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Autore: My Pride    20/06/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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You're not weird (you're my brother) Titolo: You're not weird (you're my brother)
Autore: My Pride
Fandom: 
Super Sons/Superman
Tipologia: One-shot [ 2477 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: 
Jonathan Samuel Kent, Conner Kent
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff
Avvertimenti: What if?, Accenni Slash, Coming Out
200 summer prompts: 
Pensare a cosa dire || Ho perso tempo || "Hai idea di quanto tu sia pallido in questo momento?"
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Librandosi in volo a qualche metro dalla finestra di quell'appartamento, Jon non faceva altro che pensare alle ultime settimane, guardando in direzione dell'enorme edificio in cui alloggiava il fratello.
    Era là fuori da dieci minuti e non aveva ancora avuto il coraggio di muoversi, ma non sarebbe potuto restare lì in eterno, anche per non rischiare che qualcuno vedesse un ragazzo in felpa e jeans fluttuare nel vuoto. Fu quindi deglutendo che inspirò pesantemente dal naso prima di decidersi a perdere un po' di quota, umettandosi le labbra mentre si avvicinava a quella finestra prima di picchiettare contro di essa. Non troppo forte da romperla, ma nemmeno troppo piano da non farsi sentire. Era domenica e conosceva gli orari di Conner, ed era certo che, a cinque minuti dallo scoccare delle dieci, lo avrebbe trovato in casa perché a Conner piaceva dormire.
    Non sapeva esattamente cosa lo avesse spinto ad andare a trovare suo fratello, ma era più grande e nessuno meglio di lui avrebbe potuto dargli qualche consiglio sulla situazione in cui si trovava. Era stato tutto così... nuovo, assurdo, un vero e proprio fulmine a ciel sereno che lo aveva lasciato boccheggiante e senza fiato, ma allo stesso tempo lo aveva fatto sorridere come un idiota per ore fino a farsi male la mascella, e aveva circumnavigato il globo almeno due volte prima di atterrare nella sua stanza e gettarsi sul suo letto con quella stupida espressione imbambolata ancora stampata in faccia. Solo il mattino dopo si era davvero reso conto di ciò che quella nuova fase della sua vita avrebbe potuto implicare, e aveva bisogno di due chiacchiere da fratello a fratello prima di pensare anche solo lontanamente di parlarne con i suoi genitori, data la delicata situazione in cui si trovava. Aveva pensato ore ed ore a cosa dire, a come impostare ogni parola e a scendere a patti con la realtà dei fatti lui stesso, ma tutti i suoi discorsi erano letteralmente morti in fondo alla sua gola prima ancora di prendere piede e aveva cercato di togliersi il dente parlandone con la persona più vicina che avrebbe potuto in qualche modo capirlo.
    Jon stava per bussare ancora quando alle orecchie gli giunse un borbottio sommesso, sentì dei passi e la porta aprirsi prima ancora che la grossa figura di Conner facesse il suo ingresso nell'ampio salone che affacciava proprio sulla finestra dietro cui si trovava Jon, che salutò il fratello con una mano nonostante i mezzi grugniti a cui stava dando vita.
    «Lo sai che ore sono?» domandò Conner tra uno sbadiglio e l'altro con voce impastata di sonno, aprendo la finestra per permettere a Jon di entrare e di poggiare i piedi sul pavimento.
    «Le dieci, non mi sembra poi così presto».
    «Per uno che è tornato dalle Hawaii appena tre ore fa, lo è eccome».
    «Oh... scusa. Non volevo disturbarti», ammise Jon nel sentirsi un po' a disagio, e se ne sarebbe probabilmente andato se Conner non avesse agitato una mano in risposta e, con l'ennesimo sbadiglio, non gli avesse fatto un cenno verso la cucina open space che affacciava sull’enorme salotto. .
    «Fa’ niente, Jonno. Allora, che ci fai qui?» chiese nell'incamminarsi lui stesso mentre si scompigliava i capelli rasati dietro la nuca. Aveva bisogno di un caffè bello forte dopo quella nottata passata ad occuparsi di quel caso insieme ai Titani, quindi forse avrebbe direttamente masticato i chicchi.
    Jon tergiversò per un momento, massaggiandosi un braccio come se si sentisse un po' a disagio per i pensieri che gli stavano vorticando nella testa. «Ecco... possiamo parlare?» chiese, vedendo Kon osservarlo incuriosito e fargli un cenno col capo per invitarlo a continuare. «Mi è successa una cosa, ultimamente, e… speravo che tu potessi, mhn, darmi qualche dritta».
