Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: A_Typing_Heart    14/06/2022    0 recensioni
Auris. Vengono chiamati così coloro che nascono con la macchia dorata sull’ombelico, il segno inequivocabile di un potere sovrannaturale dentro di loro.
Discriminati e temuti per lungo tempo, la strada degli Auris sembra essere solo quella di diventare eroi e proteggere l’umanità, Civil Heroes.
Ma mentre Mukuro vede rivelata suo malgrado la sua natura ed è costretto a percorrere un cammino pericoloso e complicato, un gioco di poteri ancora più grandi è messo in moto dalla Ruota...
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Byakuran, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kyoko strinse gli occhi gridando quando la mano di Glacier Queen piombò su di lei per congelarla. Un momento dopo l’altra donna gridò di stupore, il ghiaccio che intrappolava le mani delle Civil Heroines andò in pezzi e Wish Luck finì con il sedere a terra. Zampettò scivolando sullo strato di ghiaccio per rimettersi in piedi e restò senza fiato quando vide la figura che si frapponeva tra lei e la sua avversaria. Non era Camaro, né un soccorso arrivato dalla prima linea.

«Indigo-kun!» strillò lei.

«Mukuro» sibilò Glacier Queen, nello sforzo di bloccare la falce di cui era armato. «Che cosa significa questo?!»

«Non toccare Kyoko» le ringhiò contro lui. «Non toccare nessuno dei miei amici, Glacier, o sarà l’ultima cosa che fai!»

Il calcio che le assestò spezzò di netto il blocco di ghiaccio che la teneva stabile e la scaraventò via per diversi metri. Kyoko scambiò uno sguardo con Haru per sapere se era ferita, ma lei lanciò un gridolino di gioia e le fece un cenno incoraggiante.

«Indigo-kun, sei qui!»

Lui non rispose e intrappolò l’avversaria in un groviglio di gambi di loto bianco così intricato da farla sembrare una mummia verde. Glacier si dibatté per un po’, gridando qualcosa di troppo soffocato per essere comprensibile, fino a che non rimase immobile. Mukuro attese qualche altro secondo prima di scoprirle la testa, ma lasciò ben stretti gli altri gambi.

Kyoko si mise sulle ginocchia e vide che Haru stava prestando soccorso a Camaro per la sua emorragia. Lei si sentì inutile anche come soccorritrice, tanto che non aveva il coraggio di guardare in faccia Indigo. Quando si rimise in piedi prese un altro scivolone sul ghiaccio e fu agguantata prontamente da lui prima che cadesse.

«Stai bene, Kyoko?»

A quel punto fu costretta a guardarlo e si accorse del suo occhio che brillava di rosso e dei capelli tagliati, ma per il resto sembrava lo stesso Indigo di sempre. Ai suoi occhi sembrava più bello che mai e forse per questo, forse per la gioia di vederlo, forse per la paura che aveva avuto di morire, lo strinse in un abbraccio forte. La sorprese sentire che la ricambiava con il braccio che non reggeva quella strana arma.

«E-ero così spaventata… credevo che… che…»

«Te lo avevo promesso o no?»

Mukuro le sorrise spontaneo.

«Che ti avrei difeso io sul campo di battaglia… che non ti sarebbe successo niente finché c’ero io. Non ti fidavi della mia parola?»

Si vergognava a dirgli di aver pensato che li avesse abbandonati tutti, così tacque e si asciugò gli occhi, cercando qualcosa di meno accusatorio da dire.

«C-come… come ci hai trovate?»

«Me l’ha detto un’amica» rispose lui in tono misterioso.

Le toccò la spalla e poi le mostrò qualcosa sulla punta del dito: una piccola coccinella gialla con molti puntini neri. L’insetto camminò sul guanto di Indigo e infine prese il volo.

«La migliore amica di Wish Luck poteva essere solo una coccinella gialla, non credi?»

Non era certa di capire come una coccinella sulla sua spalla potesse far sapere a Indigo dove si trovasse e che fosse in pericolo, ma non poté chiederglielo: si era voltato verso Camaro con aria grave.

«Si sta spegnendo.»

