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Autore: MayaPatch    17/06/2022    0 recensioni
Un'antica minaccia attacca il villaggio dei Patch. Sta cercando qualcosa e vuole ottenerla a tutti i costi. La tribù è alle strette e lo Shaman King, per evitarne l'estinzione, richiama i guerrieri più forti e li resuscita. Gli undici Officianti hanno un nuovo incarico: proteggere la loro gente e affrontare la nuova minaccia. A dargli una mano, una vecchia conoscenza.
(Versione alternativa al sequel di Shaman King)
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Silva
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci col secondo capitolo!
Il nome dell’applicazione “SpiritGram” è stato suggerito da Roberto Turati. È il corrispettivo di Telegram!

Sk2 by MayaPatch

«Ragazzi!» chiamò Rutherfor, prima che il gruppo si disperdesse. Distribuiva dei cellulari con touch screen mentre spiegava: «Dobbiamo tenerci in contatto. Appena li accenderete, gli iPatch raccoglieranno le vostre informazioni in un profilo. Potrete tenere d’occhio il vostro furyoku e, in generale, le vostre condizioni» spiegò.

Radim accese il suo cellulare con visibile entusiasmo «Non avete idea di quanto abbia invidiato gli sciamani che potevano utilizzarne uno. Sapete, tanto lavoro per noi e Lip e Rap e non poterli usare»

Magna osservò con indifferenza l’oggetto che aveva tra le mani e lo accese. Effettivamente, dopo una schermata di caricamento, apparve il suo profilo. In cima a tutto, centrale, c’era la sua foto. Seguivano nome, cognome, luogo di nascita, il suo impeccabile stato di salute e il valore del furyoku. Fu in quel momento che rimase a fissare lo schermo per qualche secondo. Il suo furyoku ammontava a 350.860. Era una cifra considerevole. Non ne era stupito, se lo aspettava. Semplicemente non sapeva che tipo di valore avrebbe raggiunto dopo la resurrezione. Si era allenato nel Grande Spirito, come i suoi colleghi, per fronteggiare al meglio le emergenze nelle Comuni.

Dopo aver aggiunto gli altri alla rubrica e sistemato le impostazioni del cellulare, Magna lo ripose in una tasca laterale della veste «Credo sia ora che vada – annunciò – Prima lo Shaman king riceve informazioni, prima può iniziare le sue di ricerche»

«Spero che esca fuori qualcosa» disse Rutherfor con espressione preoccupata.

«Me lo auguro» mormorò Magna prima di andarsene. Se lo augurava davvero. Se quella gente avesse attaccato con le stesse modalità in tempi ravvicinati, il villaggio avrebbe faticato a riprendersi. Non era il tipo che si turbava facilmente, ma era orgoglioso di ciò che era e del suo popolo. Uno dei suoi compiti era quello di proteggere il villaggio, e lo avrebbe fatto a ogni costo.

Mentre camminava, osservava i danni agli edifici. Per ricostruirli ci sarebbero voluti dei soldi, un altro colpo alla loro precaria economia. Sospirò e velocizzò il passo, dirigendosi all’ospedale.

Guardandosi attorno, la sua attenzione fu attratta da un particolare. C’era un edificio che ricordava di aspetto differente. Era stato ristrutturato? Quattro totem erano stati piazzati ai quattro angoli. Era la Sala dei Cimeli e il suo ingresso era custodito da un paio di Patch. Inarcò un sopracciglio. Gli risultava che quella sala non fosse mai stata toccata in migliaia di anni, inoltre nessun esterno avrebbe mai capito il valore di ciò che custodiva.

Decise di effettuare una piccola deviazione e si presentò alle guardie «Buongiorno»

I due Patch, giovani di età, si misero sull’attenti, visibilmente emozionati «B-buongiorno!- esclamò uno dei due- È un onore incontrarla!»

«Troppo gentile» commentò Magna, accennando un sorriso carico di orgoglio «Vorrei delle informazioni»

«Qualsiasi cosa. Chieda, siamo a disposizione!» rispose l’altro Patch.

L’Officiante accennò col capo alla struttura «Me la ricordavo diversa. È stata ristrutturata, immagino. Ma perché questa drastica decisione?»

