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Autore: mrsstilinski__    18/06/2022    4 recensioni
Victoire Weasley era una giovane medimaga di venticinque anni che fin da ragazzina aveva capito cosa significasse essere una donna: aveva capito di dover faticare il doppio per ottenere ciò che voleva, che i suoi sforzi sarebbero stati riconosciuti ma non quanto i medesimi sforzi fatti da uno studente del sesso opposto, che qualsiasi cosa lei facesse, un uomo qualunque l’avrebbe fatta meglio, agli occhi della società. Aveva capito che lei sarebbe sempre stata considerata fragile, emotiva, “la fidanzata di…” e mai solo Victoire Weasley, medimaga, donna in carriera.
[...]
«Noi abbiamo tutte una cosa in comune, ragazze. Non solo far parte della famiglia Potter-Weasley, perché quello riguarda anche i nostri cugini e fratelli uomini. No, noi abbiamo un’altra cosa che ci accomuna e che non li riguarda: siamo donne. Dobbiamo faticare il doppio, non ci viene mai riconosciuto alcun merito, veniamo sempre viste in funzione dei nostri ragazzi e mai come individui. E questa cosa deve finire!»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Roxanne Weasley, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PICCOLE DONNE
 
“Le donne hanno una mente, hanno un'anima, e non soltanto un cuore. Hanno ambizioni, hanno talenti, e non soltanto la bellezza. Sono così stanca di sentir dire che l'amore è l'unica cosa per cui è fatta una donna... sono così stanca di questo!”
(Dal monologo di Jo March in “Piccole donne” di Greta Gerwing)
 
Victoire Weasley era una giovane medimaga di venticinque anni che fin da ragazzina aveva capito cosa significasse essere una donna: aveva capito di dover faticare il doppio per ottenere ciò che voleva, che i suoi sforzi sarebbero stati riconosciuti ma non quanto i medesimi sforzi fatti da uno studente del sesso opposto, che qualsiasi cosa lei facesse, un uomo qualunque l’avrebbe fatta meglio, agli occhi della società. Aveva capito che lei sarebbe sempre stata considerata fragile, emotiva, “la fidanzata di…” e mai solo Victoire Weasley, medimaga, donna in carriera.
Aveva maturato queste consapevolezze, seppur in minor misura, all’età di tredici anni quando, da Tassorosso di belle speranze, aveva fatto domanda per entrare nel club scolastico di scacchi magici, disciplina di cui si era innamorata da bambina e che sperava di coltivare anche a scuola, trovando altri appassionati e appassionate come lei. Se non fosse che il club di Hogwarts era a numero chiuso e non accettava ragazze; non che fosse esplicitamente scritto da qualche parte, era semplicemente così: c’erano solo ragazzini dagli 11 ai 17 anni, neanche una ragazza figurava in quel club da lei così ambito.
Poi, era arrivato il lavoro come medimaga al San Mungo, e anche lì, ancorché fosse una giovane e promettente medimaga, la musica non era cambiata: i suoi colleghi uomini, di pari grado e coetanei, percepivano uno stipendio più alto del suo. E questo lei non aveva voluto accettarlo. Così, venendo a conoscenza del posto vacante come guaritrice della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ci si era fiondata.
Ma non era più una ragazzina desiderosa di entrare nel club di scacchi, adesso era una donna, e ciò che le premeva di più era che le sue giovani cugine, al tempo studentesse ad Hogwarts, non patissero le stesse ingiustizie che aveva dovuto patire lei. Così, le aveva radunate nel bagno di Mirtilla Malcontenta, una sera di ottobre, per parlare loro di un progetto rivoluzionario che, se si fossero fatte coinvolgere, invitando a loro volta le loro amiche e le altre studentesse, poteva davvero cambiare le cose, ad Hogwarts.