Insieme si avvicinarono al senpai e ad Haru, che lavorava alacremente mordendosi il labbro per non scoppiare in lacrime. Camaro era pallido e sembrava quasi che fosse già morto. Mukuro guardò verso l’alto con l’occhio rosso che brillava e Kyoko seguì il suo sguardo vedendo uno stormo di uccelli volare in un cerchio basso su di loro.

«Qualcuno verrà a prendere Glacier Queen e disporrà dei caduti» disse Mukuro, poi mosse la punta della lama della sua falce creando uno squarcio in aria; uno strappo su un ambiente di tende verdi. «Andate. Vi aiuto a sollevare Camaro.»

«A-andare dove?»

«Attraverserete un breve tratto di uno strano posto. Non fateci caso e proseguite, arriverete al presidio medico. Non c’è tempo, ci sono altre vite vicine alla fine e devo intervenire.»

Detto ciò, come fosse la cosa più naturale del mondo come far salire qualcuno in auto, le aiutò a reggere Camaro e ad avvicinarsi allo strappo. Le incoraggiò a saltare dentro e aspettare al campo il suo ritorno, ma quando Kyoko si voltò per chiedergli dove mandargli dei rinforzi Indigo era già scomparso.

 

*

 

«Mad Phoenix posso prenderlo io?»

La donna coi boccoli fletteva lo spadino come un antistress, guardando l’inerme Mad Phoenix come fosse un tortino da tagliare a fette e divorare. L’uomo, invece, sembrava avere occhi solo per Chrome Doll.

«Aspetta… può darsi che ci possano dire dove sono i loro amici… se ne facciamo fuori più di uno o due magari incassiamo meglio, da dividere in tre.»

Chrome Doll si lasciò stringere il braccio e l’uomo le parlò sottovoce, troppo piano perché Kyoya riuscisse a sentire qualsiasi cosa. La vide scoccargli un’occhiata invelenita ma oppose solo una resistenza tiepida quando l’uomo la tirò per le braccia per trascinarla verso l’auto nera lì vicino o il negozio di gacha dietro a quella.

«Cosa diavolo fai… dove la porti?!»

«Phoenix, non ribellarti, ti prego!»

Tentò comunque di divincolarsi dalla stretta di Falcon fissando la siringa di caffeina. Era troppo distante per pensare di raggiungerla con un corpo più debole di quello di un ragazzo normale della sua età per colpa di quel dannato farmaco.

Si voltò verso Chrome Doll e vide che aveva intuito la destinazione: l’uomo aveva intenzione di farla salire sull’auto. Quanto alle intenzioni non dubitava di essere nel giusto con le sue prospettive peggiori.

Un rumore insolito li colse tutti impreparati e portò Falcon a sussultare tanto da affondargli gli artigli nel braccio. Non si mosse un capello ai presenti ma l’ululato era quello del vento forte incanalato in una piccola gola; un bagliore sopra di loro fece istintivamente indietreggiare le due donne e poi il fragore di lamiere distrutte accompagnò quella specie di fulmine che si abbatté sul veicolo nero.

Kyoya trattenne il fiato riconoscendo la figura di Mukuro anche se la vide solo per un battito di ciglia. Un fendente a vuoto di quell’enorme falce che portava con sé scatenò un vento della potenza che avevano conosciuto nelle esercitazioni sulle tempeste tropicali e Kyoya incassò la testa per proteggere gli occhi, ma riuscì a sentire il grido dell’uomo e lo strillo da rapace di Falcon, che mollò la presa su di lui.

Finì faccia a terra ma libero, quindi individuò la siringa di caffeina e strisciò per afferrarla. Fu uno sforzo vano, perché lo stivale di Indigo la centrò in pieno mandandola in frantumi.

«Ehi!»

«Non ti serve più, Kyoya» ribatté la voce di Mukuro, rassicurante e calda come una coperta in quella situazione di tormento. «Ci sono qui io… siete al sicuro.»

Kyoya non sentiva quel senso di dolce abbandono, di fiduciosa arrendevolezza da quando era un bambino e Mad Horse era venuto a prenderlo alla fattoria. Si aggrappò alla mano di Mukuro per alzarsi in piedi e si strinse a lui; dominò la voglia di scoppiare in lacrime liberatorie solo per la presenza di Chrome Doll.

