C’erano momenti in cui tutto d’un tratto si sentiva vecchio, in cui l’età e le esperienze vissute gli ricadevano sulle spalle come un peso invisibile ma ben percepibile.
Incontrarla sarebbe stato sicuramente uno di quei momenti.
Averlo realizzato, non appena gli erano giunte notizie dettagliate sul suo ritorno a Konoha, era uno degli innumerevoli motivi per cui aveva evitato il loro incontro il più a lungo possibile.
Avrebbe preferito poter attribuire la colpa solo ai suoi numerosi impegni da Hokage, ma avrebbe mentito a se stesso, commettendo ancora una volta lo stesso errore.
Seduta sul divano insieme ad Ino, Sakura chiacchierava serena, con un sorriso raggiante sulle lebbra e un’espressione rilassata sul viso, mentre sulle sue ginocchia Sarada giocherellava con una manica del vestito della madre, infondendo nei piccoli gesti la massima concentrazione.
Vedere la giovane donna stringere tra le braccia una bambina di pochi mesi era un pugno nello stomaco, solido come la consapevolezza dello scorrere inesorabile del tempo e dell’amaro rimpianto di parole non dette.
Per un attimo, desiderò di aver perso oltre allo sharingan anche la vista, perché i capelli corvini e gli occhi scuri della piccola lasciavano ben pochi dubbi sul nome del padre, a riprova di un amore tenace e testardo come la sua detentrice.  
Le due giovani non si erano ancora accorte di lui e pensò di fare qualche passo indietro ed uscire in silenzio dalla vita di Sakura, ma la sua voce cristallina e limpida lo trattene sulla soglia della porta. 
“Kakashi-sensei! Sei venuto alla fine!” esclamò, sorridendogli con spontaneità. 
La sorpresa e la felicità di vederlo che trapelavano dal suo tono e dalla sua espressione gli procurarono un subitaneo tuffo al cuore, capace di rubargli l’aria per qualche istante.
L’uomo strinse tra le mani il dono comprato per l’occasione, ringraziando la maschera che gli celava il volto e sperando di risponderle senza incespicare nelle parole.  
“Decidere cosa portarle non è stato facile,” mentì, sollevando il pacco in direzione della bambina.
Quest’ultima spostò l’attenzione su di lui, scrutandolo curiosa, poi il suo sguardo si posò sui colori vivaci della confezione e sul fiocco che la avvolgeva.
Rapidamente i suoi occhi si illuminarono e un sorriso contagioso le increspò le labbra.
La bambina protese entusiasta le mani verso il regalo e Sakura scoppiò a ridere divertita, accarezzandole affettuosamente i capelli.
Per la prima volta da quando era entrato in quella stanza, Kakashi sentì la sensazione di oppressione che gli stringeva il petto alleggerirsi: finché sarebbe riuscito a proteggere il sorriso di entrambe, poco importavano i suoi tormenti interiori, il rammarico per il passato e le illusioni su un ipotetico futuro.