Perché le erano bastate poche settimane per capire che certe dinamiche erano ancora tali e quali a quando anche lei era una studentessa: sapeva che parte della squadra di quidditch di Grifondoro era in rivolta contro Roxanne perché era stata scelta lei come capitano piuttosto che tale Edward Spielberg, sapeva della nomina di Dominique come ragazza bella ma superficiale, sapeva dell’opinione che avevano di Lily come ragazza facile, sapeva di Rose e di come ormai tutti la vedessero solo in funzione di Scorpius Malfoy, il suo fidanzato, così come sapeva di Lucy, la piccola di casa, e di come fosse considerata dai più un’insopportabile saccente, mentre il suo compagno di casa, ugualmente bravo quanto lei a scuola, veniva considerato un genio, e sapeva di Molly, appena diplomata, e di come era stata molestata da un suo compagno di classe, senza essere creduta o difesa dai più. E queste erano solo le realtà che lei toccava con mano perché riguardavano direttamente le sue cugine, chissà quante altre storie celavano le mura di Hogwarts, chissà quante altre ragazze avevano dovuto subire mortificazioni e umiliazioni per il solo fatto di essere donne.
Loro avevano accettato di buon grado quell’insolita riunione familiare capeggiata dalla loro cugina maggiore, che avevano sempre considerato come un modello da seguire e una guida importante, nelle loro vite.
Così Victoire si fermò un attimo ad osservarle, una per una: fiere, allegre, intelligenti. Era orgogliosa di loro e delle donne che stavano diventando, e confidava davvero di poter fare la rivoluzione, al loro fianco.
«Vi starete chiedendo perché vi ho convocate qui» esordì, non riuscendo a trattenere il suo tono entusiasta. «Ebbene -»
«Non dovresti essere in infermeria?» la interruppe Lucy «se qualcuno si sente male e non ti trova come fa?!»
Beh, saccente è saccente. «C’è Katherine, la mia assistente.»
«Uhm, ok» le rispose Lucy, non troppo convinta «continua, Vic!»
«Dicevo» proseguì, chiedendosi per la prima volta se le sue cugine fossero pronte, se fosse il momento giusto. Ma in ogni caso, il dado era tratto. «Sono venuta a sapere di alcune storie che vi riguardano…» iniziò, notando subito le loro espressioni interrogative ma anche incuriosite «… e volevo un po’ parlarvi di alcune considerazioni che ho fatto in merito, sentire un po’ le vostre opinioni e chiedervi cosa pensate di un progetto che ho in mente.»
«Di che si tratta?» chiese Rose, sinceramente curiosa.
«Noi abbiamo tutte una cosa in comune, ragazze. Non solo far parte della famiglia Potter-Weasley, perché quello riguarda anche i nostri cugini e fratelli uomini. No, noi abbiamo un’altra cosa che ci accomuna e che non li riguarda: siamo donne. Dobbiamo faticare il doppio, non ci viene mai riconosciuto alcun merito, veniamo sempre viste in funzione dei nostri ragazzi e mai come individui. E questa cosa deve finire!»
Le cugine pendevano letteralmente dalle sue labbra, alternando espressioni confuse ad espressioni attente ad ogni sua parola. Raccontò loro del club degli scacchi, della questione dello stipendio al San Mungo, di come aveva saputo che anche loro erano vittime della misoginia dura a morire che impregnava le mura di quel castello.
«Mi ha molto turbata sentire queste storie, e so che non siete le uniche. Guardatevi attorno: le vostre amiche, le vostre compagne di casa, perfino le ragazze con cui non andate d’accordo, le ex dei vostri fidanzati, pensate anche alle vostre insegnanti! Anche loro subiscono questa orrenda misoginia, anche loro sono vittime di questa società maschilista. Perché siamo donne, il sesso debole, le creature immacolate. Mai degli esseri umani degni di tale considerazione, solo delle bambole carine e cretine ad uso e consumo degli uomini! E questa cosa non va più bene!»
«Wow» commentò Lily, esterrefatta «io non credo di aver mai riflettuto in questi termini.»
«Hai quindici anni, tesoro» le rispose dolcemente Victoire «è normale che tu non ti sia mai posta il problema, è crescendo che si maturano queste consapevolezze.»
Lily annuì. «Però è vero, io sono la ragazza facile, mentre mio fratello James che faceva di peggio era il più figo della scuola!»
Victoire annuì «hai colpito nel segno!»
«Io non capisco perché vengo considerata una persona superficiale» ammise Dominique «perché non vado bene a scuola? Perché mi interesso di moda babbana? Non l’ho mai capito.»