Il Patch a destra della porta indugiò «Fu distrutta durante l’attacco di tanti anni fa. Ammetto di non ricordare granché, ero abbastanza giovane. Magari, se chiede in giro, troverà qualcuno che ha dei ricordi»

«Capisco -rispose Magna- Grazie lo stesso. Buona giornata e occhi aperti»

I due ragazzi si riposizionarono sull’attenti «Sissignore!»

Li salutò con un fugace cenno della mano e riprese la sua strada. Come aveva sospettato, era accaduto qualcosa quel giorno di dodici anni fa. Forse gli invasori avevano semplicemente distrutto la struttura nella foga della battaglia, oppure cercavano qualcosa. Ma i vecchi mezzi utilizzati dagli Officianti dei precedenti tornei non erano più utili, come non lo erano nemmeno quelli dei precedenti capi tribù: ormai gli spiriti custodi erano con loro nel Grande Spirito. Certo, erano custoditi anche tre mezzi speciali, appartenenti a tre famiglie antiche dei Patch, che sarebbero stati consegnati a chi erano destinati. Ma, anche in quel caso, si trattava di oggetti utilizzabili solo dallo sciamano designato e in OverSoul con un determinato spirito.

Mentre rifletteva, Magna aveva raggiunto la struttura ospedaliera, un edificio più grande e con due sontuosi totem ai lati. Entrò e si diresse alla reception. Prima che potesse chiedere qualsiasi informazione, una voce femminile lo chiamò con tono evidentemente sorpreso. Si voltò.

«Magna? Che ci fai qui?» chiese una ragazza dai familiari capelli ricci e voluminosi. Sembrava la versione adulta di Rutherfor. Indossava lungo abito color crema, le frange all’altezza delle spalle e al bordo della gonna erano color cobalto scuro. Le decorazioni tipiche della tribù Patch lo abbellivano con il loro colore rosato. Tra i capelli indossava una fascia viola a cui erano attaccate due piume «Non sei un fantasma, vedo la tua ombra»

Maya by MayaPatch«Maya?»

La ragazza esibì un sorriso molto dolce «Sì. È da tanto che non ci si vede, eh? Quattordici anni!» esclamò.

«Già» rispose lui. Non amava molto i momenti come quello. Non sapeva cosa dire dato che le sue capacità sociali si fermavano alla formalità.

In quel caso, fu proprio Maya a rompere il ghiaccio, disobbligandolo da qualsiasi frase di circostanza. Lo abbracciò con calore «Sono molto felice di vederti»

Magna si guardò attorno con espressione quasi confusa. Non si aspettava un abbraccio. Così, con rigidità, ricambiò. Si distanziò quasi subito e recuperò la sua aplomb, si schiarì la voce «Fa molto piacere anche a me. Ad ogni modo, si può accedere all’obitorio?»

«Oh, sei qui per quelle persone, dovevo immaginarlo» l’espressione della ragazza si era rattristata. A quanto pareva, neanche lei era rimasta indifferente.

«Lo Shaman King vuole informazioni dirette»

«Allora seguimi. Io sono qui per salutare mia madre. Dovremmo trovarla lì» spiegò Maya, incamminandosi verso le scale che portavano al piano sotterraneo.

Magna la seguì fino al corridoio sottostante. Lì, quasi come se li stesse aspettando, c’era una donna dai capelli neri con striature grigie e gli occhi azzurri. Indossava un lungo abito color avorio. Il Patch se la ricordava bene. Era Lantha, la madre di Ruthefor e Maya ed era una guaritrice. L’aveva incontrata spesso, in passato, quando andava a prendere il pane alla loro panetteria di mattina presto. Sembrava invecchiata più di quanto si aspettasse, probabilmente a causa dello stress.

La donna li accolse con un mesto sorriso, abbracciò la figlia e salutò Magna con un solenne gesto del capo «Sapevo che uno di voi sarebbe arrivato – si volse alla figlia- Sicura di voler venire?»

Maya sembrò sorpresa «Non credo sia diverso dall’ultima volta»

La donna strinse le labbra «Questa volta lo è. C’è… c’è della gente che conosci -poi si corresse- Che conoscete»

«Non sono qui solo perché mi ha contattata Samari. Voglio constatare di persona i danni» rispose la ragazza con risolutezza.