Mukuro intrappolò i tre Ribelli nei suoi fiori di loto bianco senza neanche degnarsi di guardarli, come se le piante agissero di loro iniziativa secondo il desiderio del padrone. Indigo infatti continuava a guardare Kyoya e gli accarezzò il viso con tenerezza.

«Ti avevo detto di stare a casa, Kyoya.»

Quel commento così inaspettato e inopportuno gli fece montare la rabbia: gli tirò uno schiaffo e fu buona cosa per lui che la sua forza se ne fosse del tutto andata.

«Pezzo di deficiente! Mi hai drogato e tu ti sei messo a combattere da solo! Che cosa ti aspettavi, che sonnecchiassi tutto il giorno in attesa che mi chiamassi, eh?!»

«Kyoya… Belial è venuto qui. Ti ha seguito fino a Tokyo ed era in giro a scorrazzare nella zona rossa.»

Ancora una volta gli mancò il respiro e dimenticò completamente la rabbia.

«Oh, no… no, e dov’è? Dobbiamo andarlo a prendere!»

«Sta bene» sospirò esasperato Mukuro, con un sorriso storto. «L’ho trovato e l’ho portato al presidio medico vicino all’aeroporto commerciale. Anche Ran si trova lì, e anche Luck, Love e Camaro. Dovete andare anche voi e aspettarmi.»

«Vuoi che ti prendo a pugni, allora» ringhiò Kyoya.

«Voglio che mi dai retta, accidenti a te.»

«Indigo» li interruppe Chrome Doll. «È molto più rischioso dell’altra volta… faresti meglio a tornare con noi da Night Hound, per riorganizzarci.»

«Lui non va da nessuna parte senza di me!» sbottò Kyoya.

«Lui può combattere, ma tu no! Per la miseria, quanto sei cocciuto!» rispose a tono lei. «Se non la pianti ti stendo!»

Mukuro si allontanò di un paio di passi da loro, con gli occhi fissi sul cielo ancora grigiastro e la pioggia che cadeva. Stringeva le mani sul manico della Fallen Angel.

«Quanto puoi darmene?»

«Tutto quello che serve… e molto di più, nel caso ti venissero idee creative su come impiegarlo~»

«Abbastanza da finire questa storia in un colpo solo?»

«Chi lo sa? Dipende da te, dopotutto… quanto lo desideri?»

«Voglio finire tutto ora» sussurrò, sfiorandosi la ferita aperta nell’addome. «E voglio andare a casa…»

«Allora dacci dentro, ragazzo. Fammi vedere che cosa sai fare!»

Pioveva, e questo era un vantaggio per lui. Aveva un modo per chiudere la storia e – se poteva fidarsi dell’entità dentro la falce – aveva anche la forza per riuscirci.

Chiuse gli occhi per raccogliere la massima concentrazione. Posò il manico della Fallen Angel a terra tenendola dritta davanti a sé, cercò di visualizzare quelle voci, quelle panoramiche molteplici e quei respiri in una grande mappa degli esseri viventi nell’area di Tokyo. Si allungò fino alla baia, poi si estese a sud e a nord lungo le coste e a ovest nell’entroterra, fino a dove riusciva a vedere e a sentire quegli echi.

Non è così grave… dove non arrivo ora, arriverò dal Velo.

Aprì gli occhi e quello rosso brillava come il sole all’ultimo sospiro del tramonto. Vicino ai suoi piedi sbocciarono fiori di loto rosa, uno dopo l’altro; sbocciarono in sequenza e coprirono l’acqua delle strade e dei marciapiedi tutt’intorno come un’ondata rosa acceso. Non sentì lo sforzo, come se fosse la normalità coprire chilometri quadrati di superficie di loto rosa, e presto espanse il suo potere fino agli angoli della città, con fiori che sbocciavano a distanze regolari come piantine di una risaia.

Alle sue spalle, Kyoya e Chrome erano meravigliati e stupefatti.

«È bellissimo!» sospirò la ragazza, affascinata.

«Ma cosa vuoi fare con…?»

Mukuro allargò le braccia cercando di espandere il più possibile il suo raggio di azione e quando non fu più in grado di vedere oltre quella mappatura di esistenze lasciò che i fiori compissero la loro magia… anzi, la sua magia.

