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Autore: Nerd_travestita    22/06/2022    1 recensioni
Quando si nasce non si può decidere il proprio destino e questo fa davvero schifo, soprattutto se è già scritto, ma lei la pensa in modo diverso. Lei pensa che c'è sempre un modo per cambiare ciò che è già stato scritto.
Ecco a voi una fanfiction sul nostro caro amico mestruato. Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Che diamine! -ed era questo il modo di iniziare la giornata per il biondo. Certo, quel tono così scocciato non era un'abitudine, ma il suo lamentarsi era più che giustificato da un raggio di sole puntato negli occhi appena aperti. Evidentemente aveva dimenticato di chiudere la tenda la sera prima. No, non era possibile. Lui la chiudeva ogni sera, prima di mettersi il pigiama, che altro non era un paio di pantaloncini sportivi e una maglia nera. Doveva essere stata quella vecchiaccia. Sì, decisamente doveva essere stata lei.

Un sospiro esasperato lasciò le labbra del ragazzo e gettò uno sguardo alla sveglia che segnava le 9:14, per poi rivolgerlo al soffitto della sua camera, ma il raggio di sole che aveva puntato negli occhi lo costrinse a sedersi sul materasso.

Era venerdì, eppure non era a scuola. Già. Dopo aver frequentato per una settimana e mezza il liceo per eroi più famoso di tutto il Giappone, non che lo UA, la classe 1^A era stata vittima di un attacco della così detta "UNIONE DEI VILLAINS". Era stato un attacco inaspettato, quello era vero, però, nonostante quella situazione, Katsuki non si era lasciato scoraggiare da quelle mezze cartucce che si era ritrovato davanti dopo essere stati dispersi nei vari scenari che proponeva la USJ. Tutti se l'erano cavata bene, tranne quel buono a nulla di Deku, che si era fratturato le gambe usando il suo quirk.

Tsk, quell'essere inutile. Non riusciva ancora a capacitarsi di come potesse avere un'unicità.

Midoriya gli aveva detto che non era suo e che gli era stato prestato da qualcun altro, ma gli era sembrata una storia così inverosimile che non ci aveva dato peso più di tanto.

Aveva fatto bene oppure avrebbe dovuto indagare?

A interrompere il suo corso di pensieri furono i passi pesanti della sua genitrice che spalancò improvvisamente la porta urlando a pieni polmoni: - Alzati immediatamente scapestrato! Non puoi restare a poltrire nel letto tutto il giorno! Ti dice qualcosa il detto "chi dorme non piglia pesci"?! Quindi su alzati scansafatiche!!-.

-Sta zitta vecchiaccia! Come vedi sono già sveglio! -rispose con la stessa aggressività della donna. Sin da quando era piccolo, non si era mai fatto problemi a rispondere male ai componenti della sua famiglia, ma lui era fatto così. Ribatteva a qualsiasi frase gridando. Era sgarbato con chiunque e non si faceva problemi se si creava dei nemici, poiché era convinto che lui fosse il migliore e che tutti gli altri fossero delle comparse.

In realtà, sotto tutto quel comportamento scontroso e eternamente arrabbiato, c'era un ragazzo fragile che si sentiva in difetto rispetto a Deku, che fino ad allora era stato un senza-quirk, che si sentiva continuamente messo alla prova da sé stesso per imporsi di essere superiore a chiunque e che si sentiva abbandonato da quasi ormai otto anni da una persona molto importante.

-Muoviti che la colazione è di sotto! Ah dimenticavo! Chong (lettura: Cion), Zhe (lettura: Ce con c dura) e i suoi figli verranno sabato prossimo a pranzo da noi per festeggiare il tuo compleanno e quello della figlia come una volta, ti ricordi? -domandò lei curiosa.

-Sì-bofonchiò lui guardando fuori dalla finestra. L'avrebbe rivista. La sua compagna delle elementari. La bambina che abitava nella stessa strada. La sua amica di infanzia.

-Bene. Vedi di non essere scorbutico come al solito capito? -disse prima di sparire di nuovo nel corridoio.