Lantha le volse un sorriso appena accennato e si avviò. Li condusse a una stanza, una delle più grandi e parlò: «Abbiamo seguito le direttive. Sono tutti qui. Un velo di furyoku evita che si decompongano. Spero che questa ricerca non duri troppi giorni, noi vorremo… dargli una degna sepoltura»

«Comprendo il dolore. È lo stesso che stiamo provando tutti, in questo momento» rispose Magna con sentito dispiacere «Non mi tratterrò molto. E spero che lo Shaman King trovi rapidamente una soluzione. Chi può dirlo, forse sarà possibile resuscitarli»

«Sarebbe magnifico» disse la donna con voce tenue e poi li lasciò passare.

Magna osservò il posto. Era una stanza molto grande, occupata da letti sistemati in file, così da permettere il passaggio. Ogni salma era stata ripulita e adagiata con cura sul letto designato. A un primo sguardo, se non fosse stato per le ferite visibili, chiunque avrebbe pensato che quelle persone stessero dormendo. Il team dei guaritori se ne era occupato con molta attenzione.

«Ah, senti, caro -disse Lantha- Prenditi tutto il tempo. Ogni dettaglio è importante. Per il resto, sono a disposizione»

Magna la ringraziò e si incamminò tra i letti. Chiamò Magnescope e gli chiese di dargli una mano. Aveva tanto da esaminare e il suo gufo era un ottimo osservatore. Ma non passò molto e la voce di Maya pronunciò con voce tremante dei nomi, forse suoi amici. L’Officiante si voltò per dare un’occhiata. La ragazza si copriva la bocca con le mani e aveva gli occhi spalancati. Sua madre le parlava a bassa voce e Maya bofonchiava in risposta, era palese lo sforzo che stava facendo per non scoppiare a piangere.

L’uomo tornò al suo compito, non doveva distrarsi. Iniziò a osservare i corpi dei poveri disgraziati, annotandosi ciò che gli saltava all’occhio: ferite non curate, la loro totale assenza oppure delle caratteristiche comuni. Man mano che passava da una salma all’altra, notava che c’era qualcosa che spiccava su ognuna. Era come una macchia che i suoi occhi avevano iniziato a individuare automaticamente, quasi come aspettandosi di trovarla lì, su ogni petto. Sembrava una voglia o un livido. A incuriosirlo era il modo in cui questa macchia si estendeva: da essa, partivano dei filamenti che si diramavano fino alla base del collo, come delle radici. Era sicuro che anche i guaritori avevano notato questa stranezza.

Mentre il Patch rifletteva su ciò che aveva notato, Magnescope lo chiamò, era a qualche letto di distanza da lui, appollaiato sulla testiera. L’uomo lo raggiunse e spostò lo sguardo su quello che il pennuto voleva che vedesse. A causa dei volti sfregiati, gli ci volle un po’ per riconoscere i due sciamani che aveva davanti: i suoi genitori. Erano avanti con gli anni, ma erano loro. Avevano sicuramente combattuto. Magna non si sarebbe aspettato diversamente. Spostò lo sguardo su Magnescope e poi sulle due salme. Per qualche motivo non gli spiacque quella vista, ne era indifferente, anzi percepiva un pizzico di soddisfazione. Quanto li aveva odiati, in passato.

Ordinò al gufo di riprendere l’indagine e fece lo stesso anche lui. Ormai aveva constatato che il nemico uccideva con la stessa tecnica. Così, dopo aver finito il suo giro, Magna tornò dalle due sciamane. Maya sembrava più lucida, ma il suo sguardo si era spento. Sua madre le era accanto e le accarezzava dolcemente il braccio.

«Hai controllato tutto?» chiese la donna.

L’Officiante tirò un profondo sospiro, aveva delle domande «Sì. In realtà, controllati una decina, è stato come vedere una scena ripetuta allo stesso modo. Ha notato quella macchia?»

Lantha si strinse nelle spalle, visibilmente a disagio «Certamente.»

«Non ha idea di cosa sia?»