«Io avevo pensato di lasciare la squadra» si aggiunse Roxanne a quelle improvvise confessioni «o almeno di rinunciare al ruolo di capitano. Non è bello avere tutta la squadra contro, solo Hugo e Rose sono dalla mia parte.»
Rose annuì, accarezzando il braccio della cugina «non immagino un capitano migliore di te, Rox!» la consolò, riprendendo poi la parola «io sono arcistufa di essere considerata “la fidanzata di Scorpius Malfoy” e basta. Sono la direttrice del giornalino scolastico, ho la media più alta del settimo anno, sono l’unica studentessa ad aver fatto uno stage all’ufficio misteri del Ministero della Magia. Eppure, da quando stiamo insieme sono solo la sua ragazza e nulla più!»
«Io sono stanca di dover faticare il doppio di Bryan Flint! Specie in trasfigurazione! Il professor Brown gli metterebbe il voto più alto anche se facesse scena muta. Mentre io che do di matto sui libri non sono mai abbastanza brava ai suoi occhi!» esclamò Lucy «è snervante!»
Victoire era lì, davanti alle sue piccole grandi donne che – forse per la prima volta – ragionavano ad alta voce sulle ingiustizie che subivano ogni giorno. Era commossa, orgogliosa di loro ma anche arrabbiata, perché né loro né nessun’altra ragazza meritava quel trattamento.
«Ecco!» esclamò «non avevo dubbi sul fatto che avreste capito subito!»
«E che possiamo fare?» chiese Lily «Qual è il progetto di cui parlavi?»
«Vorrei ideare con voi un collettivo di streghe femministe. Una sorta di piccola associazione in cui possiamo confrontarci, proporre delle iniziative, in poche parole: far sentire la nostra voce!»
«Che bella idea!» si entusiasmò Roxanne «come l’esercito di Silente, quando i nostri genitori erano a scuola!»
«Potrei pubblicizzarlo sul giornalino» propose Rose «stabiliamo un regolamento, un luogo in cui incontrarci ed è fatta!»
Victoire fu colpita dallo spirito d’iniziativa delle cugine, contenta di come avessero subito sposato l’idea, con entusiasmo e convinzione. «Sono così felice ragazze! Mi rendete proprio fiera!»
«E se dovessero deriderci?» chiese poi Dominique «non so, temo che questa cosa possa rivoltarcisi contro.»
«Se ci derideranno, urleremo ancora più forte!» esclamò allora Lucy, spiazzando tutte le altre cugine.
«Lo dobbiamo a noi stesse, Domi» si aggiunse Victoire «e alle nostre mamme, alla nonna, alle nostre amiche, alle nostre figlie, se le avremo.»
Dominique sorrise, annuendo. «E sia, facciamolo!»
***
Il giorno seguente, su L’eco di Hogwarts campeggiava in prima pagina un titolo destinato a fare discutere:
L’ECO DI HOGWARTS
Nasce il primo collettivo di streghe femministe, un gruppo dedicato all’ascolto di problematiche femminili e al sostegno reciproco.  La prima riunione si terrà il 10 ottobre alle ore 18:00 nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
Siete tutte invitate, perché ricordate: non siamo sole.
Di Rose Weasley
Quell’articolo aveva fatto molto discutere e raccolto lettere di reclami da parte di parecchi studenti offesi di non essere stati inclusi nel progetto, mentre dall’altro lato l’idea veniva accolta con entusiasmo e curiosità dalla gran parte delle studentesse della scuola, che lì si ritrovarono il giorno della riunione: studentesse di tutte le casate, diverse tra loro, ognuna con i propri trascorsi e le proprie esperienze, amiche e nemiche, semplici conoscenti o solo compagne di scuola. Accomunate dal desiderio di far sentire la loro voce.
«Dobbiamo iniziare a farci sentire, ragazze!» disse Victoire dopo un’introduzione simile al discorso fatto alle cugine qualche giorno prima «io sono davvero stanca di dover assistere ogni giorno ad episodi di sessismo che riguardano non solo me, ma anche ragazze così giovani come voi!»