    «Sei in quella fase dell'adolescenza, eh? Consigli dal fratellone». Conner rise, ma senza scherno, cominciando a preparare il caffè. «Vuoi un succo d’arancia? Hai già fatto colazione?»
    «Mhn, no, ma... sto bene così».
    «Okay, allora. Spara».
    Nervoso, Jon si morse il labbro inferiore e svolazzò in giro per la cucina, sedendosi solo quando Conner gli scoccò un'occhiataccia mentre finiva di preparare il suo caffè istantaneo scaldando l’acqua direttamente con la vista calorifica; Jon prese un bel respiro e abbandonò le mani in grembo, torcendosi le dita. «Va bene. Solo... non dare di matto, okay? Non dare di matto».
    Conner si accigliò. «Perché dovrei farlo?»
    «È che, vedi, è una cosa nuova e…»
    «Ha a che fare con i tuoi poteri? Ne hai sviluppati altri?»
    «No, ma riguarda, ecco… me».
    «Se è qualcosa che ha a che fare con la pubertà kryptoniana non ne so niente, l’avevo già superata quando sono uscito dalla capsula del Cadmus».
    «…no, è… qualcos’altro…»
    Conner a quel punto roteò gli occhi, massaggiandosi l’arco nasale. Voleva davvero ascoltarlo, ma aveva poche ore di sonno alle spalle. «Allora arriva al dunque, fratellino».
    Jon trasse un lungo respiro e poi tossicchiò, portandosi una mano a coprire la bocca mentre osservava distrattamente il pavimento, come se in qualche modo lo trovasse parecchio interessante, prima di sollevare lo sguardo verso il fratello. «...ho baciato Damian. Noi… lui… ecco, lui mi piace, mi piace davvero molto. E non intendo come amico».
    Conner, che aveva bevuto un sorso di caffè, lo sputò così all'improvviso che Jon quasi sussultò, guardando il fratello con tanto d'occhi. «Aspetta, cosa? Stai scherzando?»
    «…ti sembro il tipo da scherzare su una cosa del genere?»
    Il tono di Jon era lugubre, come se avesse cominciato a pentirsi di essere volato fin laggiù e aver pensato di poterne parlare con Conner. Suo fratello aveva un’espressione imbambolata in viso e stava sbattendo le palpebre in continuazione, quindi per un momento Jon cominciò a pensare che lo ritenesse strano e che avesse perso tempo nel volare fin laggiù. Era strano? Aveva realizzato di avere una cotta per il suo migliore amico, l’aveva baciato un po’ impacciato e il suddetto migliore amico aveva ricambiato il bacio, quindi avrebbe dovuto essere normale… giusto? Tutti i quindicenni avevano una cotta e baciavano qualcuno, non avrebbe dovuto esserci niente di strano in tutto questo. Allora perché Conner lo stava guardando come se gli fosse spuntata una seconda testa?
    Il cuore di Jon perse un battito, e la cosa non fece altro che rendere Conner ancora più accigliato. Era certo che il fratello maggiore stesse sentendo la sua tensione, i muscoli che resistevano all’impulso di fare uno scatto e di volare verso la finestra, e stava stringendo così forte un pugno che era una fortuna che non avesse accettato qualcosa da bere. Avrebbe fatto volare frammenti in ogni dove, probabilmente. Cominciò a mancargli il respiro, e Jon si chiese se ciò che stava provando fosse ancora normale. Perché Conner non diceva niente? Perché continuava a guardarlo con quello sguardo? Conner aveva sempre fatto strage di cuori, aveva sentito un sacco di storie riguardo a come il suo look ribelle avesse sempre conquistato le ragazze, quindi forse lo trovava disgustoso perché aveva baciato un ragazzo?
    «Jon. Respira».
    Jon ci mise un secondo di troppo a realizzare che Conner gli stava parlando, e ci mise altrettanto tempo per rendersi conto che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento e che si era persino alzato in piedi. Boccheggiò, osservando Conner con tanto d’occhi mentre il suo cuore batteva talmente forte che per un istante pensò che avrebbe potuto scoppiargli in petto. Era andato nel panico senza rendersene conto, e fece un passo indietro quando Conner provò ad avvicinarsi un po’ a lui.