«No. Io e gli altri abbiamo provato a interagirci, ma non è accaduto nulla. I feriti che abbiamo provato a curare sono morti ugualmente, nonostante non fossero gravi»

«Questo è strano» commentò Magna, la sensazione che aveva era sgradevole «Non è successo nulla, oppure ha notato qualcosa? Quando ha provato a curare i feriti, intendo»

La donna guardava in basso, pensierosa «Era come se il furyoku venisse assorbito. Ne siamo sicuri perché i guaritori lo utilizzavano. Ma non accadeva nulla. Eppure, il flusso di furyoku passava»

Il Patch incrociò le braccia al petto e guardò le salme. Sicuramente quella macchia c’entrava qualcosa. Con ogni probabilità, era quella a bloccare le anime dei morti e a evitare che le ferite venissero curate.

«Ah, i feriti sottoposti a questi tentativi di cura morivano più lentamente. Non so se possa essere utile come osservazione» disse la donna.

«No, è utilissima. Conferma che c’è qualcosa che interferisce con il furyoku. E le persone che sono state resuscitate? Avevano anche loro questa… cosa?»

«No. Parliamo di persone morte a causa del crollo degli edifici. Ma, effettivamente, quella macchia può essere un ottimo punto di partenza. Onestamente, non abbiamo idea di cosa fare. Come rimuoverla» Lantha zittì per qualche secondo, poi parlò nuovamente «Quando ho parlato con i feriti, ho saputo anche un’altra cosa»

Lo sciamano la osservò, corrugò la fronte e attese.

«Mi hanno detto che il loro Oversoul si è dissolto e non sono stati più capaci di generarne un altro. Si sono sentiti improvvisamente deboli e incapaci di fare alcunché. E morivano ugualmente anche per ferite non mortali, come ho detto prima»

«Quando uno sciamano perde tutto il Furyoku in una volta, il suo fisico subisce un tracollo perché non riesce a bilanciare l’improvviso squilibrio energetico. Ma qui c’è qualcos’altro. Sembra che chi venga, a questo punto, marchiato sia condannato a morire, non importa cosa faccia» disse Magna. Ormai era chiaro cosa stesse accadendo, ma gli sfuggiva il come e il perché «Rendono innocuo il nemico e non si prendono neanche la briga di finirlo perché conoscono già l’esito»

Lantha parlò nuovamente, questa volta sembrava scegliere le parole «Quest’altro dettaglio, invece, va preso con le pinze. Mi è stato riferito dodici anni fa da Alumi. Me lo ha anche confermato uno dei Cinque Guerrieri»

«Si ricorda chi era?»

«Il possessore di Spirit of Thunder»

Il suo disprezzo per quel ragazzo non si era ancora totalmente placato. Magna nascose una smorfia dietro il colletto dell’abito tradizionale, fu uno sforzo immane mentre rispondeva e proferiva queste parole: «Per quanto lo ritenga un ragazzino arrogante e presuntuoso, ammetto che ha un buon spirito di osservazione. Cosa le ha detto?»

Lantha si avvolse le braccia attorno al corpo, era palesemente in imbarazzo «Il simbolo tatuato sul loro volto è quello di una freccia rovesciata, o qualcosa di simile. Ma non è possibile. I Seminoa dovrebbero essersi estinti cinquecento anni fa»

SpiritiSign by MayaPatch

La scalinata attraversava l’intero villaggio e conduceva al punto più alto. Da lì era possibile osservare l’immensità della caverna che ospitava il Grande Spirito. La foresta creava un anello verde che separava il villaggio dei Patch dal sacro sito. Era un luogo prospero nonostante fosse situato nel sottosuolo.

Silva osservava il panorama e lasciava che i suoi pensieri scorressero placidi come l’acqua di un fiume. Si sentiva bene, lì a casa. Da quella postazione poteva constatare i danni subiti. Sperava vivamente che la presenza dei guerrieri più forti fungesse da deterrente. In caso contrario, avrebbe dato il meglio di sé in combattimento.
Abbassò lo sguardo, sulla scalinata, e attese Chrom e Nichrome che stavano ancora salendo. Ghignò in modo scherzoso e li prese in giro: «Da quando siete così lenti? Quattrodici anni nel Grande Spirito vi hanno impigriti!»