Era passato ormai tantissimo tempo dall'ultima volta che si erano visti.

Com'era diventata? Come si sarà evoluto il suo quirk? Dov'era stata per tutto quel tempo? Si ricorderà di lui?

Oppresso da tutte quelle domande, si catapultò fuori dalla sua stanza con aria esasperata mascherata da quel senso di arrabbiatura che lo contraddistingueva.

Intanto nella stessa strada, in qualche casa più in là, era entrata una ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una treccia messa su una spalla, con un vestito primaverile verde foresta che le arrivava sino al ginocchio e accompagnata da enormi bagagli. Aveva dei tratti asiatici, quello era certo, ma non giapponesi e lo confermava il suo accento e il suo nome.

Erano passato pochi mesi dall'ultima volta che aveva visto la sua famiglia e quella casa, ma erano passati anni da quando lei se ne era andata dalla città in cui era nata e cresciuta sino alla terza elementare, per essere più precisa era ritornata nel corso degli anni, ma non era mai restata abbastanza da poter godersi tutto ciò che quel luogo le poteva offrire.

Era stata via per tanto tempo e aveva tanto da recuperare. In otto anni poteva essere successo di tutto. Alcuni edifici potevano essere stati abbattuti, altri erano stati innalzati e altre cose erano cambiate.

Era stata fuori dal mondo momentaneamente solo per ciò che era. Solo per quello che il fato le aveva riservato e questo le faceva abbastanza schifo. Sapere che il suo destino era stato già scritto da qualche parte non le piaceva per niente e a volte avrebbe preferito nascere senza quirk, in un'altra parte del mondo e in un'altra famiglia. Per carità, amava la sua famiglia e in fondo non avevano nessuna colpa, ma era il marchio che portava che faceva odiare il suo futuro. Chiuse la porta d'ingresso, dopo aver portato dentro le ultime borse. Fece qualche passo e la vide.

-Ciao mamma-salutò lei appena si era affacciata alla cucina. La donna, che era alle prese con i fornelli, alzò lo sguardo verso la voce che l'aveva chiamata e rimase come paralizzata. Fece scivolare il cucchiaio di legno che aveva tra le mani e si mise queste ultime sulla bocca commossa.

Era ormai da più di un anno che non si vedevano e per la genitrice fu una gioia così immensa che corse subito verso la figlia per abbracciarla, per essere sicura che niente di tutto quello non fosse un sogno.

-Oh la mia bambina! -esclamò mentre la stringeva per le spalle con così tanta forza che faceva quasi male alla ragazza, ma lei non badò al dolore e ricambiò con altrettanta forza l'abbraccio.

-Mi sei mancata così tanto. Come stai? Hai mangiato? È passato solo un anno, ma sei cresciuta ancora e sei diventata ancora più bella. E questi capelli? Sono lunghissimi e bellissimi-iniziò a parlare a raffica e con estrema allegria. La figlia intanto rispondeva e sorrideva per il suo inconfondibile comportamento così entusiasta e gioioso.

Poi dei passi pesanti si avvicinarono fino a rivelare tre figure maschili.

-Ma guarda un po' chi c'è-esordì il fratello maggiore, mentre aveva le mani incrociate al petto con sorriso beffardo.

-Ecco la nana-la schernì il secondo fratello.

-Non siate così maligni voi due, fino a prova contraria vi mette k.o. ad occhi chiusi. Vieni qua e fatti abbracciare tesoro-disse il padre rivolgendosi prima ai suoi figli e poi alla più piccola di casa.

Le due donne si girarono verso quei tre e alzarono gli occhi al cielo con fare leggermente esasperato, prima che la nuova arrivata andasse ad abbracciare suo papà.

Poco dopo tutto il resto della famiglia circondò i due con un grande abbraccio.

-Ben ritornata Xingming (lettura: scinmin) -sussurrò il grande omone.

*****

SPAZIO AUTRICE

Come descrivereste in una sola parola la famiglia di Bakugou? 

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