    «Io… credo di dover tornare a casa», pigolò nel deglutire sonoramente, incontrando di nuovo quello sguardo che gli fece affondare il cuore e contorcere le viscere al pensiero che forse… forse non era pronto a fare coming out e aveva sbagliato a parlarne. No, non poteva sopportare quello sguardo da parte di qualcuno della sua famiglia. Da tutti, ma non da Conner. Da tutti, ma non da Conner. Da tutti, ma non...
    «Ehi, Jonno, ehi. Tranquillo». La voce di Conner suonava soffice, e cercava di farsi strada tra l’ovatta che sembrava bloccare i padiglioni auricolari di Jon, che non si era reso conto di aver ricominciato ad annaspare finché la mano del fratello non si poggiò sulla sua spalla e lo fece sussultare. «Va tutto bene, sul serio».
    «N-Non va tutto bene, tu… io… devo tornare a casa…» ripeté, ma Conner sollevò entrambe le sopracciglia.
    «Stai scherzando? Tu non voli da nessuna parte in queste condizioni». Kon lo costrinse letteralmente a raggiungere il divano, facendolo accomodare lui stesso per scansargli qualche ricciolo dal viso. Jon sembrava dissociato da ciò che lo circondava, e la cosa era preoccupante. «Hai idea di quanto tu sia pallido, in questo momento? Respira», lo invogliò ancora, cominciando a carezzargli la schiena nel tentativo di calmare quei fremiti sottopelle che stavano sconquassando il corpo di Jon.
    Ci mise più di quanto Conner avrebbe voluto per calmarsi, anche se alla fine aveva almeno accettato da bere e aveva sorseggiato poco a poco quell’acqua, e alla fine Jon inspirò a fondo dal naso, fissando nuovamente il pavimento mentre si rigirava il bicchiere fra le mani.
    «Credevo… pensavo che tu…»
    «Che io cosa?»
    «…che mi considerassi strano», sussurrò con un fil di voce, sentendosi ridicolmente piccolo nella felpa che indossava. Il suo cervello aveva pensato troppo velocemente e aveva tratto le conclusioni sbagliate, ma aveva solo quindici anni e lui stesso aveva faticato a capire bene come si sentisse a riguardo e quali fossero i veri sentimenti che provava per Damian. E Conner parve capire quel suo stato d’animo, poiché sospirò a sua volta e si lasciò cadere seduto accanto a lui sul divano.
    «Mi hai solo colto di sprovvista, Jonno», ammise di rimando Kon, ravvivandogli completamente i capelli all’indietro nonostante il ragazzo avesse socchiuso un occhio. «Pensavi sul serio che non ti avrei accettato per come sei?»
    «Ma hai fatto quella faccia strana e…»
    «Solo perché non credevo che scegliessi proprio baby bat tra tutti i bei ragazzi che ci sono in giro», lo pungolò, cercando di stemperare un po’ l’atmosfera e di rompere quel sottile strato di ghiaccio che sembrava essersi formato tra loro, prima di accennare un sorriso. «Sei condannato ad imparentarti con il grosso pipistrello cattivo, mio povero fratello». Si portò teatralmente una mano al petto, scuotendo la testa. «Che sorte grama. Porrò io stesso fine alle tue sofferenze».
    Jon ebbe giusto il tempo di guardarlo con fare stralunato, prima che Conner gli si gettasse letteralmente addosso e cominciasse a fargli il solletico ai fianchi e a tentare di insinuarsi sotto le braccia, le ascelle, punzecchiandolo e solleticandolo in ogni dove; Jon aveva inutilmente provato ad allontanarlo da sé, a rimanere impassibile e a volare via, ma alla fine era scoppiato a ridere mentre chiedeva pietà, agitandosi e scalciando sul divano nel richiedere una sorta di “Time out” con le mani. In realtà non durò molto ma, quando Conner lo lasciò finalmente andare, Jon aveva il fiato corto e le lacrime agli occhi, e aveva anche rischiato di farsela sotto. Però, e doveva ammetterlo, era servito a rilassarlo almeno un po’ e fu con un timido sorriso che si voltò verso il fratello.
    «Grazie», ammise in un soffio. Il suo nervosismo era passato solo in minima parte, ma non poteva fare altro che pensare di essere grato a Conner.
    «Non dirlo nemmeno per scherzo, Jonno». Conner gli sorrise, dandogli una pacca su una spalla. «Sono tuo fratello. Sono qui per te».