L’amico rispose con una risata «Ci stiamo solo godendo la salita. Sei tu che corri troppo!»

«Abbiamo un bel po’ di totem da controllare- disse Silva- E non so quanto tempo abbiamo prima del prossimo attacco, se ci sarà»

«Onestamente- iniziò Nichrome, serio- Spero non ce ne siano altri»

Controllare i totem era un lavoro semplice, ma il loro numero, aumentato dall’ultima volta che Silva era stato al villaggio, era notevole. Più totem erano presenti e più ampia era la barriera.

I tre sciamani si riunirono attorno al primo totem e poggiarono le mani sul legno dipinto. Silva percepì l’energia fornita dal Grande Spirito. Era quella ad alimentare la barriera «Mi chiedo come abbiano potuto attraversare le difese. Hanno funzionato benissimo nell’arena, durante il torneo. E questo qui ha davvero tanta energia»

«È probabile che ci sia qualche totem rotto o qualcosa del genere» commentò Chrom.

Silva rifletté «Dobbiamo controllare quelli vicino le entrate, allora. Che cosa hanno detto Lip e Rap?»

«Pare che gli aggressori abbiano fatto irruzione da Nord e Ovest- rispose Chrom- Ma mi chiedo come abbiano fatto a individuare i punti deboli di una barriera invisibile»

«Spie?» azzardò Nichrome.

«Può darsi. Ma ciò implica che ci sia un infiltrato o un traditore qui al villaggio» disse Silva. Questa possibilità non gli piaceva neanche un po’.

Chrom guardava il totem con aria assorta «E se avessero semplicemente un modo per individuare i punti deboli? Qualche tecnica particolare, intendo. Forse c’è qualcuno che può sentire la quantità di energia»

Silva sollevò le spalle «Anche questa è una possibilità. Ma è per questo che dobbiamo indagare e rimediare. Faremo anche dei test, se necessario»

«Allora andiamo. Controlliamo i totem lungo la strada, almeno ci accertiamo che funzionino» disse l’amico mentre si incamminava verso la prima entrata a Nord.

Il villaggio era accessibile dalle rovine in superficie attraverso un unico ingresso, ma le entrare interne erano situate ai quattro punti cardinali. Ad esse si arrivava attraverso il sistema di gallerie e scalinate che si diramava nel sottosuolo come un labirinto. Silva ricordava che ben pochi sciamani avevano trovato gli ingressi, durante il Torneo, e si erano smarriti. Ritenuti non idonei a continuare, il Grande Spirito li influenzava a tal punto da ritrovare la strada di uscita invece di chiamarli a sé. Ma questo sistema non aveva funzionato con gli aggressori e ciò lo preoccupava. Che avessero un sistema di occultamento simile a quello di Renim?

Quando il gruppo giunse all’entrata Nord, Chrom constatò che i due totem erano stati abbattuti. Da lì, si estendeva una scia di distruzione. Gli edifici più vicini erano crollati e anche i totem di tutta l’area. Lo sciamano si volse ad Ovest e osservò «Guarda lì»

Silva seguì il suo sguardo e notò che anche lì gli edifici non se la passavano bene «Caspita- commentò- sono entrati abbattendo quello che avevano davanti»

«Devono odiarci davvero tanto» mormorò Nichrome.

«Credo che ci sia bisogno di misure più drastiche. Ne discuteremo al Consiglio»

Non appena Silva ebbe finito di parlare, tutti e tre i cellulari emisero un suono. Qualcuno gli aveva mandato un messaggio sulla app SpiritGram. Era Samari. Il testo era breve: Quando avete finito con le indagini, vi aspetto in sede. Ho delle novità.

«Beh, a questo punto andiamo. Credo che anche gli altri siano arrivati alle nostre conclusioni» disse Nichrome.

«Già. Infatti sono più curioso di sapere cosa ha scoperto Magna. Lo Shaman King sembrava interessato a scoprire soprattutto cosa è successo a quelle anime» Chrom era pensieroso.

Senza aggiungere altro, i tre si avviarono.


  
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