scompiglio nelle esistenze di entrambi portandoli a chiedersi cos'è che desiderano veramente più di ogni altra cosa al mondo.
(Illiam è ispirato al mio adorato Billy Russo e la storia è ispirata al film animato Hercules della Disney)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 02
 


 

 



 
Illiam sentì il vento carezzargli il volto, era posato su un manto morbido, una delicata peluria gli solleticava il volto, aveva un odore che gli ricordava una foresta scossa dalle tempeste.
Impiegò un po’ di tempo prima di capire di trovarsi in groppa all’ippogrifo, che volava delicatamente sopra le nuvole.
 
Lentamente aprì gli occhi e si sorprese vivo.
Il veleno aveva rallentato, ma non era svanito, il braccio ferito era praticamente inutilizzabile ma non solo. Si sentiva prigioniero nel suo stesso corpo, avvertiva il mondo esterno a malapena, come anche la stretta forte e salda di quella mano sul suo fianco.
 
Iraklis lo sosteneva senza apparente sforzo, la presa salda ma gentile.
Non era infastidito, ne trovava strano che fosse lei a sostenere lui.
Sorrise pensando quanto fosse divertente che la ragazza lo trattasse una donzella in difficoltà.
Per quanto Illiam sapesse di essere forte non era niente paragonato a una creatura come Iraklis.
La figlia del padre di tutti gli Dei, il signore dei cieli, l’eterno Zeus era leggenda.
 
In realtà l’aveva riconosciuta subito ma non pensava che davvero l’avrebbe portato via con sé… Agli eroi non importava dei mortali, per sua esperienza puntavano all’immortalità e basta, tutto era sacrificabile pur di arrivare a quell’obbiettivo e lui lo sapeva bene… Ma Iraklis sembrava diversa…
 
Si riscosse e scacciò quel pensiero.
 
Era un Semi Dio, alla fine se avesse dovuto scegliere tra l’immortalità e lui non avrebbe avuto dubbi di sicuro. Lo avrebbe sacrificato anche lei… Come avrebbe fatto il suo padrone, come aveva fatto anche Lui…
 
Digrignò i denti e chiuse gli occhi cercando di scacciare quel pensiero e l’immagine offuscata di quell’uomo scomparve. Doveva restare concentrato sull’obbiettivo…
Era arrivato a un passo dalla libertà, se solo Iraklis non si fosse messa in mezzo quella dannata bestia non lo avrebbe infettato, ma soprattutto non avrebbe fallito la sua missione.
 
Avrebbe portato il guardiano del fiume dalla parte dei morti, avrebbe reso un eccellente servizio al suo padrone. Un sassolino che lo avrebbe aiutato a riavere ciò che più bramava nell’intero cosmo, la sua anima, che adesso giaceva stretta con forza negli inferi.
 
Eppure la stessa persona che l’aveva messo in pericolo era la stessa che senza alcun motivo lo aveva issato sul suo ippogrifo come un bambino inerme e stava volando più veloce del carro di Apollo verso Tebe, alla sua unica possibilità di salvarsi.
 
La mano dell’eroina scivolò sul suo torace e lo riposizionò con determinazione.
Era quasi materna nell’accertarsi che stesse saldo sulla cavalcatura, che non cadesse, che non avesse dolore dalla posizione.
L’altra mano era posizionata alla base del suo collo, il pollice che scorreva con lentezza sulla sua pelle, una tenue leggera carezza. L’indice invece scivolava sul collo, controllando il battito del suo cuore, controllando l’andamento del suo respiro.
 
«Ben sveglio!»
 
Il ragazzo sorrise, per nulla sorpreso, stava monitorando il suo respiro, ogni minimo cambiamento, ma era quasi commosso da quella materna premura.
 
Quella tenerezza gli si congelò nel vuoto del suo cuore, il vuoto che avvertiva la dove un tempo era vibrato il suo spirito perduto. Come poteva permettersi di concedersi quella tenerezza, era davvero così stupido? Già un altro Semi Dio lo aveva illuso di tenere a lui e questo gli aveva fatto perdere l’anima, doveva essere più attento.
 
Stai morendo!
 
Si disse riscuotendosi
 
Hai bisogno di lei per sopravvivere o finirai dritto nello Stige in pasto alle anime dannate! Devi mostrarti buono e mansueto solo per non finire i tuoi giorni tra le torture di Hades, solo per quello! Non perché ti interessi di Lei…
È un Semi Dio, a te non imports di lei e a lei non importa davvero di te!
 