    Jon si strinse un po’ nelle spalle, umettandosi le labbra. «È che… è tutto così nuovo e… non avevo idea di come affrontare la cosa». Si scompigliò i capelli, un po’ frustrato. «Cioè, mi piacciono le ragazze, e anche… anche i ragazzi, e… Damian è il mio migliore amico, e io l'ho baciato, e... avevo paura di rovinare le cose dicendogli che mi piace».
    «Ma non è successo?» offrì Conner, e Jon si massaggiò il collo.
    «Ma non è successo», confermò nel guardare il fratello di sottecchi. «Non so bene cosa siamo adesso, ma… ho voglia di baciarlo più di prima».
    Il volto di Conner si rilassò e guardò Jonathan con un sorriso da un orecchio all’altro, concentrato sul battito del suo cuore. Batteva ancora un po’ veloce, ma stavolta era opera dell’eccitazione di parlarne e il suo entusiasmo. «Stai vivendo il momento della cotta, Jonno. È più che normale».
    «Mi piace questa sensazione», si ritrovò ad ammettere, tornando a torcersi le dita qualche momento dopo. «Ma… non so come dirlo a mamma e papà… come dire loro che mi piacciono anche i ragazzi… e se loro non--»
    «Fermo qui, Jon, fermo», lo mise subito a tacere, guardandolo con estrema attenzione. «Stai parlando di Lois Lane e Clark Kent, i genitori più supportivi che conosco e non potrebbero essere più fieri di te. Certo che ti accetteranno», disse, dando voce al suo pensiero.
    Jon ci mise un secondo di troppo per rispondere, deglutendo. «Credi davvero che non cambierà nulla se dirò loro che sono… bisessuale?»
    «L’unica cosa che cambierà sarà la consapevolezza che potrai essere te stesso anche con loro».
    Conner si ritrovò stretto in un abbraccio prima ancora di rendersene conto, e ricambiò con un sorriso mentre gli carezzava ancora una volta la schiena, sussurrandogli di non preoccuparsi e di seguire unicamente il suo cuore. Non seppero esattamente quanto restarono lì sul divano, scambiandosi chiacchiere e cercando di sostenersi a vicenda, ma alla fine Jon ringraziò un’ultima volta e volò alla finestra muovendo la mano a mo’ di saluto, pronto a partire.
    «Ehi, Jon!» lo richiamò Conner, e Jon si voltò.
    «Sì?»
    «Quando abbracci Damian, controlla sempre che quello che ti preme contro non sia un batarang di kryptonite!»
    Il volto di Jon divenne di mille colori, con sfumature tendenti al violaceo. «C-Che cavolo di consiglio è?!»
    «Oh, credimi, un consiglio che ti servirà quando ti troverai in situazioni piuttosto… particolari».
    «Ah? Che vuol dire?»
    «Lo scoprirai a tempo debito, fratellino», replicò Conner, agitando una mano a mo’ di saluto prima di premere un pulsante e, sotto lo sguardo scettico di Jon, le grandi finestre cominciarono ad essere nascoste da uno spesso strato di una serranda di piombo come quelle dei negozi. «Ora devo proprio farmi un paio d’ore di sonno, quindi vai, fila via, vola dal tuo passerotto, uccellino innamorato», lo scacciò con un ghignetto, regalandogli un ultimo saluto nello stesso istante in cui Jon volò verso le finestre ormai oscurate e le picchiettò.
    «Conner! Andiamo, cosa volevi dire? Conner!» cantilenò a mo’ di lagna, senza essere però calcolato dal fratello che era tornato a dormire con le cuffie nelle orecchie.
    Due settimane dopo, mentre lui e Damian pomiciavano sul divano della loro Fortezza e si strusciavano l’uno contro l’altro, Jon capì perfettamente cosa aveva voluto dire Conner
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Ed eccomi qua con una nuova iniziativa tutta frizzante ed estiva! La #200summerprompt
indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
In verità non doveva andare così, ma si sa che i personaggi fanno quello che vogliono e se lasci fare ad un quindicenne stai sicuro che non farà mai quello che credi che faccia.
Quindi ci troviamo davanti un caro e dolce Jonno alle prese con la cotta per il suo migliore amico, cotta che è sfociata in un bacio e... cosa fa? Quell che farebbe un normale quindicenne, va in panico e chiede consigli al fratello maggiore!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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