«Non combattete più» mormorò.

Non sapeva come controllare di aver compiuto l’impresa, ma l’ipotesi del fallimento non era neanche contemplata nella sua mente. Poi il rombo delle battaglie, le grida e qualsiasi segno di guerriglia scomparve, lasciando solo lo scroscio della pioggia sulla città.

Il primo segnale fu l’auricolare di Chrome Doll che mandò un segnale di collegamento facendola sussultare.

«Ah… sì! Ricevo, Night Hound!» rispose lei al suo archetto. «È… sì… ho capito. Passo.»

Kyoya la guardò in una silenziosa richiesta di informazioni.

«Lo schermo del segnale è sparito… Night Hound sta ricontattando le squadre e le centrali di comando… forse… era un Ribelle caduto a disturbare le comunicazioni.»

«Non è caduto… si è arreso» mormorò Kyoya, e guardò Mukuro con l’aria incantata.

Mukuro sorrise di rimando.

«Avevo ragione su di te» commentò Fallen Angel, compiaciuto. «Sei molto più bravo di Ran. Tu non hai paura del potere… faremo meraviglie, noi due.»

«Andiamo» fece al suo ragazzo e alla sua ex compagna di scuola. «C’è ancora molto da fare… riuniamoci con gli altri.»

 

*
 

Damon, contemplando dall’alto l’infinita distesa di fiori rosa, strinse i pugni e colpì con rabbia il corrimano delle scale antincendio.

«Quello stupido marmocchio!»

«Indigo è più forte di quanto credevi?»

Damon girò su se stesso facendo perno sul tallone e come dal nulla impugnò l’asta di una falce dalla lama di uno scintillante metallo blu zaffiro e decorata da curvature nel filo a forma di luna crescente. Scrutò con sospetto il giovane davanti alla sua lama, un ragazzo dai capelli azzurri come il cielo sereno e l’espressione seria nonostante sorridesse. Riconobbe immediatamente il famoso capitano della Grand Crew, Azure Eternal.

«Che cosa fai tu qui, ragazzino?»

«Dipende da quello che ci fai tu, qui.»

«Se hai intenzione di arrestarmi dovrai avere un motivo per farlo» osservò Damon, raddrizzando la falce. «Hai forse prove che abbia preso parte dalla rivolta?»

«Non mi servono. Non sono qui per la rivolta, o almeno… non principalmente.»

«Dunque?»

«Mi stavo domandando perché qualcuno come te fosse in mezzo alle persone.»

Gli occhi azzurri di Gran diedero un baluginio mentre Damon si sentì come non si sentiva da molto, molto tempo: messo all’angolo.

«Sei curioso di sapere come faccio a essere sicuro di cosa sei?» domandò lui, come se gli avesse letto nella mente. «Anche io avrei delle domande… ad esempio, avete tutti una falce?»

Divenne chiaro che Gran, in modi a lui sconosciuti, era venuto in contatto con il suo arcaico antagonista. La falce con le piume doveva essere in circolazione da molto più tempo di quanto non avesse preventivato; ma non riuscì comunque a immaginare per quale motivo Belial si fosse preso la briga di entrare in contatto diretto con degli esseri umani.

«Sembra che non ti aspettassi che qualcuno sapesse di voi. Mi dispiace di averti turbato, ma dovevi pur venirlo a sapere.»

Gran alzò le braccia e dai palmi delle sue mani si manifestarono dei bagliori azzurri e sferici che divennero via via più intensi fino a diventare quasi abbaglianti.

«Lasciami essere chiaro: stai lontano da chiunque tu sia venuto a incontrare. Voi non dovete immischiarvi con il corso degli umani. Questo è il loro tempo.»

Daemon esibì un tiratissimo sorriso che non si estese al suo sguardo furioso.

«Arrivi tardi per questo. Ho lasciato molto più di quanto credi.»

Sorrise più convinto quando percepì lo stupore di Gran e attaccò senza preavviso quando lui fece per dire qualcosa: la falce produsse un sibilo mentre tagliava l’aria e uno schianto assordante quando impattò la mano avvolta dalla luce azzurra. Non sembrava fare particolare sforzo per bloccarla.