Annuì convinto e si chiuse in se stesso, cercando di isolarsi dentro se stesso, di ignorare le sensazioni piacevoli che le mani di lei gli trasmettevano.
Non voleva accettare che quel vuoto in mezzo al suo petto si stesse scaldando, era così tanto che qualcuno non lo proteggeva… Da quando si era ritrovato in quella pozza di sangue agonizzante… Una bambola rotta priva di anima.
 
Iraklis parve non far caso al suo silenzio.
L’ippogrifo maestoso che li stava trasportando si scosse e la mano della ragazza si serrò sul suo fianco cercando si assicurarlo in groppa alla sua creatura.
A Illiam scappò un gemito di dolore quando la presa di lei si fece troppo forte, era come se potesse spezzargli le ossa quasi per distrazione e lei sussultò allentando la presa.
 
Cercò di muovere le gambe ma le avvertì a malapena oltre la presa di Lei.
 
Lei gli carezzò la base della schiena mentre calde brucianti lacrime emergevano autonomamente cariche di frustrazione. Lentamente anche il tocco di lei stava svanendo.
Sapeva che le sue gambe fossero ancora là ma il veleno gliele stava portando via impedendogli di percepirle.
Ogni momento sarebbe scivolato sempre di più verso una totale insensibilità fino a bloccargli il respiro, concedendogli la possibilità di vedere con orrore la sua fine e poi si sarebbe preso anche il suo cuore vuoto e privo di anima.
Sarebbe morto così, in un’atroce agonia senza voce.
Un’inutile bambola rotta.
 
Una lacrima gli si incastrò sulla barbetta incolta.
 
«Scusa…»
La voce di Lei lo sorprese.
«Non volevo…»
Il sospirò dell’eroina gli solleticò la pelle
 
«Non volevi…»
Si sentì quasi in obbligo di dire Illiam.
Ma trasalì quando lei tirò su con il naso, stava piangendo davvero?
«Non sono mai stata brava a controllare la mia forza, la mia irruenza… Finisco sempre per spezzare tutto quello che tocco, anche ciò a cui tengo… Soprattutto ciò a cui tengo… Non voglio farti male…»
 
Illiam aprì la bocca e la richiuse, non sapeva che dire.
 
Mi conosci appena…
Non sono così fragile…
 
Ma alla fine rimase in silenzio e finì per chiudere gli occhi cercando di concentrarsi su quella lontana sensazione delle mani dell’eroina poggiate sulla sua pelle.
Quella sensazione calda che il veleno gli stava portando via.
 
Come avvertendo i suoi pensieri la voce di Iraklis tornò da lui.
«Non temere, siamo diretti a Tebe, Chirone saprà cosa fare! Qualunque cosa servirà io la troverò, te lo giuro!»
 
Illiam avvertì ancora una volta calde lacrime bruciargli gli occhi.
Non voleva, le sarebbe stato grato in eterno e poi sarebbe riuscito a tradirla senza pensarci?
 
«Perché?»
 
Non comprendeva, perché perdere tempo per un estraneo?
Perché rischiare la furia del proprio maestro deviando dal proprio percorso?
Quella deviazione non poteva esserle di alcun aiuto per raggiungere il suo obbiettivo, ciò a cui ambivano tutti gli Illegittimi figli degli Dei, l’immortalità, un posto nell’Olimpo.
Molto probabilmente il suo Maestro l’avrebbe punita per la sua insubordinazione. Malgrado lei lo trattasse con ogni cura non era una donzella in difficoltà, era un soldato, un guerriero, Iraklis lo sapeva, stava solo perdendo tempo, quindi…
 
«Perché?» ripetè con un filo di voce incapace di trattenere le sue emozioni.
 
«Perché non dovrei?» ribatté la donna.
Lui non riuscì a trattenere la rabbia «Come perché? Sono un estraneo, una distrazione che ti porta lontano dal tuo obbiettivo! Non merito la tua compassione non vedi quello che sono? Non hai ancora capito perché ero a quel fiume? Perché?»
 
La voce gli graffiò la gola, aveva paura di quello che lei avrebbe potuto dire ma aveva bisogno di sapere.
 
«Certo che ti vedo Illiam! E finché il tuo cuore batterà io non mi fermerò!»
 
Illiam deglutì e chiuse gli occhi e si dette dello stupido, voleva davvero credere a quelle parole, per quanto sapesse che abbandonarsi a quel calore potesse portargli solo dolore e delusione.





[Capitolo revisionato il 09.03.2023]

   
 
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