«Riflettiamo un attimo sulla nostra quotidianità» prese la parola Dominique «quante volte ci sono state dette delle cattiverie che noi abbiamo ritenuto fossero normali, senza farci caso più di tanto, solo perché siamo abituate?»
Dei cenni e brusii di assenso si levarono tra le ragazze.
Poi fu Yvonne Wood, una studentessa di Corvonero a prendere la parola, alzando la mano. «L’anno scorso un Grifondoro andò in giro a dire che me la facevo col professor Thomson di Astronomia, solo perché avevo rifiutato di uscire con lui ad Hogsmeade» iniziò, raccontando la sua esperienza «lo denunciai al suo direttore di casa, ma non successe niente, anzi sono stata messa in punizione io a pulire i trofei per una sera perché credeva che mi fossi inventata tutto!»
Questa prima confessione fece da spartiacque affinché tutte loro si sentissero finalmente libere di poter raccontare le loro esperienze e, per la prima volta, sentirsi capite. Storie diverse tra loro, che avevano come massimo comun divisore l’essere state prese di mira solo in quanto giovani donne.
«A me è stato detto che sono destinata a rimanere da sola a vita, solo perché ho detto di non volere un fidanzato» si aggiunse Genevieve, Serpeverde del settimo anno. «Ma chi lo vuole! Io voglio diventare un’auror! Non ho il tempo né la voglia di avere un fidanzato.»
«Questa storia deve finire!» riprese la parola Victoire, arrabbiata per le storie che aveva sentito e commossa per il coraggio delle ragazze, che finalmente – alcune per la prima volta – si erano sentite libere di sfogarsi, di parlare ad alta voce, confrontarsi e confortarsi a vicenda. «È per questo che vorrei che questi incontri diventassero una routine: parliamo tra noi, confrontiamoci, aiutiamoci, pensiamo a delle iniziative che possano cambiare qualcosa nel concreto.»
«Farò le mie ricerche» esordì allora Rose «nel mondo babbano ci sono tantissime scrittrici e attiviste che hanno scritto sull’argomento, manderò un gufo a mia mamma e mi farò spedire dei libri, potremmo fare delle letture!»
«E creare degli spazi solo per noi!» si aggiunse Lily «tornei di scacchi, quidditch, quel che vogliamo.»
«E fare convegni, manifestazioni, anche in estate dopo la scuola!» propose Lucy.
«Ma soprattutto, credo che dovremmo parlarne» continuò Roxanne «con le nostre amiche, con le nostre madri. Dobbiamo essere in tante, sempre di più!»
Victoire lasciò parlare loro, che avevano moltissime idee e tanto entusiasmo. Era felice, perché se aveva in qualche modo dato loro gli strumenti per proseguire una battaglia lunga e in cui servivano coraggio e tanta pazienza, perché la strada era lunga e tortuosa, ma quello era se non altro un ottimo punto di partenza. Se alla loro età avesse avuto qualcuno che la guidasse, tante cose probabilmente sarebbero andate diversamente, ma andava bene così. Perché avevano finalmente tracciato il percorso giusto da seguire: un percorso fatto di sorellanza, comprensione, aiuto, coraggio e ricerca costante di verità e giustizia. Non sarebbe stato facile, ma il loro entusiasmo era così contagioso che lei non poté che commuoversi e pensare che sì, ancora c’era molto lavoro da fare, ma sarebbe stato bello affrontarlo insieme.
Victoire era proprio orgogliosa delle sue piccole donne.
 
 
Un paio di note su questa one shot che ho scritto di getto e a cui tengo moltissimo:  non c'è una trama vera e propria, come potete facilmente notare. Ho soltanto avuto l'ispirazione pensando alle tante cose che succedono ogni giorno alle donne di tutte le età, così ho voluto scrivere questo racconto che vede come protagoniste le ragazze della nuova generazione. Vorrei che chiunque leggesse non si sentisse sola, che sapesse che siamo in tante a condividere esperienze simili e non dobbiamo avere paura di farci sentire.
Questa one shot non ha alcun significato politico e non pubblicizza nessuna associazione esistente, vuole soltanto essere un sostegno a tutte le donne, spero vi faccia piacere.

 

 
  
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