«Non essere ingenuo, non puoi battermi in questa forma!»

«Non m’importa di batterti… resti comunque una forma di vita inferiore.»

In un attimo Gran venne avvolto da una densa nebbiolina violacea. Tentò di afferrare l’arma prima che gli sfuggisse ma non vi riuscì; tossì e si mosse per togliersi da quella cortina che copriva tutti i suoi sensi, appena in tempo per vedere l’uomo dai capelli lunghi che correva verso il cornicione.

L’inseguì con uno scatto rapidissimo e le sue dita protese sfiorarono la sua cappa nera senza riuscire a stringerla mentre quello spiccava il salto nel vuoto. Gran frenò la sua corsa con la punta dei piedi già oltre il filo del cornicione e vide scomparire la figura nel nulla come mai esistita. Nello stesso momento una mano lo tirò indietro dal colletto., aiutandolo a riconquistare l’equilibrio.

«Ah… maledizione.»

Si voltò e guardò la donna dalla voluminosa chioma bianca, il costume verde chiaro e l’aria preoccupata, poi le sorrise.

«Grazie, Tiamat… ma sembra che l’abbiamo perso.»

Lei non disse niente, esibendo un’aria rattristata, ma Gran sorrise raggiante come se avesse portato a termine la sua missione splendidamente e le fece un cenno con la testa.

«Andiamo… riuniamoci a Rackam e agli altri.»

Tiamat sorrise allegra e fece un ampio giro volando intorno a Gran prima di scendere in picchiata fino al secondo piano del palazzo, poi guardò in su ed emise un curioso suono simile a uno scampanellio, fissandolo con insistenza. Il ragazzo, che stava per scendere il primo gradino della scala antincendio, la guardò con un sorriso incerto.

«Insomma, Tiamat, siamo qui per la nostra missione. Non è un picnic.»

La donna volante ripeté lo stesso suono e Gran sospirò.

«Beh, che c’è di male, dopotutto…» si arrese, guardando la distesa di fiori. «La Rivolta dei Dorati è finita.»

Detto ciò scavalcò il corrimano di slancio e si tuffò a testa in giù nel vuoto; precipitò fino al terzo piano prima di rallentare come cullato dal vento e toccò terra con dolcezza accanto a Tiamat. Lei sembrava divertita e lui lo era senza alcun dubbio.

«Grazie… hai ragione, mi sento meglio, adesso» ammise lui, passandosi la mano nei capelli azzurri già scarmigliati dal tuffo dalle grandi altezze. «Però dobbiamo andare da Lyria, sarà preoccupata… ti dispiace se ci sbrighiamo?»

Tiamat annuì sorridendo, afferrò il suo braccio con entrambe le mani e spiccò il volo trascinando con sé il capitano a svariati metri di altezza, volando al di sopra di strade, palazzi e molteplici focolai di incendi. Il volo era eccitante e l’opera di Indigo aveva trasformato la città in un enorme stagno di fiori di loto, che mitigavano la crudezza del panorama di uno scenario di guerra.

 

*

 

Gli occhi color viola si aprirono ancora una volta – contro le più ottimistiche previsioni del loro proprietario – e si fissarono su uno sfondo scuro, verdastro, sopra di lui. La luce era bassa e questo era un bene, i suoi occhi erano già molto sensibili a quel livello di luminosità. Ci volle qualche secondo prima che provasse a muoversi e sentì il corpo scoordinato e intorpidito, prima che sopraggiungesse una fitta di dolore al fianco sinistro che gli fece emettere un lamento roco.

Sollevò la coperta di uno sciatto color beige solo per scoprire che al di sotto era privo di vestiti e che una vistosa sutura spiccava sulla pelle in corrispondenza della sua milza.

«Lascerà il segno…»

La tenda divisoria venne spostata bruscamente e Amber raggiunse la branda, con l’aria devastata di chi non dormiva da giorni.

«Ran-chan!»

«Bambi… ciao…» sospirò lui, e alzò la mano per accarezzarla. «Non puoi capire quant’è bello vederti di nuovo, tesoro…»

Amber gli strinse la mano tenendola contro la guancia, con gli occhi azzurri che le diventarono lucidi.

«Come ti senti?»

«Non sento quasi niente» ammise lui, poi si ricordò gli ultimi momenti prima di perdere i sensi. «Cosa… cos’è successo con la rivolta?»

«È finita, Ran-chan… Mukuro-chan ha pensato a tutto… non so come ha fatto, ma l’ha fatto… in città ci sono già le squadre di ricostruzione…»

Amber sedette su uno sgabellino pieghevole accanto alla branda. Byakuran si guardò intorno, ma non notò altro che la vaschetta d’acqua e gli asciugamani.

«Dov’è la mia… roba?» si corresse all’ultimo. «La mia arma, i vestiti, e…»

«Non lo so… Kikyo ha detto che avrebbe messo tutto nella tua cassetta di sicurezza, quindi penso sia tutto lì.»

Sentì un improvviso vuoto nell’addome, come un gradino saltato, mentre ricordava altri frammenti dell’ultima giornata.

«E Bel? Dov’è Bel?»

«Credo che stia mangiando con Mukuro-chan, alla tenda del ristoro…»

Amber smise di parlare e Byakuran fu dell’idea che volesse dire altro ma ci avesse ripensato. Immaginò fossero brutte notizie e si allarmò.

«Che c’è?»

«Non… non credo che sia il momento migliore» replicò lei, strisciando le ginocchia fra loro. «Sei debole, ti sei appena svegliato… anzi, dovrei chiamare Azure Miracle per controllarti…»

Byakuran le prese il polso al volo quando lei provò ad alzarsi.

«Amber, voglio saperlo adesso. Cos’è successo?»

«Beh… non è niente…» fece lei arrossendo appena. «Non è niente di brutto… i tuoi amici e i tuoi classe S stanno bene, non ti preoccupare…»

Il pensiero andò allora a che cosa potessero aver fatto i piani alti, come sospenderlo o costringerlo a presentarsi davanti alla commissione per aver gestito male la situazione, ma in verità nessuna delle sue ipotesi lo impensieriva tanto da volerla affrontare con più vigore.

«Allora puoi dirmelo anche ora, no?»

Amber si stropicciò le dita e si sedette di nuovo. Strinse le labbra e poi si appoggiò contro il suo petto, con volto girato in modo che non potesse vederlo.

«Mi vuoi sposare, Ran-chan?»

Byakuran restò interdetto, con la mano a mezz’aria con l’idea di accarezzarle i capelli. Solo quando lei glielo ripeté – con un po’ più di incertezza – riuscì a sbloccarsi: le passò le dita nei capelli ed emise una risata incredula.

«Sì che voglio… ma… per la miseria, Bambi… volevo essere io a chiedertelo, come si deve… che umiliazione…»

«Zitto» borbottò lei. «Yogi con la camera rosa.»

Byakuran rise di nuovo nonostante il dolore alla ferita chirurgica. Quando Amber si sentì gli occhi abbastanza asciutti da voltarsi di nuovo a guardarlo, lui la baciò.

Al di là della tenda divisoria Percival scosse la testa, ma Gran gli fece segno di fare silenzio e i due si avviarono fuori. Il sole era tornato sulla capitale.

«Facciamo in tempo a dividerli?»

«No, Perce… la Ruota ha mollato la presa su Wing Emperor il cui potere calava e ha legato a un livello profondo con Indigo, il cui astro era in ascesa… la Ruota ha chiuso il primo giro. Ora non la possiamo più fermare.»

«Abbiamo fallito, allora?»

«Sì… ma quasi me lo aspettavo… fino ad ora non sono riuscito a sventare i suoi piani nemmeno una volta» ammise Gran, scrollando le spalle.

«E… adesso che cosa facciamo? Da adesso in avanti…»

«Osserviamo… e forse avremo un’occasione.»

«Per fare cosa?»

«Quando sarà, lo sapremo.»

Gran guardò verso la tenda gialla e Percival seguì il suo sguardo, trovando Indigo e Mad Phoenix seduti con il piccolo Belial in mezzo a loro che spazzolava dei biscotti come una piccola macchina tritadocumenti.

Ogni volta che il capitano aveva nominato la Ruota si era sempre immaginato figure maschili anche molto differenti tra loro, ma nessuna di quelle era un bambino.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: A_Typing_Heart